Andare via: Intervista a Chi Ce l'ha Fatta (Belgio)

fuggire dall'Italia
andare all'estero con successo
Quali sono le difficoltà che si incontrano nel cominciare una nuova vita all'estero? Andare via dall'Italia è sempre la cosa migliore da fare? Come sono considerati gli Italiani all'estero?

A risponderci sarà Lucia, una ricercatrice che ha scelto di lasciare tutto e trasferirsi in Belgio per portare avanti la sua carriera accademica. Si tratta di una testimonianza preziosa, che ci permetterà di mettere in luce alcuni aspetti che spesso vengono sottovalutati da chi sceglie di partire per un altro paese.



Ciao Lucia, e grazie per aver accettato di rilasciare quest'intervista. Innanzitutto dicci qualcosa di te: Quanti anni hai? Qual è stato il tuo percorso di vita finora? Dove ti trovi adesso? Cosa ti ha spinto ad andartene dall'Italia?


Ventinove anni. Dopo aver frequentato un liceo scientifico a Verona mi sono laureata in Biologia Molecolare a Padova, e quindi ho preso una laurea magistrale in Biotecnologie Mediche all'Università degli Studi di Milano. Ho anche partecipato al progetto Erasmus, grazie al quale ho lavorato al Leiden University Medical Center, in Olanda. Infine, da qualche anno mi sono trasferita in Belgio per il dottorato all'Università di Leuven.

I motivi principali che mi hanno spinto ad andare via dall'Italia sono stati il desiderio di lavorare in un istituto all'avanguardia, di portare il mio curriculum alla pari di quello del ricercatore europeo medio e la voglia di vivere in una città internazionale come Leuven, in cui arrivano persone da tutto il mondo (il ché è ben diverso dal vivere in un paese in cui sei l'unico straniero).



Quali sono i vantaggi del vivere all'estero? E cosa invece ti manca dell'Italia?


In cima alla lista dei vantaggi stanno le migliori condizioni di lavoro, incluso il salario. Ai lavoratori sono riconosciuti più diritti, ad esempio io e il mio compagno siamo riconosciuti come una coppia di fatto, con tutti i vantaggi che ne derivano. Inoltre la vita all'estero permette di osservare il mondo da un nuovo punto di vista. Vivere in un ambiente internazionale ti porta a conoscere culture molto diverse dalla tua, il ché ti fa anche comprendere cosa significa essere un cittadino europeo, oltre che italiano. Un altro aspetto che si riesce a cogliere solo “da fuori” sono le difficoltà che gli stranieri incontrano in Italia: persone che hanno lasciato tutto per venire nel nostro paese, che se la devono cavare da sole e che magari - tra i vari ostacoli - quando vanno in posta incontrano un impiegato che anziché parlare in inglese comincia a sbraitare che non conosce la loro lingua.

Un altro lato positivo è che si finisce per fare gruppo con altri Italiani, per cui nasce un sentimento di unità nazionale. Ad esempio, ogni volta che gioca la Nazionale di Calcio tutti gli Italiani si ritrovano per guardare la partita insieme – anche se non ci conosciamo nemmeno! Insomma, si fa gruppo e ci si sostiene a vicenda. Questa contesto porta inevitabilmente al superare le stupide barriere che alcuni di noi erigono tra persone del Nord e persone del Sud: gli Italiani qui sono tutti uguali, indipendentemente dalla città da cui provengono. Questo non significa però che ci si ritrovi solo tra connazionali, anzi personalmente cerco proprio di dare spazio a più culture possibili.

Dell'Italia mi mancano poi alcune piccole cose: lo spritz, il sole, l'anguria e il cibo in generale e poi ovviamente gli amici e la famiglia.



Com'era il tuo inglese prima di partire? In che lingua parli adesso? Hai incontrato difficoltà a comunicare durante i primi tempi?


Il mio inglese era sufficientemente buono, infatti non ho mai avuto difficoltà di comunicazione. Ora è sicuramente migliorato, anche se di certo non perfetto. Qui continuo a parlare sempre e solo in inglese per tutta la giornata: al lavoro, con gli amici, quando vado in comune, nei negozi, dal medico.



Quali sono, più in generale, le principali difficoltà che si incontrano nel cominciare una nuova vita in un altro paese?


In generale, la difficoltà sta nel buttarsi in ciò che non conosci. Fare un salto e non sapere dove finirai - anche se questo può essere emozionante, no?

