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l'unica crescita è quella della propria vita |
Forse chi di voi appartiene ad una grande azienda avrà sentito parlare del miglioramento continuo, una volgare italianizzazione del termine Kaizen, filosofia di business che dovrebbe servire a rendere più produttive le persone, ottimizzando e semplificando i processi aziendali.
Quando lavoravo per un'impresa di grandi dimensioni ho sperimentato questa metodologia e ho compreso che i suoi principi possano essere applicati alla vita vera per renderla migliore, al contrario, applicarli al contesto lavorativo non fa altro che allontanare le persone dall'unico vero obiettivo che ha senso perseguire: vivere felicemente. In questo articolo spiego come usare questa tecnica per vivere meglio.
I principi
I guru della crescita, intesa come aumento della produttività, sono molto bravi a camuffare gli interessi economici spacciandoli per attenzione e premura nei confronti delle condizioni dei lavoratori, tanto che quando si parla di miglioramento continuo si riempiono la bocca di frasi come “umanizzazione del posto di lavoro”, “coinvolgimento” e “valorizzazione”. Chiunque abbia nella testa qualcosa di più consistente di una nocciolina tostata capirebbe che se lo scopo finale è quello che aumentare i profitti di un'azienda, l'applicazione dei principi del miglioramento continuo non possono che spingere il lavoratore a diventare sempre più un tutt'uno con il proprio posto di lavoro.
La felicità, ovviamente, va nella direzione opposta, cioè nel lavorare sempre meno e quindi nell'utilizzare il proprio preziosissimo tempo per vivere veramente la vita.
I principi su cui si basa questo approccio al lavoro sono i seguenti:
- Disegnare la linea produttiva sulle esigenze del Lavoratore;
- Eliminare il lavoro pesante e/o ripetitivo con processi automatizzati;
- La formazione continua del personale;
- L'addestramento del personale all'utilizzo del metodo scientifico per eliminare gli sprechi;
- Il coinvolgimento del personale nella Vision aziendale.
Di primo acchito sembrano pratiche piuttosto nobili, ma a ben guardare emerge subito come tutti questi miglioramenti ricadano solo ed esclusivamente sul “personale”, ovvero si parla di far produrre di più le persone mettendole a proprio agio sul posto di lavoro, di addestrarle a sprecare meno, di formarle perché siano più brave e veloci a produrre, ma non viene fatto alcun accenno a come vengono effettuate le scelte, quali dovrebbero essere le condizioni economiche per una vita dignitosa, quali principi etici seguire e a quali obiettivi si dovrebbe dare veramente importanza.
Viene dato per scontato che l'unico traguardo sia il profitto e per farlo non si fa altro che mettere in campo tutta una serie di cambiamenti atti a spremere al massimo le persone, perché nella realtà dei fatti quello che accade è che i corsi di formazione vengono programmati nelle ore extra lavorative, che per eliminare gli sprechi si acquistano macchinari che sostituiscano l'operaio facendogli perdere il posto di lavoro e che il coinvolgimento nelle decisioni aziendali non è partecipativo, ma solo informativo.
Come a dire: tu devi lavorare meglio, noi non ti diamo un euro un più ma ti chiediamo più impegno; in cambio ti facciamo sentire importante fingendo di coinvolgerti nei processi decisionali, ma la tua opinione non ci interessa, ci limitiamo ad informarti su ciò che decidiamo di fare.
Insomma, siamo alle solite, ci fanno credere che ci miglioreranno la vita, invece cercano di migliorare solo la catena produttiva allo scopo di riempirsi le tasche di denaro marcio e guadagnato spremendo la povera gente. Questa volta, per rompere le regole, ruberemo i principi del
miglioramento continuo e li applicheremo alla vita vera, attraverso un disegno che ci permetterà di vivere meglio e lasciarci alle spalle la pazzia del produrre, produrre e ancora produrre.
Le regole del miglioramento vero
Invece di chiamarlo miglioramento continuo ho pensato di ribattezzare questi principi in
miglioramento vero, perché, a differenza dei suoi progenitori, queste dovrebbero essere linee guida atte a farci stare meglio per davvero, non per finta.
- Adattare il lavoro alle proprie esigenze;
- Prediligere sempre la propria creatività al lavoro alienante e schiavizzante;
- Studiare, leggere, informarsi;
- Usare il metodo scientifico per affrontare la vita;
- Avere un progetto di vita
Vediamo brevemente l'importanza di sviluppare adeguatamente le regole del miglioramento continuo adattate alla vita.
