La Roba che si Rompe "a tempo"

obsolescenza programmata
obsolescenza programmata
Si chiama obsolescenza programmata e da molto tempo viene applicata in svariarti modi per far si che ciò che acquistiamo abbia una vita limitata. Serve, naturalmente, ad obbligarci ad acquistare ancora e ancora, contro la nostra volontà.

Di fatto è un raggiro vero e proprio nei confronti delle persone, che pagano per avere un prodotto che solitamente si rompe esattamente quando scade la garanzia. Come funziona esattamente tutto questo, e ci sono proposte di legge per cercare di arginare un fenomeno a dir poco indecente?



La Roba che si Rompe "a tempo"


Se sei una multinazionale vuoi vendere e fare soldi, punto. Per vendere puoi mettere in campo due strategie: la prima è immettere sul mercato sempre nuovi appetitosi prodotti, così le persone saranno invogliate ad acquistare. La seconda è fare il modo che ciò che vendi duri poco. Quest’ultima strategia può a sua volta essere applicata in due diversi modi: si può indurre psicologicamente le persone a ritenere che ciò che possiedono vada presto sostituito perché non più al passo coi tempi, oppure si può volontariamente fare in modo che i prodotti smettano di funzionare dopo un certo tempo. Quest’ultima pratica è illegale, tuttavia difficile da dimostrare e quindi molto diffusa.

Ogni multinazionale sa perfettamente che per legge deve essere data una garanzia minima di due anni, per questo è abbastanza scontato pensare che, se i test di durata che eseguono sui loro prodotti suggeriscono quella vita media, il prodotto potrà essere distribuito con successo. E’ verosimile pensare che al fine di contenere i costi, studino nel dettaglio l’utilizzo di componenti e materiali economici, ma dalla durata limitata. Capirete che la linea di confine tra il considerare questa pratica un semplice modo per ottimizzare costi/ricavi o una subdola tecnica per causare volontariamente la morte precoce di ogni bene di consumo è estremamente sottile.

Ci sono forti sospetti che, soprattutto per quanto riguarda gli smartphone, siano spesso stati rilasciati aggiornamenti software obbligatori, volutamente non ottimizzati in termini di risorse, che hanno resto lenti i dispositivi più datati. Questo ha di fatto obbligato milioni di consumatori a cambiare telefono contro la propria volontà. Ad oggi due sentenze hanno condannato Apple e Samsung a pagare rispettivamente 10 e 5 milioni di dollari di multa, (Apple ha patteggiato e Samsung ricorso in appello), cifre che per loro rappresentano briciole.

Tralasciando le bufale che vorrebbero dell’esistenza di chip appositamente programmati per interrompere il funzionamento delle parti elettroniche dopo un certo numero di utilizzi, abbiamo sotto gli occhi esempi più che lampanti di come il mercato abbia compreso che la durata limitata sia un business. Nei recenti modelli di smartphone, ad esempio, non è più possibile sostituire la batteria. Questa caratteristica viene giustificata dalla volontà di creare scocche uni-body, tipicamente in alluminio o acciaio, che sono molto resistenti, ma che non si possono aprire. Oppure, come per alcuni modelli, per renderli impermeabili. Sta di fatto che la batteria è la componente che “dura” meno in assoluto, tipicamente due anni, guarda caso quanto una garanzia a norma di legge. Il dubbio che si voglia deliberatamente impedire di sostituire la batteria per obbligare a cambiare l’intero telefono è lecito. Che questa sia una precisa volontà o una semplice conseguenza ha però poca importanza, tanto il telefono lo cambieremmo comunque, perché sono bravissimi a farci credere di essere inadeguati se non possediamo l’ultimo modello. 

Eppure, sempre parlando di questo caso specifico, si tratta di una vera e propria assurdità: è come se ci vendessero un'auto dalla carrozzeria molto resistente, ma che ogni mese riduce la capacità del serbatoio di 1 litro. Dopo un po' l'automobile non potrebbe più partire, anche se perfettamente funzionatane. 

E questo oggi accade con un numero sempre più elevato di oggetti. Certo non si può pretendere che l’aspirapolvere da 90 euro in offerta alla LIDL duri tutta la vita, ma è innegabile che gli oggetti di una volta duravano molto di più. Ad onor del vero però va detto che in parte questa differenza può essere dovuta al fatto che i sistemi erano più semplici, con meno elettronica, e quindi meno soggetti a guasti.

L’obsolescenza programmata, che venga indotta in modo fisico o psicologico, è oggi una delle piaghe della società dei consumi. Impoverisce la gente inducendola a spendere quando non ne avrebbe bisogno. Dovete sapere che di recente è stata proposta una legge che prevede “l’obbligo di indicare per ciascun prodotto la vita presumibile”, ora vedremo se le lobby pagate dalla grandi multinazionali riusciranno a mettere i bastoni tra le ruote anche a questa importante iniziativa. Io ci scommetto.

