I Bambini Sono Macchine Produttive Iperstimolate

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Il sistema in cui siamo immersi ha bisogno di individui sempre più votati alla follia della produzione senza sosta e del consumo obbligatorio. Ne ha bisogno  per sopravvivere alla folle gara al progresso che si consuma ogni giorno. La classe politica e quella dirigenziale lavorano all'unisono per creare macchine da produzione sempre più dedite alla causa, forgiando le menti dei futuri lavoratori già dall'infanzia.

Anche se può sembrare la trama di un film di fantascienza, tutto questo è realtà, sta accadendo in questo preciso momento e sta accadendo ai nostri figli.


Cosa stanno facendo


Se avete figli in età scolare, come il sottoscritto, non potete non convenire con me sul fatto che l'impegno scolastico che viene loro richiesto è almeno doppio rispetto a quando andavamo a scuola noi quarantenni o cinquantenni di oggi. E con questo non voglio dire che si stava meglio quando si stava peggio, solo porre le basi per un'analisi chiara. Oggi i nostri figli sono chiamati, quasi ogni giorno, a rimanere chiusi a scuola per otto ore, studiano tre lingue, hanno compiti tutti i giorni e la dose viene rincarata nel weekend. Già in prima elementare stanno più a scuola che a casa e anche se fanno una lunga ricreazione e attività piuttosto “leggere”, entrano alle otto del mattino, pranzano lì e escono che la giornata è bella che finita. In inverno quasi non vedono il sole. Se da un lato tutto questo risulta “comodo” a quei genitori che lavorano e non saprebbero dove parcheggiare i figli, dall'altro è innegabile che qualche domanda sui risvolti psicologici di una routine così serrata, ce la poniamo.

Quando ero ragazzo ricordo che la scuola terminava sempre a mezzogiorno, andavo a mangiare a casa (non vi era mensa né pomeriggi di studio) e poi trascorrevo il resto della giornata a divertirmi. Ripenso con grande piacere ai pomeriggi passati a giocare a pallone nei prati con quegli amici che ancora oggi frequento e con i quali ho passato tante ore di divertimento spensierato. Se guardo al mio trascorso vedo un'infanzia felice dove ho potuto sviluppare le mie capacità e i miei interessi attraverso tanti giochi creativi diversi, stando all'aria aperta e lavorando molto di fantasia. Vedo rapporti sereni con i miei coetanei, rapporti che si sono sviluppati soprattutto in contesti di libertà e spensieratezza. Tutto questo oggi è profondamente cambiato.

Tuttavia la scuola non è l'unica cosa ad essere cambiata; i genitori hanno sviluppato una chiara ossessione per la preparazione, la produttività e la competitività. Vogliono che i loro figli siano i migliori, primi in tutto e che non diano problemi, senza chiedersi se questo sia veramente necessario e a quali conseguenze può portare. A questo aggiungiamo una grande quantità di ore trascorse davanti ad uno schermo; basta infatti fare alcune ricerche su Youtube per scoprire come i video per bambini abbiano milioni di visualizzazioni, ma è sintomatica anche l'esistenza di canali TV dove trasmettono cartoni H24.

Cosa può causare l'insieme di tutti questi fattori?

Non sono pronti


Come spesso accade questi articoli non nascono da una teoria "complottista" che si è formata nella mia mente, ma da numeri che pochi si prendono la briga di analizzare, spesso tratti da articoli scientifici che (tante volte) non cito per non rendere troppo noiosa la lettura. In questo caso però il tema è delicato, pertanto tutti potete verificare quanto descritto in seguito verificando questa serie di articoli scientifici (in inglese) che riguardano l'Iperattività nei Bambini e le Conseguenze che Comporta.

Il succo della questione è che la vita dei nostri figli sembra normale per il semplice fatto che è uguale a quella di tutti gli altri bambini, ma questo non significa che stiano vivendo un'esperienza positiva.

