Sono Io Quello Normale

chi è veramente normale?
Nel mio mondo esistono due categorie di persone: le ordinarie e le straordinarie. Per ordinarie intendo quelle considerate "normali", che conducono una vita da manuale, hanno un lavoro, un posto dove vivere e diversi sogni nel cassetto. Con straordinarie invece individuo le voci fuori dal coro, non necessariamente migliori, solo diverse, non-ordinarie, non fanno come tutti e generalmente stanno realizzando almeno i sogni che hanno in testa.

Le persone straordinarie hanno coraggio, ma allo stesso tempo vivono un continuo conflitto interiore. So bene che ogni tanto c'è bisogno che qualcuno vi dica che andrà tutto bene e che quelli veramente "normali" siete voi, quindi, esseri straordinari, godetevi il post ;)


Diversi


C'è una donna che viveva nel centro di Milano, il lavoro e la carriera erano il suo unico pensiero. Poi è diventata madre e le hanno detto che in quell'azienda non c'era spazio per persone "poco produttive". Ha mollato tutto, ristrutturato un vecchio casolare di campagna e ora auto-produce ciò di cui ha bisogno. E' diventata padrona della sua esistenza, molto più utile di prima, soprattutto alla famiglia. Nessuno può più dirle cosa deve fare o quanto vale la sua vita.

C'è una ragazza che da sette anni gira il mondo lavorando nelle fattorie biologhe, dove si raccolgono fragole o si allevano animali in cambio di vitto e alloggio. Non se ne intende di finanza o contabilità, non sa vendere o pubblicizzare, non ha molti soldi, ha le mani ruvide e la terra sotto le unghie, ma credo di non averla vista triste nemmeno per un minuto. Piano piano sta facendo il giro del mondo e sta collezionando esperienze che nessun corso o libro potrebbe insegnarle.

C'è un signore di cinquant'anni che vive in una piccola barca a vela attraccata in un porto di un'isoletta greca, con un portatile e una connessione satellitare gestisce i sistemi informatici delle aziende, ma solo quando non c'è il vento giusto per navigare. Indossa la stessa maglietta anche per una settimana e sulla pelle ha le righe lasciate dal sale, non è né elegante né alla moda, ma non ha bisogno di andare al solarium per essere sempre abbronzato e non gli serve il botulino per far sparire le rughe, semplicemente non ne ha, perché non ha preoccupazioni.

Queste sono solo una minima parte delle persone che ho incontrato negli ultimi cinque anni, le cui vite non avrei mai incrociato se non mi fossi licenziato e avessi iniziato a seguire anch'io un cammino diverso. Vite affascinanti, fuori dall'ordinario, dietro ognuna delle quali c'è spesso una storia fatta di coraggio, difficoltà, duro lavoro, soprattutto su se stessi, di orgoglio e anche capacità di affrontare a testa alta il giudizio degli altri. Come vivono coloro che considerano ogni giorno un'avventura e cosa provano quando incrociano gli sguardi dei cosiddetti "normali", individui perfettamente integrati nel sistema che li giudicano superficialmente?

L'odio del diverso


Le persone che oggi vediamo vivere ai bordi, che ripudiando le regole della società e cercando strade alternative al modo considerato "normale" di vivere, non sono sempre state così. Ad un certo punto della loro esistenza qualcosa dentro di loro è scattato, una scintilla spesso preceduta da lunghi periodi d'infelicità e disagio durante i quali non sono mai riuscite ad essere veramente felici. Queste persone hanno sempre sentito (e sentono tutt'ora) una voce dentro il cuore, un sussurro che gli suggerisce cosa è giusto fare per se stesse, ma che per lungo tempo si sono forzare a non ascoltare. Anche per me è stato così, la mia voce interiore mi diceva che per essere felice avrei dovuto vivere libero, ma invece di ascoltarla continuavo a ripetere a me stesso che ero viziato ed immaturo, che non sapevo prendermi le mie responsabilità e che anche avendo tutto (almeno apparentemente) non ero mai contento.

Questo per dire che i "diversi", gli "alternativi" e chiunque sia molto lontano dalla concezione di "persona normale" vive un continuo conflitto tra la voglia di sentirsi integrato e il bisogno di allontanarsi da tutto quello che lo tiene imprigionato. La società è per noi sia una prigione sia la culla in cui siamo cresciuti, ripudiarla è allo stesso tempo gioia e dolore.

A realizzare quei sogni strabilianti e proibiti che ai più sembrano impossibili non ci si sente migliori degli altri, si fa solo quello che si ha bisogno di fare, e lo si fa con molta difficoltà. E' già dura di suo e a complicare le cose ci si mette anche il fatto che questi gesti e questi esempi estremi risvegliano le coscienze di chi sta a guardare, affondano pugnalate, fanno squillare quei campanelli che agitano gli animi e obbligano chi non ha ancora ascoltato la sua "voce del cuore" a farlo.

Per alcuni (pochi) diventa la spinta al cambiamento, per altri (quasi tutti) diventa un fastidioso ronzio che obbliga a riflettere sulla propria condizione, che ben presto si trasforma in un senso d'impotenza e di rabbia interiore per non avere la forza di fare qualcosa. Accade quindi che invece di darsi da fare per cambiare, moltissime persone sprecano tempo ed energie a sparlare ed inveire contro chi ce l'ha fatta, mettendo in dubbio tutto e profetizzando per loro un futuro disastroso. Godono quando qualcuno, tentando, fallisce. Sono bravissimi nel mettere i puntini sulle "i" e nel coglierci in fallo, e tutto questo deriva solamente dallo stress emotivo che si genera in loro quando un esempio di coraggio arriva a risvegliarli dalla grande illusione in cui hanno vissuto fino a quel momento.

Non dico questo con un senso di saccenza, lo dico perché sono profondamente convinto che le persone siano vittime delle proprie emozioni, incapaci di comprenderle ed accettarle. L'odio è una strada facile, la corsia preferenziale attraverso la quale l'inconscio sfoga la propria frustrazione, lo spiega bene anche Marshall Rosenberg, psicologo e creatore della "comunicazione non violenta", che dice: "Ogni tipo di violenza è il risultato del fatto che le persone inducono se stesse a credere che il loro dolore derivi dagli altri e che, di conseguenza, essi meritino di essere puniti".

