Ritratto dell'uomo infelice

Ritratto dell'uomo infelice
Ritratto dell'uomo infelice

L’uomo infelice si sveglia ogni mattina sempre alla stessa ora. Non è lui a deciderlo, è l’azienda per cui lavora ad averglielo imposto. Fa colazione mentre con il dito liscia dal basso verso l’alto  lo schermo del telefono, neanche fosse un peluche da accarezzare. 

Legge notizie che provengono da ogni parte del mondo, come se per lui facesse una qualche differenza sapere se le borse sono in rialzo, in Siberia brucia tutto o gli Stati Uniti hanno un nuovo presidente. Ma è materiale buono per le discussioni effimere che intratterrà con i colleghi, in pausa caffè, come se la sua opinione contasse qualcosa.


Ritratto dell'uomo infelice

No, non per i colleghi, per gli eventi del mondo intento; quelli, i colleghi, lo stanno ad ascoltare giusto perché devono, ma poi gli parlano alle spalle appena capita l’occasione, cioè ogni volta che è assente. 

D'altronde l’uomo infelice è costretto dall’azienda a stare per tutto il giorno con persone con cui non ha scelto di stare, i colleghi appunto. Li frequenta all’interno di quella che di fatto è la sua prigione diurna, il luogo dove quotidianamente è obbligato a trascorrere le ore più belle della giornata, fissando ininterrottamente uno schermo, firmando scartoffie e rispondendo al telefono. Sono gli ordini che gli impartiscono dall’alto, e lui deve eseguirli. 

Ogni tanto si concede una sigaretta, un piccolo svago per staccare la spina, una bella boccata di catrame in mezzo a tutto il fresco monossido che respira costantemente per il solo fatto di vivere in città. Si perché in campagna non ci sono certe opportunità, meglio trasferirsi a Milano o Roma. Lì c’è il progresso, la moda e i centri commerciali dove passare le domeniche. L’uomo infelice, infatti, soprattutto quando è al lavoro, spulcia sempre le offerte e sogna l’ultimo modello di iPhone, per fare invidia ai quei colleghi che tanto lo stimano, così gli sparleranno alle spalle con rinnovato rancore.

Quando il sole se ne già bello che tramontato, l’uomo infelice esce dall’ufficio, prende l’auto e guida fino a casa, non prima però di essersi fermato al baretto a bere qualcosina. Il suo corpo in effetti non è già abbastanza avvelenato dallo smog, le sigarette, il cibo spazzatura che trangugia in pausa pranzo, ha certamente bisogno di una bella dose di una costosa sostanza cancerogena. Al bar, l’uomo infelice, inebriato dai fumi dell’alcool, da sfoggio di tutta la sua saggezza, con soluzioni semplici, ovvie e immediate ai più grandi problemi che da sempre affliggono l’umanità. Talvolta, turbato dai grattacapi lavorativi, sogna di scappare all’estero dove è certo ci sia chissà quale vita meravigliosa ad attenderlo, anche se all’estero non ci è mai stato, se non da turista, in un villaggio all-inclusive, servito e riverito.  Comunque sa esattamente come realizzare il suo sogno: acquista un bel Gratta e Vinci da dieci euro, inevitabilmente perdente, ma prima o poi arriverà la svolta, ne è certo.

Quando il giorno è ormai volto al termine finalmente l'uomo infelice si riunisce con la famiglia, un gruppo di estranei che non vede quasi mai e con i quali, per questo, non sa comunicare. Le incomprensioni e litigi sono più frequenti dei sorrisi e degli abbracci, perché l'uomo infelice non ha voglia di altri problemi, è stanco e demotivato, e nella testa ha tutti quei pensieri lavorativi che si è portato a casa. Non ha tempo di sentire la moglie blaterare, che parla, parla, parla e dice cose di cui a lui non importa un fico secco, e figli che fanno casino e litigano tra di loro. Basta, meglio l’ufficio.