Molti degli ostacoli più problematici si incontrano quando bisogna cercare casa: non sai né quali sono le zone migliori della città né che tipo di contratti ti propongono le persone del posto (per chi cerca una casa in affitto). Un'altra cosa a cui è bene fare attenzione è l'assistenza sanitaria, che non sempre funziona come da noi. Insomma, all'inizio non conosci nulla, e se non parli la lingua del posto è ancora più difficile cominciare da zero.



Come sono considerati gli Italiani all'estero?


Qui le persone hanno un'idea idilliaca dell'Italia e degli Italiani: sul piano professionale siamo considerati bravi e duri lavoratori. L'Italiano medio è visto come una persona solare, aperta e gentile. In generale quindi l'impressione che diamo è molto positiva. Il nostro paese inoltre è ovviamente famoso in tutto il mondo per l'architettura, il clima, il cibo e i paesaggi: la meta turistica per eccellenza!

Forse l'aspetto del nostro paese di cui all'estero si ha un'idea più distorta è la mafia. In effetti, in Belgio non hanno nemmeno una chiara idea di che cosa sia: si soffermano alla versione stereotipata de “Il Padrino”, e tanti non credono che esista una mafia anche al Nord. La gente a volte ne parla, ma senza sapere davvero di che cosa si tratta.

Quanto è difficile per un italiano trovare lavoro in Belgio? E, se lo trova, il costo della vita è ben rapportato al reddito medio?


Innanzitutto, se un italiano trova lavoro in Belgio percepisce lo stesso stipendio che riceverebbe un belga al suo posto. Per il resto, anche se il costo della vita è alto il reddito è sempre proporzionato. Tuttavia, non è facile per un italiano trovare lavoro al di fuori dell'Università o di un'azienda multinazionale. Nell'Università è piuttosto semplice trovare un impiego perché si parla solo in inglese, l'ambiente è molto internazionale, i datori di lavoro pagano meno tasse se assumono stranieri e in tal caso l'istituto stesso acquisisce maggior prestigio. In breve, il lavoro in ambito universitario è addirittura incentivato per gli stranieri. Lo stesso vale anche per le multinazionali.

Al di fuori di questi due settori però non è semplice trovare lavoro, anche se non impossibile. Ad esempio, anche chi parla la lingua del posto (Fiammingo, Francese o Tedesco a seconda della zona) non viene assunto con facilità perché non è ovviamente fluente quanto un madrelingua nel comunicare e, in generale, i datori di lavoro tendono ad assumere prima un belga rispetto a uno straniero.

Le statistiche parlano chiaro: una vasta fetta degli Italiani che cercano fortuna all'estero fallisce in poco tempo ed è costretta a ritornare qui. In quali casi andare via è la cosa migliore da fare? E quando invece è sconsigliabile?


Chi parte con l'idea che all'estero il lavoro piova dal cielo e che sia tutto meglio che in Italia è destinato a fallire. Se poi ci si trasferisce in un paese di cui non si conosce né la lingua né la cultura, diventa molto difficile trovare lavoro o aprire un'attività per gli stessi motivi di prima. A ciò aggiungo anche che è molto importante conoscere la burocrazia e tener presente che occorre un po' di tempo per ambientarsi. In altre parole, per riuscire ad andarsene via non bisogna avere un'idea utopistica della vita all'estero e occorre un piano ben preciso. Poi può sempre capitare di essere sfortunati, per cui è fondamentale procedere per piccoli passi e con un'alternativa più sicura nel caso le cose vadano male.

Per come la vedo io, è sconsigliabile trasferirsi se non si hanno le idee chiare su cosa si vuole fare o se si aspira a un lavoro che richiede una buona conoscenza della lingua del posto (a meno che uno non la parli già). Bisogna prima decidere precisamente quali sono gli obiettivi, quindi applicarsi per strutturare un piano d'azione e infine partire. Per chi ha famiglia poi, bisogna sempre assicurarsi che partner e figli siano disposti a seguirvi e condividano con voi questo progetto.

Ciononostante, sono dell'idea che sia sempre meglio trasferirsi all'estero, anche se solo per un breve periodo. Cominciare una nuova vita in un altro paese è un'esperienza che apre la mente, ti rende una persona più forte, più consapevole e ti arricchisce moltissimo come individuo. Ovviamente si è ulteriormente incentivati quando si trovano opportunità di lavoro migliori che in Italia.



Infine, cosa suggeriresti a un lettore che volesse andarsene via dall'Italia? E da cosa lo metteresti in guardia?