E' molto più difficile calmarsi e chiedersi in modo onesto come mai abbiamo questa rabbia dentro: se lo facessimo ci accorgeremmo subito che deriva dal fatto che il coraggio altrui ha messo in luce il nostro fallimento, e costituirebbe la spinta giusta per "fare" e trovare la felicità. Invece le persone si lasciano andare alla rabbia, che poi sfogano cercando di affossare o sminuire l'altro. Se ce la fanno (ad annichilirlo) non saranno loro ad aver fallito, ma lui a non essere straordinario e la loro coscienza sarà salva, non importa se così facendo stanno (ancora una volta) mentendo a se stessi.

Chi è veramente normale


Quanto detto finora è servito a spiegare a quale pressione psicologica è esposto chi sceglie di non comportarsi come gli hanno detto, in funzione della reazione dei cosiddetti "normali". Non basta avere continui ripensamenti e paure per aver intrapreso una strada sconosciuta, c'è anche da sopportare la perenne disapprovazione dell'intera società sotto forma di odio. Se ti comporti come tutti ok, altrimenti sei l'anomalia del sistema e in quanto tale devi avere qualcosa che non va; ma è veramente così? Per rispondere basta riflettere un secondo sulle azioni che i cosiddetti "normali" compiono ogni giorno, facendolo comprenderemo forse che le stranezze risiedono più nei loro comportamenti che nei nostri:

  • E' normale lamentarsi ogni giorno della vita stressante che si conduce, ma continuare insistentemente a ripetere sempre le medesime azioni che hanno portato e alimentano questa situazione, sperando che qualcosa miracolosamente cambi? Se non si cambia il proprio modo di pensare e di agire è assurdo credere che le cose andranno diversamente, eppure si passa tutta la vita sperando e illudendosi.
  • E' normale lasciare che sia il sistema a crescere i propri figli, parcheggiandoli negli asili e nei nidi per poi lamentarsi che non si riesce ad avere con loro un rapporto profondo e non ci si capisce? Come si può essere in sintonia con chi non si conosce?
  • E' normale negare ogni giorno la propria unicità di esseri umani diventando uno la fotocopia dell'altro, nel vestire, nell'agire e nel pensare, senza mai comprendere che in questo modo si diventa il bersaglio perfetto dei potenti, che sapranno esattamente come manipolarci proprio perché i nostri gusti, pensieri e aspirazioni sono omologati?
  • E' normale non avere sogni, capacità, creatività da coltivare e per questo dedicarsi solo a passatempi passivi dove non siamo noi gli attori di ciò che accade, bisognosi di essere continuamente intrattenuti da stimoli esterni? Se non costruisci con le mani qualcosa di tuo o non crei d'intelletto, significa che la società ti appiattito ad un livello tale da trasformati in un corpo morto che si muove solo se stimolato, un burattino.
  • E per finire, è forse normale vivere una vita intera senza sentirsi mai veramente felici e non fare nulla per cambiare le cose?

La vita non è una cosa ordinaria, è straordinaria, per questo merita azioni straordinarie. Ogni giorno dovrebbe essere un pezzo inestimabile e unico, un nuovo capitolo nella grande storia del mondo, non un ostinato rileggere sempre le stesse pagine. Chi è dunque "normale" se per normale intendiamo "adeguato alla vita"? Chi vive in modo ordinario, piegando ogni giorno la testa senza porsi delle domande, o chi onora l'unicità di ogni singolo istante, cercando di dargli massimo valore? Chiediamocelo quando ogni mattina ci alziamo per andare al lavoro, o quando parliamo alle spalle di chi si comporta in modo diverso e pensa in modo diverso. Gli uomini e le donne più grandi, quelli che hanno fatto la differenza o addirittura cambiato il mondo erano straordinari, non ordinari. Mentre gli ordinari passano il tempo a giudicare gli straordinari, gli straordinari lo usano per vivere i propri sogni.

Conclusioni


E così, con questo pensiero, scritto un po' di getto sull'onda delle solite riflessioni che maturo quando sto coi piedi nell'acqua aspettando il vento o risalendo le montagne, spero di aver dato un po' di forza a coloro che si sentono continuamente giudicati solo perché hanno capito che le regole di questa società sono fatte apposta per farci perdere.

Questa mattina, in questa dura lotta ci aiutano anche i bravissimi "Ministri", con un nuovo singolo che parla proprio di questo, anzi, lo urlano, perché è così che dobbiamo fare quando ci sentiamo incompresi, urlare: "Sono io quello normale!".

Coraggio!



48 commenti:

  1. Alejandro!
    Parli bene tu "...coi piedi nell'acqua aspettando il vento o risalendo le montagne..." Ah ah ah !!!
    Anche io, nel mio piccolo, coi piedini immersi nella vaschetta pedicure, faccio le mie riflessioni!!! : ))))
    E non posso crederci, quando sento che qualcuno inizia ad assaporare la vita, o addirittura la cambia, solo perché si è ammalato seriamente.
    Perché è necessario un evento così traumatico?
    SVEGLIATEVI, o genti, non siamo ne eterni, ne schiavi, ne robot.
    Buona giornata,
    FRAncesca

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    1. Pensa anche alla morte di una persona cara, quasi sempre quando accade le persone si interrogano sul senso della loro vita, pensano a ciò che stanno facendo, all'assurdità delle loro giornate, per qualche istante vedono la strada giusta, poi però tutto passa e si viene nuovamente ingoiati dal sistema... il sistema è forte, maledettamente forte...

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    2. Ciao Francesco, io non ti stimo né ti ammiro....io ti amo. La tua energia profuma di corse, risate, giochi, ha il dono raro della genuinità di un bimbo, mi commuove profondamente. Tu ami l'estratto puro della vita, tu ami la gente, io lo so, io lo sento. Tu non vuoi capi, non vuoi essere capo, tu mandi luce e linfa vitale dai tuoi occhi. E' da quando sono nata che cercavo qualcun così, dei segnali di vita. Consentimi di amarti e che Dio (o chi vuoi tu) ti possa benedire!

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  2. Meraviglioso. Mi hai dato speranza.

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  3. In un modo o nell'altro anche i cosiddetti "straordinari" hanno bisogno di noi "normali" (questo blog ne è un esempio). A mio parere è proprio la gente "normale" a mancare.