Adattare il lavoro alle proprie esigenze
Sediamoci un secondo in pace, meglio se in un luogo tranquillo e silenzioso e chiediamoci quali sono le nostre reali esigenze. Stare più tempo con nostro figlio? Viaggiare, visitare luoghi lontani e conoscere nuove culture? Vivere una vita tranquilla? Qualunque sia l'esigenza che emergerà scommetto che nessuno penserà ad essere più produttivo sul posto di lavoro, pertanto, per quanto questa regola (nella sua forma originale) promuova il nobile intento di plasmare il lavoro sulle esigenze della persona, se i nostri desideri non hanno nulla a che fare con il lavoro, c'è ben poco da plasmare. E' il lavoro stesso che deve essere messo in un angolino!
Prediligere sempre la propria creatività al lavoro
Possiamo rigirare la frittata in mille modi, ma sappiamo bene che se la logica di base è quella del profitto, ci sarà ben poco spazio per la crescita della creatività del singolo. In un sistema dove gli appalti vengono vinti da chi promette di fare il lavoro in meno tempo e con meno soldi possibili, come possiamo pensare che ci sia spazio per la creatività personale? Eppure, poter essere creativi è una delle condizioni essenziali per essere soddisfatti di se stessi e della propria vita. Siamo o non siamo felici quando realizziamo qualcosa di bello e utile per noi e per gli altri? Quante volte si verifica questa condizione sul nostro posto di lavoro?
Dunque il miglioramento continuo non si applica acquistando macchinari che facciano il lavoro degli operai, ma coltivando la propria creatività nel tempo libero, lasciando ancora una volta che il lavoro ricopra un ruolo marginale all'interno della nostra vita.
Studiare, leggere, informarsi
Una volta scrissi che “Se siamo muratori nel lavoro, non dobbiamo per forza esserlo nella vita!”. Il sistema ci vuole così, perfettamente identificati nel nostro mestiere e stereotipati, e sapete perché? Semplicemente perché se il mestiere che facciamo comporta anche una serie di abitudini e modi di fare nella vita, partendo dal nostro ruolo lavorativo possono classificarci anche sotto molti altri aspetti e quindi raggrupparci in fasce d'utenza e colpirci lì dove siamo più deboli. Se ad esempio gli studi statisti dicono che l'operaio medio è più propense a giocare al superenalotto per via di quella mancanza di cultura matematico/statistica che gli farebbe capire come questa pratica sia una fregatura, è chiaro che il sistema cercherà nuovi adepti al gioco proprio tra le fila degli operai, mentre trascurerà altre fasce sociali dalle quali otterrebbe meno risultati.
Studiamo, leggiamo, informiamoci bene prima di fare qualunque scelta, perché il miglioramento continuo non passa attraverso un corso di formazione per essere soldatini più produttivi, ma attraverso l'apprendimento di nuove conoscenze e punti di vista.
Usare il metodo scientifico per affrontare la vita
“Non siamo che le nostre scelte” canta
Giuliano Dottori in “Occhi Dentro Gli Occhi”, frase che ci ricorda che tutto quello che siamo oggi dipende dalle scelte che abbiamo compiuto in passato. Il
Metodo Scientifico sarà anche poco romantico, freddo se vogliamo, ma è l'unico approccio serio che garantisce dei risultati. So bene che nella vita non ci sono molte certezze e che alle volte accadono fatti indipendenti dalla nostra volontà, che cambiano tutto in un batter d'occhio, ma proprio perché possiamo agire solo su ciò che possiamo controllare, anche la più insignificante delle scelte deve essere affrontata a mente lucida, senza affidarsi al caso.
Se applicassimo veramente il metodo scientifico al lavoro, il risultato dimostrerebbe che lavoriamo moltissimo, guadagniamo pochissimo e non abbiamo controllo su nulla, nessuna certezza per il futuro, nemmeno nelle aziende più grandi e solide. Per questo motivo non sprechiamo tempo in questo inutile sforzo e attuiamo il miglioramento continuo della nostra vita, attraverso scelte non più di pancia, ma di testa.
