Cosa possiamo fare per evitare che l’agire come uno schiavo, ci renda anche mentalmente oppressi dai dogmi della società in cui viviamo?
La schiavitù fisica e mentale del lavoro
Se proviamo a pensare attentamente a ciò che ogni giorno accade dentro di noi, noteremo che siamo quasi sempre indispettiti, nervosi, tesi e talvolta profondamente arrabbiati. Pur sforzandoci di vivere seguendo le regole non scritte che la società ci suggerisce, interiormente viviamo un continuo turbamento, che ci fa stare male e da cui vorremmo fuggire.
Questo accade perché non passa giorno che non cadiamo vittime di episodi che influenzano negativamente il nostro stato d’animo; soprattutto nell’ambiente lavorativo, chi ci circonda pare abbia lo straordinario potere di governare il nostro umore: il capo ci riprende per qualcosa che abbiamo fatto/detto, oppure non-fatto e non-detto, i clienti sembrano non sapere che cosa sia la gentilezza, si comportano male e si arrabbiano per colpe che non abbiamo, pretendendo l’impossibile. Persino i partner lavorativi spesso non rispettano i loro ruoli e non fanno fino in fondo il proprio dovere. E poi ci sono i colleghi arrivisti che ci mettono i piedi in testa, quelli che fanno i furbi e lavorano meno, che diffondo malelingue o si prendono meriti che non hanno.
Siamo continuamente esposti a episodi spiacevoli e per questo sempre indispettiti, tesi, preoccupati e innervositi.
Ci siamo mai chiesti perché tutto questo accade? Perchè non è semplicemente il contrario, cioè perchè non accadono principalmente episodi piacevoli, che ci rendono orgogliosi e soddisfatti di quello che facciamo? Beh, il motivo è estremamente semplice: tutti passiamo tutto il giorno a fare cose che detestiamo. Come può esserci serenità e buoni rapporti laddove le persone odiano ciò che stanno facendo? Visto che ci identifichiamo nel nostro impiego, che detestiamo, e questo è fatto di rapporti con gente che non sopporta ciò che fa, finiamo per non sopportarci a vicenda. Di fatto il business ci obbliga tutti, per tutto il giorno, a compiere azioni per mera convenienza, che sono l’ultima cosa che faremmo se potessimo veramente scegliere, vivendo giornate pesanti, poco interessanti e nel totale opportunismo. Pertanto, non essendoci un rapporto d’amore con gli altri, non vi è nemmeno interesse a sviluppare una felicità reciproca.
Si viene a creare quindi un doppio livello di schiavitù; quello fisico fatto di tempo ed energie sprecate a fare un mestiere che detestiamo e quello mentale, dovuto a dipendenze tossiche da individi che non ci amano, ma che al contempo tengono in mano l’interruttore che accende e spegne la nostra rabbia interiore.
Questo accade perchè non viviamo facendo ciò che desideriamo, ma compiendo azioni che sono quasi sempre contro la nostra volontà e, nella società, azioni negative, ripetitive e forzate, si trasformano presto in cattivi pensieri che influenzano chi abbiamo intorno, creando il disagio generalizzato che ogni giorno sperimentiamo. Urge quindi non dipendere più dalle regole della società moderna, cioè porre le basi per la propria indipendenza fisica e mentale; tutto questo si attua smettendo di lavorare.
Ciao Francesco, non sono molto d'accordo con te su questo post.
RispondiEliminaSecondo me le radici del problema sono più profonde, infatti gli sgarbi tra colleghi esistono anche in ambienti dove tutti dicono di amare il proprio lavoro.
Quello che vedo è che in qualsiasi gruppo umano di qualunque tipo (anche la famiglia) spesso non siamo capaci di stare gli uni con gli altri.
Come umanità dobbiamo ancora imparare a essere amorevoli tra noi. Per me sta tutto lì, e anche il lavoro potrebbe diventare da una schiavitù a una bella avventura.
Ti seguo sui video di estate povera, mi mettono serenità solo a vederli... buone vacanze :)
Ciao Francesco,
RispondiEliminapura verità. Dovresti fare un articolo sull' odiato fenomeno del mobbing,
che è il non plus ultra di questa schiavitù.
Scusa ma tu parti da un presupposto, cioé che ogni persona che lavora non ama il suo impiego. Questo puó essere vero per alcuni lavori (di solito i piú umili e semplici quindi ripetitivi, noiosi e poco soddisfacenti) peró non sempre é cosí, e molte persone si sentono realizzate se riescono nel loro lavoro in particolare se con la loro attivitá portano una sorta di progresso agli altri (anche in piccolo).
RispondiEliminaSe tutti smettessimo di lavorare cosa succederebbe? Non ci sarebbe piú la corrente elettrica per far funzionare il tuo e il mio pc per esempio, come non avremmo cibi di sicuri e di qualitá perché nessuno controllerebbe piú ecc ecc ecc
La soluzione per conto mio é lavorare meno ma tutti, per legge. Saluti