Vivere Bene è Molto Semplice, ma Nessuno ce lo Spiega

bene
Complicarsi la vita per niente
Non credi che sia giunto il momento di chiederti se stai vivendo bene? Non lo dico perché oggi è l'ennesima giornata di pioggia e mi annoio, ma semplicemente perché questa è l'unica domanda importante che bisognerebbe porsi. Non dimentichiamoci mai che vivere felicemente è l'unico scopo della nostra vita, quindi, se per caso non ti sembra di vivere bene, credo sia opportuno fare subito qualcosa.

In questo articolo vorrei spiegare perché sono arrivato alla convinzione che la vita sia una cosa estremamente semplice, un concetto basilare che tuttavia tendiamo a complicare in modo (direi) estremo, condannandoci ad uno stato d'infelicità costante.


La vita è una cosa semplice


Quando ero un ragazzo provavo un senso di profonda angoscia ed inadeguatezza pensando al futuro, non avevo ancora terminato gli studi, avrei dovuto fare l'università, trovare un lavoro, vivere da solo, cucinare, lavarmi i vestiti, essere autosufficiente in tutto, costruire una casa, sposarmi, crescere dei figli. Mi sembrava tutto così immensamente difficile e inadatto alla persona che ero: dove avrei trovato le risorse mentali, fisiche ed economiche per fare tutto questo? Ero negli anni più spensierati della mia vita e invece di pensare a vivere bene la mia adolescenza, già sentivo il peso dell'intera vita addosso! Se avessi scelto di seguire la mia Linea di Minor Resistenza non avrei fatto nulla di tutto questo, ma ero già completamente assorbito dal sistema e l'idea che nella vita non fosse realmente necessario seguire il percorso "standard", non mi passava nemmeno per l'anticamera del cervello, così, con grande fatica, ho seguito tutte le regole che il sistema mi imponeva.

Ho fatto così tante cose contro volontà e contro voglia che, quando ho finalmente realizzato che la libertà di essere come mi pare e piace non ha prezzo, ho iniziato a fare solo quello che veramente mi andava di fare, fregandomene di tutto il resto.

Sono oramai tre anni che vivo in questo modo, che attuo decisioni controcorrente infischiandomene del giudizio degli altri e pagando caro il prezzo della mia diversità, ma solo da pochissimo credo di aver definitivamente compreso una lezione che avrei tanto voluto mi venisse impartita molti anni fa: la vita è una cosa estremamente semplice, e nella sua semplicità c'è molto spazio per la felicità. Siamo noi che la complichiamo, che ci carichiamo sulle spalle fardelli inutili, siamo noi gli ignari artefici della nostra profonda infelicità. 


Come complicarsi la vita (for dummies)


In quanto esseri viventi abbiamo sostanzialmente bisogno di nutrirci, fine. La vita, nella sua forma più semplice è questo, persone che si alzano al mattino e devono mangiare per vivere. Se fossimo soli su un'isola deserta la prima cosa a cui ogni giorno penseremmo sarebbe procurarci il cibo, poi ci preoccuperemmo di avere un riparo se piove e qualcosa per coprirci quando e se fa freddo. Si tratta naturalmente di un esempio estremo ma, a parte morire di noia, per vivere bene non avremmo bisogno di altro, perché la nostra vita sarebbe la più semplice possibile. Probabilmente moriremmo giovani, magari stroncati da una semplice influenza, ma è meglio vivere una lunga vita infelice o una breve e serena?

Ogni tanto ci dimentichiamo che qualunque cosa facciamo, siamo comunque destinati tutti a morire.

Diamo ora uno sguardo alla nostra vita: non vi sembra che sia immensamente più complicata di quella appena descritta? Abbiamo la testa piena di pensieri e un'infinita lista di cose da fare, una quantità smisurata di doveri e preoccupazioni, problemi che spuntano come funghi e difficoltà che sembrano crescere invece che diminuire. E questo lo chiamiamo vivere bene? Benessere derivante dall'appartenere alla società?

