Quello che non sai sulle startup

Quello che non sai sulle startup
Quello che non sai sulle startup

Se hai intenzione di avviare una startup innovativa allora dovresti prima conoscere per benino ciò che succede in quel mondo, cioè tutto quello che solitamente non ci raccontano, ma che rappresenta la dura verità. Che cosa capita alla stragrande maggioranza di chi sceglie di avviare una startup innovativa?

Oggi le startup sono diventate sostanzialmente una moda e questo costituisce un pericolo non indifferente. Là fuori è pieno di persone che portano su un palmo di mano questo mondo, esaltando i clamorosi casi di successo o i giovani che sono stati finanziati per milioni di euro. Questa purtroppo è solo una parte della storia e la verità è ben diversa.


Quello che non sai sulle startup

Dunque che cosa accade veramente?

Il primo dato fondamentale da snocciolare è che nove startup su dieci falliscono miseramente. Anche se in rete vi sono articoli (di riviste o personaggi pro-startup ovviamente) che provano a smentire questa verità, in realtà i dati che oggi possediamo la confermano pienamente. CBInsights per esempio ha monitorato più di mille startup in un arco di due anni ed ha mostrato come la stragrande maggioranza non riesca a creare profitti, per poi rimane congelata in attesa che qualcuno l’acquisti oppure chiudere i battenti.  

Questo perchè accade? Beh principalmente perchè chi ci parla di questo mondo, per ovvi interessi personali, alimenta un falso mito. Fa passare l’idea che le startup siano un sistema semplice per racimolare investimenti e creare un’azienda senza avere i capitali. La verità è che i soldi rappresentano solo un tassello dell’intera questione e che è facilissimo buttarli al vento se non si ha la giusta esperienza. Parliamo di conoscenza del mercato, capacità di operare scelte corrette, piazzare prodotti, trovare investitori, acquirenti, gestire risorse umane ed economiche. Inoltre ci vogliono tenacia, costanza e parecchio pelo sullo stomaco. 

Ma il motivo per il quale quasi tutti falliscono è soprattutto uno: la mancanza di un mercato per i prodotti che hanno intenzione di lanciare. La maggior parte delle persone crede di avere un’idea innovativa, e magari lo è anche, ma poi si ritrova con nessuno di veramente interessato a quel prodotto. Tutto questo viene ampiamente sottovalutato dalla stragrande maggioranza delle persone. 

E allora vi domanderete: ma come è possibile che grandi gruppi finanziari, banche o imprenditori privati, siano disposti a mettere in gioco i loro soldi se poi il grado di fallimento è così elevato? Beh il motivo è presto spiegato: questi soggetti sono degli investitori il cui scopo è solo quello di speculare. A loro non importa di una dell’altra startup, se andrà bene o andrà male né tantomeno delle loro idee o dei loro prodotti. Semplicemente diversificano una parte dei loro soldi anche in investimenti ad altro rischio che potenzialmente possono generare lauti guadagni. Se dovesse andare male, pazienza, l’importante è che vada bene una certa percentuale di startup su cui hanno investito e le altre possono tranquillamente fallire.

E allora se fate due chiacchiere con chi le startup le vive o le porta su un palmo di mano giustificherà tutto questo dicendo: “se vuoi fare le cose devi rischiare”, come a dire che il rischio fa parte del gioco e che se vuoi realizzare un progetto devi per forza assumerti questa responsabilità. Il fatto è che esiste rischio e rischio: se i numeri dicono chiaramente che hai una probabilità su dieci di farcela, per quanto mi riguarda investire tempo, energie e talvolta denaro in una startup, semplicemente non è la cosa più saggia che possiamo fare. Purtroppo però la mancanza di alternative (leggasi lavoro) e il miraggio di facili guadagni alimentato da chi pone l'accento solo sui grandi successi delle pochissime startup che ce l’hanno fatta, spinge molte persone verso questo rischio.

Si fa presto poi a dire che il fallimento fortifica e che tutti devono fallire per imparare e diventare più forti, ma prima di tutto reagire positivamente al fallimento è una dote rara e in secondo luogo buttarsi in una fallimento statisticamente quasi certo rimane comunque una cosa estremamente sciocca.

3 commenti:

  1. In Italia tutto diventa una moda, ecco perché solo pochissimi con idee innovative e geniali riescono a farcela.
    Io in questo momento storico non aprirei una partita IVA né metterei su una start up neanche sotto tortura, se gli sgravi fiscali sembrano allettanti all'inizio poi lo Stato ti frega ben bene prendendosi i due terzi di quello che guadagni con tanto sudore e tanto stress.

    Per me fa bene chi si fa dare il reddito di cittadinanza o qualunque altra forma di reddito, sbattersi per farsi strozzare di tasse dallo stato italiano è semplicemente folle, e l'utente Fred ci ha parlato più volte di come fosse diventata la sua vita quando era imprenditore e di come se lo goda ora che è libero e felice.

    Finché l'Italia è un pantano burocratico è meglio trasferirsi all'estero e iniziare lì ciò che questo paese disastrato non permette (né credo permetterà mai, la mentalità è troppo vecchia e conformista oltre che soffocante).

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  2. Francesco,
    ho costituito la mia prima società di informatica, una SRL, nel 1991, avevo appena 27 anni. Poi ho avuto un gruppo di aziende che sono diventate una SPA con circa 120 dipendenti. Ed infine altre due SRL, sempre nell'informatica, quindi una certa esperienza me la sono fatta.
    Oggi mi sono felicemente liberato di tutto e ne sono felicissimo.
    Secondo me, attualmente, fare una piccola impresa in Italia è pura follia e significa diventare succubi dello Stato.
    Alcuni miei amici concorrenti, clienti e fornitori sono falliti e la loro vita è diventata un incubo: non gli vendono più neanche un telefonino a rate qualcuno si è giocato anche la casa. Il sistema li ha marchiati per sempre come pecore nere eppure non si sono arricchiti ma hanno dato lavoro a diverse persone che adesso si trovano meglio di loro.
    Meglio vivere con poco e farselo bastare. Forse sono meno estremista di te e non rinuncio ad buona bottiglia di vino e ad un buon sigaro, ma non mi interessa più nulla dell'automobile, del telefonino, della televisione e delle vacanze alle Maldive.
    Meglio fare il meno possibile e godersi la vita giorno per giorno.
    Ancora una volta condivido le parole di Anna che pur non conoscendola la considero un'amica sintonizzata sulla mia stessa lunghezza d'onda.

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  3. E' un articolo davvero di estremo interesse. L'argomento start-up da sempre che pensare. Sto riflettendo insieme ad altre persone sul da farsi. Comunque davvero interessante.

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