Perchè dobbiamo rifiutare i soldi

Perchè dobbiamo rifiutare i soldi
Perchè dobbiamo rifiutare i soldi

Nonostante io mi ritrovi con una buona disponibilità economica, dovuta soprattutto al mio stile di vita estremamente sobrio e agli investimenti fatti in tutti questi di anni di “smettere di lavorare”, continuo a vivere con pochissimo e non spendo mai nulla che non sia strettamente necessario. 

Tanto per farvi un esempio ancora oggi vado a correre indossando delle vecchie scarpe bucate che, un giorno o l’altro, mi lasceranno scalzo nel bosco a venti chilometri da casa e saranno guai.

Qual’è il motivo profondo di questo rifiuto completo del denaro? Oggi vorrei raccontarvelo.

Perchè dobbiamo rifiutare i soldi

Non voglio usare il denaro, non perché voglio tenermi tutto per me, ma perchè ho imparato che più si ha uno stretto legame con i soldi, meno libertà si possiede. Credete che io sia impazzito vero? Penso di sì, penso proprio che chiunque riterrebbe folle una persona che, in un mondo dove i soldi sono ciò che tutti cercano, sceglie di rifiutarli categoricamente.

Mettere mano al portafogli è il modo più semplice per dare seguito ai propri desideri, il fatto è che la maggior parte delle persone può contare su un quantitativo di denaro limitato, che generalmente corrisponde al suo stipendio mensile. Deve quindi lavorare per esaudire i propri desideri, ma io non voglio lavorare, non voglio nessuna sveglia che mi butti giù dal letto alle sette del mattino, nessun collega antipatico, nessun cliente arrogante o capo che mi possa dire cosa devo o non devo fare (talvolta persino pensare e credere). Non voglio nemmeno avere obblighi, neanche se ciò che faccio per campare corrisponde a ciò che amo di più nella vita, perchè voglio la libertà di poter “fare” solo quando mi va, e oziare ogni volta che ne sento la necessità.

Inoltre voglio potermi comportare come desidero senza che nessuno possa punirmi perchè non sono come lui vorrebbe o semplicemente non  gli vado a genio. Non voglio vivere nella paura di aprir bocca, magari sui social, perché altrimenti perdo il lavoro e quindi il denaro. Voglio anche la libertà di potermene sbattere di quello che pensano gli altri, di lasciar cadere nel nulla le parole di chi ho di fronte, senza sentirmi in obbligo di sostenere una conversazione argomentando, perchè magari l’altro è il mio capo o il mio collega, e devo comunque mantenere un certo rapporto, anche se di lui non mi importa nulla. Voglio poter bloccare contatti su Whatsapp con la stessa leggerezza con cui mangio le patatine.

Voglio che che la società sia impotente nei miei confronti, che non mi possa ricattare come fa con ogni singolo individuo che compone quella che chiamiamo “massa”. Non voglio dover seguire né i suoi ritmi, né i suoi dogmi.

Se ci pensate, se ci riflettete bene, tutto questo è possibile solo quando sei totalmente distaccato dal denaro, perché la maggior parte degli obblighi e dei ricatti morali, li subiamo proprio per la paura di perdere ciò che ci permette di campare. E anche se qualcuno ci provasse, a tapparmi la bocca dico, non avendo nulla, non c’è nulla da perdere.

Ma c’è anche un’altra questione: non voglio che il denaro sia il metro di misura del mio valore o di ciò che faccio per gli altri. Guardatevi intorno, anche qui sul web: tutte le belle facce che vedete sono qui solo perché bramano i vostri soldi; infatti c’è sempre un prodottino da comprare, un servizio a cui iscriversi o un bel link per le donazioni (anche se non sono bisognosi di donazioni). Io non voglio che il mio fare dipenda dai soldi, altrimenti finirei inevitabilmente per vendermi al miglior offerente, perdendo di credibilità, come fanno un po’ tutti tra l’altro. E ancora una volta tornerei ad essere schiavo dei soldi, perchè per un pugno di luridi euro, darei a qualcuno il potere di infilarmi una mano da dietro, e muovermi la mascella come si fa coi burattini.

Questi sono i motivi per cui rifiuto i soldi delle persone, ma anche i motivi per cui non spendo mai più dello stretto necessario, perchè con il denaro, oggi, non si scambiano più solo beni, ma tutte le libertà con cui siamo nati.

10 commenti:

  1. EGREGIO
    DOTT NERMENNI
    LA RINGRAZIO DELLE SUE ULTIME CONSIDERAZIONI, TUTTI VORREMO AVERE LA SUA LIBERTA , MA NON SEMPRE E' POSSIBILE, AD ESEMPIO IO VIVO IN CONDOMINIO MOLTO MOLTO PETTEGOLO, DOVREI LITIGARE CON TUTTI INVECE TACCIO.
    CORDIALI SALUTI
    LUCA NICOLAZZI

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    1. E' vero è difficile, ma "sbattendosene di quello che pensano gli altri", come scritto giustamente nell'articolo, è possibile.

