Il Bosco è la Nostra Scuola

il bosco come scuola

Il bosco è un grande maestro sopratutto quando comprendi che non è solo un luogo dove ritrovare pace e silenzio, ma anche che ti concede generosamente i suoi frutti. Ogni volta che trascorro diversi giorni, qui, a tagliare la legna per l'inverno, mi accorgo di quanti insegnamenti si possono trarre dalla natura.

Non si tratta solo di comprendere il senso profondo della fatica, ma sopratutto l'equilibrio che dobbiamo contribuire a mantenere, affinché l'uomo possa continuare a vivere. Non siamo i padroni di niente, siamo qui fintanto che la natura ce lo permette e quando comprendiamo questa semplice lezione, chiunque si ritenga superiore appare estremamente sciocco, ai nostri occhi.


Il Bosco è la Nostra Scuola


Al mattino presto, prima che i tiepidi raggi autunnali riscaldino il terreno, parto per la montagna con lo zaino bello carico. Dentro ci sono asce, roncole e svariati altri materiali. Anche se fa piuttosto fresco ci si scalda rapidamente perché bisogna camminare per cinque o sei chilometri in salita su un dislivello di quattrocento metri, fino alla zona dove è stata assegnata la legna.

Taglio dritto in mezzo ai rami, fuori dai sentieri, perché su queste montagne ci sono nato, le conosco come, chi vive in città, conosce la rete della metropolitana. Quanto ti assegnano la parte di legna non ti danno un riferimento GPS da impostare su Google Maps, ti dicono “è là, in Val Grande” oppure “Alla pozza”, luoghi che conosci solo se qui ci vivi e passi il tuo tempo nel bosco.

Una volta arrivati ci si inoltra nella selva alla ricerca dei segni lasciati dai forestali, numeretti rossi apposti con lo spray sugli alberi che delimitano il quadrilatero di bosco che ti "appartiene". Ci vuole una mezz'oretta per tracciarne i confini e capire fino a dove si deve tagliare, quali unità non vanno abbattute e da dove conviene iniziare. Il rispetto per i confini è un valore importante, tagliare mezzo metro più in là significa prendere legna che spetta ad altri. La prima ispezione serve per capire quanto ci regalerà la parte di bosco assegnata, le porzioni sono estratte casualmente tra tutti i richiedenti e non sono uguali. Si oscilla tra i trenta e i cinquanta quintali, tanto per capirci è una catasta di tronchi grande come un grosso furgone.

Le giornate, qui, nel bosco, sono molto faticose. Si tagliano i tronchi e si accatastano dove il trattore più arrivare. Con i rami più fini si fanno delle fascine per accendere il fuoco. Spesso la strada forestale è lontana e non si possono usare verricelli elettrici, bisogna trasportare tutto a mano. Se si è fortunati si lanciano i tronchi a valle, altrimenti tocca trascinarli in salita anche per decine di metri. La prima volta che ho "fatto la legna", molti anni fa, a fine giornata non riuscivo più nemmeno ad alzare le braccia.

A pranzo si mangia un panino seduti su un sasso o un tronco tagliato, è una gran festa quando a portarlo è tua moglie con i bimbi appresso. Per loro è una bella avventura, risalire la montagna, raccogliere le more, cercare papà nel bosco. Anche loro devono conoscere la montagna e i suoi luoghi. Si trascorre un oretta insieme, tempo prezioso, speso nel migliore dei modi. Un panino al pomodoro e formaggio, dopo tanta fatica, consumato tra i profumi di segatura e muschio è un pasto da re, e il bosco un ristorante stellato. Qualche volta, quando riposo e mi godo il momento più caldo della giornata, scrivo i pensieri che ho maturato attraverso la fatica, che libera la mente e ti fa vedere oltre le cose, più lontano e più in profondità.

La giornata trascorre così, in modo semplice, fino a quando i tiepidi raggi autunnali filtrano orizzontali tra i pochi alberi rimasti. Non c’è il cartellino da timbrare, è la natura a dettare i ritmi, si fa più che si può perché domani chissà, potrebbe piovere. Quando passavo le giornate a scrivere codice seduto di fronte ad uno schermo, non vedevo l’ora che arrivassero le cinque, ora, qui, nel bosco, spero che la giornata non finisca mai, anche se le braccia sono stanche ed ed è piuttosto pericoloso. Due anni fa un mio vicino di casa ha perso due dita.