Avere un progetto di vita
Il miglioramento continuo applicato al lavoro vuole che alle persone venga spiegato il quadro generale in cui l'azienda si muove e quali sono i piani futuri: Il termine visione (
vision) è utilizzato per identificare l'insieme degli obiettivi (goal-setter) che la Direzione vuole raggiungere. In un mondo dove il profitto di un'azienda è basato sulla competizione, quale sprovveduto dirigente condividerebbe i suoi piani con l'ultimo operaio della catena di montaggio? C'è in ballo l'intera sopravvivenza nel mercato, e noi crediamo veramente che ci vengano svelate informazioni importanti che la concorrenza non deve conoscere?
Lasciamo perdere, anche questo tassello di finto miglioramento delle condizioni del lavoratore non può farci che sorridere. La vera vision è quella inerente la propria vita! Abbiamo un progetto che stiamo portando avanti o brancoliamo nel buio in balia degli eventi quotidiani? Come possiamo sperare che le cose vadano meglio se non abbiamo tracciato un percorso che elevi la nostra attuale condizione?
Conclusioni
Oggi abbiamo analizzato le pratiche inerenti il miglioramento continuo e capito che in un contesto aziendale questo sistema può certamente portare ad un aumento del profitto e della produttività delle persone, ma questi principi fanno letteralmente a pungi con la felicità del singolo. Non è vero che se le persone producono di più o sprecano meno allora avranno più spazio per se stesse e staranno meglio, l'uomo ha ampiamente dimostrato che l'avidità e la sete di soldi sono valori insaziabili, se la nostra produttività aumenta, quello diventerà ben presto lo standard e poi ci verranno richiesti ulteriori sforzi e sacrifici.
Non crediamo a queste balle, l'unico miglioramento che dobbiamo ricercare è quello legato alla nostra vita e queste pratiche devono essere applicate in maniera continua, proprio perchè la felicità non è un obiettivo che si raggiunge dal detto al fatto, ma un percorso lungo e faticoso che, passo dopo passo, ci conduce verso una vita nuova.
Impegniamoci nel farlo, altrimenti continueremo ad essere infelici senza capirne i motivi.
Ciao, e complimenti per il blog.
RispondiEliminaTuttavia, non sono molto d'accordo con il contenuto di questo articolo. Mi pare che scinda completamente una persona dal proprio lavoro, una reminiscenza marxiana.
Tuttavia, ritengo che seguire alla lettera questi consigli porti a perderlo, il lavoro. Guardandomi intorno, ritengo che oggi tutti cerchino di lavorare meno e di evitare di mettere un impegno maggiore nella propria attività. Ed infatti, abbiamo muratori di quarant'anni fa, idraulici di quarant'anni fa, ristoratori di quarant'anni fa, alberghi di quarant'anni fa eccetera. Nessuno investe sul proprio mestiere. Nessuno "studia" più, nemmeno i muratori. Il risultato è che il mondo va avanti e gli altri restano fermi.
Comprendo e condivido l'idea di fondo sul miglioramento, non apprezzo però la visione troppo dicotomica azienda cattiva vs lavoratore buono. Non è così, non è sempre così, quando è così perdono entrambi.
Ciao!
Angelo
Io è quello che mi auguro, che le persone lascino il loro lavoro come ho fatto io e che vivano di altro, perchè questa è la vita!
EliminaCiao Francesco, è un pó che seguo il tuo blog e devo dire che non dici nulla di nuovo per me. Io la penso esattamente come te e da tempo cerco di far capire questo meccanismo subdolo e perverso (ormai "accettato" come normale) ai miei amici, colleghi, genitori. A volte vengo preso per deviato, tutti pensano che fare un lavoro deleterio per 8 ore al giorno più un ora di pausa più in altra ora di vita buttata nel traffico ( nella migliore delle ipotesi) per tornare a casa sia vivere dignitosamente; non riescono a guardare al di là del loro naso. Il primo commento di un lettore a questo articolo ne è la dimostrazione. Spero che ogni individuo possa sfuggire (prima mentalmente e poi fisicamente) da questa lobotomizzazione di massa.
RispondiEliminaBuon fortuna a tutti quanti e buon Kaizen!
Scusate, ma mi pare che stiate confondendo il "lavoro" con il "posto di lavoro". C'è chi fa il muratore per lavoro, e chi ha il posto di lavoro come muratore. Il primo si aggiorna, si migliora, è sempre più bravo e più richiesto. Il secondo invece tracima, rende sempre meno, fa le stesse cose da anni, si lobotomizza. E diventa quello che dite voi.
