La Fobia Sociale di cui Tutti Soffriamo Inconsciamente

disagio sociale
la fobia sociale che ci ingabbia
C'è un male che di questi tempi trova terreno fertile per crescere ed espandersi e che rappresenta uno dei più forti ostacoli all'emancipazione dal sistema consumistico che ci tiene per la coda, sto parlando della fobia sociale, un disturbo che interessa sempre più persone e che ogni giorno ci impedisce di essere felici.

Sentirsi a disagio, aver paura di parlare, di prendere l'iniziativa e quindi di governare la propria vita e cambiarla, non dipende da come siamo fatti, ma in larga parte da come la società moderna si è evoluta. In quest'articolo impareremo a riconoscere questo male e a liberarcene definitivamente.


Perché ci sentiamo a disagio


L'uomo per natura è un animale sociale. Fin dall'alba dei tempi abbiamo cercato di essere "parte del gruppo", di avere rapporti solidi e profondi al fine di salvaguardare il nostro benessere fisico ed emotivo. Questa tendenza ad aggregarci e vivere insieme non è casuale, dipende da un istinto primordiale inconscio, presente nel nostro cervello, il quale ci fa provare sensazioni di benessere, gioia e soddisfazione quando sentiamo di aver creato un legame forte e sincero con un altro essere umano.  Nella preistoria essere ben voluti da altri significava poter contare su cooperazione e soccorso, aumentando enormemente le possibilità di sopravvivenza. Da qui il cervello ha imparato a gratificare questi comportamenti al fine di indurli.

La società esiste quindi per una ragione ben precisa e noi abbiamo la tendenza a farne parte perché, non solo ci conviene, ma è l'istinto stesso a dircelo.

Col tempo però la società si è trasformata radicalmente; se prima ci si aggregava per convenienza, oggi le persone sono obbligate a farlo. Se sei un banchiere, un barista, un impiegato o un commerciante, non eserciti una professione che ti permette (in modo diretto) di nutrirti, vestirti o stare al caldo. Se un commercialista, acculturato e stimato, ma che nella vita ha fatto sempre e solo quello, venisse prelevato dalla società e lasciato solo in una fattoria, probabilmente morirebbe di fame. La maggior parte delle persone può vivere solo perché altri hanno bisogno dei loro servigi, ma ne hanno bisogno solo perché facenti parte della società. Come spiega Zygmut Bauman tutto questo è avvenuto perchè l'uomo è passato dall'essere un produttore, all'essere prevalentemente un consumatore.

I ruoli quindi si sono capovolti: un tempo far parte di un gruppo dava un vantaggio, oggi invece non abbiamo altra scelta e questa è la principale causa del disagio sociale (o fobia sociale) che ci attanaglia, vediamo perché.



Obbligati a seguire le regole


Visto che la società ci tiene in pugno è evidente che ogni giorno siamo obbligati a seguirne le regole, pena la perdita del nostro status di individui sociali. Non importa quanto assurde o schiavizzanti siano i dettami che la governano, per vivere dobbiamo sopportarli. 

Ricordo che da bambino ero molto curioso e divoravo decine di libri riguardanti il mondo degli animali; ogni volta che leggevo qualche pagina sull'universo delle formiche non riuscivo a capacitarmi di come queste potessero decidere di sacrificare completamente la loro vita per far girare gli ingranaggi del formicaio. Perché fare così tante fatiche per sopravvivere, se sopravvivere significava fare le schiave tutta la vita? Nelle formiche, così come nell'uomo, l'istinto di aggregazione prevale sulla ragione, pertanto, per non veder minacciata la propria sopravvivenza, si passa una vita a lavorare e consumare, cioè ad obbedire alle assurde regole della società.

Ecco perché corriamo ad acquistare l'ultimo modello di cellulare anche se è quasi del tutto identico a quello precedente, il cellulare è un simbolo, poterlo comprare significa poter far parte della società. Ogni acquisto, utile od inutile che sia, consacra il nostri diritto a far parte del gruppo, quindi risponde al bisogno primordiale di sopravvivenza.

socialmente fobico
un esempio estremo di corsa all'acquisto durante i saldi


La Fobia Sociale, ovvero la paura di non essere adeguati o di essere giudicati dagli altri, dipende fortemente dal nostro grado di integrazione; più non riusciamo a soddisfare i requisiti che la società ci impone per farne parte, più ci sentiamo a disagio. Diventa quindi inevitabile alzarsi ogni mattina, buttarsi nel traffico e lavorare tutto il giorno, anche se odiamo farlo. Ci sentiamo obbligati ad acquistare, a fare i regali di Natale, di compleanno, a vestirci firmati, a desiderare macchine di lusso o andare in vacanza dove vanno tutti, perché se non lo facciamo ci sentiamo a disagio in quanto stiamo rompendo le regole della società.

