Ritrovare la Serenità Dando il Giusto Peso alle Cose

Ritrovare la Serenità Dando il Giusto Peso alle Cose
Come si vive serenamente
Si sentiva un po' la mancanza di un nuovo articolo su come essere felici, o sono io che sono fissato con questa storia della felicità e non sono contento se ogni tanto non scrivo qualcosa su come ritrovare la serenità perduta?

Ad ogni modo questa volta si parla di come evitare di ingigantire i problemi, un ostacolo che molti non riescono a superare e che li impedisce di vivere serenamente. Racconterò una breve storiella anche vagamente divertente per introdurre l'argomento, cercando poi di spronare al cambiamento mostrando come il nostro errato approccio ai problemi ci condanni ad una vita infelice.



La ciotola di riso


Un vecchio maestro indiano chiese ad un ragazzino che stava ascoltando i suoi insegnamenti di portargli una ciotola piena di riso. Appena il ragazzino tornò il maestro gli indicò di appoggiare la ciotola sul terreno di fronte a se e osservarla attentamente:

“Ragazzo –disse il maestro– è stato difficile sollevare la ciotola di riso e portarla fin qui?”.
“No –rispose il ragazzo– tutti sono capaci di sollevare una ciotola di riso!”.
“Bene –incalzò il maestro–, allora sollevala!”.

Il ragazzo prese la ciotola con due mani e la alzo a mezz'aria, tenendola sospesa a livello del petto. Dopo pochi istanti fece per appoggiarla, ma il maestro intervenne: “No, tienila sospesa finché non ti chiedo di appoggiarla nuovamente”. Il ragazzo, un po' stupito, alzò la ciotola e rimase in attesa di ulteriori istruzioni.

Dopo dieci minuti il ragazzino iniziò ad accusare i primi segni di stanchezza: tenere una ciotola sospesa a lungo richiede un certo sforzo e i muscoli iniziavano a risentirne. Passarono altri dieci minuti e ad un certo punto, stremato dallo sforzo, il giovane lasciò cadere a terra la ciotola, rovesciando tutto il riso.

“Vedete –disse il maestro– il peso che dobbiamo sopportare non dipende soltanto dall'oggetto che stiamo sollevando, ma anche da quanto tempo decidiamo di tenerlo sospeso. Questa ciotola di riso è apparentemente leggera, ma il suo peso diventa insopportabile se scegliamo di sollevarla per molto tempo “.

Il ragazzo non capiva il significato di quell'insegnamento , così disse: “Maestro, perché mai dovrei tenere in mano una ciotola di riso per tutto questo tempo, posso mangiare appoggiandola sul tavolo!”. Allora il maestro rispose: “Ogni giorno, ogni uomo su questa terra porta con se un certo numero di preoccupazioni, alcune sono importanti ed hanno un peso rilevante, altre molto leggere. Anche i problemi più insignificanti possono assumere un peso insostenibile se li portiamo con noi a lungo.

A questo punto l'insegnamento era chiaro, siamo noi che determiniamo il peso del fardello che ci portiamo appresso, per il semplice fatto di non essere in grado di liberarcene, di appoggiarlo sul tavolo e dimenticarcene, alleggerendo la nostra esistenza.



Il peso delle preoccupazioni


Prendendo spunto dalla storiella appena raccontata possiamo intuire che la nostra serenità dipende dall'approccio che abbiamo nei confronti dei problemi e delle preoccupazioni che ogni giorno siamo chiamati ad affrontare. In una situazione ideale di completa serenità vi è la totale assenza di preoccupazioni, uno stato di grazia dove la mente, sgombra da ogni problema, vive serenamente pensando solo al presente. Purtroppo questa condizione è impossibile, perché la vita è un continuo susseguirsi di accadimenti, fatti che influenzano il nostro stato d'animo e impediscono qualsiasi perdurare della felicità che andiamo cercando.

Non abbiamo quindi altra possibilità che imparare ad approcciarci in modo corretto ai grattacapi e ai problemi che ogni giorno dobbiamo sostenere, allo scopo di evitare che anche una piccola ciotola di riso possa diventare un peso insostenibile e ci impedisca di ritrovare la serenità.

Possiamo suddividere le preoccupazioni in due grandi categorie, in modo da distinguerle e trovare per ognuna il giusto approccio; nel primo raggruppamento includeremo quei problemi veramente importanti che rappresentano una minaccia per la nostra serenità, mentre nel secondo gruppo inseriamo tutte quelle preoccupazioni che non minano la nostra condizione di vita, ma che ci tormentano e non ci permettono un'esistenza felice.

Ogni volta che una nuova problematica fa la sua comparsa, rischiando di renderci infelici, categorizziamola e scegliamo per essa uno dei seguenti approcci, in base al gruppo in cui abbiamo scelto di farla rientrare.

