Come Lasciare il Lavoro per Girare il Mondo

chiudere con il proprio impiego
girare il mondo
Diciamocelo, almeno una volta nella vita tutti abbiamo sognato di mandare a quel paese il nostro capo, lasciare l'impiego e partire per chissà quale destinazione. Questo sogno, di solito, dura poco, il tempo di smaltire la rabbia per qualcosa che è accaduto sul posto di lavoro, o la mezza sbornia da troppi spritz a stomaco vuoto.

Di fatto però mollare il posto fisso per girare il mondo è una possibilità concreta, non di facile realizzazione, ma se affrontata in maniera intelligente, può essere realizzata anche in tempi non troppo lunghi. In questo articolo vediamo come fare.



Quale approccio adottare


Ci sono due approcci a questa scelta. Il primo è quello di fregarsene del futuro, non pianificare nulla, mollare il lavoro, usare i soldi che si hanno per viaggiare, resistere fino a quando è possibile e poi tornarsene in patria. Inutile dire che questa strada è riservata a chi ha già le spalle coperte. Non facciamoci incantare dalle storie dei ragazzi di 30 anni che impartiscono lezioni di vita raccontando di aver mollato tutto e girato il mondo, sprezzanti del futuro. Se il peggio che ci può capitare è dover tornare a dormire tra le lenzuola fresche della nostra cameretta pulita, a casa dei genitori, non abbiamo fatto poi questa scelta coraggiosa, ma soprattutto non possiamo essere certo di esempio per tutti o, peggio ancora, maestri di vita.

Diverso è se siamo adulti e indipendenti, stiamo già vivendo una vita "normale", non abbiamo grossi capitali in banca e ci manteniamo. In questo caso andarcene significa mettere a rischio la stabilità che ci siamo costruiti nel tempo, che è la situazione che riguarda la maggior parte di noi comuni mortali. Mentre la "scelta coraggiosa" del trentenne che vive con i genitori non ci è utile, quest'ultima situazione merita invece di essere approfondita seriamente.

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Come per tutti i progetti di successo, infatti, un'attenta pianificazione è ciò che fa la differenza tra chi riesce nei propri intenti e chi invece è destinato a fallire. Serve definire fin da subito alcuni aspetti importanti per riuscire a lasciare il lavoro, nell'ottica di viaggiare in giro per il mondo, che sono:

  1. Cosa siamo disposti a perdere.
  2. Che tipo di viaggiatore intendiamo essere.
  3. Dove vogliamo andare.
  4. Come riusciremo a mantenerci.
  5. Cosa faremo quando l'avventura finirà?

Ognuna di queste voci merita un approfondimento, di modo che, nel nostro progetto di cambiamento, nulla venga lasciato al caso e ci siano le più alte probabilità di successo.


Cosa siamo disposti a perdere


Questo aspetto lo analizziamo per primo perché è importante comprendere fin dall'inizio della nostra avventura in giro per il mondo, che un cambiamento di questo tipo è un vero e proprio stravolgimento. Girare il mondo, cioè non avere fissa dimora, frequentare sempre nuovi posti, nuove persone e quindi non mettere mai radici, ha delle ricadute drammatiche sulla nostra vita e sul nostro futuro. Lo so perché lo ho visto capitare ad un paio di amici, che per una vita hanno vissuto girando il mondo, ma solo quando sono tornati in patria hanno capito ciò a cui avevano rinunciato.

Se passiamo la vita vagabondando è difficile che riusciremo a mettere da parte del denaro, comunque non come coloro che lavorano e si pagano il mutuo, per questo è molto probabile che stiamo rinunciando ad avere una famiglia, una casa, l'affetto di amici, parenti e, più in generale, quella stabilità e quella rete sociale dove si può trovare appoggio nel momento del bisogno. Saremo perfetti sconosciuti per tutti, dovremo imparare a convivere con la solitudine, con il giudizio di chi invidia la nostra libertà e per questo non vede l'ora di vederci tornare a casa con la coda tra le gambe.

È difficile costruirsi una vita "normale" una volta abbandonata la via maestra, ma probabilmente questo è esattamente il motivo per il quale abbiamo scelto di lasciare il lavoro per scoprire il mondo. La cosa importante è comprendere fin dal principio che chi fa vita nomade avrà poi molte più difficoltà a reintegrarsi nella società dei consumi, con le sue regole (giuste o sbagliate che siano) e i suoi ritmi.