La crisi poi non ha fatto altro che accentuare la paura di non poter più essere socialmente integrati: chi non lavora o non può più acquistare per dimostrare a se stesso e agli altri di aver diritto ad un posto nel gruppo, si sente a disagio e vive nella paura.



Gli estremismi come espressione della fobia sociale 


La trasformazione del concetto primitivo di "gruppo di persone" nell'attuale società dei consumi porta con se un altro grave problema, ovvero l'indebolimento delle relazioni tra le persone. Non ci aiutiamo più a vicenda, non trascorriamo "tempo di qualità" insieme, lavoriamo e ci aggreghiamo in luoghi dove i rapporti rimangono superficiali, come i bar, i ristoranti o le discoteche. Facciamo parte di un gruppo, ma solo perché viviamo schiacciati in orribili palazzi di cemento. Non ci sentiamo veramente parte di una comunità, non siamo più forti in questo contesto.

Si verifica quindi una perdita di identità, siamo anonimi, trasparenti agli altri, assolutamente rimpiazzabili e il nostro cervello interpreta questa perdita d'identità come una minacciata alla sopravvivenza fisica. Per combattere questo status genera in noi il disagio sociale, cioè una forma di difesa che ci spinge a cambiare la situazione. Questa mancanza interiore è talmente forte che porta molte persone ad aderire fanaticamente ad ideologie o correnti di pensiero, al solo scopo di ritrovare un piccolo senso di identità, di sentirsi parte di un gruppo unito e solido. Finisce che per alcuni persino il risultato di una partita di calcio è questione di vita o di morte.

Anche la vita sociale "online" ha preso piede sempre più prepotentemente per il medesimo motivo. La sensazione di essere abbandonati, di non appartenere a nessun gruppo è così logorante che ci spinge ad usare in tutti i modi i nuovi mezzi sociali virtuali. Perché molte persone farebbero di tutto per qualche mi piace in più su Facebook? Perché è diventato così importante caricare continuamente foto che facciano vedere agli altri come stiamo passando il nostro tempo? Perché alcune persone sono addirittura disposte a pagare per dei "pacchetti" di seguaci su Instagram? Ottenere mi piace, sapere che qualcuno ci osserva, che è partecipe delle nostre vite e che non siamo soli, sono tutte risposte al bisogno di placare il disagio sociale in cui versiamo. 

sentirsi a disagio nella sfera sociologica


Tutte queste cose sono vani e disperati tentativi di ricreare un collegamento con una comunità fantasma cui sentiamo di appartenere, ma che non riusciamo a vedere da nessuna parte. Dedichiamo 4 minuti alla visione di questo video, chiarirà quanto sia pericoloso buttarsi sui social per chiudere gli occhi di fronte all'evidente fobia sociale di cui soffriamo:


Risulta ora chiaro il perché non riusciamo ad essere felici all'interno della società moderna: dipendiamo da essa come si dipende dall'eroina, cioè non ne possiamo fare a meno, ma allo stesso tempo, per farne parte dobbiamo per forza diventarne schiavi, cioè lavorare e consumare per tutta la nostra vita, perché queste sono le sue regole. L'aspetto più inquietante risiede però nel fatto che, anche se seguiamo diligentemente la sue regole, all'interno della società non riusciremo mai a sentirci importanti, resteremo sempre anonimi e sostituibili. Tutto questo ci condanna ad un perenne stato di disagio sociale. Tutti ne soffriamo e non possiamo liberarcene, a meno che non cambiamo radicalmente la nostra vita. 