Se analizziamo bene il loro quotidiano ci rendiamo chiaramente conto che sono chiamati a sopportare una pressione non adatta all'età, bruciano le tappe e si trovano ad affrontare situazioni e sentimenti che richiedono una maturità che ancora non possiedono. E così non hanno la forza di reagire alle delusioni, ai fallimenti, all'impossibilità di primeggiare sempre, come invece il genitore e il sistema li spinge a fare. Il bambino non è in grado di gestire una vita di questo tipo per il semplice fatto che non è la vita che dovrebbe condurre, non a quell'età. Saltano a piè pari l'infanzia passando direttamente alla preadolescenza e questo non permette il corretto sviluppo di alcuni meccanismi a livello cerebrale e cognitivo: i bambini si trovano continuamente di fronte a situazioni che non comprendono, per loro impossibili da elaborare ed affrontare.

I genitori sono stanchi per via delle lunghe giornate trascorse al lavoro, non hanno voglia di ulteriori problemi e quindi il tablet o la TV sono la soluzione facile per imbambolare i figli e avere un secondo di pace. Così facendo però si aumenta il distacco affettivo e si demanda a fattori esterni buona parte della loro educazione, senza contare che spesso fruiscono di contenuti non adatti alla loro età.  La persistenza di situazioni che non comprendono, sommate ad un impegno troppo pressante, alla smisurata quantità di informazioni che devono apprendere e all'esagerato numero di stimoli che ricevono, può dare vita a vere e proprie patologie

Le conseguenze si vedono


La carenza di gioco, sostituita dai doveri e dalla forzata competizione, non consente lo sviluppo di quei meccanismi necessari a creare relazioni di complicità e amore puerile, causando (talvolta) ipertensione. Il dover affrontare delusioni e fallimenti in via precoce non permette il pieno svilupparsi della consapevolezza delle proprie capacità e può portare allo sviluppo di una scarsa autostima. Un bambino costantemente sovra-stimolato diventa assuefatto da tutti gli input che quotidianamente riceve e si ritrova perennemente insoddisfatto e alla continua ricerca di qualcosa che lo intrattenga. Tutti lo possiamo verificare osservando il comportamento dei nostri figli: hanno montagne di giochi, ma non sanno cosa fare in una domenica di pioggia. Quest'ultima condizione ha due risvolti estremamente negativi: il primo è che i bambini non riescono più a giocare con ciò che hanno a disposizione e per questo viene meno la capacità di immaginazione. L'immaginazione è importantissima nella vita, aiuta a trovare soluzioni ai problemi di ogni giorno, ma è anche il motore della creatività e della fantasia. Una persona con molta immaginazione ha più possibilità di sviluppare le proprie arti, ma anche a trovare uno scopo in ciò che fa, qualcosa che dia un senso alla sua esistenza. Il secondo riguarda la carenza di attenzione: la sovra-stimolazione diminuisce la capacità di concentrazione perché tutto è veloce e dura poco. Si vuole subito passare all'intrattenimento successivo per cui accade che, in adolescenza, si manifestano carenze nello studio e maggior difficoltà nella risoluzione dei problemi, generando scarsa produttività e costanza.

Chiunque lavori in un pronto soccorso potrà confermare la presenza di bambini che si presentano con veri e proprio disagi psichici che nascondo un grande dolore, causato dall'iper-stimolazione indotta dalle regole del sistema.

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Cosa fare


Come genitori abbiamo il dovere di fare in modo che i nostri bambini abbiano un'infanzia felice e questo significa soprattutto permettere loro di vivere in modo spensierato e sereno l'unica età della vita dove è concesso farlo. Ci sarà tempo per lo studio intenso, per lavorare otto o dieci ore al giorno, per affrontare i problemi e diventare responsabili. Ora è importante che il loro tempo sia principalmente dedicato al gioco, che può essere anche educativo e stimolante, ma deve necessariamente seguire i loro ritmi, senza forzature ne imposizioni.