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Che tipo di viaggiatore intendiamo essere


Questa questione è piuttosto delicata, implica alcune scelte, sicuramente delle rinunce e ha conseguenze dirette su tutto il resto. Ci sono blogger, youtuber e Instagram stars che girano il mondo in maniera molto differente.

Abbiamo Nicolò (Human safari) che si sposta in aereo e dorme negli hotel, Nato Straniero che vive in un camper e gira l'Europa praticamente senza soldi e Gianluca Vacchi, che viaggia con arei privati e alloggia nei migliori resort.

Stili di viaggio differente che implicano spese differenti, quindi la domanda è: quale tipo di "nomadismo" potremo sostenere? E ancora: intendiamo spostarci continuamente o stabilirci in un luogo per qualche mese (magari anni) per poi spostarci ancora? È chiaro che questa scelta dipende da numerosi fattori, l'importante però è che ognuno di noi cerchi di capire, in base alle proprie disponibilità e al tipo di viaggiatore che intende essere, come affronterà il suo vagabondare di luogo in luogo.

Vivere in Camper, ad esempio, può essere molto economico, ma richiede spirito di adattamento e la capacità di restare da soli per lungo tempo. Stabilirsi e muoversi in alcuni luoghi dell'oriente (India, buona parte dell'Oceania ecc.) può essere estremamente economico, ma bisogna saper rinunciare ai servizi di buon livello che abbiamo in Europa. Altri luoghi del mondo invece sono molto costosi, non in tutti ci è permesso risiedere per lungo tempo senza lavorare, per cui si potrebbe optare per la ricerca di impieghi temporanei, oppure lavorando nelle Fattorie Biologiche.

Insomma, ciò che va fatto è comprendere come ci piacerebbe viaggiare, perché questa scelta fa davvero la differenza. Spaziamo mentalmente nelle varie opportunità, studiamo un percorso, dividiamolo in tappe, definiamo quanto tempo staremo via e calcoliamo di quanti soldi avremo bisogno in base al tipo di viaggiatore che saremo; se abbiamo un ottimo spirito di adattamento o se preferiamo i comfort. Insomma, sveliamo a noi stessi il nomade che siamo in grado di essere.

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Dove vogliamo andare


Nella fase di progettazione della nostra vita nomade dobbiamo scegliere quali saranno i luoghi del mondo che intendiamo visitare. Anche se l'idea che abbiamo in testa è quella di partire e andare un po' dove vogliamo, è necessario comprendere che uno studio preliminare dei luoghi, delle loro regole, usanze, limiti di permanenza e costo della vita permette di evitare spiacevoli sorprese. Se intendiamo viaggiare in Camper, ad esempio, prediligeremo quei luoghi dove le regole sono meno rigide e possiamo sostare gratuitamente. Se scegliamo di uscire dall'Europa dovremo capire per quanto tempo ci è consentito rimanere in un certo Paese, a quali rischi andiamo incontro se infrangiamo le regole, quando costa spostarsi ecc.

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Insomma, anche se abbiamo voglia di partire all'avventura è molto più saggio pianificare almeno il tragitto iniziale, poi, considerato che avremo molto tempo a disposizione, potremo studiare le nuove mete mentre siamo già in viaggio, così da avere sempre un nuovo itinerario (e anche qualcosa che ci intrattenga).

Per trovare informazioni sui luoghi del mondo più interessanti possiamo affidarci ad internet: su questo blog ho recensito almeno 15 Paesi esteri che vado a linkare:


Il riassunto di tutti queste informazioni, aggiornato e meglio dettagliato lo potete trovare nel mio ultimo libro "Mollo Tutto e Vado all'Estero".


Come mantenersi mentre giriamo il mondo


Questo probabilmente è l'aspetto più complicato perché nel nostro progetto di lasciare il lavoro e fare i nomadi avremo certamente bisogno di una piccola rendita per mantenerci. Tralasciando casi molto fortunati, noi comuni mortali dobbiamo ingegnarci per ottenere un po' di denaro dal nostro progetto. Le possibilità di mantenersi dopo aver lasciato il lavoro, per girare il mondo, sono diverse:

  1. Trovarsi un lavoro che non richieda la presenza fisica in un determinato luogo. Questa è un'opportunità tipica di chi riesce a lavorare con internet, magari facendo il Copywriter, il programmatore o il consulente in qualche campo. Per intraprendere questa strada possiamo pensare di cambiare lavoro e Trovare un Offerta Adatta a Noi. Un'altra opportunità è quella di fare solo lavori stagionali, quindi legati al turismo come ad esempio il maestro di sci o il bagnino, oppure operare nel campo della raccolta dei frutti o di altre opportunità che durano solo un certo numero di mesi e poi ci lasciano il tempo di vivere viaggiando. In questo modo, risparmiando molto potremmo poi usare il denaro per partire e viaggiare dove più ci aggrada.
  2. Fare il travel blogger o il travel vlogger. Questa opportunità si sta diffondendo molto e sono diverse le persone che riescono a viaggiare e guadagnare condividendo le proprie esperienze. Anche se i blog sono destinati a scomparire può essere una buona idea raccontare le proprie avventure su un diario online e guadagnare dalle visualizzazioni attraverso le pubblicità. Per questa possibilità ho scritto un apposito articolo che spiega Come Guadagnare con un Blog. Più interessante è però la possibilità di girare vlog (cioè video) giornalieri della nostra vita nomade. Le persone sono sempre in cerca di storie e personaggi da seguire, e YouTube è uno strumento in forte espansione, che permette anche di Guadagnare Cifre Sufficienti per mantenersi. Girare il mondo facendo dei brevi video giornalieri testimoniando la nostra quotidianità alternativa e liberà, può permetterci di riscontrare un discreto successo, ammesso di essere sofferentemente carismatici e comunicativi al punto giusto.
  3. Lavorare nei luoghi dove viaggiamo. La prima idea potrebbe essere quella di lavorare proprio nel campo dei viaggi e per questo riuscire a visitare sempre nuovi luoghi mentre ci si guadagna da vivere. Serena Bertozzi lavora per una compagnia di viaggi online e gira i suoi video dai luoghi che visita. Esistono poi diverse associazioni che trattano l'interscambio internazionale; lavorare per queste realtà permette di viaggiare spesati, e quindi di visitare luoghi del mondo spesso anche molto costosi. Diverse persone però scelgono di spostarsi in un nuovo Paese e svolgere lì sempre nuovi lavori. Questa opportunità è particolarmente interessante per i giovani, che hanno più possibilità di trovare impiego e si adattano meglio a qualunque situazione, ma esistono anche specifiche agenzie che organizzano trasferimenti all'estero con annessa ricerca di lavoro. Cercando su Google se ne trovano molte, ognuna specializzata in determinati paesi, ma il consiglio in questo caso è quello di leggere bene i contratti, perché spesso si limitano a trovare un alloggio, ma non il lavoro.
  4. Fare la Ragazza alla Pari è un altro ottimo modo per vivere viaggiando. Per questa possibilità ho scritto un articolo molto dettagliato con Tutte le Informazioni.
  5. Vendere qualcosa che produciamo. Un'ultima idea può essere quella di girare il mondo mantenendosi attraverso la nostra arte; a Fuerteventura ho conosciuto molte persone che vivono in camper o in appartamenti non troppo costosi, costruiscono oggettistica di diversa natura (borse, collane, soprammobili ecc.) e campano vendendo tutto attraverso i mercati settimanali locali.

Queste sono solo alcune idee per riuscire a mantenersi dopo aver lasciato il lavoro, modi di guadagnare che si concilino con la nostra idea di girare il mondo, ma che richiedono approcci e capacità molto differenti. Ognuno di noi deve farsi un'idea di quale attività gli si meglio addice.

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Cosa faremo quando tutto finirà


Vivere per sempre girando il mondo non è lo scenario più probabile, questo per diversi motivi: Il più semplice è che molte delle persone che intraprendono questa strada, dopo un po' di tempo si stancano di essere sempre "in giro" e sentono il bisogno di avere maggior stabilità, soprattutto quando la vecchiaia avanza. La vita poi riserva sempre sorprese; potremmo dover tornare in patria per assistere una persona malata o anziana, per aiutare un fratello, gestire gli affari di chi non è più in grado di farlo, risolvere i nostri problemi di salute o semplicemente non avere più denaro per poter "girare il mondo".

lascaire il lavoro e girare la Terra


Prima di mollare il lavoro per fare i "vagabondi" dobbiamo quindi pensare al possibile rientro, pertanto è una buona idea non chiudere malamente i rapporti con il nostro vecchi impiego, perché un datore è sempre pronto a ri-assumere un dipendente competente, produttivo e serio, e il nostro vecchio lavoro potrebbe essere una futura ancora di salvezza. Una buona idea può quindi essere quella di non lasciare definitivamente l'impiego, ma di distaccarsi temporaneamente, magari per Un Anno Sabbatico.

