Come si fa a mollare il proprio lavoro stressante ed alienante per dedicarsi all'attività manuale nei campi, vivendo felicemente a contatto con la natura? Una delle strade da prediligere è quella di diventare imprenditore agricolo, una figura professionale ben precisa, che permette di ricevere incentivi a fondo perduto e agevolazioni, anche se vogliamo avviare una nuova attività.
Se la nostra volontà è quella di tornare alla terra, alzarci al mattino presto, curare le piante o gli animali e raccoglie i frutti di un lavoro a diretto contatto con la natura, allora questo articolo contiene tutte le informazioni necessarie per avviarsi sulla nuova strada.
Perché devo farmi riconoscere come imprenditore agricolo?
Non possiamo semplicemente mollare tutto, acquistare un pezzo di terra, coltivarla, vendere la verdura e vivere serenamente? Certamente! Il punto però è che se completiamo l'iter burocratico corretto per diventare imprenditore agricoli, allora potremo accedere a denaro a fondo perduto (che non dobbiamo restituire) e agevolazioni fiscali che ci fanno pagare pochissime tasse.
Il senso di questo articolo è esattamente questo, cioè far comprendere come si ottiene questa qualifica e quali sono, nel dettaglio, i vantaggi, in modo tale da attuare ancora una volta un approccio intelligente al cambiamento.
La regola di base è che tutti coloro che non sono imprenditori agricoli (termine tecnico I.A.P.) sono considerati imprenditori commerciali, per questo serve incarnare delle caratteristiche ben precise. Un imprenditore agricolo è, in due parole, una persona che apre (da solo o come socio) una propria attività nel campo dell'agricoltura. La qualifica può essere data ad una singola persona fisica oppure ad una società; in questo secondo caso ci sono delle regole aggiuntive che spiegherò in seguito.
Possiamo subito fare una distinzione tra chi lavora già nel campo dell'agricoltura e vuole essere riconosciuto come imprenditore agricolo, chi ha appena terminato un percorso di studi nel medesimo campo e vuole avviare una sua attività, e chi proprio non ha nessun requisito.
Va detto che per essere riconosciuti come imprenditori agricoli occorre dimostrare che il proprio reddito attuale derivi per almeno il 50% da attività agricole, sia come lavoratore diretto sia in qualità di socio.
A questa condizione di base, della quale non si può fare a meno, se ne aggiunge un'altra a scelta tra queste tre:
Possedere uno tra questi diplomi o lauree:
Diploma di Laurea in Scienze Agrarie o Forestali
Medicina Veterinaria
Scienza delle Produzioni Animali
Scienza delle Tecnologie Alimentari o Diploma Universitario
Diploma di Istituto Tecnico Agrario o professionale ad indirizzo agrario
Possedere un attestato di frequenza “con profitto”, cioè che abbia avuto un esito finale positivo, ad almeno un corso di formazione professionale in agricoltura. Si deve trattare di corsi organizzati secondo le normative della Comunità Europea, oppure legate a normative statali o regionali. Ogni regione, per poter riconoscere lo status d'imprenditore agricolo, richiede un minimo di ore di frequenza (solitamente intorno alle 150), che possono derivare da un unico corso o essere la somma di più corsi.
Se non si hanno titoli allora è sufficiente dimostrare di aver lavorato come agricoltore negli ultimi 3 anni, sia come normale lavoratore agricolo che come coadiuvante familiare, amministratore, contitolare o titolare unico.
Non importa se il nostro lavoro si svolge come dirigente o socio di una società di persone, una cooperativa o una società di capitali, l'attività svolta, se rispetta i requisiti appena descritti, è sufficiente per permetterci di ottenere la qualifica di "imprenditore agricolo".
Quanto appena detto però vale per chi già lavora, ma se invece non abbiamo alcun titolo e vogliamo comunque inoltrare all'INPS la domanda per diventare imprenditori agricoli? Beh, in questo caso ci è concesso farlo, ma con riserva, cioè avremo acceso alle detrazioni fiscali che dopo spiegherò, ma saremo obbligati a regolarizzare la nostra posizione entro i prossimi due anni. Questi due anni possono essere prorogati di altri 2 in casi molto particolari, come l'eventuale presentarsi di eventi avversi, come epidemie o calamità naturali.
E se voglio la I.A.P. per la mia società e non solo per me stesso?
Potrà sembrare strano, ma la normativa nazionale (D,lgs.n. 99/2004 e 101/2005) prevede anche che un'intera società possa essere riconosciuta come I.A.P. In questo caso la regola principale è che qualunque sia la natura giuridica della società, occorre che lo statuto preveda che l'oggetto sociale sia l'esercizio esclusivo delle attività agricole. Inoltre la ragione sociale o denominazione sociale devono contenere l'indicazione di Società Agricola.
Per le “società di persone è necessario che almeno un socio sia in possesso della qualifica di imprenditore agricolo.
Per le società di Capitali invece è sufficiente che l'amministratore sia in possesso della qualifica I.A.P.