Troppo spesso vedo genitori che vogliono controllare i figli, imporgli un comportamento preciso anche quando sono con i coetanei, stanno giocando liberamente e si divertono. I bambini si devono comportare da bambini, devono sbagliare, arrabbiarsi, litigare, perfino cadere e farsi male, perché è così che funziona il loro mondo ed è attraverso il vivere la loro infanzia che imparano la vita.

Dobbiamo anche lasciare che la noia sia parte integrante della loro giornata. Non è sbagliato che trascorrano lunghi momenti senza sapere cosa fare, perché è proprio in questa condizione che si attiva la creatività e tutti quei meccanismi che insegnano ad impiegare autonomamente il tempo per divertirsi con quello che c'è.

Infine i bambini hanno diritto alla lentezza. Il mondo che li aspetta è esageratamente frenetico e la maggior parte di loro dovrà conviverci a partire dalla tarda adolescenza. Chi dice che dobbiamo prepararli a tutto questo fin dall'infanzia? È molto meglio permettere loro di vivere nella tranquillità e nella pace, seguendo ritmi lenti, lontani dalle competizioni e dal raggiungimento del risultato. La loro crescita psicologia ed emozionale non ha nulla a che vedere con la folle corsa della società in cui siamo tutti costretti, anzi, si tratta di un processo che si realizza in modo completo solo se avviene ad un ritmo adatto all'età, che è certamente lento.

Come genitori dobbiamo capire che non ha alcuna importanza essere primi, belli, bravi ed intelligenti. Questi valori fanno parte dei falsi miti che la società dei consumi ci spinge ad inseguire. Servono a renderci tutti super produttivi e costantemente insoddisfatti, così non faremo altro che lavorare e acquistare in una corsa senza fine e senza alcuna possibilità di essere felici. 

Conclusioni


I bambini possono insegnarci qualcosa di prezioso: la semplicità e la lentezza sono molto meglio della frenesia continua e la corsa al successo. Un bambino è tanto più felice quanto lo si mette nelle condizioni di essere tranquillo, mentre il sistema va esattamente nella direzione opposta. Se oggi siamo infelici o insoddisfatti della nostra vita è perché abbiamo dimentico come si stava bene quando eravamo spensierati e potevamo fare tutto con i nostri tempi e i nostri ritmi.

Non facciamo l'errore di imporre ai nostri figli le stesse assurde regole d'infelicità che il sistema ci obbliga a seguire. Ribelliamoci a questi dogmi, non diventiamone complici aiutando a forgiare nuove piccole macchine da produzione programmate per il consumo senza fine e il prevaricare sull'altro. Se vogliamo essere buoni genitori teniamo i nostri figli al sicuro, in una condizione di pace, lentezza e serenità, dove possono godere degli aspetti migliori di questa vita.

27 commenti:

  1. La scuola, dalle elementari all'università è concepita per produrre la nuova classe di lavoratori/consumatori, basti pensare al semplice fatto che una persona prima ancora di iscriversi ad un certo indirizzo pensi "come posso spendere la mia specializzazione".
    Come se fosse una cosa che compri e poi vendi =)

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  2. Gentile Francesco,
    Tu sei a casa quindi perché non orientarti verso l'homeschooling o educazione parentale?

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    1. Sono a casa ma ho bisogno di molto silenzio e tranquillità per scrivere, sopratutto i libri, che richiedono mesi e mesi di stesura. Ad ogni modo faccio andare i miei figli a scuola, il minimo indispensabile.

