Come Lavorare da Casa Migliorerebbe la Vita di Tutti

Come Lavorare da Casa Migliorerebbe la Vita di Tutti
Vantaggi e leggi sul lavoro da casa propria
Tutti ci lamentano del traffico, ma siamo noi a crearlo, tutti siamo stressati, ma siamo noi ad essere incapaci di scindere l'impiego dal privato, tutti malediciamo il lavoro, però non riusciamo a dire di no ad una richiesta di straordinari, magari gratuita. Una volta tanto, invece di lamentarci e basta, proviamo a trovare una soluzione!

Lavorare da casa può essere la risposta a molti dei nostri problemi, in questo articolo scopriremo come il telelavoro potrebbe migliorare la vita delle persone, cosa prevede la legge e quello che possiamo fare ottenere il permesso di operare da un luogo diverso dall'ufficio.



Il lavoro e la vita


Nell'articolo Come il Lavoro Mina la Serenità della Famiglia abbiamo capito che esiste una sottile linea di demarcazione tra il nostro impiego e la sfera privata. Questo confine rischia oggi di scomparire, perché è precisa strategia voler confondere i due mondi e rendere l'uno parte integrante dell'altro, cercando di diffondere la mentalità per la quale la vita stessa è lavoro.

D'altro canto per moltissimi lavoratori la vita è già tristemente solo lavoro, siamo così occupati a produrre tutto il giorno che non sappiamo nemmeno più cosa sia il tempo libero, se non piccoli ritagli insufficienti a creare qualunque cosa che abbia un minimo valore. Quest'affermazione è particolarmente vera nel caso di quegli impieghi dove l'intelletto o la creatività giocano un ruolo predominante; quando il giornalista, il pubblicitario, il manager escono dai loro uffici, non staccano veramente la spina, perché il loro cervello li accompagna anche nella sfera privata. L'uomo è uno, non si può pretendere che riesca a scindere totalmente e in modo autonomo il lavoro dalla vita vera, anche perché il cellulare, il notebook o il tablet sono diventati "strumenti di produzione" che ci accompagnano ovunque siamo.

Chi è completamente fagocitato dal sistema ama questa simbiosi, lo fa sentire parte di qualcosa, forse dell'unica cosa importante che ha nella vita, pertanto, l'inutile rituale di recarsi in ufficio piuttosto che i controlli sull'orario di entrata/uscita, non fanno altro che ridurre il senso di appartenenza anche di quelle persone che sono state ormai plasmate. Chi invece vuole mantenere ben separati i due mondi si sente oppresso dall'impossibilità di avere una vita privata appagante e vorrebbe in qualche modo riuscire a gestirsi in modo autonomo, scegliendo quando e come dedicare il proprio tempo al lavoro.

In entrambe le situazioni, che ci appartengano o meno, l'attuale modalità di svolgimento dell'attività lavorativa risulta inadeguata a motivare i dipendenti.

Per questi motivi oggi più che mai è necessario spingere fortemente nella direzione del lavoro da casa perchè, come vedremo, porta con se notevoli vantaggi per tutti, sotto numerosi punti di vista. Non si tratta di una decisione esente da problematiche, è necessario saper gestire bene la situazione perché sussiste il rischio concreto di lavorare troppo o di pensare costantemente ai problemi irrisolti, ma con il giusto approccio la vita di tutti può migliorare notevolmente. 




L'attuale situazione del lavoro da casa


Mentre l'Europa ha compreso da tempo l'importanza di dare maggior libertà al lavoratore, sia in termini di tempo che organizzativi, noi arriviamo un po' in ritardo; secondo una ricerca della SIBIS sembra che in Italia,chi lavora da casa in modo costante o alterno, rappresenti oggi circa il 3,6% dei dipendenti, mentre nel resto dell'Europa la percentuale sale fino oltre il 6%.