Per le cooperative l'amministrazione non solo deve essere imprenditore agricolo riconosciuto ufficialmente, ma deve anche essere socio.
Cosa vuol dire “guadagnare o aver lavorato nel campo dell'agricoltura?” Cioè quali sono i lavori che vengono riconosciti come “buoni” per soddisfare questo requisito? La normativa di riferimento è l'articolo art. 2135 del Codice Civile ma, semplificando, si tratta di un qualsiasi lavoro che comporti la coltivazione del fondo, la selvicoltura cioè il rimboscamento o l'impianto a scopo di taglio e ricavo del legno e l'allevamento o la “raccolta” di qualsiasi tipologia di animale. In questo ultimo caso, a mero titolo esemplificativo, rientra anche chi esercita un'attività diretta alla cattura ed alla raccolta di organismi acquatici (acquacoltura), ma anche chi esercita la pesca professionale, alleva cavalli, cani o lumache.
Va bene, abbiamo tutti requisiti necessari per iniziare una nuova vita a contatto con la natura, quindi adesso occorre sapere quali carte vanno compilate e dove vanno portate. Se abbiamo una nostra attività può darsi che alcuni di questi requisiti siano già soddisfatti, se siamo soci o stiamo avviando una nostra impresa probabilmente no, ma non importa, perché vorrei ricordare che ci si può iscrivere all'INPS “con riserva” e regolarizzarsi entro due anni, godendo comunque delle agevolazioni e degli incentivi.
Occorre quindi:
Aprire una partita IVA (come persona fisica o società).
Si può provvedere da se recandosi a tutti gli uffici e compilando tutti i moduli necessari (basta chiedere all'ufficio stesso) oppure avvalersi della comunicazione unica, un Servizio Online fornito dal registro della imprese che permette di fare tutto tramite un'unica pratica. Il problema, se scegliamo questa via, è la necessità di possedere una casella di posta PEC e uno strumento per firmare digitalmente i documenti.
Agevolazioni fiscali per l'imprenditore Agricolo
Ok, ma quali sono i vantaggi di diventare imprenditore agricolo? Questo titolo permette di essere favoriti nei finanziamenti a fondo perduto dedicati ai programmi di sviluppo rurale (PSR), di poter accedere ai mutui a tasso zero, di pagare meno tasse e di versare contributi INPS in forma ridotta. Vediamoli tutti nel dettaglio
Benefici fiscali a tributari
Un imprenditore agricolo paga un'imposta catastale pari all'1% nell'acquisto di terreni (chi non ha questo titolo paga dall'8% al 15%), un'imposta ipotecaria di registro sempre fissa e gli oneri notarili ridotti di ben il 50%. Inoltre i propri redditi fondiari, derivanti dai terreni agricoli che possiede, sono soggetti ad una rivalutazione del 5% invece che del 15%. Questi benefici valgono sia per la singola persona fisica che per le società.
Aliquote INPS legate al reddito
C'è qualche differenza legata alla zona di appartenenza e all'età, ad ogni modo i dati ufficiali sono quelli resi disponibili ciclicamente dall'INPS, e che ho riassunto in questa tabella:
Finanziamenti ISMEA
L'SMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) è un ente pubblico che, tra le altre cose, si occupa di erogare agli imprenditori agricoli, mutui a tasso zero che possono arrivare fino a 1.500.000 di euro. I progetti finanziati sono quelli di sviluppo o consolidamento nei settori della produzione agricola, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e della diversificazione del reddito agricolo e si rivolgono a micro, piccole e medie imprese agricole organizzate sotto forma di ditta individuale o di società, composte da giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni non compiuti. In Questa Pagina sono riassunti tutti i servizi e vantaggi a cui è possibile accedere.
Lo studio delle leggi è abbastanza noioso, ma porta spesso a riflettere su alcune prospettive interessanti. Se abbiamo avuto la forza di leggere tutto l'articolo avremo capito che esiste una strada per ottenere finanziamenti a tasso zero e denaro a fondo perduto per avviare o ampliare anche una nuova attività agricola. Lo Stato e la Regione incentivano soprattutto i giovani che vogliono seguire questa strada e gli da la possibilità di incamminarsi senza grossi investimenti di tasca loro.
Leggendo l'articolo però si evince che per ottenere questo titolo occorre o aver già lavorato nel campo dell'agricoltura oppure aver almeno fatto dei corsi in merito. Dunque non possiamo, dall'oggi al domani, passare da impiegati ad imprenditori agricoli, ma questo in effetti sarebbe un grosso sbaglio perché senza un po' di esperienza falliremmo molto presto. L'idea è quindi quella di avvicinarsi gradualmente a questo mondo, prima frequentando dei corsi parallelamente al nostro lavoro e poi iniziando a lavorare alle dipendenze di qualcuno, in modo da imparare il mestiere per poi distaccarsi e diventare imprenditori per conto nostro.