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    1. Non serve essere un blogger famoso per essere straordinario, straordinario è solo chi ha il coraggio di inseguire i suoi sogni ;-)

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  4. Caro Francesco,
    non smetterò mai di farti i complimenti e di ringraziarti.
    Mi hai svegliato, ero come te tra quelli che sentono di avere una vocina che da dentro gli dice di seguire le proprie passioni e di mollare questa società malata, ma non riuscivo a convincermi a farlo. Ora da qualche mese ho intrapreso il mio personale percorso verso la libertà.
    P.S: recentemente ho letto (forse è meglio dire divorato visto che l'ho finito in 2 giorni) il tuo libro.. Che dire, c'è tutto quello che bisogna sapere per smettere di lavorare. Probabilmente lo leggerò tante altre volte e lo consiglierò ai miei amici quando si lamentano che la loro vita fa schifo ;)
    A presto
    Pietro

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    1. Ciao Pietro!!! Tieni duro e vai avanti per la tua strada, chi non molla mai ce la fa sempre!

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  5. Ciao
    è la prima volta che scrivo, ma ti ho letto spesso in questi ultimi tempi. Sono d'accordo, serve un lampo di coraggio per prendere la decisione che cambierà la nostra vita. Lo so, me lo ripeto sempre. Quello che onestamente mi ferma sono i miei bimbi. Non pensi che con la prole già a bordo cambiare sia più complicato? Io almeno non riesco... nel nostro piccolo, siamo una famiglia atipica (senza TV, con la massima autoproduzione, fotovoltaico, bicicletta, vacanze arrangiandoci). ma mi manca il coraggio di lasciare il lavoro... perchè ho loro! Proprio non riesco. Detto questo, concordo pienamente con ciò che dici: chi è uscito da questo sistema alienante, solo lui/lei, sta veramente vivendo appieno la sua esistenza. Normale è un termine relativo (normale per chi?), forse direi semplicemente VIVO.

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    1. Non è necessario fare un salto nel vuoto, fai un cambio graduale, fai come me, anche solo passare da una grande multinazionale ad un realtà più piccola è già un grande cambiamento!

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    2. Ciao personalmente penso che si stia meglio in una multinazionale dove sì sei un numero ma puoi imboscarti che in una realtà + piccola con un padre-padrone e dove se 1 su 10 batte la fiacca comunque si vede.

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    3. Non conta la dimensione dell'azienda, quello che improta è se quello che fai fa male a te stesso e/o agli altri.

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    4. Però per me la multinazionale "teoricamente" sempre offre alcuni vantaggi (aldilà dell'imboscarsi che comunque eticamente è discutibile)
      Cioè quello che voglio dire e che le regole per un mondo del lavoro migliore ci sarebbero pure ma ormai chi le rispetta più; al contrario quanto si fa non basta mai e viene chiesto sempre di + alzando l'asticella (tanto ce sempre qualcuno che lo può fare al tuo posto ed accontendandosi di meno o facendo meno storie)
      Ho visto che nel tuo sito hai anche una sezione "Lavorare all'estero"; a me ha colpito molto nelle mie trasferte lavorative il fatto che nei paesi nordici (Danimarca) alle 15 si stacca (sempre grande azienda non multinazionale) pensi che una cosa del genere in Italia sarebbe possibile ?
      Voglio dire staccare alle 15 permetterebbe di fare altro (Appunto la vita inizia dove il lavoro finisce) senza una scelta "radicale" come la tua.
      Apprezzo molto che non prometti miracoli (ricchezza) e fai presente che la tua scelta potrebbe non essere valida x altri.
      Sto leggendo il tuo libro (sono al 60%) e finora mi hanno colpito 2 passaggi in particolare all'inizio:

      1- quando parli di dirigenti che si ergono a maestri di vita (e di obiettivi impossibili e ferie negate) ; pure a me dà particolarmente fastidio questa cosa perchè se al lavoro mi piace rispettare le regole non è detto che fuori queste persone abbiano da insegnarci anzi magari hanno fatto strada con lecchinismo + che con merito o abilità lavorative (non sempre ma talvolta è così)

      2-quando dici che tu durante la tua carriere lavorativa eri tra i primi ad arrivare in ufficio (voglio dire quando eri dentro il Sistema comunque le regole le rispettavi) nel senso che ci tenevi comunque a fare bene al massimo il tutto ...poi forse hai capito che la minestra era sempre quella ed arrivare per primo o per ultimo non cambiava nulla? Cioè questa è anche una domanda (se vuoi rispondere) la disillusione è nata dentro di te oppure al contrario influenzata anche dall'ambiente (se lavorativamente fossi cresciuto , stato + responsabilizzato ed indipendente nel gestire il tuo lavoro)



      Grazie x l'eventuale risposta

      Saluti a tutti


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  6. Bellissima condivisione Sto cercando anch'io di uscire dall ordinario e al momento vorrei farlo rimanendo nella città dove sono ora (ne ho cambiate due in passato per fare esperienze lavorative ma ora mi trovo bene dove sono) La cosa che mi frena è che ho un affitto da pagare insieme a bollette, vita ecc quindi mi piacerebbe che il direttore mi licenziasse così da poter portare avanti alcuni progetti senza dovermi preoccupare di un'entrata fissa fino a quando posso far partire i miei progetti ed avere un'entrata e trovare anche un lavoretto se dovessi servirmi... Ma il fatto è che è difficile farsi licenziare e cosi non vedo molto vie d'uscita, cioè senza l aiuto della disoccupazione almeno all'inizio dove vado? Roberta

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    1. Il cambiamento deve essere graduale, sostituendo il lavoro con odi con qualcosa che ti appassiona, questa è la strada, licenziarsi dal detto al fatto, senza garanzie è troppo rischioso, serve una progetto di cambiamento. Il libro che ho scritto è proprio questo, un progetto! :)