EliminaFrancesco, sia tu che l'altro anonimo probabilmente vi augurate che le persone lascino il "posto di lavoro" e svolgano un "lavoro".
A mio giudizio, questo obiettivo può essere raggiunto solo avendo ben chiaro in testa cosa si voglia fare ed applicandosi in maniera seria, metodica, aggiornandosi (lo "studio") ecc.
Il che costa fatica. Per questo serve la passione.
Un saluto.
Angelo
Dopo trent'anni che frequento le aziende come consulente e dopo averne fondate diverse (di cui attualmente mi sono liberato) son giunto alla conclusione che oltre al profitto cercano di ridurre le persone in uno stato di semi-schiavitù.
EliminaIl problema principale del vivere in azienda oggi è quello di avere a che fare con dei colleghi a cui hanno fatto il lavaggio del cervello.
Lascia perdere, usa le tue energie per rendere solido il tuo cambiamento e il tuoi principi, gli altri ci devono arrivare da soli, prendendoti come esempio, perché a parole è molto difficile far cambiare idea :)
EliminaDopo aver fatto come Angelo (crescere, aggiornarmi, etc.) ho scoperto che dentro una azienda non farò mai il mio lavoro. Per farlo non devi avere qualcuo che ti dica come farlo solo per massimizzare i profitti!
EliminaCiao Francesco, grazie per il post.
RispondiEliminaSono pienamente daccordo con te, la vita inizia dove il lavoro finisce.
Leggendo fra le righe mi son chiesto se sei religioso, uno studio approfondito del cristianesimo ti porterebbe alle stesse conclusioni.
Cambiando discorso, sono qui anche per ringraziarti perchè esattamente un anno fa ho iniziato un percorso volto al taglio del superficiale e sono passato dal non mettere via un cent ad avere 7050 euro (oltre le mie piu' rosee aspettative). Ho moglie e 2 figli a carico, paga media 1600 euro mensili.
Addirittura ho speso 3500 euro in viaggi col camper, veramente non ci manca nulla!
Ovviamente c'è da migliorare ancora :)
Saluti,
Max
Ciao Francesco,
RispondiEliminacomplimenti per il blog, seguo ogni tuo post e mi ritrovo a condividere (ed imparare) cose che ci collocano sullo stesso spicchio della torta. Però ogni tanto mi sembra che tu semplifichi un po' tanto il concetto dello 'smettere di lavorare'.
Purtroppo i soldi servono, molti meno di quanto pensino gli appartenenti al resto della torta, ma servono.
Tu hai trasformato il tuo lavoro dipendente in un lavoro di consulenza meno 'schivizzante', e tieni un blog come questo che comunque in un certo modo è anche un lavoro: la periodicità svizzera dei tuoi pezzi è comunque un impegno, scrivi spesso articoli che richiedono qualche ora di studio, non minuti.
Tu dici di aver lasciato il lavoro e che ora vivi di altro, ma quelli che svolgi sono a tutti gli effetti due LAVORI che hai potuto crearti grazie a capacità di scrittura e informatiche di ottimo livello che messe insieme ti han permesso di riuscire a migliorare il tuo lavoro (come rapporto tra soddisfazione e tempo impegnato).
Ti dico questo perchè la mia situazione è alla fine molto simile alla tua, sono un informatico, ho ottenuto un part-time che mi consente di avere il pomeriggio libero pur perdendo alcune centinaia di euro, e da 6 anni gestisco dei siti internet le cui entrate sono in linea con quelle di un buon lavoro dipendente. Però non me la sentirei di dire a tutti...fatelo anche voi. Nel mio percorso ho avuto anche molta fortuna e oggi sono sicuro che non riuscirei a ripetere la cosa ripartendo da zero.
Perchè consideri 'non lavorare' quello che tu fai attualmente? Perchè per 'lavoro' intendi solo quello da dipendente? La definizione di lavoro è 'Impiego di un'energia per raggiungere uno scopo determinato', pertanto si addice a questo blog bello carico di energia!
A presto e grazie del tuo 'lavoro'... :)
Condivido anch'io questa opinione.
EliminaCredo che il blog verta piu sull'importanza di non vivere da schiavi. Smetteredilavoraredaschiavi.it.
Max
Il lavoro nel mondo moderno è solo inteso come lavoro dipendente. Non a caso chi lavora per conto suo viene chiamato "libero" professionista.