12 commenti:

  1. In realtà i componenti per computer durano di più al giorno d'oggi rispetto ad anni fa.
    Tuttavia i continui aggiornamenti software (sistemi operativi e non solo) li rendono lenti dopo pochi anni...
    La scusa? Aggiornamenti per la sicurezza informatica :)

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  2. Che dire della garanzia che spesso non esiste o è virtuale?
    Un Tablet, Notebook, Fotocamere, Action Cam e 1000 altri articoli, se risultano guasti dopo pochi mesi, devono essere spediti a spese proprie all'estero, ritornano dopo mesi (con danno economico, perchè nel frattempo, spesso si è obbligati a comprarne un altro, e, nel frattempo quello riparato avrà subito forti svalutazioni o non sarà più in produzione). Oppure tutti gli oggetti con costi inferiori ai 100/200 euro, che tra spedizioni e riparazioni mai avvenute o male eseguite, suggeriscono rivolgersi all'area ecologica piuttosto che ricorrere alla garanzia.
    Vogliamo citare anche le spedizioni in Cina per usufruire della garanzia? E quanti tornano indietro? O case famose come la Volkswagen, che a fronte di un difetto di progettazione di alcuni motori, non ha riconosciuto nulla ai danneggiati (circa 6000,00 euro di danni). Difetti confermati dalle immediate modifiche apportate nella serie successiva.
    Stiamo attraversando un momento di degrado sconosciuto a quelli della mia età (1953).
    I giovani, nascendo in questa situazione, la considerano normale, ma non è normale, tantomeno corretto o onesto.

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  3. Questo è riscontrabile anche nelle auto più recenti(da metà anni 2000 in poi)persino le utilitarie...vengono complicate oltremodo con elettronica e sistemi che dopo pochi anni si rompono(esempio pezzi in plastica invece che in metallo nel vano motore) e elettronica complessa in moduli(centraline, sensori)che quando si rompono vanno sostituiti per forza e costano l'ira di dio...

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  4. IO ho comprato uno smartfone circa 10 anni fa, periodicamente mi viene annunciato che entro tale data non funzionerà più a causa di aggiornamenti importanti non più attuabili. Quando arrivano questi messaggi il telefono si blocca, io spengo e riaccendo e tutto funziona come prima.Per il momento non lo cambio, io lo uso per telefonare e mandare messaggi, si chiama telefono giusto, quindi serve a telefonare. A me basta e avanza.

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  5. Anche le parti di ricambio non durano mai quanto l'originale! Anche acquistando ricambi della stessa marca durano molto meno ...

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  6. Ciao Francesco, complimenti per l'articolo.
    Ti volevo segnalare una associazione di Firenze di cui faccio parte che promuove la riparazione come "nuovo" paradigma.
    Siamo i http://www.restartersfirenze.it/ e facciamo parte di un movimento sempre più nutrito che è partito da Londra: https://therestartproject.org/
    Grazie ancora per tutto quello che scrivi.
    Gianni.

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  7. L’aspirapolvere da 90 euro della Silvercrest in offerta al LIDL magari non dura tutta la vita come il caro vecchio Folletto di mia madre (che cmq bisogno di manutenzione e ricambi), ma certamente più di tanti altri di marche note.

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  8. ciao hai accennato all'auto che secondo me costituisce il caso + grave, in quanto con la scusa delle emissioni CO2, standard europei e conseguenti blocchi/limitazioni (ormai estesi anche a piccolo comuni, ci stanno propinando l'auto come un bene di consumo quasi usa e getta, con la differenza che per comprarsi un'auto ci vogliono anni di risparmi. Credo anche che la mobilitazione finto ecologista di questi ultimi mesi sia voluta e collegata proprio al consumismo esasperato che ci stanno imponendo.

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  9. Ciao Francesco, in merito a queste tematiche sarebbe bello leggere un articolo sull'utilizzo degli smartphone vs cellulare vecchio stile.
    Sia a livello di obsolescenza che a livello di stile di vita che ne consegue.

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    1. Sono 4 anni che mi sono liberato dello smartphone, senza vivo benissimo!!!

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    2. Si, condivido il pensiero di Anonimo; sarebbe davvero interessante, soprattutto in merito allo stile di vita che ne copnsegue.

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  10. Bisognerebbe parlarne di più di questa piaga. Inutile dire che l'unica soluzione veramente efficace non è la legge, ma rimodellare l'economia spostando forza lavoro verso il settori dei beni essenziali e di consumo. Perché? Perché l'obsolescenza programmata è un fenomeno reso inevitabile dal fatto che c'è un eccesso di produttività in alcuni campi: se il mercato si satura presto la domanda crolla, quindi per garantirsi acquirenti futuri i produttori ci costringono in vari modi a sostituire i prodotti, o manipolandoci con il marketing o rendendo i loro prodotti obsoleti prima del tempo.
    Se invece più persone fossero impegnate nel campo dei beni di consumo (che non subiscono grosse variazioni di domanda) si potrebbero ridurre notevolmente le ore lavorative pro-capite e gli sprechi di risorse.

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