Non ci basta mangiare, bisogna prendere l'aperitivo e cenare al ristorante costoso che serve piatti etnici. Non è sufficiente ripararsi dal freddo, è assolutamente necessario avere un armadio che straborda di vestiti di ogni sorta, appariscenti, firmati, costosi. Non ci basta un riparo dalla pioggia, dobbiamo acquistare mobili, elettrodomestici, quadri e decine di soprammobili che ci intasano ogni mensola.
Qualcuno potrebbe obiettare che questi sono "i piaceri della vita", può darsi, ma non dimentichiamoci che mangiare al ristorante è costoso e per avere i soldi serve lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, che i vestiti vanno lavati, stirati e appena sono fuori moda buttati. Serve la lavatrice e se viviamo in un piccolo appartamento anche l'asciugatrice. Tutto questo funziona con acqua e corrente elettrica, che vanno pagate e quindi via a lavorare, ma per lavorare serve l'automobile, che non potevamo permetterci e l'abbiamo presa a rate, e ora ci costa un occhio della testa di manutenzione e assicurazione. E poi la casa in cui viviamo: anche questa non ce la potevamo permettere, ma la pagheremo nei prossimi 30 anni di sacrifici, arredata con mobili ed elettrodomestici che non potevamo permetterci, che va pulita, mantenuta, su cui ci paghiamo tasse spropositate e che abbiamo assicurato perché se succede qualcosa…

buttare via tutto


Io non ci vedo poi tutti questi piaceri, più che altro noto complicazioni, pensieri e problemi, ovvero la ricetta per l'infelicità! Come si può vivere bene in mezzo a tutto questo: prendiamo una cosa così semplice e lineare come la vita e la complichiamo immensamente, ricoprendola di inutilità che richiedono tempo, soldi e attenzioni, che a loro volta generano altre inutilità.


Chi ci obbliga ad essere così? 


Fin da piccoli veniamo delicatamente introdotti al sistema, leggasi sbattuti in un asilo nido già a pochi mesi dalla nascita, perché ovviamente i genitori devono lavorare, altrimenti come facciamo a mantenere ed incrementare il grado di complessità a cui abbiamo "elevato" la nostra vita? E crediamo di fare la cosa giusta, di essere addirittura dei privilegiati!

Cresciamo con questi insegnamenti, con la convinzione che la vita non sia vita se non abbiamo tutto e facciamo tutto quello che bisogna fare. La maggior parte di noi nasce e muore senza nemmeno realizzare di aver passato la propria esistenza a complicare qualcosa di semplicissimo. Al contrario continuiamo a moltiplicare impegni e doveri, a lavorare come pazzi per guadagnare soldi che poi spendiamo in cose inutili, che non ci fanno vivere bene, a credere che se la società continui a marciare solo se il denaro gira e tutti possono comprarsi tutto; solo allora vivremo bene e saremo felici.

Il governo ci regala 80 euro per spingerci a spendere di più, anche se in realtà non lo siamo perché sotto sotto ha introdotto nuove tasse. Siamo poveri come prima, ma ci sentiamo più ricchi quindi spendiamo. Alla fine quindi siamo ancora più poveri e abbiamo una vita ancora più complicata, perché acquistare aggiunge complessità che ci fa stare peggio. E in questo modo dovremmo vivere bene? Più poveri, più incasinati e con il continuo senso di colpa di non aver fatto ripartire l'economia perché (ci dicono) non spendiamo ancora abbastanza.

Leggi anche: Sono Convinto che Vivere Senza Soldi Sia un Bene



Cosa fare per vivere bene


E' evidente che in questo modo non saremo mai felici e non vivremmo mai bene come speriamo: ogni oggetto che acquistiamo, ogni servizio che sottoscriviamo e ogni obiettivo che ci prefiggiamo, che non sia direttamente legato alla nostra felicità, aggiunge un grado di complicazione in più alla nostra esistenza. Se decidiamo di accettare una promozione perché siamo bravi lavoratori, otterremo sì più denaro, ma probabilmente avremo meno tempo, più responsabilità e preoccupazioni. Si potrebbe pensare che i soldi in più possano aiutarci a vivere meglio, ma questo sarebbe vero se fossimo capaci di gestirli in modo attento e se la nostra nuova posizione lavorativa non comportasse anche più uscite in denaro. Generalmente non è così, chi ha più liquidità spende di più e acquistando aggiunge altri gradi di complicazione alla propria vita: ad esempio potrebbe permettersi una domestica che apparentemente, tenendo pulita ed in ordine la casa, dovrebbe migliorarci la vita, ma quello che accade realmente è che la governante va pagata, gestita e licenziata se non lavora bene (complessità) e poi il tempo risparmiato lo sprechiamo per lavorare di più o per fare shopping, tutte azioni che a loro volta aggiungono altra complessità alla vita.

