Una delle strategie più note, volte a opprimere la popolazione e impedire che questa si ribelli, riguarda ostacolare la diffusione del pensiero attraverso la scrittura. Tutti ricorderete certamente il famoso rogo dei libri nella Germania nazista, attuato con il preciso scopo di eliminare la cultura anti-tedesca per motivi politici e razziali.
Oggi stiamo vivendo qualcosa di molto simile per colpa dell’impoverimento del nostro linguaggio e l’incapacità di molti di utilizzare correttamente l’italiano. Quali possono essere le conseguenze sul pensiero libero di questo pericoloso appiattimento del lessico?
Se non sai parlare non sai pensare
Noto sempre più, soprattutto tra i compagni di scuola di mia figlia, una grande difficoltà nel corretto utilizzo della lingua italiana. Nello specifico ho come l’impressione che si stia verificando una graduale scomparsa dell’uso del congiuntivo, dell’imperfetto e di altre forme composte come i participi passati. Persino il futuro mi sembra venga usato sempre più raramente. Rabbrividisco solo nel pensare che alcuni, leggendo i nomi di questi tempi verbali, non sapranno nemmeno di cosa io stia parlando.
Ad ogni modo l’impoverimento della lingua può sembrare cosa di poco conto, ma se siamo poveri di linguaggio, cioè se non abbiamo varietà d’espressione, anche il nostro pensiero diventa povero. Come si può costruire un pensiero ipotetico senza la padronanza del condizionale? Come possiamo pianificare il nostro futuro, vicino o lontano, se non sappiamo collocare gli eventi nel modo corretto. E poi ci sono le parole: se non si conoscono le parole non si possono costruire frasi complesse e senza frasi complesse non possono nemmeno esistere ragionamenti complessi. Senza contare che la scarsa capacità di linguaggio è la via maestra per l’incomprensione tra le persone: se non siamo in grado di comunicare la particolarità di certi eventi o situazioni, non potremmo mai far comprendere agli altri alcuni nostri comportamenti o decisioni. Meno parole infine implicano meno possibilità di riuscire ad esprimere le nostre emozioni, cioè di capire se stessi, ma anche farsi capire e capire gli altri. E laddove non c’è comprensione spesso c’è violenza, come quella domestica.
Secondo numerosi studi l’impoverimento del linguaggio è una della cause della diminuzione generalizzata dell’intelligenza nei paesi sviluppati, fenomeno assolutamente nuovo visto che il QI medio, dal dopoguerra alla fine degli anni '90, era sempre aumentato. Su questo punto naturalmente non vi sono certezze, alcuni sostengono che sia semplicemente il test del QI a non essere più adatto ai nostri tempi, dove ormai si parla almeno di sette diverse tipologie di intelligenza, mentre quel test ne considera solo due. Tuttavia è innegabile che saper comunicare in maniera efficace fa parte dell’intelligenza sociale (e interpersonale) dunque non padroneggiare il corretto linguaggio, quantomeno ci rende carenti sotto questo aspetto.
Ciò che è importante capire però è che il pensiero critico, quello che ci permette di mettere in discussione ciò che apprendiamo dai media o dai social, può esistere solo laddove vi è capacità di formulare pensieri complessi. Questi, come già detto, esistono solo nelle menti di chi ha varietà e correttezza d’espressione. I più ignoranti tendono a credere a tutto quello che sentono, e a farsi convincere dalle spiegazioni semplici (quando la realtà è spesso complessa) perché non comprendono le sfumature dei termini e non realizzano che una parola o un verbo (ma talvolta anche una virgola) messe nel posto giusto, possono cambiare completamente il significato di ciò che si legge o ascolta.
Se vogliamo avere un pensiero libero dobbiamo capire che la cultura è l’unica cosa che ci può elevare, ed essere acculturati non vuol dire informarsi su Facebook o su YouTube, vuol dire studiare per ricostruire le basi del nostro linguaggio. Solo così possiamo capire la complessità delle cose e non farci abbindolare dai messaggi veloci e populisti dei politici e dei cialtroni del web.
Ciao Francesco,
RispondiEliminaanche oggi hai sottolineato un aspetto molto delicato, cioè la capacità di esprimersi come specchio della capacità di pensare.
Anche io ho notato un decremento di entrambe le cose.
Credo che derivi molto dall'atteggiamento di delega (o di risparmio energetico) che la maggior parte delle persone sta attuando al giorno d'oggi, in particolar modo le nuove generazioni.
Siccome viviamo in un mondo dove l'informazione è sempre a disposizione, credo che stia venendo sempre meno il bisogno di crearsi delle competenze linguistiche, mnemoniche, di calcolo, perché sembrano inutili.
Purtroppo mi scontro spesso con questo atteggiamento quando faccio ripetizioni e noto che mi prendono per uno "scemo" che perde tempo a pensare.
Mi dispiace vedere che non si rendono ancora conto che saper pensare e avere un pensiero critico è la prima forma di libertà, come dici giustamente tu.
Grazie ancora per questi spunti,
Dario
Sono assolutamente d'accordo con le tue affermazioni.
RispondiEliminaCiao Francesco:È da qualche tempo che pure io noto questi avvenimenti, ovvero il fatto che vi sia poca cultura e che quest'ultima non sia propriamente valorizzata anzi in alcuni gruppi giovanili essa è addirittura stigmatizzata. Ulteriormente ho notato per esperienza personale il fatto che in molte scuole si studi davvero poco anzi pochissimo! Tutto questo è davvero preoccupante!
RispondiEliminaQuante volte ho sentito insegnati dire: '' Eh ma tanto la cultura non ti serve quando dovrai andare a LAVORARE! ''
Oppure frasi come '' Caro liceale ricorda che la Filosofia non porta da mangiare! ''
Frasi che personalmente ritengo deplorevoli e frutto forse del fatto che al nostro paese non gliene importi davvero di creare persone di cultura ma semplici operai (dico sempre per esperienza personale).
Io avrei voluto che mi facessero studiare davvero bene! E invece queste cose ho dovuto sentire!
Per fortuna ho sempre studiato e approfondito di mio.
Non affannatevi a diventare una persona di successo, ma piuttosto una persona di Valore.. ~ Albert Einstein ~
Bellissimo articolo. Nella guerra invisibile dei ricchi contro i poveri, nell'affermarsi senza limiti del liberismo sfrenato, che ha permeato persino le nostre coscienze, l'incapacità di esprimersi, e conseguentemente di capire e di pensare, è una delle armi più potenti. E ce la stanno facendo benissimo, dal loro punto di vista (“Certo che c’è guerra di classe, e la mia classe l’ha vinta."
RispondiEliminaWarren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo)
Ho visto una intervista di Battiato e non parlava bene l'italiano ma non credo non sapesse pensare 😈
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