Dal punto di vista legale in Italia il lavoro da casa non può superare il 50% dell'orario di lavoro normale e, l'accordo stipulato con il datore di lavoro, ha una durata massima di due anni, scaduti i quali è necessario un rinnovo ed un eventuale ri-patteggiamento della ripartizione delle ore. Di buono c'è che per legge un lavoratore da casa deve avere pari diritti rispetto ad una persona che sceglie di operare esclusivamente dall'ufficio, questo in termini di retribuzione, carriera e diritti sindacali. Inoltre l'accordo può essere reciso prima dello scadere solamente se c'è giusta causa o se entrambe le parti sono concordi nel terminare l'esperienza di lavoro da casa. Tutti gli strumenti di lavoro, compresa la messa in sicurezza della postazione da cui si svolgerà il proprio impiego, sono a carico del datore di lavoro.

Nonostante la legge sia abbastanza favorevole ed esistano anche nuove e concrete proposte di modifica, che in seguito linkerò, in Italia il "lavorare da casa" si scontra con una realtà dove l'appartenenza ad un'azienda rappresenta più un fatto di affermazione personale piuttosto che la semplice necessità di denaro; vediamo perché.



Perché i leader si oppongono al telelavoro?


La società in cui viviamo è composta di strati, persone che stanno sotto e altre che stanno sopra; è come un gioco, dove la scalata è considerata un aspetto positivo e la presa di potere un traguardo che fa crescere smisuratamente l'ego. Fare marcia indietro, cioè rinunciare alla carriera favorendo il tempo libero e la famiglia, è visto come un fallimento, tanto che, se qualcuno “perde” il ruolo, tutti parlano di declassamento invece che downshifting (termine perlopiù sconosciuto). 

In questo contesto l'azienda rappresenta il luogo ideale, dove sgomitare per arrivare in alto è considerata una normale regola del gioco e dove le guerre tra manager si consumano in modo sottile ogni santo giorno. Tutto questo è dimostrato dal fatto che spesso, all'interno di quelle quattro mura, i leader si arrogano il diritto di scaricare la propria aggressività sui dipendenti i quali spesso spiccano per un servilismo e una devozione piuttosto imbarazzante.

L'azienda fornisce un sostegno morale alle persone che credono in questo meccanismo, un alibi per giustificare l'esagerato numero di ore annue che “regalano” al lavoro, camuffate da necessità o richiesta, quando invece servono solo a prolungare la loro permanenza nell'acquario dove sguazzano meglio. E' come se volessero stare il più lontano possibile dalla famiglia, dove l'autorità decade e non hanno le qualità per risolvere conflitti che il loro stesso atteggiamento ha generato. 

L'azienda diventa pertanto uno scudo, un posto dove affermarsi e dove i problemi veri non riescono ad entrare; è il rifugio di chi nella vita sta fallendo, la scappatoia dai doveri morali, la droga che prendiamo per dimenticarci di essere drogati. Se guardiamo le cose da questo punto di vista, risulta chiaro il perché lavorare da casa incontri ostruzionismo da parte dei poteri forti, perché sottrae a loro lo scettro di dominatori, capi assoluti che vorrebbero i dipendenti radunati sotto le finestre dei rispettivi uffici, ad adorarli e venerali come dei.


Quali sono i vantaggi


Eppure lavorare da casa porta vantaggi documentati e ormai sperimentati da moltissime grandi società europee; numerose ricerche dimostrano che chi lavora fuori dell'azienda è (mediamente) più produttivo dei colleghi che stanno in ufficio. I numeri parlano chiaro, chi lavora da casa produce un 35-40% in più, si assenta meno (circa il 63% in meno) e dichiara di essere più felice.

Tra i vantaggi ormai universalmente riconosciuti, troviamo:
  1. Meno turnover: le persone sono maggiormente soddisfatte della propria vita e scelgono meno spesso di cambiare lavoro, evitando che l'azienda debba continuamente investire risorse nella formazione di nuovi assunti.
  2. Il ritorno alla realtà: per quanto possa essere criticabile, La Dipendenza Dal Lavoro è una malattia che sta crescendo e chi lavora troppo e si identifica totalmente nel ruolo, va curato. Lavorare da casa può aiutare le persone a ritornare con i piedi per terra, riscoprire i valori perduti della famiglia e della vera realizzazione personale.
  3. Cambi di paradigma lavorativo: smettere di essere controllati come carcerati, e lavorare solamente per obiettivi; c'è un traguardo, va raggiungo, e se non si ottengono i risultati è necessario dare spiegazioni. Questo permetterebbe libertà organizzativa e la possibilità di conciliare meglio la vita con il lavoro.
  4. Più tempo libero: drastica riduzione dei tempi di trasferimento lavoro e ufficio; lavorare da casa in città come Milano o Roma, dove le persone passano le ore incolonnati in tangenziale o sul Raccordo Anulare, comporterebbe un miglioramento della qualità della vita di ogni singolo dipendente.
  5. Meno costi: La corrente elettrica, il riscaldamento (e il raffreddamento) e la manutenzione degli uffici ha costi annui molto elevati. Lavorare da casa significa spostare questi costi nella direzione dell'abitazione del singolo impiegato, che viene comunque riscaldata anche quando è in ufficio, e vissuta per pochissime ore la settimana.