Se il nostro sogno è quello di mollare tutto, scappare dalla città e vivere a contatto con la natura, la strada dell'imprenditore agricolo è quella che dobbiamo prediligere, soprattutto se abbiamo un'idea imprenditoriale interessante e maturato sufficiente esperienza.
Ci lasciamo con un video interessante che ho trovato in rete, che mostra alcune realtà agricole: interessante per prendere qualche spunto e farsi un'idea di come funziona questo mondo, tra prodotti biologici, animali, vino e agriturismi.
Grazie Francesco per la tua ricerca ... Personalmente abbinerei questo lavoro al mare ... in modo da avere il doppio beneficio della natura e del clima marino
Tra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare. La terra è bassa e l'orto vuole l'uomo morto. Se lo scopo, come cita il tuo libro, è quello di smettere di lavorare, allora la campagna non fa proprio al caso. Ho letto per curiosità l'intero articolo e parlo per esperienza diretta. Spesso le aziende agricole vengono chiamate cattedrali nel deserto perchè richiedono investimenti molto alti per redditi molto bassi. Ricevere contributi a fondo perso è molto difficile se non impossibile, così anche prestiti a tasso 0. Agricoltori non ci si può inventare, occorre professionalità, sapere che cosa si va a fare e tanto spirito di sacrificio. Non parliamo poi dei costi aziendali da sostenere in termini appunto di contributi, tasse, gestione. Provare per credere. Alla fine se tutto andrà bene, la pensione che un agricoltore riceverà sarà tra i 500 e i 600 euro mensili. Bella prospettiva per un intera vita di lavoro. Marina
Lavoro di ricerca egregio, bravo Francesco. Ho conosciuto da poco il tuo sito e la tua situazione di EX lavoratore, status che piacerebbe a molti poter emulare (me compreso), ma come al solito è sempre difficile prendere la decisione finale, in questo ti riconosco un coraggio enorme... complimenti, veramente. Per rispondere a Marina vorrei intanto darle ragione per quanto riguarda il ricevere i contributi (Regionali, Statali o Europei che siano)... io non ci sono mai riuscito pur volendo aprire una società agricola. Sono finito quindi per associarmi ad un tipo di società agricola nata da poco, che mi porterà ad avere i frutti solo tra 7 anni. Per entrare in società ho dovuto chiedere un prestito in banca (fortunatamente me l'hanno concesso). In pratica è come un investimento, non lavorerò mai la terra della mia azienda, mi limiterò a trarne i frutti del raccolto annualmente, creandomi una pensione a vita... Forse solo allora potrò smettere di lavorare veramente, perchè avrò, comunque, un introito continuativo e vitalizio (che potrò passare a mio figlio).
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Grazie Francesco per la tua ricerca ... Personalmente abbinerei questo lavoro al mare ... in modo da avere il doppio beneficio della natura e del clima marino
RispondiEliminaTra il dire e il fare ci sta di mezzo il mare. La terra è bassa e l'orto vuole l'uomo morto. Se lo scopo, come cita il tuo libro, è quello di smettere di lavorare, allora la campagna non fa proprio al caso. Ho letto per curiosità l'intero articolo e parlo per esperienza diretta. Spesso le aziende agricole vengono chiamate cattedrali nel deserto perchè richiedono investimenti molto alti per redditi molto bassi. Ricevere contributi a fondo perso è molto difficile se non impossibile, così anche prestiti a tasso 0. Agricoltori non ci si può inventare, occorre professionalità, sapere che cosa si va a fare e tanto spirito di sacrificio. Non parliamo poi dei costi aziendali da sostenere in termini appunto di contributi, tasse, gestione. Provare per credere. Alla fine se tutto andrà bene, la pensione che un agricoltore riceverà sarà tra i 500 e i 600 euro mensili. Bella prospettiva per un intera vita di lavoro. Marina
RispondiEliminaLavoro di ricerca egregio, bravo Francesco.
EliminaHo conosciuto da poco il tuo sito e la tua situazione di EX lavoratore, status che piacerebbe a molti poter emulare (me compreso), ma come al solito è sempre difficile prendere la decisione finale, in questo ti riconosco un coraggio enorme... complimenti, veramente.
Per rispondere a Marina vorrei intanto darle ragione per quanto riguarda il ricevere i contributi (Regionali, Statali o Europei che siano)... io non ci sono mai riuscito pur volendo aprire una società agricola.
Sono finito quindi per associarmi ad un tipo di società agricola nata da poco, che mi porterà ad avere i frutti solo tra 7 anni.
Per entrare in società ho dovuto chiedere un prestito in banca (fortunatamente me l'hanno concesso).
In pratica è come un investimento, non lavorerò mai la terra della mia azienda, mi limiterò a trarne i frutti del raccolto annualmente, creandomi una pensione a vita...
Forse solo allora potrò smettere di lavorare veramente, perchè avrò, comunque, un introito continuativo e vitalizio (che potrò passare a mio figlio).
Un abbraccio, Will (Mr Green).