EliminaInoltre se come lavoro fai ciò che ti piace, non stai lavorando ma stai giocando. Quindi hai smesso di lavorare ed iniziato a giocare!
Sarà inteso così da te..., io sono anche un LAVORATORE autonomo, mio padre fruttivendolo mi dice 'vado a lavorare', mio zio agricoltore mi dice che 'lavora i campi'. Io conosco la lingua italiana e faccio riferimento ad essa, tutto il resto sono distorture errate.
EliminaIo sono un lavoratore dipendente al mattino e un lavoratore autonomo al pomeriggio: a volte ottengo grandi soddisfazioni dal primo lavoro per aver fatto qualcosa che serve molto all'azienda che mi paga ed ai suoi clienti (e posso dire "l'ho fatto io!!") e altre volte grandi scocciature dal lavoro autonomo, che sarà anche una distortura ma non è mai autonomo davvero, i tuoi datori saranno i clienti, ai quali non puoi fare neppure il dispetto di metterti in mutua! Quindi se 'smettere di lavorare' significa perdere un lavoro dipendente per passare ad uno autonomo ti dico che fai bene se passi da cassiera ad agricoltore, ma molto male se passi dal coltivar la terra per conto di un agricoltore, ad aprire un tuo minimarket dove lavorerai 15 ore al giorno Natale compreso.
@Luke:
EliminaHai pienamente ragione: neanche io mi metterei mai in proprio a svolgere il mio attuale mestiere da dipendente, perchè ho compreso che tale professione non mi appassiona.
Azzardo a dire che probabilmente il tuo lavoro autonomo in realta non ti piace.
Saluti
Il mio lavoro autonomo mi piace, ma sempre lavoro è. Piuttosto è il mio lavoro dipendente che non è poi molto diverso, gestisco il settore informatico di un'azienda in buona autonomia, orari flessibili, ferie a mia scelta ecc... per cui non distinguerei tra lavoro autonomo uguale bello e lavoro dipendente uguale brutto. Poteva esser vero 30 anni fa, ma oggi esser dipendenti non significa avvitar bulloni, ed essere autonomi spesso significa lavorare 12 ore al giorno alla totale dipendenza di clienti che han sempre ragione. Infine per Francesco: mi piacerebbe conoscere la tua opinione, ciao e ancora complimenti!
RispondiEliminaHo cinquant'anni e non sono mai stato dipendente, neanche un giorno. Ho avuto anche diverse aziende e quando ho chiuso l'ultima, anche se andava molto bene, è stato un sollievo.
RispondiEliminaChi lavora in proprio, oltre ad avere lo stato (il minuscolo è voluto) come socio di maggioranza (un socio senza rischio d'impresa), deve combattere con il commercialista, il consulente del lavoro, l'inps, l'inail, le tasse, la camera di commercio, ... Una miriade di adempimenti che richiedono una montagna di tempo.
Poi, vogliamo parlare dei pagamenti? A 120 giorni! Uno lavora oggi e ti pagano dopo quattro mesi! Anzi, dopo quattro mesi cominci a sollecitare il pagamento! Se ti servono i soldi prima, ad esempio per pagare le tasse, devi chiedere un anticipo fatture in banca che, fra spese ed interessi, ti costa un occhio della testa! E la banca? Per anticipare le mie fatture a voluto casa mia come fidejussione!
Secondo me, oggi come oggi, intraprendere un lavoro in proprio in questa nazione è pura follia.
È un Po che seguo il blog ma forse non ho compreso il significato, si parla spesso di smettere di lavorare per godersi appieno la vita....coltivare le proprie passioni..ecc...il lavoro viene visto come tempo rubato alla vera vita !!!...ma smettere di lavorare per cosa ???!!!..per cercare di campare con qualche centinaio di euro al mese, cercando di risparmiare anche sulla carta igienica ???!!!...sarà vita??!!..poi....quando tutti avremmo smesso di lavorare e cercheremo di campare con i blog, come fai tu Francesco!!!!!... vedremo quante aziende rimarranno a pubblicizzare sul blog e permetterci di campare!!!..tu fai parte del sistema Francesco vivi perché gli altri lavorano..vivi di pubblicità delle loro aziende !!!...ma se tutti domani smettessimo di lavorare a quel punto non ci dovremmo più preoccupare della carta igienica, ...Non avremmo nulla da mangiare..ahahahah :-):-):-):-):-)..buona serata a tutti !!!
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