Se diamo retta a ciò che la società ci spinge a fare, in un batter d'occhio ci troviamo a dover gestire una vita ingarbugliata e piena di cose da fare, azioni che generano pensieri e talvolta preoccupazioni, impedendoci di vivere meglio e in modo rilassato.

Questo è ciò che accade ogni giorno, definito il modo "normale" di vivere, un crescente sovrapporsi di problemi che ci auto-generiamo.

Per vivere meglio, quello che serve fare è semplice: ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, anche la più banale, chiediamoci se questa aggiungerà gradi di complessità e difficoltà alla nostra vita, e regoliamoci di conseguenza. Più siamo bravi a tenere lontane tutte le azioni e le abitudini che in qualche modo ci caricano di pensieri e responsabilità, più la nostra vita sarà semplice, meglio vivremo.


Conclusioni


Da quando ho semplificato la mia vita, ho iniziato a vivere meglio, in maniera estremante pacifica e serena, e vorrei che anche voi lo faceste, perché il segreto della felicità è semplicemente questo, scrollarsi di dosso tutte le complicazioni inutili che siamo soliti caricarci sulla schiena, e semplificare al massimo la nostra vita, in modo che la sua gestione sia facile e non generi problemi.

star bene correndo


Quando racconto delle mie corse nei boschi e dei sentieri abbandonati che ripercorro, molti mi chiedono perché non traccio i percorsi con uno dei tanti software per smartphone e poi li condivido sui social, perché non porto con me un orologio per cronometrarmi, un cardiofrequenzimetro, non ascolto musica, non mi porto dell'acqua ecc… Corro senza niente, siamo solo io e le mie logore scarpe da trial, perché il bello di sfrecciare nei boschi sta nella sua semplicità, nell'osservare la natura, incontrare un cerbiatto e il suo piccolo, bere dalle fonti naturali, esplorare posti nuovi e godersi il silenzio. Tutto il resto è superfluo e non mi farebbe vivere meglio questa esperienza, anzi, probabilmente una volta su due mi girerebbero le scatole perché lo smartphone non è carico, il GPS non ha funzionato come doveva e i miei tempi di percorrenza sono peggiorati.

E' di questo che parlo quando sostengo che per vivere bene dobbiamo spogliarci delle inutili complessità, perché la vita è una cosa semplice, estremamente semplice e ci serve veramente poco per essere felici, mentre più abbiamo più tutto si complica ed aumenta la probabilità di essere insoddisfatti.

26 commenti:

  1. Condivido appieno! Ritengo inoltre che talvolta basta affrontare le situazioni col dovuto distacco senza privarsi di chissà che cosa. La vita è veramente una cosa semplice (anche io fatico a ricordarlo), succede però spesso che sono sbagliati i termini di paragone.

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  2. meraviglioso.... condivido in pieno,lo stile di vita ideale a cui tutti devono tendere. Complimenti
    Prefebilmente lontano da questa Italietta,però.....
    In paesi più rilassati,come Costarica,Uruguay,Ecuador,Panama

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    1. perchè a te gli atolli fanno davvero schifo? ne trovo uno senza problemi nucleari e mi ci tuffoappesce senza nemmeno lo snorkel che poi mi complica. se l'atollo è deserto me ne frego pure del costume e ci faccio sguazzare anche la mia personale murena in quel tocco di paradiso.

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    2. Sarcasmo inutile e fine a se stesso, quanta pena che mi fa.

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  3. Dai Francesco, una bottiglietta d'acqua te la potresti anche portare :=) Bell'articolo, hai perfettamente ragione. Alessandro

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  4. ormai ti seguo sempre e..... ogni tanto mi costringi a ricordarmi di me .....

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  5. Si anche a me piacerebbe andare in Montagna, ma non ho i soldi per andarci...quindi si dipende sempre dai soldi....