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  3. Beh...la penso esattamente come te. Io dico sempre che i bambini hanno i loro tempi che non sono di sicuro i nostri. Bell'articolo. Buona giornata

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  4. Bravo Francesco sono pienamente d'accordo. Ma vallo a spiegare a tutti quei genitori che mandano i figli al tempo pieno; o che si lamentano se i figli hanno pochi compiti perchè poi si annoiano; o che dicono che a scuola non fanno nulla perchè li vorrebbero già esperti di inglese, scienze e matematica perchè devono essere pronti al mondo del lavoro. Dovrebbero diffondersi molto di più le scuole parentali

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  5. Dopo trentacinque anni in giro per le aziende spero solo che mio figlio non metta mai piede in un'azienda ne piccola, ne media e ne grande. Anche se ha solo 10 anni gli dico: "Cercati un lavoro in cui la gente venga da te con due cose: un problema in una mano ed i soldi nell'altra".

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    1. Un professionista, insomma: medico, commercialista, avvocato...

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    2. Molto meglio l'idraulico!

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    3. Non è così vero. Se andate a rivedere i programmi delle elementari degli anni 70/80 vi renderete conto che si faceva molto di più (ad esempio di matematica in quinta si arrivava ai volumi, ora sanno a malapena calcolare qualche area). Semplicemente viene dato spazio anche all'apprendimento non altro nell'ottica della crescita globale del bambino

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  6. Condivido pienamente,le mie paure spesso bloccano la mia autenticità, frequento persone che hanno figli alle scuole inglesi e che fanno mille extra...certe volte penso che mia figlia possa non accedere a questo surplus di opportunità.. Poi la vedo serena con i nostri ritmi e confido nel fatto che possa trovare la propria strada in questa società di squali...

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  7. Bellissimo articolo che condivido appieno, ma è difficile conciliare questo con la vita di ogni giorno purtroppo.. vorrei vivere su un eremo, con tutta la mia famiglia..

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  8. Condivido. Il mio frequenta la classe 4' della scuola primaria. Una scuola dove viene martoriato di impegni, progetti e varie. Vogliono continuare a detenere la palma della miglior scuola della città. Dicono che i nostri figli vivranno poi di rendita alle scuole medie. In settimana fa il tempo pieno, da noi in città è obbligatorio, hanno moltissime materie. Poi gioca a basket 2 volte alla settimana. Il sabato tra catechismo, compiti e messa non ha un attimo per se stesso. Resta la domenica, ma spesso dobbiamo ripassare per il lunedì... dico "dobbiamo" perché studia con noi e i compiti glieli controlliamo noi. Non hanno una vita normale, non è logico. Gioca pochissimo ma per mancanza di tempo.
    Gli manca il tempo ci rendiamo conto?!
    L'unica cosa buona è il basket, è un impegno anche quello, ma è un impegno sano.

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    1. Togli la messa e il catechismo, che fanno solo il lavaggio del cervello e recuperi un po' di tempo!

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    2. Tra l'altro, come se non fosse sufficiente, ancora c'è la religione a scuola, che in uno Stato laico stona di brutto. Quante cose in più si potrebbero insegnare come alternativa (informatica, lingue, educazione alimentare, civica...).

      Paolo

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  9. Mio figlio frequenta la seconda elementare ed è oberato dai compiti. Noi genitori al momento non lavoriamo e cerchiamo di essere presenti e di permettergli di fare quel che preferisce con i suoi tempi. Condivido pienamente il contenuto dell'articolo e sono confortato dal fatto che non siamo soli in questo cammino. Chi ha sale in zucca, amor proprio e lungimiranza ha l'obbligo morale ed etico di utilizzare le contromisure qui suggerite. Cordialità.