 A chi volesse partire consiglio:

  • di essere organizzato.
  • di scegliere un paese in cui gli piacerebbe vivere.
  • di non muoversi solo per il lavoro.
  • di parlare la lingua del posto, o almeno di essere disposti ad impararla.

Se avete in mente di trasferirvi tenete sempre a mente che non è tutto oro ciò che luccica. Vivere all'estero richiede sacrifici:

  • Lascerete tutto ciò che conoscete. Ambiente, famiglia, amici,...
  • Dovrete cavarvela da soli su tutto. Non ci saranno i nonni che vanno a prendere i bambini a scuola. Se starete male dovrete quasi sempre arrangiarvi. Se avrete problemi con la banca, l'assicurazione o il lavoro dovrete risolverveli da soli parlando una lingua che non è la vostra.
  • Dovrete aspettare del tempo per adattarvi alla vostra nuova vita. All'inizio non avrete amici. Non capirete come funzionano tante cose. Dovrete chiedere informazioni su tutto.

Cominciare una nuova vita in un altro paese non è una passeggiata, ma se partite con le idee chiare e siete disposti ad affrontare tutte le difficoltà (superabili con la giusta dose di motivazione) non vi pentirete di questa scelta!

Grazie infinite per l'intervista che ci hai concesso, di certo sarà d'aiuto a chi ha in mente di andare via da questo paese. In bocca al lupo per il tuo futuro!

Conclusioni


Ci sono diversi motivi per cominciare una nuova vita in un altro paese, a cominciare dalle migliori condizioni lavorative. Ecco perché ogni anno moltissimi Italiani tentano di trasferirsi all'estero. Tuttavia solo una piccola frazione di essi riesce in quest'impresa. Il trasferimento richiede coraggio e capacità di affrontare con lucidità problemi di ogni sorta. Ad ogni modo, sebbene gli Italiani godano di una buona reputazione, spesso non è facile trovare lavoro in un altro paese. Per questo motivo è molto importante individuare i settori in cui gli stranieri hanno più possibilità di essere assunti. In definitiva, per andare via è necessario essere ben organizzati ed essere disposti a fare dei sacrifici.

Spero che l'articolo ti sia stato utile, in tal caso non dimenticare di lasciare un like!

"Questo articolo è stato scritto da Giulio, che nella vita studia fisica, scrive e suona. Un anno dopo aver aperto il suo personale blog "Scoprire la Fisica" ha cominciato a collaborare con Francesco, con cui condivide l'obiettivo di vivere senza essere costretto a lavorare."

10 commenti:

  1. Per la ragazza "FRATERNA" che mi ha scritto un commento chiedendomi di non pubblicarlo e di potermi parlare via email, scrivi per favore a smetteredilavorare@gmail.com perchè altrimenti non ho modo di ricontattarti, grazie :)

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  2. Ciao Francesco, seguo da diversi mesi il tuo blog e vorrei ringraziarti, non soltanto per gli utilissimi suggerimenti che fornisci a 360°, ma per la filosofia di vita che apre le menti a nuove possibilità e a nuove prospettive. Ho imparato e sto imparando molto e di questo te ne sono infinitamente grata.
    A presto
    Anna

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  3. Se andassi a vivere all'estero l'ultima cosa che farei sarebbe quella di aggregarmi ad altri Italiani. Le volte che ho viaggiato all'estero ho notato una complessiva ignoranza su cio' che riguarda le cose italiane (in nord europa non ci fumano proprio e la conoscenza e' ridotta al minimo sindacale e stereotipato che viene dalla tv estera). Insomma, ci illudiamo di essere ben considerati quando invece non credo nemmeno che badino a noi. Crediamo al tg che parla delle nostre eccellenze, ma all'estero non c'e' questa percezione, che rimane quindi una nostra masturbazione intellettuale, orgoglio da poveracci. Il fatto che l'Italano non sia considerato, comunque sia, lo giudico positivo, anche perche' la fotografia storica recente e attuale dell'Italiano è deprimente (voltagabbana, vile, furbo, pettegolo, invidioso, irascibile, depresso, maleducato, senza dignità e senza alcun senso civico). Chiunque vada all'estero in Europa si accorge immediatamente di come in realta' siamo indietro su molti campi. Non entro poi nella dicotomia nord e sud altrimenti ci sarebbe da scrivere un libro.
    Colgo l'occasione per fare i complimenti per il blog che incarna a pieno il sogno che sicuramente prima o poi coronero' e per il quale lavoro da tempo.