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    1. Come il 99,9 % della gente non hai compreso appieno l'articolo. L'hai letto solo col pregiudizio che le cose in essa contenute non fossero applicabili cambiando il contesto. Chiaro è che sarebbe l'ideale poter vivere in mezzo alla natura ma purtroppo la sovrappopolazione non lo permette, la cosa che però tutti possiamo fare è trovare la nostra dimensione all'interno del contesto nel quale ci troviamo. Se abbiamo degli obiettivi che possono essere come quelli di Francesco possiamo sempre cercare di adoperarci per raggiungerli. Se amiamo correre facciamolo in un parco, luogo come per fortuna si trova in tutte le città che possano definirsi vivibili. Se poi uno si trova ad abitare in un luogo malfamato, sfatto, grigio e deprimente forse è perché quel luogo lo ha inconsciamente scelto o prima ha adoperato scelte economiche fallimentari. Ma rispondere ad un articolo profondo con un semplice "dipende sempre dai soldi" fa capire all'interlocutore che per noi non c'è più speranza, ma non economica bensì psico-spirituale. Saluti.

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  6. eh eh eh...la filosofia d fondo e' l'Epicureismo..comunque bell'articolo,abbiamo senz'altro bisogno di piu' semplicita'..e di vivere con sobrieta'

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  7. Ah ah ah, che sana risata mi hai fatto fare !!!
    A volte mi sembra che i tuoi articoli li abbia scritti io !!!
    FRAncesca

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  8. Condivido tutte le strategia da te adottate per essere felici, ma non credo sia possibile esportare questo modello a tutti (o alla stragrande maggioranza), perché non sarebbero più possibili tutti quei servizi ai quali siamo abituati oggi, come ad esempio l'uso delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione; come i servizi sociali pagati con le tasse della comunità, ad esempio la cura della salute, che qualcuno, compiendo la propria (odiata/amata...) routine quotidiana lavorativa ci permette di avere.
    ciao

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    1. Vorrei rispondere io a questo commento, sostenendo che purtroppo questo modello non è possibile esportarlo a tutti per due macro categorie di motivi: 1- non tutti amano la natura, non tutti desidererebbero vivere in un ambiente dove è necessario un minimo di adattamento ad esso (e non il contrario, come nelle città) e dove i "servizi" (parolona che ormai è diventata come un mantra) non sono "all'altezza" delle nostre regali aspettative da "vincenti". Non voglio fare lo sbruffone ma solo sottolineare dei punti chiave tali per cui le persone si sentono superiori ad un ambiente del quale e nel quale fanno solo parte. 2- la sovrappopolazione ha portato inevitabilmente le persone ad ammassarsi come sardine in città sempre più grandi ed affollate, dove la persona non è più considerata un tutt'uno di mente corpo e spirito e facente integralmente parte di un sistema che la supporta e le da nutrimento (natura) bensì diviene un numero fra tanti numeri (civico, di assicurazione, numero di attesa, di pratica ecc ecc) e collegandosi al punto 1 molte persone diventano dipendenti da questo anonimato e perdono gradualmente la voglia e la capacità di pensare realmente a se stesse come persone e si limitano ad esistere come società. Cosa molto triste ma ormai all'ordine del giorno. Conclusione: chi vuole davvero cambiare le cose una strada la troverà, gli altri come sempre è successo e come sempre accadrà avranno già la scusa pronta da usare. PS: la vecchia storiella del "è grazie a chi lavora che tutti possono permettersi bla bla bla" non funziona più visto che con i ticket sanitari alle stelle, i soldi delle nostre tasse impiegati per ingrassare chi sappiamo noi e i disservizi che ne derivano, beh dopo tutto questo la gente ha capito che forse è meglio prevenire che curare e che vivere ad ogni costo nonostante tutto non sia la soluzione più auspicabile...

