Perchè rischi la vita in montagna?

Perchè rischi la vita in montagna?

Sono sempre stato dell’idea che la montagna sia una buona parafrasi della vita: passi l’intero percorso a faticare per poi goderti, raggiunto il traguardo, il poco tempo che ti rimane.

In montagna, così come nella vita, pochi capisco che il vero traguardo non è la cima, ma assaporare ogni singolo passo, vivendo a pieno i dettagli e gli scorci, cioè le piccole cose e l’attimo presente.

Entrambe, la vita e la montagna, presentano dei pericoli e lungo il percorso può sempre capitare un imprevisto: alcune persone scelgono di correre meno rischi possibili, altre si espongono maggiormente e ad alcune di queste, per quante precauzioni prendano, non va sempre bene.

Perchè rischi la vita in montagna?

Nella vita il rischio consiste nel prendere decisioni coraggiose, in montagna scegliendo di spingersi oltre quello che fanno i comuni escursionisti e, ad esempio, esplorando le vie ferrate o i ghiacciai.

Qualunque sia la nostra condotta, prudenziale o un po’ più audace, dobbiamo sempre chiederci perché sentiamo il bisogno di rischiare. Non è un concetto banale, vi invito a rifletterci attentamente, perché c’è sempre un motivo per il quale facciamo determinate scelte e, comprenderlo, significa capire se stessi.

Perché siamo attratti dalla montagna? Beh ma perché la montagna è un antidoto contro il peso della vita quotidiana, facilissimo da assumere ed estremamente efficace. Andiamo in montagna perché lì ritroviamo la pace e la serenità oltre che il silenzio, perché nella fatica il corpo rilascia endorfine, una sorta di droga della felicità, ma anche perché di fronte alla grandiosità della natura ri-diamo il giusto peso al quotidiano e impariamo a preoccuparci solo di ciò che conta veramente. Sono tutti fattori che ci aiutano a stare meglio e a trovare la via giusta da seguire nella vita.

Sono sempre stato dell’idea che più è estremo il nostro approccio alla montagna più abbiamo bisogno di capire noi stessi, nella vita. Quando saliamo una vetta pericolosa o rischiamo la pelle lungo una via ferrata, lo facciamo perché ne abbiamo bisogno. La paura e la minaccia inducono il nostro corpo a rilasciare adrenalina, che migliora la reattività dell'organismo, facendoci sentire più vivi. Nel quotidiano l’esistenza è banalizzata, scontata, ma lassù no; sentendo la vita pulsare nelle vene e, sapendo che possiamo perderla da un momento all’altro, questa torna ad avere un significato.

Sono tutte sensazioni meravigliose, ma al contempo raccontano molto di noi. Se ci basta la montagna delle passeggiate e dei paesaggi meravigliosi, probabilmente il nostro malessere sociale è limitato e ciò di cui abbiamo bisogno è solo un po’ di pace. Se sentiamo l’impulso di andare oltre, cioè di provare sensazioni più forti, è possibile che la nostra insoddisfazione quotidiana sia molto elevata. Soffriamo, cioè, più di altri la condanna a condurre una vita priva di stimoli, a volte opprimente, cioè poco degna di essere vissuta. 

Ada Gobetti, giornalista e partigiana, disse: “Vado in montagna più per la paura di non vivere che per quella di morire”. Quando dicono che la montagna è una maestra di vita intendono esattamente questo, ma la maggior parte di noi non riesce a comprenderlo fino in fondo. Se lo capissimo smetteremmo di usare la montagna come medicina e incominceremmo a cambiare la nostra vita, perché il male non si cura alleviando i sintomi, ma eliminandolo alla radice, cioè prendendo decisioni coraggiose nella vita, non solo in montagna.

2 commenti:

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