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Cosa ho imparato dall'operaio |
Ringrazio l’operaio che fumava il sigaro mentre manovrava l’escavatore, che l’altro giorno, mentre correvo su un pezzo di ciclabile tra un bosco e l’altro, mi ha urlato: “Vai che arrivi primo!”. Mi ha mostrato alcune interessanti dinamiche della società in cui viviamo, quindi, se volete ringraziare qualcuno per le riflessioni che ora leggerete, ringraziate lui.
Ovviamente, all’urlo dialettale e mal pronunciato per la presenza del sigaro appunto, non mi sono nemmeno lontanamente sognato di rispondere, anche perchè sul momento mi ha strappato una mezza risata; poi però, mentre correvo, ho iniziato a riflettere su cosa potesse spingere un individuo ad urlare frasi di un certo tipo ad un perfetto sconosciuto.
Cosa ho imparato dall'operaio che mi ha offeso
Se l’intento era quello di apparire simpatico, mi domando come si possa pensare di risultare tali offendendo velatamente qualcuno, visto che “vai che arrivi primo”, urlato ad uno che sta correndo da solo, significa: “Dove corri scemo che ci sei solo tu”. Quindi non credo volesse quello, credo che il tutto nascesse da un’idea ben radicata nelle menti di una certa categoria di persone, ovvero che mantenersi in forma facendo fatica (e magari mangiando in maniera sana) sia qualcosa di fondamentalmente sciocco. Probabilmente un uomo di mezza età con pantaloni attillati e maglietta, che corre alle otto del mattino, gli sarà apparso anche poco “maschio”: i veri uomini non fanno quelle cose da "checche", si spaccano la schiena tutto il giorno e bevono una scarica di birre prima di tornare a casa a pretendere la cena, no?
Dunque è probabile che la velata offesa avesse lo scopo di affermare uno status, un grado sociale, probabilmente nei confronti dei colleghi presenti, che poi si saranno fatti una risata commentando in un modo poco ortodosso che non posso riportare per via della volgarità certa, e della probabile omofobia.
Se ci pensate, in quella frase urlata c’è un po’ di tutto, da una sorta di cat calling fino al body shaming. A prescindere dal fatto che io sia un maschio etero, infatti, gli estremi del cat calling ci sono per via dell’urlo volto a categorizzare qualcuno, come alcuni fanno nei confronti delle donne, etichettandole come oggetti da apprezzare o disprezzare. Possiamo scorgere anche qualche caratteristica classica del body shaming, perchè l’offesa (seppur velata ed ironica) riguardava evidentemente il mio corpo e il modo in cui ero vestito. Ora non voglio dire che si sia trattato di un episodio grave, non lo è stato certamente, ma utile a mostrarci che questi atteggiamenti, di cui (giustamente) oggi tanto si parla, sono di ampissimo respiro, e le loro sfumature arrivano dove spesso non si immagina nemmeno.
Di certo questo episodio è interessante perché ci mostra qualcosa che nella vita quasi nessuno ci insegna: ciò che diciamo agli altri, ma anche come ci comportiamo nei confronti di chi ci circonda, dice molto di noi e praticamente nulla degli altri. Crediamo che parlare male degli altri ci renda persone migliori, perché dimostriamo che “noi non siamo così”, invece mostra all’altro esattamente come siamo, cioè spesso peggiori. Di fatto anche quell’operaio non sapeva nulla di me, dei miei valori e del perchè da 10 anni a questa parte vado a correre 2/3 volte la settimana, eppure non si è trattenuto dal giudicarmi, permettendomi di capire tanto di lui, delle dinamiche che lo muovono e delle idee che gli frullano nel cervello.
Insomma quando giudichi chi non conosci veramente, è come se ti facessi un clamoroso autogol, e, per giunta, senza accorgertene.