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    1. Ciao usurocrate e grazie per il commento :-) Probabilmente l'idea che ognuno di noi si fa della condizione degli italiani all'estero dipende dalle nostre esperienze in altri paesi. Non è detto che i nostri connazionali siano visti allo stesso modo in tutte le altre nazioni, né che all'interno dello stesso paese tutti gli italiani diano la stessa impressione. Insomma, ognuno di noi finisce inevitabilmente per farsi un'idea diversa da quella di tutti gli altri. Alcune cose però, come le difficoltà che si incontrano nel cominciare una nuova vita da un'altra parte, sono più oggettive e spero che possano essere d'aiuto a qualcuno.
      Ti auguro di riuscire a realizzare il tuo sogno ;-)

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    2. Italiano all'estero da 4 anni, inizialmente la pensavo come te ma poi, rapidamente, ho cambiato idea.
      I motivi sono tanti:
      - i miei coetanei, italiani, in Svizzera sono mediamente di alto livello culturale ed è un piacere passare del tempo con loro
      - parlare la propria lingua ed avere un background culturale comune aiuta tantissimo.
      - ci sentiamo un po' una "seconda famiglia allargata". Siamo 5 o 6 famiglie che facciamo gruppo e spesso organizziamo attività assieme come cene a casa di qualcuno, eventi, gite a lago/montagna/fattoria/attrazione. E' una cosa molto bella. Io e la mia compagna abbiamo anche diversi amici non italiani (e non Svizzeri, visto che qui il 40% è non Svizzero) ma il legame che riusciamo a sviluppare con i nostri connazionali è di un altro livello. L'italiano espatriato, con un discreto livello di cultura, senso critico e curiosità è una persona molto interessante ;)

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  4. Vivere all'estero è un'esperienza che tutti i giovani dovrebbero fare, perché sapersela cavare da soli in ogni situazione a mio parere è fondamentale nella vita. Ho vissuto in paesi del Mediterraneo e del Nord Europa e devo dire che il mio bilancio è altamente positivo, perché nei confronti degli altri non mi sono mai posta come l'italiana che viveva nel paese straniero, cioè non mi sono mai comportata come semplice ospite ma bensì come cittadina che aveva tutta l'intenzione di adeguarsi al paese che aveva scelto. Ho conosciuto decine e decine di italiani e ci ho lavorato anche e devo dire che molti di loro ahimé si comportano come esiliati di guerra che frignano se non riescono a mangiarsi la pizza napoletana o le lasagne come le fa mammà, e questo è un grosso limite e un provincialismo a mio avviso imperdonabile. Quando vivevo in Irlanda ho incontrato parecchi ragazzi italiani che con sufficienza mi dicevano "ah io sono qui solo per pochi mesi, giusto quelli sufficienti a perfezionare l'Inglese". Ora, essendo io praticamente bilingue mi divertivo a parlarci per qualche minuto in slang dublinese, avendone tutt'ora l'accento, e quelli avevano il coraggio di dire che loro l'Inglese parlato dagli italiani non lo capivano, dovevano parlare con gli irlandesi veri...facendo figure di M colossali ogni secondo manco a dirlo, con me e con gli autoctoni. Se quindi molti ragazzi italiani non ce la fanno e tornano con la coda fra le gambe è perché partono in modo arrogante millantando conoscenze linguistiche assolutamente false nel 95% dei casi, e con pretese date da un titolo di studio universitario che all'estero hanno tutti, al contrario di qui. Per vivere all'estero per anni o una vita intera (perché a partire son bravi tutti) ci vogliono umiltà, determinazione, apertura mentale, serietà e impegno nell'imparare la lingua del luogo o una lingua per comunicare con tutti e comunque l'inglese non è la lingua ufficiale del Belgio), e all'inizio sapersi accontentare di lavori non troppo qualificati pur di rendersi indipendenti.

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    1. Ciao Anna, e grazie per aver arricchito il post con la tua esperienza di vita :-) Hai ragione sul fatto che l'inglese non è la lingua ufficiale del Belgio (come ho scritto, si parlano francese, tedesco e fiammingo a seconda della zona), ma uno straniero che si trasferisce lì può tranquillamente farsi capire in inglese - a meno che il lavoro o altre situazioni non lo costringano a imparare un'altra lingua.