E così, per rilassarsi, si dedica per un po’a lisciare lo schermo dello smartphone e all’una di notte finalmente stramazza a letto distrutto

Giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’uomo infelice ripete ossessivamente sempre lo stesso identico schema: sveglia alle sette, tangenziale, ufficio, dose quotidiana di social e TV, quattro urli in famiglia Findus e collasso neurologico sul materasso. Tutto va avanti finché lo stile di vita "salutare e sportivo" che adotta, glielo consente, cioè non molto, giusto il tempo d'insegnare ai propri figli la ricetta per la felicità: un bell’appartamento in centro, un lavoro a tempo pieno e godersi la vita acquistando sempre tutto quello che ti dicono.

7 commenti:

  1. Uno dei tuoi articoli più belli a mio parere. Semplicemente straordinario e non uso questo superlativo a caso

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  2. Ti leggo da anni e questa e’ la prima volta che commento. A mio avviso l’articolo piu’ bello di tutti quelli che hai scritto.
    Era il mio ritratto fino a qualche anno fa…..quando con mia moglie ho lasciato tutto e con i risparmi di 15 anni di lavoro (anche se non sono un risparmiatore estremo come te) e un piccolo capitale di famiglia ho costruito casa in campagna, nei boschi e ho accettato un lavoro molto piu’ semplice che posso svolgere sempre in Home Office, all’orario che voglio, recandomi in azienda solo pochi giorni l’anno. Scelta contestata da molti la mia. Risultato ?

    Sono molto piu’ sereno e felice, curo orto, cucino molto, vado nel bosco dietro casa ogni giorno e soprattutto ho visto e sto vedeno I miei due figli crescere davvero passo dopo passo trascorrendo con loro e mia moglie, gli amori della mia vita tutte le giornate in semplicita’ ma con una serenita’ ed una felicita’ profonde che ho scoperto solo a 40 anni, perche’ prima era stordito dalla pubblicita’ che il sistema si fa.

    Carlo

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  3. Complimenti Francesco per l'articolo, un 'altra meta in mezzo ai pali.
    E' l' esatta foto odierna dell' individuo medio.
    Sul fatto di parlare alle spalle è ormai una triste prassi, come se deridere o criticare il prossimo sia un antistress che ti ridia vigore per affrontare i capetti.
    Per esperienza ci sono anche i consulenti pensionati che parlano male alle spalle, ma per loro è uno sport nazionale di cui discutere al bar.
    Ecco perchè il lavoro non nobilita l'uomo ma, tranne alcuni rari casi, lo abbruttisce.
    Questo succede anche tra parenti al lavoro è questo è il peggio del peggio ...
    Continua così Francesco, e complimenti a chi ha fatto la tua scelta.
    Buon Natale e Buon Anno!

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  4. Ritratto impietoso ma perfetto dell'essere umano moderno, anche se prima non è che stesse messo meglio eh...

    Laddove i desideri umani sono mediocri, anche la sua vita potrà solo essere mediocre.
    Se tutto quello che uno vuole è l'ultimo modello dello smartphone, dell'auto e del computer poi non osi lamentarsi se fa una vita di merda ed è pieno di disturbi e malattie.
    Poi se uno si illude che quegli oggetti possano compensare per la sua totale mancanza di personalità e di sogni e si autoconvince che sia fondamentale vivere da ratto gabbia per essere accettato in società, per carità si accomodi e lavori anche per chi come me ha tutt'altra intenzione, poi anche qui non osi lamentarsi che c'è chi preferisce chiedere sostegno allo Stato attraverso redditi e vari altri ammortizzatori sociali, perché se il mondo del lavoro fa schifo la colpa è solo del lavoratore, che pur di portare avanti le sue illusioni si è fatto via via trattare prima come un Fantozzi qualunque con la scusa della mobilità eccetera, poi da tappetino poi da straccio per i pavimenti con la scusa del libero mercato.

    Per cui, volete continuare a ordinare cagate inutili su Amazon e vi piace farvi schiavizzare e perdere la vita dietro a traffico e caos cittadino?

    Liberissimi...si fa per dire.

    Noi intanto ce la godiamo alla grande nel verde, nel silenzio e nella pace e soprattutto con un sacco di tempo libero tra le mani, che usiamo come più ci piace e soprattutto con chi davvero ci piace.


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