È importante poi avere da parte un piccolo gruzzolo per affrontare il primo periodo di ritorno alla vita normale nel caso in cui dovremo sopravvivere per un certo tempo, mentre ci rimettiamo in carreggiata. Facciamo due conti per capire di quanti soldi potremmo avere bisogno per sopravvivere almeno un anno:

  • Affitto: 350€ al mese (bollette comprese, se ci accontentiamo di una sola stanza)
  • Spostamenti: 20€ al mese (considerando solo spostamenti urbani)
  • Cibo e vestiti: 115€ al mese (Secondo l'ISTAT) una famiglia media spende circa 460 euro al mese)

Considerando di vivere così, al minimo, diciamo che 6000€ possono essere sufficienti per campare un anno, mentre cerchiamo un nuovo lavoro e ritorniamo alla vita di sempre

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Conclusioni


Spero,, con questo articolo di aver dato almeno un'idea di un possibile approccio da adottare per chi intendesse lasciare il lavoro per girare il mondo. Ognuno di noi ha diverse ambizioni e aspettative da questo cambiamento di vita, ma anche disponibilità economiche, situazioni famigliari e possibili strategie alternative nel caso in cui le cose si mettessero male.

Anche se la rete è costellata di storie di persone che hanno mollato tutto da un giorno all'altro e sono partiti per fare il giro del mondo, la verità è che raccontare le cose in questi termini serve solo per attirare l'attenzione e magari vendere qualche copia in più del proprio libro. Non facciamoci incantare, non possiamo sapere cosa ci sia di vero e cosa ci viene nascosto, per questo non seguiamo l'esempio di chi dice che fare un salto nel buio non comporta problemi; muoviamoci piuttosto in maniera cauta e pianificata, perché le conseguenze di una scelta azzardata e mal pianificata le pagheremo sulla nostra pelle.

5 commenti:

  1. Concordo pienamente sul fatto che fare questo tipo di esperienza quando la cosa peggiore che può capitarci è tornare a casa dei propri genitori pur oltre i 30 anni ha ben poco da insegnare...io onestamente non ho mai avuto alcuna esigenza di viaggiare in particolare...ho cosi tanto di bello da esplorare e vedere nel posto in cui abito...(semmai lo farò sarà comunque in sella ad una bici o a piedi)il viaggiare e il turismo di massa come è inteso nella società dei consumi è quanto di più becero ci sia...le vacanze estive ad agosto o le "settimane bianche"invernali ne sono la manifestazione più aberrante

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  2. Apprezzo l'articolo ma se mi permetti Francesco vorrei fare qualche appunto.

    Inizio col dire che il tuo approccio verso l'argomento è realista, e ci sta, ma è anche tanto pauroso e un tantino triste, da ragioniere oserei dire.
    Perché vedi, se uno dentro di sé decide di mollare tutto e partire alla scoperta del mondo, deve farlo conservando entro di sé la magia della scoperta e dell'ignoto, liberandosi di pensieri negativi e del passato.
    Queste decisioni infatti non sono per tutti, e onestamente credo che chi parte già prevenuto pensando che qualcosa andrà storto ha già fallito in partenza, perché vuol dire che non crede in se stesso e in ciò che fa ogni giorno.
    Ci vuole molta consapevolezza, e forte della mia esperienza mi sento di dire che si dovrebbe partire alla volta della scoperta con mente completamente aperta e non dando mai per scontato che qualcosa andrà storto e allora bisognerà rientrare alla base.
    Bisogna partire pensando di non dover MAI tornare per bisogno, ma solo per il puro piacere di farlo.
    Tra l'altro nell'articolo critichi chi se ne torna nella propria camera alla peggio ma consigli di mantenere un approccio, perdonami il termine, paraculo e magari anche falso con il proprio datore di lavoro precedente perché "non si sa mai".
    Beh ma allora tanto vale non consigliare nemmeno di prendere, mollare lavoro e vita di ogni giorno per partire, non credi?
    Personalmente, visto che appartengo alla categoria di coloro che sono rientrati in Italia per curare persone care molto malate e che hanno subito numerosi interventi con tutto ciò che ne consegue, ma che presto volerà nuovamente per l'estero, preferisco contare sull'aiuto economico di familiari e amici veri (quelli cioè che ovunque sono restano in contatto e quando li rivedo è sempre bellissimo, e che mi aiutano davvero se ho bisogno, e io contraccambio ovviamente) che tornare a leccare i piedi ad un datore di lavoro qualunque, perché di lavori è pieno il mondo, e se per tenermi un lavoro in Italia devo mantenere un approccio falso e ipocrita e umiliarmi ma anche NO, il mondo è grande e io non ho mai avuto grossi problemi a trovare lavoro e mantenermi ovunque, per cui non sono d'accordo con questa parte.