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  7. Ciao Francesco ho scoperto il tuo blog settimana scorsa e per quello che sono riuscito a leggere voglio farti i miei complimenti.
    Mi piace quello che scrivi perché non cerchi di imbonire la gente ma fornisci informazioni ed eventualmente il tuo punto di vista, è piacevole leggerti anche se a volte – non per colpa tua ma per l’argomento trattato- diventi un po’ troppo tecnico.
    Detto questo, pur comprendendo le tue intenzioni, non sono in totale sintonia con il tuo ultimo post ma – per quello che vale- ne scriverò più avanti.
    La domanda che mi pongo è :
    “perché molta gente vuole smettere di lavorare”?
    Voglio dire, tutti cercano un lavoro quando lo trovano sono contenti, dopo qualche anno – tradotto dopo aver messo da parte qualche soldo e aver risolto qualche problema legato alla mancanza degli stessi- si comincia con i lamenti con il desiderio di essere liberi e di fare altro.
    Secondo il mio modesto parere- come si dice butto lì il mio 1 cent. – quando qualcuno legge da qualche parte smettere di lavorare, intende non lavorare ma guadagnare comunque dei soldi.
    C’è molta gente felice, che lavora, che ha altri interessi e che li coltiva grazie anche al lavoro che fa.
    A guardare attentamente in realtà non si smette mai di lavorare, in qualcosa si è sempre affaccendati, la cosa da chiedersi è :
    lo faccio gratis, per passione, perché mi diverte o mi faccio pagare?... CONTINUA

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  8. ...CONTINUA
    Tu stesso per vivere spendi meno di 500 euro ma questi 500 euro li devi guadagnare.
    Se con il tuo stesso impegno – ad esempio scrivendo il blog quindi dedicando lo stesso tempo- ti dessero 25.000 euro al mese perché ti seguono 1.000.000 di persone probabilmente qualche banalità maggiore te la concederesti, magari non per te stesso ma per tua figlia o tua moglie, oppure diresti no dai datemi comunque 500 euro perché mi sono più che sufficienti, il resto a chi ne ha bisogno – allora sì che saresti ultrastraordinario.
    Volendo sviscerare tutto ai minimi termini si tratta solo di esigenze.
    Lavoro meno
    guadagno meno
    abbasso esigenze.
    Io ho provato tutte e due le “versioni”, racconto brevemente la mia esperienza. (la cosa sarebbe più lunga e complicata ma…scrivo il minimo per rendere l’idea)
    Quando c’erano ancora le lire io mi ero messo in testa di vivere con 10.000 lire al giorno.
    Non lavoravo, non avevo telefonino, potevo dedicarmi con piacere a piedi o in bicicletta- quindi senza costi- a girare i supermercati controllando prezzi al kg e al litro di quello che mi serviva. Non facevo la spesa una volta a settimana ma facevo il menù giornaliero e compravo quello che serviva giorno per giorno così non c’erano sprechi. Non accendevo il riscaldamento –tranne qualche eccezione ma usavo la mansarda con una stufa a legna. Legna che prendevo in un bosco vicino – che comunque non è legale, perché o il bosco è di qualcuno e quindi è proprietà privata o è dello stato- ma questo è altro argomento-
    Andavo a correre e giocavo a basket, a Natale o al mio compleanno mi facevo regalare solo indumenti utili scarpe o maglioni o camicie ma non le sceglievo io non mi interessava.
    Mia moglie lavorava e io mi occupavo della casa stiravo, cucinavo, tenevo pulito e tutti quei piccoli lavoretti che capitavano.
    Secondo voi lavoravo o non lavoravo? Ero impegnato tutto il giorno tra cose piacevoli o meno un po’ come oggi...CONTINUA

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  9. ...CONTINUA Oggi lavoro sono molto contento ho una posizione di primo piano nella mia azienda e guadagno circa 3 volte e mezzo lo stipendio di un impiegato “normale” e preferisco di gran lunga questa mia situazione.
    Certo potrei fare a meno di tante cose, a guardare attentamente tutto è inutile a parte acqua e cibo, volendo si potrebbe vivere in un posto caldo con una maglietta, un costume e un paio di scarpe/ ciabatte su una spiaggia bevendo acqua di rubinetto e chiedendo qualcosa da mangiare –chi ti rifiuterebbe un pezzo di pane, un frutto fuori da un supermercato ? ti lavi nel mare o nelle docce delle spiagge fai due chiacchiere con chi ti è vicino e di sera un posto per dormire se non fa freddo lo trovi. Se sei anche bello e sai parlare, ti sai porre con semplicità e modestia ceni e dormi a casa di gente conosciuta sulla spiaggia – io ad esempio metterei a disposizione le mie abilità in cucina e la mai esperienza negli sport da combattimento e difesa personale-
    Vivresti davvero senza soldi e senza lavorare, - grazie comunque alla carità di qualcuno- libero sotto le stelle, il cielo come coperta e la luna come lampada ( un tocco di poesia  ) ma sarebbe possibile.
    In ogni caso sempre ti mancherebbe qualcosa, oggi ho un po’ meno tempo ma lo baratto volentieri potendo permettermi altre cose alcune superflue altre indispensabili ma ci tengo a tutte e due, nell’altro caso, quello in cui non voglio lavorare avrei più tempo ma una parte la dovrei comunque dedicare a guadagnare dei soldi e nelle faccende domestiche.
    Inoltre se la tua insoddisfazione nasce da “dentro te stesso” dopo un po’ diresti:
    “ si bello non lavorare bello il mare il sole …ma che rottura di coglioni” …come dicevi qualche mese prima mentre lavoravi
    Quindi NON puoi smettere di lavorare.
    Puoi scegliere di lavorare senza farti pagare- vantaggio fare come ti pare sempre comunque con dei limiti dovuti anche alla mancanza di soldi- oppure farti pagare -svantaggio dovere a volte fare qualcosa controvoglia ma che ti permetta alcune cose superflue o indispensabili che altrimenti non avresti-
    Tornando alle persone “ordinarie” e “straordinarie” mantenendo il significato della tua distinzione e non volendo addentrarmi maggiormente nel discorso non si può generalizzare.
    Ho conosciuto persone ordinarie ma di una straordinarietà indiscutibile sempre felici sempre sorridenti e disposte a mettere la loro esperienza al tuo servizio solo per il piacere di farlo, e persone straordinarie fancazziste, pigre e inconcludenti che credono di avere dei sogni da inseguire ma aspettando che gli altri li esaudiscano.
    Ciao grazie per lo spazio che se ritieni opportuno mi concederai sul tuo blog.