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  10. Gent.mo Sig. Francesco,
    ha scritto un articolo ECCELLENTE. Io sono un professore di liceo (biennio) di scienze di una scuola di Milano. Io sono fermamente convinto che creare mostri da competizione sia una bestemmia, ne ho parlato a colleghi e sa cosa mi hanno risposto? "che una volta fuori di qui saranno delle capre se non li si abitua alla competizione";
    peccato che alcuni miei studenti soffrano di insonnia, sbalzi d'umore, autolesionismo, cose ASSURDE, sconosciute nella mia infanzia.
    E poi ci sono i genitori...peggio di dittatori, che mi rompono le scatole perché i figli hanno calcio, basket, violino ecc. tutte cose ben poco utili che poi quando diventeranno macchine da produzione si accorgeranno di aver buttato via tempo (e soldi!).
    Io invece educo loro alla cooperazione e non alla competizione e mi trovo d'accordo in toto nel suo articolo. Vorrei anche farli uscire a fare vedere il contatto con la natura ma qui a Milano città è peggio di un carcere, non si può giocare a palla, non si può correre, non si può calpestare l'erba...e allora cosa si può fare? Imbambolare i figli affinchè stiano sempre chiusi in ufficio. bello schifo.
    Io all'alba dei miei quasi 60 anni educo da molto tempo persone in maniera "diversa".
    Cordialmente
    Prof. AZ

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    1. Sono molto felice di sapere che anche all'interno delle "istituzioni" ci siano persone che hanno una visione lenta della vita, volta alla felicità. Grazie per questo prezioso contributo!

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    2. Ma solo io ho bellissimi ricordi della scuola dell'obbligo? Elementari, medie... Periodi spensierati e con tanti amici! Parlo degli anni novanta, non di cinquant'anni fa.

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    3. A Milano non si può correre? Non si può giocare a palla? Ma dove vivi? Siamo sicuri di parlare delle stesa città?

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    4. Vi lamentate di Milano? Allora venite a Roma!
      Sono romano con genitori romani e sono arrivato a detestare questa città che amavo. Non sporca ma lurida, degradata e in mano a famiglie mafiose di cui non si può neanche fare il nome.
      Amo Milano che nella mia vita professionale mi ha dato tanto.

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    5. Fred e Anonimo: io sono di Milano ma mi sono sistematicamente ROTTO DI QUESTO COSTO DELLA VITA: voglio una città più piccola, non una megalopoli come roma o milano dove costa tutto, anche respirare;
      in riferimento a "anonimo": mai sentito parlare di "è severamente vietato calpestare le aiuole"?
      "è severamente vietato il giuoco della palla?"
      Non dico che sia una realtà invivibile milano, per carità, ma è UN GRAVE HANDICAP per ungiovane che vuole uscire di casa: io ho 27 anni e 300.000 euro per uan casa chissà quando li avrò mai
      pe conculedere: il professore AZ ha fatto un ottimo intervento e MAGARI LO AVESSI AVUTO IO, coi miei professori che mi hanno """educato""" come i cinesi, a lavorare 48 ore al giorno e alla competitività estrema; ben vengano professori come lui...

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  11. la situazione è assai aggravante. Qui, ognuno di noi DEVE ASSOLUTAMENTE ritornare allo stano naturale per poter poi capire il processo di come deve essere il contatto con i bambini ecc. Occorre ri-configurarsi con i nuovi pensieri e mettere da parte quelli che fanno parte dentro al "SISTEMA". Tutto ciò che riguarda essa è DANNOSO. è tutto sbagliato.

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    1. Ovvero? Detto così si capisce ben poco!

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  12. Ciao a tutti,
    grazie Francesco per il tuo articolo, che tratta un tema assai importante.
    noi facciamo homeschooling perché secondo noi è il modo migliore ad oggi per preservare la pace e la serenità dei nostri figli nella loro crescita, che è un passaggio così delicato.
    Io sono molto convinta del fatto che fare homeschooling sia una risposta concreta a questi problemi, perché uscendo dal ritmo frenetico imposto, o non entrandoci neppure, si può gestire il proprio ritmo e i propri interessi liberamente e creativamente. Questo vale sia per gli adulti che per i bambini. E siccome io ci tengo ai miei bambini, sono molto impegnata a portare avanti questa scelta. Ho anche fondato con altre famiglie una associazione nazionale per diffondere l'homeschooling (LAIF - L'Associazione Istruzione Famigliare) perché la gente non sa neanche che c'è questa possibilità al mondo.
    Purtroppo molto spesso l'automatismo regna sovrano e in questo caso l'automatismo è "mando i miei figli a scuola", senza pensare alle conseguenze di questo.
    Buona giornata e buona fortuna a tutti!