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    2. inserendo il post di prima avevo immaginato già che qualcuno tirasse fuori le anomalie delle struttura organizzativa attuale dei paesi occidentali e soprattutto la condizione italiana... e dell'anonimato nel quale oggi essa ci ha rilegati.
      ma caro amico/a, chi scrive è una persona che, perennemente insoddisfatta della condizione in cui vive, ha fatto tante esperienze sia lavorative che di stili di vita.
      Ti posso assicurare che in Africa, il solito esempio, sono molto più a contatto con la natura di quanto noi ci possiamo sognare in occidente, con i rischi e pericoli che questo comporta, eppure non vivono meglio di noi; forse sono più spensierati, meno stressati, ma si ammalano e muoiono molto più facilmente di noi.. e questo è risaputo a tutti.
      L'idillio "natura" così come l'ho immaginiamo noi discosta molto dal concetto reale di "natura che non perdona" nella quale sono costretti a vivere loro.
      Potresti rispondermi che noi abbiamo le conoscenze tali da produrre con maggiore efficienza perturbando meno gli ecosistemi naturali (queste sono le nuove concezioni dell'ecologia moderna), ma questo ormai è un sogno attraverso cui l'uomo vorrebbe rimediare alle modifiche strutturali che ha imposto agli ecosistemi naturali, ma cmq la vedo dura.
      Ritorniamo quindi al concetto/i di sostenibilità: sostenibilità ambientale vuol dire rimanere all'interno della capacità portante di un sistema affinche questi possa continuare ad auto-alimentarsi . Gli ecosistemi colturali antropizzati non sono per niente autosostenibili, Il contadino oggi ha bisogno di fertilizzanti e di chimica per ottenere produzioni economicamente vantaggiose->energie fossili non rinnovabili frutto di bioaccumulazione nelle ere passate.
      Tu mi dirai, abbiamo la permacoltura ed A. integrata ed attraverso tali tecniche possiamo ripristinare la fertilità del suolo... vero, ma si tratta di un'agricoltura estensiva e quindi la capacità produttiva/ettaro è molto inferiore rispetto al sistema colturale basato su fertilizzanti. Tutto questo si traduce che appena l'apporto di energia accumulata negli idrocarburi si esautirà, se nel frattempo non avremmo rivoluzionato il sistema di approvvigionamento energetico in sostenibile, ci ritroveremo di colpo a dover lottare per risorse limitate (già oggi in parte comincia ad accadere a causa dell'aumento del costo degli idrocarburi, forse anche perchè pilotati in un mercato perlopiù monopolizzato).
      Quindi il fatto è che siamo cresciuti di numero sul pianeta è potuto accadere perchè ci siamo avvantaggiati della bio-accumulazione passata e ne stiamo "godendo" in termini di riduzione del lavoro somatico, trasformandola in beni/servizi e ci siamo dedicati a creare i sistemi complessi della nostra società, la quale ha sicuramente dei caratteri di assoluta insostenibilità ambientale e forse oggi anche sociale, dovuti alla sua natura antropica.
      Per concludere, personalmente penso che sovrappopolazione sia un problema che presto verrà prepotentemente a galla sus cala mondiale, con numerose ripercussioni di carattere sociale...
      viveri felici è senz'altro un obiettivo principale per l'uomo, ma dubito che ci possano essere le condizioni tali sul pianeta per la maggioranza delle persone, anche seguendo questi modelli, per mantenere ad una condizione di stabilità sociale, li vedo più come modelli di transizione.
      Bello cmq il confronto;
      ciao, Antonio

      .

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    3. Francesco, cosa ne pensi della sostenibilità ambientale del pianeta, considerando la crescita demografica mondiale? quale pensi possa essere lo scenario sociale ipotizzabile durante la fase decrescente e dopo la fine dell'era degli idrocarburi?
      Ciao, Antonio

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    4. Prima di tutto bisogna vedere se gli idrocarburi finiranno a breve, perchè stanno trivellando come pazzi e le multinazionali del petrolio hanno capitali così elevati da potersi permettere progetti enormi per estrarre a profondità incredibili, nelle zone polari ecc... Si tratta di un business immenso che ostacolerà le rinnovabili ancora per molto.

      Detto questo oggi le tecnologie ci sono per vivere senza idrocarburi, il problema è che non ci sono interessi ad investirci perchè chi detiene i brevetti sono le stesse grandi compagnie petrolifere, pertanto saranno loro a decidere quando il cambiamento avverrà, e siccome cambiare costa, avverrà certamente tra molto tempo.

      Nel frattempo è probabile che l'inquinamento arrivi a livelli insostenibili ed è lì che ci giochiamo tutto, bisogna vedere se la catastrofe mondiale che si sta delineando arriverà prima o dopo la fine del petrolio e (sopratutto) se non si stia innescando un meccanismo irreversibili.

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    5. Sono perfettamente d'accordo con te: sarà più determinante e prossimo il fattore inquinamento che la fine degli idrocarburi...

      Volevo ritornare ancora sulla crescita demografica globale: poichè tutta l'energia attualmente disponibile sulla terra è derivata e deriva ancora oggi dalla nostra stella (ovviamente non la nucleare), penso e sono sicuro che siano molti studi scientifici in tal senso, che ci sia un limite massimo, ed anche un punto di non ritorno, fra consumi/produzione (irraggiamento) che è impossibile superare per sostenere la vita sulla terra (oltre la semplificazione/distruzione degli ecosistemi). Secondo me questo limite attualmente è stato ampiamente superato e viene sorretto solo dall'apporto degli idrocarburi.

