Le 5 Bugie del Lavoro

Le 5 Bugie del Lavoro
Le 5 Bugie del Lavoro

Anche se credi di essere obbligato ogni giorno a recarti sul posto di lavoro e darti da fare per ore e ore, facendo cose che sostanzialmente detesti, se ci pensi bene nessuno ti costringe a farlo. Se vuoi, se veramente lo vuoi, puoi telefonare adesso e dire: addio, non vengo più.

Cosa ci frena dal fare questa scelta? Ovviamente la paura, la paura di non avere più i soldi per vivere, l’idea di aver sprecato anni di studi per trovare un impiego decente, gli sforzi fatti per fare carriera e naturalmente la perdita del ruolo che ricopriamo all’interno della società, ma c’è di più...


Le 5 Bugie del Lavoro

Lavorare è un dogma, una sorta di religione che tutti devono seguire e che nessuno si sogna di mettere in discussione. Come tutti i dogmi però, anche il lavoro è fondato su alcuni principi che, una volta smontati, lo fanno crollare miseramente. Il punto è che sono così numerose e forti le pressioni quotidiane che ci spingono a credere nel lavoro, che alla maggior parte delle persone non passa nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea che si possa mettere in discussione il concetto di lavoro, e di conseguenza liberarsi da questo grosso problema. 

Vediamo allora quali sono i più importanti falsi-miti sul lavoro.

  • Tutti devono lavorare altrimenti torniamo al medioevo: Attualmente in Italia lavora poco più del 35% della popolazione, e non per colpa della disoccupazione, ma perchè è il nostro sistema economico a funzionare in questo modo. La maggior parte della popolazione è composta da ragazzi sotto i 16 anni e anziani; considerando poi che sono pochissimi i lavori veramente indispensabili, è evidente che l’Italia è sì una Repubblica, ma certamente non fondata sul lavoro.

  • Il lavoro mi rende utile per la società: Non è vero, molto probabilmente il tuo lavoro è perfettamente inutile, tanto che se smettessi di farlo le persone potrebbero vivere bene comunque. Attento poi a non rientrare nella categoria di chi fa un lavoro dannoso per gli altri o addirittura per l’ambiente, perché in quel caso faresti cosa più buona per tutti, a smettere. Se produci l’inutile, allora contribuisci a consumare inutilmente energia e a produrre enormi quantità di rifiuti, pertanto sei più dannoso che necessario.
  • Il mio lavoro contribuisce a far girare l'economia: Oggi viviamo nell'assurda idea che l’economia debba essere così come’è, cioè un mostro che necessita di continua fatica e lavoro da parte di tutti, fino all’ora della nostra morte, amen, e che tutti abbiamo la grande responsabilità di alimentarla e sostenerala. Questo è sbagliato, noi non siamo responsabili di come funziona il sistema economico, siamo liberi di vivere come desideriamo e dovrebbe essere l’economia a plasmarsi sui bisogni umani al fine di garantire una vita agiata, non viceversa. 
  • Il mio lavoro genera progresso: La stragrande maggioranza dei lavori sono solo modi per tenere occupate le persone, le quali altrimenti non saprebbero che diavolo fare tutto il giorno, si sentirebbero inutili e probabilmente cadrebbero in depressione o si rovinerebbero la vita con droghe e alcool. Il progresso dipende dal lavoro e dall’ingengno di una frazione infinitesimale dei lavoratori (studiosi, scienziati ecc...), i quali, tra l’altro, lo fanno quasi sempre per passione, non per guadagno.
  • Senza lavoro non mangio: Se le persone spendessero dieci minuti al giorno a registrare le proprie spese su un foglietto di carta o sulla app del mio amico Domenico, si accorgerebbero che la stragrande maggioranza delle proprie uscite in denaro può essere eliminata. Per vivere, cioè per avere un tetto sotto cui stare, mangiare e acquistare qualche altro bene di prima necessità serve davvero pochissimo denaro. Molti potrebbero lavorare part-time, magari solo quando ne hanno bisogno e per qualche mese l’anno, basterebbe ridurre i propri bisogni.

Insomma, anche se ci hanno insegnato che il lavoro nobilita l’uomo, è sufficiente andare un po’ più in là dei luoghi comuni da bar, per accorgersi che in moltissimi lavori non c’è nulla di nobile. Da qualunque parte lo si guardi il lavoro è sostanzialmente un tormento: ci tormenta quando non lo abbiamo, perché ci sentiamo dei falliti, inutili e senza soldi, e ci tormenta quando lo abbiamo, perché detestiamo dover obbedire, faticare, dormire poco, sorridere anche quando abbiamo le palle girate e non poter scegliere come impiegare ogni giorno il nostro tempo. Generalmente, nella vita, i tormenti sono la prima cosa della quale cerchiamo di liberarci, ma non si capisce perchè con il lavoro questa regola non valga.