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    1. Tuttavia c'è pure chi conosce benissimo l'istruzione parentale, ma per scelta personale e, soprattutto, dove aver avuto esperienze negative, per non dire disastrose, come alcuni parenti d'oltre Oceano, preferisce di gran lunga mandare i figli a scuola. Del resto, ci sono pure le scuole private, con classi più piccole e docenti motivati: un altro modo.

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  13. Ad aggravare i problemi delineati nell'ottimo articolo, ci sono due specificità italiane che pongono ulteriori pressioni sui nostri figli:
    1) il fatto che in genere i bambini sono figli unici (numero di figli per donna tra i più bassi al mondo) e
    2) di genitori relativamente anziani (era media delle mamme alla prima gravidanza più alta d'Europa).
    Questo inconsciamente provoca una attenzione ulteriore ed eccessiva dei genitori italiani verso i propri figli, visto che non possono "fallire", poiché non avrebbero altre opportunità come genitori.
    Fatevi un viaggio in Nord Europa (e non parlo dell'Africa o del Sud America..) e vedrete tante coppie giovani piene di figli che non sono monitorati costantemente come qui da noi..

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  14. Vado leggermente fuori tema, vorrei solo ampliare un po' la visuale sul tema lavoro. I bambini fanno parte delle categorie considerate "improduttive", insieme ad anziani e persone con handicap. Ho 60 anni e non ho figli, perché non ritengo questo tipo di società adatta a dei bambini, dato che non è adatta nemmeno a delle madri o dei padri. Un sistema dove vige lo stile di vita lavora-consuma-crepa, è adatto solo a degli automi, non a degli esseri umani.
    Il lavoro è un dogma indiscutibile anche per psicologi. Si considera sempre più come di primaria importanza l'inserimento lavorativo dei "diversamente abili", ancor più dell'inserimento sociale.
    Un disabile considerato "diversamente abile", è un disabile produttivo. Si crea così una discriminazione anche tra disabili: quelli produttivi e quelli non produttivi. I disabili non produttivi sono gli scarti degli scarti e non hanno un sostegno del tutto insufficiente. Poco ci manca che vengano eliminati fisicamente, come durante il regime nazista.
    Sono testimone dell'"inserimento lavorativo" di una persona con una disabilità psichica, reso tranquillo solo da una somministrazione massiccia di farmaci per cui non gli è possibile fare alcunché di produttivo e che rende molto più difficoltoso il lavoro ai colleghi. L'inserimento lavorativo di un disabile è un dogma, per cui è come favorirne l'inserimento in un carcere o in un campo di concentramento, al punto che lui diventa un pericolo, concreto e fisico per i colleghi e per se stesso, visto che minaccia di suicidarsi e che ripetutamente ha già insultato e picchiato colleghi, colleghe, dirigenti e molesta l'utenza... Ma lì deve restare perché, per gli operatori, si tratta di "inserimento lavorativo". Anche psicologi e assistenti sociali fanno un lavoro, tengono famiglia e cercano di sopravvivere alla meno peggio, quindi eseguono degli ordini senza umanità. Anche i nazisti eseguivano degli ordini, quando mandavano gli handicappati a morire nelle camere a gas. Solo che questi impressionano meno perché hanno l'alibi dell'"inserimento lavorativo" che non può essere che un bene assoluto e indiscutibile, in questo sistema. D'altro canto, questa persona potrà usufruire di una pensione che gli permetta di sopravvivere alla morte dei genitori, solo a queste disumane condizioni.
    Chiediamo aiuto, ma nessuno ci ascolta. E continuerà così, almeno finché non accadrà qualcosa di molto grave.

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