Affrontarla


Se un problema che ci attanaglia risulta di notevole importanza, cioè si tratta di qualcosa che rischia veramente di minare la nostra serenità e di compromettere l'equilibrio in cui viviamo, allora non c'è altra soluzione che affrontarlo. Anche se richiede un notevole sforzo o l'ammissione di colpe che preferiremmo tenere nascoste, nel profondo del nostro cuore sappiamo bene quello che va fatto, cioè ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Se vogliamo liberarci da questo fardello, allora prendiamo il coraggio a due mani e facciamo tutto ciò che è in nostro potere per risolvere la situazione, solo allora riusciremo a ritrovare la serenità che stiamo cercando. Ogni giorno che passa senza alzare un dito nella direzione di una soluzione, sarà un giorno in più nel corso del quale saremo costretti a mantenere sollevata la ciotola di riso, quindi obbligando noi stessi a subire una pressione sempre più insopportabile.

Esempi possono essere la comparsa di un dolore fisico che ci preoccupa, l'angoscia per un esame da affrontare, una contesa giudiziaria o un errore che abbiamo compiuto e al quale dovremmo rimediare. In tutti questi casi rimandare una presa di posizione e una serie di azioni che potrebbero portare ad una risoluzione, non farebbe altro che continuare ad impedirci di essere felici.



Dimenticarla


Se invece ci rendiamo conto che si tratta di una finta preoccupazione, oppure di un problema serio, ma sul quale non abbiamo nessun controllo e non possiamo esercitare alcuna influenza, allora la scelta giusta da operare è quella di accantonare definitivamente il problema ed evitare di pensarci. Per molti questa operazione non risulta per niente semplice, siamo soliti rimuginare i problemi molto a lungo, rovinarci le giornate pensando e ripensando a ciò che potrebbe accadere, a cosa faremmo se… o a cosa sarebbe successo se… ma se obiettivamente non possiamo fare nulla per affrontare e risolvere un problema, l'unica possibilità di ritrovare la serenità è quella di vivere come se la problematica non esistesse.

Per farlo fermiamoci un istante e ragioniamo in maniera lucida su ciò che possiamo realmente fare per risolvere la situazione: se c'è qualcosa che è in nostro potere fare, allora torniamo al punto precedente e agiamo, così ci libereremo dall'angoscia, se invece non possiamo agire in nessun modo, l'unica liberazione possibile per ritrovare la serenità è smetterla di preoccuparsi e andare avanti come se il problema non esistesse.

Esempi pratici possono essere relativi a fatti già accaduti, come un fallimento passato, la scomparsa di una persona cara o il rimorso per non aver agito in una certa maniera. Tutte le ansie che scaturiscono da episodi ormai conclusi o fatti che si verificheranno ma che non possiamo controllare, rischiano di rovinare la nostra serenità, quindi l'unico modo per ritrovare la felicità è quello di smettere di colpevolizzarsi, biasimarsi o rattristarsi, sforzandosi di vivere come se nulla fosse successo, consci del fatto che passare il tempo a rimuginare non cambierà le cose, anzi sta rovinando il presente e rovinerà anche il futuro.

Anche problemi attualmente in corso, ma sui quali non possiamo esercitare alcuna influenza, rientrano in questa categoria.




Conclusioni


Qualunque sia la nostra situazione, qualunque problema ci troviamo ad affrontare, occorre tenere sempre presente che il suo “peso” è dato dalla somma della sua reale importanza + l'importanza che noi gli attribuiamo.

Se veniamo coinvolti in un incidente stradale e roviniamo la carrozzeria della macchina nuova, il danno in sé ha un peso più o meno equivalente alla somma di denaro che ci costerà riparare la vettura, ma se passiamo le giornate tormentandoci su quanto siamo stati sciocchi a guidare distrattamente o ad eseguire quella manovra azzardata, non faremo altro che ingigantire il tutto, aggiungendo peso al problema.
Di fatto è quindi il nostro approccio al mondo e agli accadimenti che ci impedisce di essere sereni, come quando ci troviamo ad avere a che fare con colleghi di lavoro con cui non adiamo d'accordo o che non si comportano in modo corretto: alcune persone riescono a fregarsene e vivere tranquillamente, altre si rodono il fegato, stanno male, lavorano male, si portano i problemi a casa e rischiano anche di essere ripresi dai superiori perché diventano poco collaborativi. Chi sta meglio di queste due persone? Chi è più intelligente e furbo delle due?

Come sempre quello che realmente conta è essere felici, se non impariamo ad essere trasparenti agli eventi e alle situazioni saremo noi a perdere, a vivere male e rovinarci la vita. La frase “ma io non sono capace di fregarmene” è una scusa, un alibi per non essere costretti a sforzarsi, a cambiare e ricercare la felicità, perché cambiare richiede notevoli sforzi, e spesso è più facile lasciare tutto com'è, anche se così facendo si butterà via la propria vita, annegando nell'infelicità perenne.

2 commenti:

  1. Hai proprio ragione, anch'io spesso mi rendo conto che dentro cerco delle scuse per qualsiasi situazione si presenti, ma per stare bene con se stessi bisogna avere il coraggio di affrontare le problematiche che man mano si presentano, così acquisteremo anche più sicurezza nella nostra personalità. Grazie sempre per i tuoi preziosi consigli Gianfranco.

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  2. Non ricordo dove ho letto ciò che segue, ma è stato quando ero adolescente e continuavo a scriverlo su tutti i quaderni che ho avuto nella vita:
    Signore, dammi la forza per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, la saggezza di riconoscere la differenza.
    Sto ancora tentando di imparare a metterla in pratica!

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