    Ripeto, queste cose non sono per tutti. O ci si conosce dentro e si sa fermamente cosa si vuole o è meglio restare a vita nella propria "comfort zone", non avendo ovviamente vissuto davvero tra bollette da pagare e lavori di cacca da salvare, ma ripeto, non è che ad uno che non sa nemmeno disegnare si può farlo diventare Raffaello :)))

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  3. Io appartengo alla categoria di quelli che lavorano in proprio e svolgono una professione abbastanza interessante, non tanto sotto il punto di vista economico ma più che altro inerente al fatto che, occupandomi di cose creative, la mattina mi sveglio con una certa serenità addosso, senza ansia e, sopratutto, con la possibilità di organizzarmi le giornate. Grazie a ciò, posso viaggiare senza grossi problemi. Durante l'anno, ad esempio, mi sparo mediamente un fine settimana al mese in qualche località Europea, perché facile da raggiungere con i pochi giorni a disposizione. A primavera, invece, mi prendo un mese intero per visitare zone lontane. Lo scorso maggio sono stato in Giappone: esperienza favolosa. E d'estate, pur non piacendomi in modo particolare, due settimane da qualche parte non me le faccio mai mancare. Insomma, anche se non posso permettermi di stare un anno fuori (cosa che non mi interessa nemmeno, se è per questo!) mi muovo molto. Venendo al tuo discorso, condivido quasi tutto. Poi sta alla coscienza di ognuno se partite "a matto", senza farsi troppi pensieri o se, al contratio, pianificare le cose in modo scrupoloso. Di certo, per come sono fatto io, se dovessi muovermi dormendo in posti squallidi e mangiando male per tutto il tempo, preferirei restarmene a casa. Ma qui, come in altri casi, siamo davanti a scelte personale e, ovviamente, legittime.

    Lorenzo - Milano

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    1. Salve a tutti,
      devo dire che ho trovato molto interessante il commento di Lorenzo da Milano. Ti invidio con ammirazione perché credo che il tuo modo di muoverti sia il giusto compromesso per non restare soffocati nello stesso posto ma senza sdradicarsi completamente.
      Detto questo mi piacerebbe sapere,se è possibile, che tipo di lavoro fai che ti consente di stare via un mese intero senza ripercussioni lavorative...e ti sposti da solo o in compagnia?
      E quando vai in posti così lontani(tipo il Giappone) come fai a gestirti nella scelta dell'alloggio dato che è tutto così diverso?
      Spero che mi risponderai, il tuo modo di viaggiare è un modello che vorrei pormi come riferimento.
      Giorgia

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    2. Ciao! Hai fatto centro, nel senso che io ho bisogno di evadere ma avverto pure la necessità di un "nido" dove tornare. Se anche fossi ricco, non potrei mai stare a zonzo per tutta la vita, semplicemente perché non ho lo spirito vagabondo ma, caso mai, quello di un viaggiatore che ha voglia di scoprire cose nuove, ricaricare le batterie, fare esperienze ma che poi vuole continuare con la vita di sempre, fatta di amici, passioni e interessi vari. Alla fine è una questione di carattere!
      Per professione mi occupo di pubblicità e buona parte del lavoro lo posso svolgere anche se non sono fisicamente in ufficio. Basta che mi organizzo per tempo e non ho grossi problemi, specie considerando che ho un socio con il quale ci si copre a vicenda. ;)
      Nei fine settimana vado sempre con amici, anche perché da solo mi annoierei. Per i viaggi lunghi, invece, parto per conto mio, sia perché è oggettivamente più complicato trovare persone disposte a muoversi per periodi lunghi e sia perché ne approfitto per fare cose particolari, come studiare una lingua straniera in una scuola o cose del genere. Quando sono stato in Thailandia, ad esempio, mi sono allenato nella Muay Thai, sport che pratico anche in Italia. Per l'alloggio direi che grazie ad internet e ai siti specializzati come Airbnb, Booking e molti altri problemi non ce ne sono. Un tempo sarebbe stato diverso, ma ora ci si organizza facilmente e in tutta sicurezza. Ti auguro di raggiungere i tuoi scopi, di goderti la vita ma, sopratutto, di stare in pace con te stessa, altrimenti non ci saranno viaggi che possano renderti felice. :)

      Lorenzo

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