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    1. Complimenti Elvezio concordo pienamente il tutto... attendo altri tuoi post...
      saluti a tutti Angelo

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    2. Eh Elvezio io apprezzo molto quello che scrivi, ma ti devi leggere un po della mia storia attraverso i vecchi articoli del blog per capire meglio tutto il percorso che ho fatto e perchè, nonostante io guadagni di più di 500 euro al mese, continui a vivere con così poco. Buona lettura :)

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    3. Ciao Francesco
      Ho letto a grandi linee la tua storia il tuo percorso e ribadisco che ti reputo una persona in gamba che ha seguito un suo ideale e ha trovato il modo di raggiungerlo. Sei soddisfatto della tua vita e di come la conduci e questo ti fa solo onore.
      Immagino che anche tu abbia avuto momenti difficili dovuti alla tua scelta, difficoltà, ripensamenti , montagne da scalare, gallerie buie da attraversare, ma mano a mano che camminavi la vetta era sempre più vicina, in fondo alla galleria si scorgeva una luce, e oggi credo tu ce l’abbia fatta.
      Bravo ti stringo la mano e ti abbraccio. Credo di sapere perché continui a scegliere di vivere con meno di 500 euro anche se guadagni di più( mi piace che specifichi meno :-) ) oltre a non essere schiavo del superfluo devi pensare anche a quando avrai 80 anni e non godrai di una pensione (almeno come la intendiamo noi lavoratori) ma di quello che hai accumulato/investito...CONTINUA

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    4. Rinunciare al superfluo è buona cosa se ne sei schiavo, cioè se per quel superfluo conduci una vita che non vuoi.
      Ho scritto precedentemente scelgo di guadagnare meno per avere più libertà e dedicarmi ad altro (che comunque non è smettere di lavorare ma cambiare lavoro) abbasso le mie esigenze. Perfetto.
      Ma l’errore nel quale si può cadere facilmente è associare la parola superfluo a qualcosa di negativo.
      Uno scrive:
      “io ho rinunciato al superfluo” e tutti pensano bravo.
      Perché?
      (attenzione Francesco non sto parlando di te e della tua situazione eh??? Tu hai trovato il tuo equilibrio e stai bene così, Il mio è un discorso generale su chi legge qualcosa e solo perché tu ci stai bene pensa che sia la regola per tutti.)
      Ho visto gente parlare del superfluo come il peggiore dei mali, due persone addirittura hanno detto che era ospite ad Arcore da Berlusconi ed era lui il vero responsabile dei festini a luci rosse, un sismologo giura che è il principale responsabile dei terremoti , mentre un altro scienziato dimostra la negatività del superfluo perché esiste il pelo…e come si sa è superfluo e va sradicato dal bulbo...CONTINUA

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    5. ...CONTINUA Scherzi a parte io non rinuncio al superfluo che mi interessa e …non ci crederete…sto bene….
      Un conto è se uno ne è schiavo, un conto è se uno non può permetterselo un altro conto è se uno può permetterselo e per x motivi ci rinuncia.
      Il superfluo è un piacere che ti dedichi, perché rinunciarvi?
      Mi sembra un po’ come, a parte motivi di salute, concepire un figlio in provetta. Un figlio oltre alle gioie è anche preoccupazioni…anche 30 anni di preoccupazione se va all’università…e tu rinunci per scelta a quei 7 minuti di piacere’???(ho usato 7 perché è di oggi la notizia che è il tempo giusto per il sesso né di più né di meno altrimenti fa male all’uomo) sono superflui…c’è la fecondazione artificiale…più “pulita”, asettica, più sicura…
      Attenzione, non sto dicendo che è solo il superfluo a dare piacere e che senza quello si è tristi eh??? Ci sono tante altre cose ma…una bottiglia di vino? Il sorriso di una persona che ami – figlia o moglie o chiunque essa sia- perché riceve una cosa superflua e inaspettata?
      Certo ci sono uomini che al compleanno della moglie le regalano un ferro da stiro…serve…non è superfluo…poi lei quando esce lo appende ad un orecchio dicendo alle amiche che non è un ferro da stiro ma è un orecchino a forma di ferro da stiro e che è l’ultima moda lanciata a Las Vegas
      Per concludere… (scusa Francesco mi dilungo sempre troppo spero di non essere noioso) io la vedo al contrario.
      Viva il superfluo e chi ci rinuncia potendo permetterselo rinuncia ad alcuni piaceri…e direi che non è il caso.
      Cazzo…che tristezza…se penso all’anima di una persona che non si concede una bottiglia di vino o una sera a teatro perché quell’artista è un genio e vale la pena vederlo dal vivo ma è superfluo…che mangia solo insalata e cereali perché fanno bene e gli altri alimenti oltre che nocivi sono superflui..
      Ciao (anche se superfluo ci tengo a salutare)
      Elvezio

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    6. Scusa Angelo non l'ho scritto prima grazie dei tuoi complimenti fa sempre piacere riceverli
      buon tutto...Elvezio

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    7. Grande Elvezio 4000€ di stipendio mica noccioline.
      Ma che fai di preciso ?
      Ciao

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    8. Ciao Davide. Sono responsabile commerciale di un'azienda di medio piccole dimensioni. Non mi imbosco .-) ...anzi...sono felice quando posso essere utile ai miei clienti, ai miei collaboratori e quando risolvo gli inevitabili problemi che sorgono in qualsiasi attività lavorativa...e non...
      ciao :-)

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    9. Complimenti Elvezio per la tua visione chiara delle cose

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  10. Proprio in questi giorni sto pensando con particolare accanimento che devo prendere una decisione definitiva riguardo la mia vita, che non posso attendere oltre. Devo decidere dunque se lasciare la mia bella Milano (ma con un clima e un inquinamento che gravano sulle mie già serie condizioni di salute), il lavoro sicuro e che mi garantisce un buon stipendio ma mi rende atrocemente infelice, il mio piccolo appartamento arredato con amore, per affrontare da sola, con mille difficoltà e fisiche, rinunce economiche e tanti rischi, una nuova vita, per ricominciarne una nuova, più semplice, alle Canarie.
    Il tuo articolo di oggi arriva proprio ad hoc e mi spinge ancor più verso la rottura definitiva con questa vita che non mi è mai appartenuta del tutto. Pertanto ti ringrazio.
    Avendo però già fatto in anni giovanili scelte drastiche, so che per ogni cosa si può pagare un prezzo altissimo. So anche che la parola felicità non esiste nel mio vocabolario personale e che, ovunque si vada, ci si porta dietro sé stessi. Nelle scelte di rottura non basta il coraggio, ci vuole un grande equilibrio interiore, delle radici forti e ben ancorate nella terra per poter affrontare le alee e le tempeste della vita, senza farsi trascinare via.
    Ciao.