7 commenti:

  1. Tu dici che per vivere, cioè per avere un tetto sotto cui stare, mangiare e acquistare qualche altro bene di prima necessità serve davvero pochissimo denaro. Molti potrebbero lavorare part-time, magari solo quando ne hanno bisogno e per qualche mese l’anno.

    Ma io mi sono fatto una lista delle merci e dei servizi necessari e prevedibili e non riesco ad andare al di sotto dei 640 euro al mese. Senza considerare le merci e i servizi necessari non provedibili come la manutenzione ordinaria della casa. Cifra che il part-time non copre quasi mai.

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    1. Evidentemente dipende tanto anche dal tuo stile di vita e dove abiti perché io abito con mia madre che prende una pensione sociale ed in 2 andiamo avanti con 600 euro al mese (e 100 euro ogni mesi li mettiamo sempre da parte).

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  2. Ciao Francesco, articolo come al solito interessante.
    Ti vorrei fare una domanda , sulla quale magari ti invito a approfondire con un articolo di riflessione.
    Io lavoro part-time e cerco di godermi la vita , cercando di quadrare i conti familiari.
    Sono felice e contento di questa scelta.
    Cerco di crearmi dei sistemi alternativi di guadagno e va bene cosi.
    Penso però ogni tanto alla pensione ( se mai ci sarà tra 40 anni ).

    Se uno non accumula un minimo di contribuzione , non arriverà mai a ricevere una pensione , benchè minima che sia.

    Mi ritrovo per esempio mia mamma , che per fare la "mamma" ha lavorato 14 anni contribuiti e ora che ha un età che anche volendo non verrebbe assunta , rimane senza lavoro e senza pensione.

    Allora mi domando:
    E' verò che oggi ho tanta voglia di vivere e sono intraprendente nel guadagnare qua e la quello che mi serve.
    Ma quando sarò anziano ( se ci arrivo) , mi farà comodo avere un minimo di assegno pensionistico?

    Tu cosa ne pensi?

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    1. Ciao Matteo :) ci sono dei piccoli paesini come quello dove vivo io (Campofelice di Fitalia in provincia di Palermo ) dove le persone e anziane quasi fino a 90 anni vanno in campagna per fare l’orto e altri lavoretti. Hanno pensioni misere che non superano le 600/700 euro. A casa non hanno nessun lusso se non la tv che io personalmente abolirei pure. Eppure vivono bene e sono felici. Ci sono pure quelle che invece anche da qui si sono fatte travolgere dai vizi della società moderna e quindi bevono e fumano tutto il giorno e poi chiedono credito ai commercianti. Quindi il trucco è quello di vivere anche nel posto giusto. Certo non ti nascondo che anche io abituato a vivere nelle grandi città, fare il farmacista è stato un po’ traumatico, però tutto sommato l’aria è veramente pulita, il cibo è veramente a km zero e speso meno della metà di quanto spendevo in provincia di Varese.
      Le case costano poi due soldi. Con 15 mila Euro circa ci sono palazzine abitabili di 180mq. Poi anche lì se uno vuole la reggia di Caserta ovviamente ci vorranno dei soldi per ristrutturare, ma io ad esempio sto sfruttando l’ecobonus per ristrutturare la palazzina che ho acquistato sopra la farmacia 🙂 ci sono circa 300 abitazioni in vendita. Non è un bene perché il paese poco a poco si sta spopolando e sta morendo. Ci servirebbero davvero come il pane persone che magari anche lavorando da remoto abbiano la voglia di trasferirsi in un centro così piccolo. Purtroppo ammetto che non è facile e se continua così anche io sarò costretto a vendere la farmacia per andare altrove.

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  3. Già.il part time va bene se non si ha il mutuo e non tutte le aziende lo concedono.io faccio part time ma mio marito fa il tempo pieno.non farei giornata neanche se i figli fossero grandi ma siamo in 2.da single sarebbe diverso

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  4. Il part-time purtroppo è raro. Secondo me bisogna accumulare prima il più possibile.
    Pensione: Francesco dovresti scrivere qualche altro articolo su questo argomento. Quanto conviene risparmiare in previsione della vecchiaia senza pensione?

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  5. Più passa il tempo e più mi rendo conto che sarebbe folle pensare di continuare a lavorare fino alla pensione.
    La prima cosa da fare è abituarsi a vivere con il necessario.
    "Se vuoi prosperare non è tanto importante aumentare le entrate, ma lo è il diminuire le uscite".
    Io mi stò attrezzando e penso che quando avrò 230.000€ ne impiegherò 75.000€ per campare senza lavorare dal ritiro alla pensione (circa 9 anni) ed il resto lo lascerò per integrare la pensione e per gli imprevisti.

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