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  5. Tutte storie ragazzi la libertà non è da e per il lavoro ma nel poter fare amicizie vita ecc quando stessi ricchi non possono
    Esempio anni fa ero un signore come?5 mila lire paghetta giocare a calcio bici amici in parco poi sono divenuto richiesTo sia a lavoro post laurea che per investimenti e lavoro in ditta ma mi sentivo sempre più ammirato ma solo c'è stata parentesi belle donne vota locali discoteche ora con crisi io vivacchio altri divorziati altri soli non escono più stavo pensando andare estero ma poi ho capito ok tasse ok guadagnare ok vita dura ma ti manca il te stesso le donne gli uomini le amicizie di allora guardate le leve a scuola le bigiate le colletto le prime escUrsino in motorino le ragazze vero dopo i soldi lo stipendio aiutano ma a cosa non sarebbe bello avere donna o salto al parco mentre ricconi ha pensieri di accordi da firmare aziende decotto affitti purtroppo con case che diminuiscono valore non capite che poverissimo ha per assurdo stessi pensieri di ricchissimo? Il cibo stesso di manca da poveri simo ma da stressato non vai più nei ristoranti torna tutto su

    Io risolvere cercando di ritrovare i divorziati e le divorziare di allora e vivere un clima parallelo non è Italia o Estero ci manca il clima di allora la serenità la pace.
    Il resto idee pensieri arriveranno sempre poi finiremo passaggio qui e ci spetterà chissà altro mondo altra vita ma qua molti la maggioranza la stiamo buttando via tra brutte notizie brutte mode brutte notizie
    Uscire per cosa beccare ?
    Bisogna uscire senza motivo con serenità poi quel che verrà verrà i programmi in vita portano sfiga ovvio nei limiti non dico spendete tutto da finiti a fame ma avere coraggio di godersi momenti stipendio ecc ecc siamo qui di passaggio parenti morti di malattie dure vip stessi identica cosa ci ricordano che non siano eterni indipendentemente da conto in banca e impegni

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  6. Portare esempi di persone altamente specializzate come esempio di chi ce l'ha fatta non credo serva a molto. Parliamo di una minoranza di una minoranza. Noi dobbiamo cambiare la nostra Italia che è appunto nostra. È questa la nostra casa e la possiamo cambiare con i nostri comportamenti quotidiani. Basta denigrare la nostra casa! Basta invidiare gli altri! Basta cercare altrove la felicità. Tutti questi pianti. Io sono figlio di due persone che hanno vissuto la guerra e si morivano di fame sia durante che dopo la guerra. Se riuscivano a mangiare la carne una volta la settimana si sentivano ricchi eppure erano felici anche solo di fare una passeggiata per la loro città. Finiamola con i pianti viviamo con poco nella nostra bellissima Italia e saremo felici!

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    1. Purtroppo i cosiddetti cervelli in fuga non sono poi così pochi da costituire una minoranza trascurabile. Ad ogni modo, mi chiedo se possiamo davvero biasimare chi tenta di trasferirsi all'estero per non aver cercato di migliorare la situazione qui. In molti casi parliamo di persone che lavorano o hanno lavorato duramente e che non raccolgono i frutti di tutta la loro fatica. Prendi sempre l'esempio dei cervelli in fuga (per rimanere in tema con l'articolo), anche se il discorso si può generalizzare senza difficoltà: si tratta di persone che hanno alle spalle un percorso di studi davvero impegnativo. Anni e anni passati a studiare per prepararsi a un lavoro soddisfacente che, rimanendo in Italia, potrebbero svolgere solo con mezzi scadenti (a causa dei fondi veramente striminziti destinati alla ricerca) e con uno stipendio misero. Possiamo criticarli se preferiscono spostarsi dove il loro lavoro viene giustamente valorizzato? Sono assolutamente d'accordo sul fatto che bisogna cambiare l'Italia sotto questo aspetto, ma non trovo giusto che qui uno debba non solo sudare sette camicie per arrivare al lavoro che desidera ma anche lottare per migliorare la propria condizione lavorativa. È chiaro che molti preferiscono lasciare affetti e sicurezza per costruirsi un futuro più roseo da un'altra parte. Sono d'accordo con te anche sul fatto che la felicità si possa trovare nelle piccole cose, come una passeggiata da qualche parte, ma dobbiamo accettare che non tutti la pensano così ;-) Insomma, ciascuno deve essere libero di costruirsi la propria felicità come crede, anche se questo significa lasciare la propria casa per cominciare una nuova vita da un'altra parte.

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