Ciao Francesco... Io credo che la persona in fondo é soltanto schiacciato dal ambiente in cui vive... Il nostro cervello crea 60000 e anche più pensieri al giorno... Abbiamo infiniti modi di vivere la vita... E la massa che fa segue il gregge mettendo a repentaglio quella unicità che qualcuno di speciale ci ha donato
RispondiEliminaUn caro saluto Antonio
Nooo. Secondo me era una battuta fine a se stessa! Magari un barlume di divertimento in mezzo ad 8 ore di lavoro. Ci sta. Ciao
RispondiEliminaSecondo me, e te lo dico da maratoneta, quell’operaio ti ha urlato così perché era invidioso: tu puoi correre 2/3 volte alla settimana e all’ora che desideri, lui no.
RispondiEliminaSecondo me quell’operaio era invidioso di te: magari vorrenne avere più tempo per fare ciò che desidera invece non può.
RispondiEliminaTroppo spesso vedo '' stories''di persone che festeggiano con fiumi di alcool in modo da fare intendere allo spettatore che sia una sorta di pezzente che non si stia godendo o vivendo quel momento come loro stanno facendo.
RispondiEliminaAbbiamo perso il controllo dei socials.
Ma ci mostrano e amplificano meccanismi o situazioni che un tempo rimanevano collocati all'interno del baretto cittadino.
Segui pure la tua strada. Ognuno deve fare ciò che sente. L'opinione degli altri è appunto solo un'opinione!
RispondiEliminaDare tanta importanza ad un individuo che ha avuto un atteggiamento goliardico,,, denota poca serenità e poca padronanza di quello che si sta facendo,,, e poi, giudicare chi secondo te ti sta giudicando è paranoico, oltre che incoerente... Vivi e lascia vivere,, non ti ha mica ammazzato
RispondiEliminaMi sembra una situazione simile a quella della famosa scena del film " Il sorpasso" quando Vittorio Gassman si divertiva a urlare al ciclista affaticato :" Fatte na Vespa!". L'italiano medio (di una volta, la mentalità sta cambiando) odia la fatica fisica, è un bon vivant, un signorotto e al massimo uno sportivo da poltrona, un tifoso caciarone. Penso che irridesse alla fatica fisica (nel tuo caso fatta per scelta) e non da chi è costretto per lavoro. Hai capito benissimo, voleva affermare la sua filosofia secondo la quale chi si affatica è scemo, che è meglio star seduti a fumare il sigaro. Però tu ti mantieni in forma mentre lo scemo è lui che fuma e non si rende conto che non è in una posizione migliore della tua.
RispondiEliminaA parte tutto, secondo me è proprio drammatico che un pecorone inserito nel gregge non tolleri chi ha avuto le palle per uscire dagli schemi.
RispondiEliminaSe uno non è omologato alla massa viene preso di mira.
Ma una volta non si diceva "vivi e lascia vivere?".
E poi a me (che mi sento un lupo) mi fanno ridere gli omologati che fanno la voce grossa quando vedono qualcuno che fa cose che loro non potranno mai fare.
"Quando sei nel gregge è inutile che abbai ... scodinzola!"
Francesco, mi piacciono un sacco i tuoi articoli ma …una domanda se posso…
RispondiEliminaIn questo articolo hai per caso giudicato l’operaio che ti ha detto quella frase?
L'operaio in questione si è giudicato da solo
EliminaCaro Francesco, ti seguo da tanti anni e mi piace il tuo modo di affrontare la vita e di descriverla a quanti voglio condividere il tuo stile. Permettimi, pero, di farti un appunto, per carità, molto amichevole. Potresti usare meno le frasi britanniche? La nostra lingua offre una tale quantità di parole appropriate che è un peccato non approfittarne!
RispondiEliminaCon sincera stima
Roberto
...devi ammettere che un sigaro alle 8 della mattina non è da tutti.
RispondiEliminaForse anche lui era "se stesso"
ho imparato che molto spesso dietro l'ignoranza non c'è proprio niente!