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    1. Bei pensieri Loulou, ti auguro davvero di trovare la felicità che tanto vai cercando!

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  11. Sono pienamente d'accordo Francesco. Anch'io ho sempre rimarcato la differenza tra essere attori e registi della propria vita, piuttosto che spettatori impotenti.

    Iniziamo con l'ascoltare noi stessi e meno la televisione o i mass media in generale. Scopriremo che quello che veramente vogliamo, spesso, non coincide con quello che stiamo cercando di ottenere!!!

    Davide

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  12. Grande Elvezio. Quoto appieno su tutto. Anche se non la metterei troppo sul filosofico perché chi ha tutte le risposte forse non si è fatto tutte le domande...!

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    1. ehhh caro Gianluca si cerca sempre di avere una risposta per tutte le domande...ma...siamo sicuri che ci siano sufficienti domande per tutte le risposte disponibili?
      Mi dici di non metterla sul filosofico e usi una frase filosofica tu stesso? :-)
      Nessuno ha tutte le risposte ma ognuno ha le sue a seconda dell'argomento trattato.
      accidenti ti sto dando una risposta...mi sarò fatto la domanda corretta? :-)
      ciao

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  13. Ciao Elvezio, ho letto attentamente i tuoi post e in certi casi ho trovato la tua ironia molto divertente.
    da quello che dici evinco che tu sia riuscito a trovare il "tuo equilibrio" tra i pregi e i difetti del tuo modo di vivere; bene per te! questo modo di vivere probabilmente non ti creerà problemi con le persone che ti sono più vicine (famiglia, amici, colleghi ecc.), perché corrisponde a ciò che tutti noi tendiamo a considerare normale: lavori -> guadagni -> sostieni la famiglia e ti concedi qualche svago. nulla di male, anzi! ci sono persone però che in questo "meccanismo" non si trovano nella tua situazione di equilibrio, oppure che devono magari prima trovare/provare un percorso alternativo per trovare la propria stabilità interiore, o che hanno semplicemente necessità diverse. il punto sul quale Francesco probabilmente voleva concentrarsi in questo post è legato al fatto che spesso sono le persone più vicine (famiglia, amici, colleghi ecc.) a scoraggiaci verso la strada di una vita diversa. le cause di questi atteggiamenti sono quelli che ha descritto Francesco; ci metterei però anche un altro importante motivo: la paura. alla paura che si prova nell'intraprendere una cambiamento così importante ( e così necessario) si somma la paura di chi ci sta attorno, che spesso si trasforma in ostacolo. il timore che possiamo restare senza soldi, senza un lavoro, senza una casa, senza certezze. la vita ordinaria ci da delle certezze, ma non sempre ci da la felicità di quella che io chiamo "la vera vita". l'articolo di Francesco ci spinge ad avere forza anche (e soprattutto) verso gli ostacoli che ci pongono davanti le persone a cui vogliamo più bene, che sono spesso le prime ad alimentare i nostri dubbi, spesso inconsapevolmente e in buona fede.
    alla prossima.
    Ivan

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    1. Ciao Ivan grazie per la tua risposta condivido quello che hai scritto ma va approfondito.
      Scrivendo mi vengono in mente 1000 cose e un post non è sufficiente per cercare di illustrare il mio pensiero.
      Francesco da più di 5 anni –se non sbaglio- ha iniziato questo percorso, ha vissuto le innumerevoli “sfumature” di questo viaggio e vivrà le innumerevoli incognite che si presenteranno sul suo cammino.
      Nel blog che cura da così tanto tempo avrà affrontato già questi discorsi, sviscerato gli argomenti e ha avuto 5 anni per entrare nei dettagli.
      Difficile per me sintetizzare il mio pensiero, ci provo ma mi accorgo che lascio sempre indietro qualcosa ma non posso scrivere 20 pagine di post  che poi sarebbero comunque da riprendere.
      Ho scritto che quando ancora c’erano le lire – quindi molto prima di Francesco- vivevo ( in tre io mia moglie e mia figlia allora piccola) con 10.000 lire al giorno circa € 5,20 di oggi. Altri tempi, altri costi, d’accordo ma ho fatto anche questa esperienza.
      Velocemente per chiudere questo discorso preferivo allora oppure adesso? La risposta è inequivocabilmente ADESSO.
      Io ho raggiunto un mio equilibrio come hai scritto tu, ma perché sono passato attraverso 1000 ostacoli, come tutti ho avuto ripensamenti, indecisioni, momenti bui e super mega ultra incazzature.
      Ma preciso COME TUTTI, come lo stesso Francesco, io non credo che dal giorno dopo la sua scelta si sia sentito subito meglio, anzi, come ho scritto sarà stato male per la sua decisione, avrà deviato più volte il suo cammino credendo una cosa e trovandone un’altra, avrà pianto…ne sono quasi certo; (ho usato un punto e virgola…non li usa più nessuno)  oggi, ma credo ne abbia ancora di strada da fare, ha trovato la sua rotta e naviga in acque più o meno conosciute, avrà trovato la sua routine quotidiana con cose che reputa interessanti e che gli danno gioia...CONTINUA

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    2. …CONTINUA Esasperando il suo ragionamento –non è così ma voglio rendere l’idea- allora la sua vita è diventata “ordinaria” anche lui compie ormai le stesse azioni, ha un obbiettivo, vivere in futuro senza lavorare- ma le sue giornate hanno un andamento costante, deve, e sottolineo DEVE, aggiornare il suo blog, vendere il suo libro e chissà a quanti altri impegni deve far fronte.
      Ma li fa con piacere, li fa con gioia, ma come per tutti ci saranno giorni in cui ne ha voglia e altri giorni in cui gli pesa un po’ di più stare davanti ad un pc e scrivere come difendersi dalle banche.
      La stessa cosa per chi lavora, compie alcune azioni quotidiane lavorative, a volte noiose e a volte divertenti e ha come obbiettivo guadagnare senza più lavorare- si chiama pensione- certo forse arriverà più tardi di qualcuno che ha fatto la scelta di Francesco, ma non è detto che possa fermarsi prima, vivere con quello che ha guadagnato e poi avere una rendita fissa sicura.
      Questo per dire che la nostra insoddisfazione per la nostra vita, per il nostro quotidiano, non è necessariamente dovuta al lavoro ma è dentro noi stessi.
      Si può smettere di lavorare e udite udite essere comunque tristi e insoddisfatti.
      Si può essere addirittura figli di miliardari vivere senza lavorare spendendo quello che si vuole e essere insoddisfatti – e purtroppo le notizie di figli di ricchi che si uccidono o si devastano con droghe e alcool sono tristemente note- .
      Se ci pensiamo bene e siamo onesti con noi stessi, anche senza esternarlo, l’essere “vivi”, essere positivi e sorridenti con chi incontriamo, aperti a quello che ogni giorno ci offre non dipende dallo smettere di lavorare o meno…CONTINUA