Farlo è possibile, richiede però alcuni piccoli sforzi:

  • Puntare a rafforzare e a vivere pienamente i rapporti umani;
  • Aprirsi sempre di più gradualmente a nuove esperienze, al fine di eliminare, nella misura in cui è presente, l'ansia sociale;
  • Dissociarsi dalla massa nel seguire le mode del momento;
  • Dare una direzione alla propria vita, e lavorare per seguirla. È necessario avere un impegno con se stessi in modo da crearsi quell'identità oramai perduta e arrivare un giorno a vivere delle proprie passioni;
  • Informarsi il più possibile confrontando diversi punti di vista, in modo da non essere ingannati dalle pubblicità;
  • Comprare una cosa solo se realmente ci serve. Spesso siamo stregati dal marchio o dalle centinaia di caratteristiche in possesso dell'oggetto anche se di queste ne usiamo 10. Ma bisogna capire che per quanto la tecnologia non sia il male, essa è utile solo se può adempiere a uno scopo.
  • Dipendere il meno possibile dal denaro e dai soldi, trovando la "vera forza", cioè la capacità di badare a se stessi e alla propria famiglia in modo diretto, coltivando, autoproducendo e riscoprendo i lavori manuali.

Da non perdere: Come Stabilire Cosa Fare della Propria Vita

Solo così potremo smettere di soffrire di questa tremenda ansia sociale, che ci fa stare male e ci impedisce di realizzarci come individui. Apriamo gli occhi, guardiamo la società in cui siamo immersi per quello che realmente è: un insieme di regole assurde, appositamente forgiate per opprimerci. E' ora di vivere realmente la "nostra" vita, altrimenti non solo resteremo per sempre schiacciati dalla fobia sociale, ma un giorno ci risveglieremo infelici e pieni di rimpianti... e sarà troppo tardi.

Questo articolo sulla fobia sociale è stato scritto da Clint Morrini, responsabile del blog Ottieni la Tua Vita un ottimo posto dove trovare utili e ben curati articoli sul tema della crescita personale, particolarmente interessanti per chi cerca strategie per raggiungere i proprio obiettivi e migliorare la propria vita. Grazie Clint! :)

7 commenti:

  1. Tutto tremendamente vero! l'articolo è interessante,perchè descrive la situazione sopratutto delle grandi città del nord Italia,perchè in alcuni paesini del sud esiste un rapporto più umano con il prossimo.Tuttavia penso che il vero disagio sociale non sia tanto non avere soldi per consumare,ma nello stile di vita alienante della società moderna che ci fa correre sempre,con ritmi non naturali,in città sempre più affollate e cementificate,rapporti umani sempre più effimeri,valori e usanze che stanno scomparendo generazione dopo generazione,e così via...

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    1. anche nei paesini del nord se è per questo

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  2. Non sono del tutto d'accordo sull'utilizzo dell'espressione 'fobia sociale' riferita alla masse anziché ai singoli individui, mentre i contenuti generali del post sono assolutamente condivisibili.

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  3. Ciao Francesco, hai visto questa perla?

    https://www.youtube.com/watch?v=ZBtBePnUOZU

    Le motivazioni del signore sono fantastiche :=)

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  4. A proposito di fobia sociale... come ti posso corrompere per avere anch'io un link dal tuo blog ^_^
    Scherzi a parte non sapevo facessi guest blogging altrimenti mi sarei già proposta.

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  5. Tutto pienamente condivisibile come del resto anche altri articoli che ho avuto modo di leggere. Complimenti.
    Vorrei solamente spargere un seme di dubbio (tra persone intelligenti è la norma) all'interno di smetteredilavorare.it, ovvero: come possono essere rielaborati e/o integrati i contenuti del blog se ad una persona PIACE il lavoro che sta facendo? Grazie mille Francesco leggo sempre molto volentieri i tuoi articoli.
    A presto

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  6. Come lettore di questo blog da oramai un anno e avendo ricominciato a leggero dal primo post in poi ( come fosse un diario di viaggio) in risposta al l'anonimo del 9 febbraio posso affermare che il dubbio sollevato può essere risolto approfondendo la tematica del blog. In poche parole, se il tuo lavoro ti piace e non lo vivi come una schiavitù, allora sei avvantaggiato nel raggiungimento dello scopo, ovvero vivere delle proprie passioni. Smettere di lavora nel contesto del blog significa smettere di essere schiavi del sistema, ma se prestiamo attenzione "lavorare" è uno dei modi proprio per uscirne. Il lavoro è una cosa nobile, se parte dal cuore eleva la persona. Parere personale, ma credo che il lavoro debba essere anche "duro" per dare soddisfazione. Abbiamo bisogno di aumentare la nostra fiducia in noi stessi, pertanto essere fannulloni ci trascinerebbe nella frustrazione. Ma se il lavoro che fai fosse "duro" ed allo stesso tempo imposto e schiavizzante? Pertanto sei fortunato a provare già piacere nel tuo mestiere. Un saluto, Max

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