Perché raccontare tutto questo? Beh perché oggi non c’è nulla di più straordinario della semplicità. Stando nel bosco è straordinaria l’umiltà e il rispetto che si impara a portare nei confronti di ogni forma di vita, una la lezione che là, nelle città, nessuno ci insegna. Ci spronano, fin da piccoli, a competere, diventare figure importanti, stimate, padroni, capi, ma per uno che emerge cento soccombono. Nel bosco questo non è concesso, qui chi vuole comandare e arraffare tutto resta presto senza niente e si pente della sua arroganza. Qui ci si rispetta, ringrazi a testa bassa per il legno che ti viene generosamente donato, senza il quale moriresti di freddo e, in cambio, tratti bene la natura e gli animali, lasci le piante più forti affinché il bosco possa crescere più rapidamente e forte di prima.  Lo fai perché ne hai bisogno. Cerchi di non disturbare perché sai che se sarai discreto un cervo potrebbe mostrarsi in tutta la sua possanza e tu, te lo posso assicurare, capirai di non aver mai visto nulla di più bello, prima. La prima volta che ho visto una cerbiatta con il suo piccolo, ho pianto.  Il bosco libera dalla supponenza che ci riempie il petto quanto al mattino indossiamo la cravatta per andare a fare business, ci toglie quel ghigno saccente che ci rende antipatici, quella parlantina continua che ci hanno insegnato dobbiamo avere per sembrare competenti, le borse sotto gli occhi, il bianco pallido dal viso, l’idea che prevaricare porti a stare meglio degli altri. Il bosco ti insegna tuo malgrado, impari anche se non vuoi, e per questo è la miglior scuola che si possa desiderare.

10 commenti:

  1. Le tue parole descrivono perfettamente lo spirito e lo stato d'animo di chi ha la fortuna e la bravura di poter vivere a contatto con la natura. La fatica, i silenzi, la solitudine ed anche il freddo, sono condizioni che un giorno pagheremo a peso d'oro,la gioia di mangiare un panino all'ombra di un albero in mezzo ai profumi del bosco, non avrà prezzo. L'essenzialità e l'umiltà dovrebbero essere i valori di base per una nuova coscienza. Il bosco e le montagna sono dei grandi maestri di vita.
    Buona giornata!

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    1. Abito in Nepal da 22 anni semplicita natura spiritualita unica risposta al folle mondo

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    2. Bene, ora impara ad usare gli accenti, visto che di tempo ne hai molto.

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  2. Grazie per i tuoi articoli. Condivido tutto quello che hai scritto.Sei fonte di ispirazione. Luca.

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  3. Vorrei avere più tempo da trascorrere in solitudine nel bosco.

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  4. Molto bello ,anche la parte finale condivido a pieno.

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  5. Ho la fortuna che fortuna non è, di vivere in mezzo alla Natura e agli animali e quando non ero ancora vegana e col mio compagno andavo in montagna a far legna in un bosco di famiglia (alberi rigorosamente controllati dalla forestale, che di anno in anno ci diceva quali tagliare o solo potare), tra i momenti più belli c'erano i pranzi a base di trote cotte sul momento sopra la brace e con rami di pino sotto, che davano al pesce un aroma sublime. Adoro i boschi da sempre e credo che siano una cura efficace contro depressione, malinconia e tristezza. Io abbraccio gli alberi e ci parlo, ci medito sotto, ci leggo, mangio, dormo...e per me è vacanza tutto l'anno.

    La Natura va capita, ascoltata, perché sa parlare e parecchio, e va soprattutto rispettata, cosa che non accade, specie nelle città dove molte aree verdi sono diventate discariche ed è un comportamento indegno e incivile.

    Presto la Natura si riprenderà tutto e conviene capire fin da ora che come dice Francesco siamo solo suoi ospiti, non suoi padroni come tanti si illudono.

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  6. Se non ci fosse il rischio di perdere parti del corpo, tagliare la legna sarebbe interessante.

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    1. Fintanto che lo fai per hobby. Poi, se diventa un lavoro, ti rompi i maroni.

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  7. Anna:
    Leggendo il tuo messaggio mi sono riconosciuto in quello che scrivi. Mi sono chiesto come sarebbe condividere un’esperienza del genere con chi è capace di apprezzare queste piccole grandi cose. Un saluto

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