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    3. …CONTINUA Quando tu scrivi che siamo frenati nel cambiare la nostra condizione di vita dalle paura di chi ci sta intorno sommate alle nostre ti capisco, ma permettimi di scrivere che queste, come tante altre motivazioni addotte sono solo scuse.
      E ci crediamo in queste scuse gli diamo valore altrimenti dovremmo ammettere di non avere il coraggio di farlo.
      Ogni viaggio soprattutto quando si affrontano strade sconosciute mette paura e ognuno di noi ha una voce interiore che dice: “ non farlo” “pensa a tua figlia” “pensa che non avrai più di che vivere” “pensa che stai rovinando la tua vita e che non potrai tornare indietro sarai un emarginato” e noi finiamo di darle retta perché è più sicuro.
      Tutti o quasi, amiamo il mare e ci piace fare il bagno, ma se pensiamo di tuffarci da una barca al largo dove non si vede la costa, nell’oceano, senza vedere il fondo siamo timorosi, non perché non sappiamo nuotare, non perché il mare ci spaventa, ma perché ci è sconosciuta quella determinata situazione non sappiamo cosa c’è sotto non vedendo il fondo pensiamo agli squali pensiamo alle correnti…tutti abbiamo paura di ciò che non conosciamo vale per le persone con differenti culture - ma questo è ancora un altro argomento - che per la vita non sappiamo cosa ci accadrà se abbandoniamo la nostra routine.
      Poi vediamo uno che si tuffa poi un altro poi un bambino e allora prendiamo coraggio e …scegliamo…sempre con un po’ di paura ci tuffiamo oppure non riusciamo ugualmente perché “a loro sta andando bene ma se arriva uno squalo è certo che attaccherà proprio me”.
      Come si può ben immaginare sono solo scuse, non troviamo il coraggio di tuffarci, se lo facessimo tutti i giorni- come i bambini di qualche atollo che si immergono in apnea al largo- diventerebbe la nostra routine e sarebbe normale, impareremmo a difenderci dai pericoli e a godere delle bellezze che ci circondano, come abbiamo fatto fino a questo punto della nostra vita con il nostro lavoro o attività varie quotidiane...CONTINUA

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    4. …CONTINUA Ora questo esempio per concludere che ognuno si porta un bagaglio di esperienza accumulato negli anni e non può essere uguale a 20- a 30 o a 40 anni. ( a 20 anni magari ti saresti tuffato oppure è il contrario a 20 non ti tuffi ma arrivi a 30 e lo fai)
      Se uno pensa a 25 anni di vivere fuori dagli schemi e dalla società andrà incontro a situazioni diverse da chi lo fa a 50 anni con già una casa sua un patrimonio sia in soldi che in “oggetti” accumulati negli anni.
      La cosa difficile è capire cosa si vuole davvero, una volta che l’hai compreso nulla ti può fermare ma una possibilità è anche scegliere di non smettere di lavorare…mai…
      Il motivo del mio post – poi ho divagato- era proprio sulla distinzione tra uomini ordinari e straordinari. Non è detto che chi lavora si alza alla mattina porta i figli a scuola, torni a casa per le 18,00 non abbia il tempo per inseguire i suoi sogni, sia infelice e la sua vita sia grigia, come non è vero che chi insegue i suoi sogni sia felice.
      Ad ogni modo… come diceva Max Muto il viandante del sogno… io non invidio nessuno che abbia raggiunto il suo obbiettivo… io viaggio volentieri…
      Ciao

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  14. Ciao, bell'articolo !! Sono d'accordo con l'Anonimo del 6/11 alle 00:35.
    Io ad esempio ho completamente rivoluzionato la mia vita, e l'ho anche scritto sotto ad altri tuoi articoli. Ho vissuto per anni all'estero facendo il lavoro per cui avevo studiato e guadagnando bene, riuscendo anche a mettere da parte un po' di soldini, mi divertivo con gli amici, facevo viaggi durante le ferie...ma non ero assolutamente felice. Sentivo che la mia vita non era completa, e anche se amavo la citta', sognavo qualcosa di diverso, qualcosa a cui pensavo da tanto tempo, ma che non riuscivo a mettere in pratica: vivere in campagna, con molti animali, e soprattutto all'insegna della decrescita e con pochissimi soldi. Per me i soldi sono una schiavitu' necessaria alla quale non mi sono mai adeguata.
    Il "destino" ha voluto che 5 anni fa incontrassi l'uomo con cui realizzare il sogno: vegetariano come me, siamo poi diventati vegani insieme e viviamo immersi nella natura, abbiamo un orto che curiamo e che ci rende quasi autosufficienti, un pozzo, pannelli fotovoltaici, e tanti animali salvati dalla strada e da situazioni di indigenza e pericolo. Siamo felici, di una felicita' che io non avevo mai conosciuto prima. Non ho un lavoro fisso, un po' per motivi di carenza di lavori stabili, ma soprattutto per scelta. Ci stiamo dedicando ad un nuovo progetto che vedra' la luce tra poco tempo e siamo entusiasti! Le mie priorita' sono cambiate e non me ne frega niente di avere quattromila vestiti nell'armadio, o scarpe costose all'ultima moda. Insomma, per me la vita ha assunto davvero un sapore straordinario, mentre prima era grigia ed ordinaria. Mi sento finalmente libera di essere e fare quello che piu' mi piace e mi fa sentire viva, e per me questo non ha assolutamente prezzo !! Saluti

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    1. Bellisima storia. Tanti complimenti da una vegana che vorrebbe tanto vivere come te ma per ora è ancora schiava del lavoro....ma prima o poi ce la farò. Una carezza a tutti i tuoi pelosi/piumati <3