      Circa le fonti rinnovabili, ancora circoscritte a pochi punti percentuali sul totale dell'energia prodotta, ci sarebbe da puntualizzare che gli apparati, ad es. pannelli solari, generatori eolici, vengono attualmente costruiti sempre con l'apporto delle fonti fossili e non garantiscono efficienza infinita, quindi prima o poi bisognerà ricostruirli!

      Le multinazionali del petrolio pilotano le sorti delle energie del pianeta; dal canto nostro, sarà difficile rinunziare agli stili di vita che l'energia a basso costo ci ha portato ad assumere.

      Speriamo ....

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    6. Una delle soluzioni può tranquillamente essere dettata dall'equilibrio ovvero sia l'utilizzo di risorse rinnovabili unita alla diminuzione di consumo di risorse stesse. Chiaro è che se tutti volessimo energia gratis a quantità illimitate per sprecarla in attività non strettamente necessarie e a dirla tutta anche inutili. beh non ci basterebbe di certo un pianeta, ma nemmeno 3. Se invece vogliamo garantirci il livello minimo ed accettabile di comfort possiamo tranquillamente già da ora avere a disposizione molte soluzioni più o meno costose che potrebbero fare al caso nostro. Oltre a quelle citate da Francesco possiamo attingere al fai da te, chiaramente con valori di efficacia ed efficienza inferiori ma che tranquillamente potrebbero bastare alle nostre necessità. Per esempio, se non abbiamo tanti soldi da investire in un impianto solare per l'acqua calda sanitaria possiamo sempre adoperarci (a seconda dello spazio a disposizione) per creare da noi il nostro impianto costruendolo addirittura con bottiglie di plastica vuote. Secondo me il punto fondamentale ed iniziale per risparmiare è capire di cosa abbiamo bisogno, perchè se analizziamo la situazione e ci accorgiamo di cosa utilizziamo e di cosa potremmo ridurre a livello di utilizzo capiremmo in un batter d'occhio che magari un piccolo impianto autocostruito potrebbe bastarci per farci una doccia e lavare i piatti o magari gli indumenti. Se capiamo che abbiamo il lavoro a 12 km di distanza e l'auto la usiamo si e no (escluso il lavoro) una volta a settimana e magari x sfizio potremmo adoperarci per investire qualche centinaia di euro in una bici veloce che possa farci arrivare al lavoro abbattendo drasticamente le spese che dobbiamo sostenere per l'auto. Ripeto, dipende tutto dalla corretta analisi che facciamo dei nostri bisogni che comunque deve confrontarsi ahimè con i nostri vizi, la nostra pigrizia e la nostra dipendenza dalle comodità forniteci dal "progresso"...

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    7. io sono convinto che con tutti questi accorgimenti ed altro ancora non si potrebbe garantire il sostentamento dell'attuale popolazione mondiale, con trend in crescita, ai livelli della civiltà occidentale (intendendo quella di almeno mezzo secolo fa), anche riducendo drasticamente gli sprechi, senza avere l'integrazione da parte delle energie da idrocarburi o nucleare (non rinnovabili), seppur con incrementi notevoli nella produzione rispetto agli attuali delle fonti rinnovabili.
      Se in questo istante nel pianeta togliessimo di colpo le energie/beni derivanti dagli idrocarburi e dal nucleare, gli stati ingaggerebbero guerre spietate fra loro.

      Vorrei ricordare che l'80% delle risorse mondiali attuali (finite), vengono utilizzate da circa il 20% della popolazione mondiale (occidente). Se tutti volessero vivere come noi, o semplicemente rinunciando a qualcosa, il pianeta non potrebbe più sostenere tale richiesta.
      Siamo e stiamo diventando troppi per un pianeta di 6100 km c.ca di raggio!