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    2. Cosa centra con l'articolo

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  2. Guarda anche io sono più o meno così. L'unica cosa che non mi trova d'accordo è il fatto che dire "voglio" indica come un qualcosa che hai paura di perdere. Se tu hai ottenuto tutte quelle libertà non avresti bisogno di dire "voglio". Credo che alla fine nessuno ti obbliga se tu ti metti in una condizione tranquillità, quindi il "voglio" non dovrebbe esistere, perché così sembra che fai decidere ad un altro! Invece se decidi solo tu quello che vuoi fare ed essere (e credo che in realtà tu sia così), allora non hai bisogno di dire "voglio". Boh poi può essere che ho interpretato male il tuo articolo. Chissà se pubblicherai questo pensiero! Spero di si 😁

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  3. Ciao Francesco, io credo che i soldi siano soltanto un oggetto e che come tali non siano necessariamente il male; fintantoché riusciamo a considerarli solo come un mezzo per rendere più semplici le nostre vite, per permetterci di dedicarci a quello che davvero ci piace o di passare più tempo con le persone per noi importanti senza dovervi rinunciare a causa della necessità di "guadagnarci il pane" allora possono essere considerati come una cosa positiva, mentre nel momento in cui diventano il fine ultimo delle nostre azioni o il metro con cui si misura il valore di uomo allora assumono senza dubbio una connotazione negativa come dici tu.
    Possono essere lo strumento per garantirci la nostra libertà oppure la catena che il sistema ci mette al collo per soggiogarci e farci stare al nostro posto. Penso che spetti a noi come Uomini decidere come considerarli ed agire di conseguenza.
    Complimenti per il tuo blog e i tuoi pensieri che trovo spesso ispiratori.

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    1. Concordo con quanto ha scritto il lettore ma la frase di Francesco che forse è sfuggita è quella iniziale "... mi ritrovo con una buona disponibilità economica ...".

      Sembra un paradosso ma non lo è: Francesco ha risparmiato il più possibile negli anni passati quando ha lavorato e ora che ha lasciato il lavoro
      utilizza quel denaro per lo stretto necessario.

      Quindi i soldi sono stati un tempo utilizzati per potersi in un secondo momento sganciare da essi e non esserne succube.
      Se non ci fosse stata questa prima fase "preparatoria", diventa impossibile "sbattersene" di tutto ciò che ci circonda.
      Sicuramente possiamo iniziare questo stile di vita in un qualsiasi momento ma per diventare effettivamente indipendenti è necessaria costanza e tempo.

      Detto questo, quando si dice che la libertà non ha prezzo, non è un frase retorica ma una cosa quanto mai vera.
      Non essere pilotati dalla società vuol dire uscire dal gregge, orgogliosi di essere diversi e sempre.
      Ed è questo che ci rende unici ... nelle altre situazioni invece siamo solo numeri ... numeri di matricola ... numeri di utenza ... numeri per il fatturato ... ecc

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    2. Più risparmi in questa cosiddetta fase preparatoria, ovviamente non spendendo il superfluo e più ti abitui a vivere con poco quando lascerai il lavoro.Vivere con poco è solo una questione di abitudine e di libertà mentale.

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  4. Caro Francesco,
    ho lodato in passato i tuoi valori e la tua estrema originalità e sono lieto di confermare questo mio apprezzamento. Da psicologo, le persone originali mi fanno impazzire. Spesso i grandi uomini sono "estremi": mi viene in mente Don Milani (perché vicino a me!) il quale, per istruire i suoi ragazzi, che erano dei begli ignoranti, li faceva studiare 12 ore al giorno, senza sabati nè domenica.Oggi sarebbe impensabile. (Non ci credete? Leggete uno dei suoi libri...) Ma, poiché nessun essere umano è perfetto, trovo anch'io una contraddizione, espressa da altri in modo più malevolo. Tu affermi: più legame con i soldi, meno libertà..Per te senza dubbio è così. Ma per una persona come me, non più tanto giovane e per di più non in perfetta salute (facile a stancarsi, ernia del disco, piccoli disturbi) libertà è anche poter disporre di cure mediche adeguate e non dover, magari, passare le vacanze in camper con relativo mal di schiena. C'è poi un particolare: Chi ha costruito il camper? Operai che hanno lavorato duro. E se nessuno costruisse più camper, auto, ospedali, computer, scuole per i prossimi 50 anni?
    Un caro saluto

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    1. EGREGIO
      DOTT NERMENNI
      MI SCUSO ANCORA UNA VOLTA CON LEI, SE VADO FUORI TEMA, MA HO RIASCOLTATO IL SUO VIDEO NON CREDO NELL'UOMO, E' MOLTO VERO CIO' CHE LEI DICE, SONO ASSOLUTAMENTE CONVINTO CHE VIVERE A MILANO SIA ASSOLUTAMENTE DELETERIO, LA VITA E' CARISSIMA, LE PERSONE VIVANO DI PETTEGOLEZZI, E TROVARE PERSONE SINCERE E' MOLTO MOLTO DIFFICILE.
      GRAZIE
      LUCA NICOLAZZI

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  5. Articolo strepitoso!

    È ora di uscire dall'illusione che senza soldi si vive male.
    Si vive male quando si hanno padroni, quando non si è liberi dai condizionamenti e non si ha il coraggio di fregarsene del resto del mondo e delle sue follie.
    Chi fa un cammino umano e spirituale arriva a sperimentare la VERA libertà, pure quella dal dover ricomprare un paio di scarpe bucate, e le compra quando decide che è venuto il momento di farlo e per proteggere i piedi, non perché è sconveniente farsi vedere da vicini e parenti con i vestiti scuciti e le scarpe rotte.

    Avere i soldi non significa fare debiti per acquistare roba inutile, ma sapere che in caso di grave necessità ed emergenza si potrà attingere a quei soldi per curarsi meglio, o per fare un viaggio desiderato da anni, o per smettere di lavorare per anni o per sempre e godersi la vita.
    Bisogna investire in esperienze finalizzate alla crescita interiore, non in riempimento temporaneo ed effimero di vuoti esistenziali.

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