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    2. Ciao Crissy, grazie di cuore e ti auguro di realizzare prestissimo il tuo sogno. Daro' una carezza ai miei bambini non umani da parte tua :) <3

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  15. Ok Elvezio, tu hai vissuto con 5 € al giorno, e sai cosa vuol dire, ma questo è solo un piccolo aspetto del discorso: il fatto è che si può vivere (e forse meglio) senza avere per forza un lavoro che ci obbliga a giorni/orari/persone aldilà della nostra volontà;stiamo scoprendo che ci possono essere alternative più felici e umane al meccanismo lavoro classico-stipendio, soprattutto per riprenderci il "tempo della nostra vita", e noi (che viviamo nel 2015) abbiamo internet che ci da una possibilità infinita per creare una alternativa. possiamo farlo con i tempi e nei luoghi che decidiamo noi... è una grande (enorme) differenza. io credo che se siamo arrivati a questo blog, e a leggere gli articoli di Francesco, probabilmente stiamo cercando "qualcosa di diverso" nelle nostre vite. io sto facendo il mio percorso, e sto capendo cosa può rendermi felice e cosa può solo illudermi di sentirmi felice. per me, per esempio, "smettere di lavorare" non significa disimpegnarsi totalmente nella vita, anzi; per me significaPOTERMI IMPEGNARE ancora di più in qualcosa che sento davvero che appartiene alla mia persona, ai miei desideri, alle mie passioni. non mi immaginerei mai di passare tutta la vita sul divano o a cazzeggiare senza far niente, anche se fossi straricco. ciò che farei è fare qualcosa (di remunerativo, non c'è nulla di male...) che sia fatto/scelto/voluto da me in base alla mia persona, e non in base a quanto mi daranno a fine mese. nel mio lavoro (che non mi dispiace affatto, anzi...) devo essere li, presente negli orari stabiliti e fare bene il mio compito, anche se per persone di cui ho poca stima, anche se volessi fare altro in quel momento; perché lo faccio? perché mi hanno insegnato che si deve passare la vita a lavorare per comprarsi una casa (da lasciare ai figli), una macchina, la tv, il telefono, le scarpe, ecc., e il tutto deve essere il più bello possibile. e sai quando mi sento davvero libero e felice? quando sono in ferie, cioè quando io posso gestire il mio spazio-tempo (a termine però, perché tra qualche giorno si ritorna a lavorare...); il problema è che sono in ferie 3/4 settimane all'anno; il resto lo passo a lavorare aspettando questa benedetta (o maledetta) "ora d'aria", come io chiamo le ferie. e sai cosa farei se non lavorassi (inteso come sto facendo ora)? studierei e proverei tutto ciò che mi appassiona (fotografia, viaggi, psicologia, sport, scrittura ecc...). allora sono arrivato a pensare che sto barattando il mio tempo (la cosa di più grande valore che abbiamo), il mio tempo migliore visto che ho 37 anni, per un po' di illusione di felicità fatta da cose belle da comprare, piccole evasioni, piccoli momenti di libertà, che mi posso permettere con quanto mi danno a fine mese. voglio precisare che non sono un pessimista, anzi tutt'altro, sono pieno di vita e sempre pronto ad affrontare le cose con il sorriso. sono sposato con una donna fantastica, ho rapporti bellissimi con la mia famiglia e un sacco di amici; ma mi sto facendo delle domande: qual'è la vita che vorrei fare? CONTINUA...

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  16. .... CONTINUA...Francesco, con il suo esempio, mi sta dando la motivazione e gli strumenti per capire come arrivare alla la MIA felicità. certo lui è stato bravo a trasformare tutto questo anche nel suo guadagno (non c'è nulla di sbagliato) e sicuramente è un impegno scrivere articoli tutte le settimane ecc..., ma lo fa con passione (e si vede), altrimenti tutto cadrebbe da solo. ma ripeto, qu non si parla di disimpegnarsi, anzi. io ho deciso di rallentare, scalare le marce, come si suol dire, cercare di intraprendere la "decrescita felice"; ho capito che cercare la felicità nel desiderio di ricchezza materiale è una gara persa in partenza: quando ho raggiunto 1000 vorrò 2000, e così via, fino a non avere mai pace. la felicità sta nelle piccole cose, nel rapporto con le persone, nel potersi sentire libero di esprimere le proprie debolezze, nel potersi fermare per guardare cosa abbiamo intorno, vedere gli occhi di chi ci passa di fronte, respirare in profondità e annusare gli odori... io non annusavo più gli odori. mi chiedo: dove stiamo andando tutti così di fretta? ai miei figli magari non lascerò una casa e un conto in banca pieno, ma spero di riuscire a insegnargli a vivere felici e ad avere fiducia in loro stessi. è solo questo tutto quello che gli occorre. scissa se sono stato un po' prolisso, ma come ben sai, è difficile non lasciarsi andare su questi argomenti. a presto. Ivan

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  17. Grazie. L'articolo potrebbe essere un mantra mattutino. Mi ha fatto bene. Tutto vero, eccetto invece che c'è chi ti ammira. Tu lo accenni, ma non lo sottolinei abbastanza. Gli ordinari non passano solo il tempo a giudicarti e a cercare di riportarti giù nel loro habitat. Alcuni ti ammirano ti sostengono e in cuor loro, e a volte anche a voce, dicono "vai". Vai tu per noi. Traccia il sentiero che forse un giorno, col coraggio in poppa, anche noi seguiremo.

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  18. Sono entrato anche io in questo percorso... Quella voce dal Cuore è diventata "assordante" e non riesco più a camminare su una strada già tracciata... Il vero percorso ora è quello che creo io... Mi sento un "disadattato" a volte, ma altre volte un fortunato ad avere occhi ed orecchie indipendenti, da ciò che ci viene distribuito tutto attorno... Ho solo bisogno di cominciare a conoscere veramente queste persone perchè è solo con loro che voglio un confronto, un giudizio, un consiglio da cui trarre la vera forza che ancora mi manca per fare "il passo"... Nel frattempo grazie per queste parole...

    Manuel

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  19. Benissimo Francesco tutti insieme dobbiamo tenere duro e uscire dal sistema ce la faremo

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  20. Grazie Francesco....
    io così stra-ordinaria, da sentirmi,solitamente, estremamente assurda....
    oggi mi sento meno sola, e meno sbagliata...

    emili.me

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