      Continuiamo a fare quello che possiamo per ridurre gli eccessi e speriamo di cavarcela...
      ciao, Antonio

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    8. X Antonio: sono l'anonimo del 15 settembre 2014 che ti ha risposto per primo, ti ringrazio se il confronto ti è piaciuto anche se non ho avuto modo di replicare fino ad ora... Tu mi parli del fatto che in Africa si vive peggio e si muore prima, verissimo (ma dobbiamo fare un distinguo tra popolazioni tribali che vivrebbero benissimo senza l'influenza distruttrice occidentale e le popolazioni che ormai sono schiave del sistema globale occidentale), ma per l'appunto ti dimentichi che quel tipo di vita non è una vita naturale (popoli tribali esclusi) come invece si può riscontrare in altri luoghi della terra. Punto secondo e credo fondamentale che viene più o meno sottilmente ripreso dall'articolo è che forse non è così importante quanto si vive ma come si vive, purtroppo il mito della longevità ad ogni costo ha portato le persone a vivere proiettati nel futuro e non più nel presente cercando in tutti i modi di vivere più a lungo dimenticandosi di come si possa vivere realmente felici. Detto questo credo di aver detto tutto, riguardo alla permacoltura ed altri metodi di coltivazione più o meno sostenibile per il momento non mi pronuncio visto che non sono un esperto e mi limito di parlare di quello che conosco... Per me il vero idilio è quello di poter disporre della mia vita e della mia giornata vivendo come secondo me dovrebbe vivere un essere umano, che si discosta totalmente da questa società basata su scadenze, multe, vessazioni ed incertezze provocate.... Riguardo comunque alla sanità e alla salute in genere chi meglio vive meno ha bisogno di medicinali e comunque se dovesse aver bisogno di interventi ti ricordo che anche ad ora si muore di cancro nella civilissima ed avanzatissima Italia e si muore male fidati per quanto vi siano delle ottime cure palliative, inoltre ti ricordo che in alcuni popoli tribali vi sono testimonianze di interventi chirurgici cranici piuttosto che relativi ad arti superiori o inferiori, chiaramente di natura diversa e meno efficaci dei nostri ma comunque sufficienti per poter escludere una non giustificata derisione degli stessi.... Saluti...

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  9. Le tue parole mi ricaricano sempre. Non condurro' mai, forse, una vita totalmente al di fuori delle imposizioni del "sistema", ma andare di rado al ristorante, sapendo che e' un qualcosa in piu', che non moriro' se sara' l'unica volta all'anno che ci andro', mi fa apprezzare molto quel poco (che e' tantissimo) che ho. Grazie perche' condividi la tua esperienza con noi sconosciuti. Ilaria

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  10. E' bello ciò che scrivi, ciascuno di noi dovrebbe cercare, senza stravolgere troppo la propria vita, di renderla più semplice. Più semplice e più profonda. Se ci guardiamo dentro scopriamo che i nostri ricordi più belli sono legati ad emozioni, visioni, dialoghi con persone amate stimate, i nostri arricchimenti dipendono da contatti con persone che ci piacciono, luoghi che ci incantano, natura che ci circonda, non certo da appartamenti lussuosi, macchine veloci e shopping sfrenato. Mia figlia non ricorda le feste che le organizzavo quando era piccola, ricorda i momenti in cui l'ascoltavo con affetto e interesse. Ma forse non per tutti è cosi'. Tuttavia se ancora qualcuno c'è (e tu ed altri ne siete la prova), significa che l'umanità nell'uomo non è ancora morta.

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  11. L'articolo è bello e lo condivido. Il problema è (e parlo per me)che quando mi sono accorto di essere entrato nella spirale di questa nostra moderna modalità di vita, uscirne è praticamente impossibile. Ho già una famiglia, una moglie, una figlia , un mutuo da pagare, un lavoro con i mille problemi ecc ecc come si fa a dire da adesso cambio tutto? A parole è facile ma farlo davvero è estremamente complicato direi quasi impossibile.Se mi dici che non è vero non sei franco fino in fondo, sappi che a 50 anni non hai più le energie e le forze che hai a 20/30 anni. Bisognerebbe fare tale scelta da giovani e poi rimanere coerenti con tale scelta per tutta la vita, ma nessuno come hai detto tu ce lo spiega per tempo. Saluti

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  12. Quando ho letto il paragrafo «La vita è una cosa semplice», ho pensato a certi miei errori.
    Tanta gente mi consigliava di iscrivermi all'università, anche se non ero convinto di tale scelta; la mia famiglia è la goccia che ha fatto traboccare il vaso; mi ha convinto, anche se la mia famiglia è pessima, infatti da anni sto aspettando un'occasione per cambiare residenza.
    Non voglio sposarmi, perché la vita matrimoniale non è per me; se vuoi, in privato ti spiegherò i motivi.

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