Come abbiamo visto i vantaggi sono numerosi, mentre gli svantaggi legati alle difficoltà di gestire le risorse a distanza si possono superare responsabilizzando maggiormente i collaboratori.


Il rovescio della medaglia


Parafrasando le parole del famoso sociologo Aris Accornero, dedicherei due righe per sottolineare come il lavoro e la vita abbiano logiche ben differenti e che la ricchezza dell'esistenza sta nel riuscire ad avere più tempo per la vita che per il lavoro. L'accostamento e la fusione di questi due mondi è un mito: un mito da scongiurare, pertanto è necessario, anche nella possibilità di lavorare da casa, piantare fin da subito alcuni paletti che segnino la linea di demarcazione tra queste due realtà.

Il lavoratore “indipendente” che opera da un luogo diverso dall'ufficio, deve imporsi ritmi e orari ben precisi, evitando di lasciarsi trasportare dal fascino di poter lavorare e gestire la famiglia a momenti alterni o, peggio ancora, contemporaneamente. Chi vuole che il lavoro da casa risulti un'esperienza positiva, deve necessariamente organizzarsi in modo che un mondo non interferisca con l'altro, altrimenti l'unico risultato possibile sarebbe il fallimento di entrambe le sfere.

Inoltre, nonostante legalmente ogni tele-lavoratore gode degli stessi diritti di un lavoratore “normale”, è molto facile che, da parte dei dirigenti, venga associata l'eventuale la scarsa produttività o l'insorgere di problemi, alla scelta di lavorare da casa. In questo senso occorre imparare a tutelarsi, segnalando anzitempo ogni problematica e avendo sempre cura di tenere traccia dei motivi per i quali non si è riusciti a raggiungere un determinato obiettivo. Quello che accade sistematicamente è che, chiamati dal proprio capo a rispondere di determinate situazioni o comportamenti, non si è in grado di giustificarsi con esempi concreti e puntuali, questo perché col tempo si tende a dimenticare o dare meno importanza agli eventi. Chi sceglie una strada alternativa (e generalmente non ben vista) deve imparare a tutelarsi tenendo traccia scritta dei problemi, con più dettagli e riferimenti possibile e comunicare prevalentemente via email, in modo che ogni decisione o comunicazione sia “recuperabile” e dimostrabile.


Conclusioni


Visto che, solitamente, almeno per quanto riguarda l'avanguardismo nel mondo del lavoro, l'Italia arriva sempre un po' dopo il resto d'Europa, c'è da aspettarsi che il telelavoro viva una leggera crescita negli anni a venire. Se vogliamo che questa opportunità ci migliori la vita, possiamo fin da ora allertare i sindacati in modo che, appena sarà possibile, introducano tale possibilità. Mi spiego meglio: nella Proposta di Modifica Migliorativa all'attuale contratto di lavoro da casa, è previsto che:

I contratti collettivi, di qualsiasi livello, possono integrare la presente disciplina, allo scopo di agevolare i lavoratori e le imprese che intendono sperimentare lo svolgimento di prestazioni lavorative in regime di Smart Working. 

Questa proposta, pubblicata il 31/01/2014, potrebbe rappresentare finalmente la svolta che stiamo aspettando, pertanto facciamoci portavoce di questa notizia e parliamone con i nostri rappresentanti sindacali.

Dobbiamo agire in modo rapido, perché il sistema ha già sfornato una nuova ed inutile figura professionale per sfruttare questo trend: sto parlando del Welfare Manager, l'ennesimo strapagato passacarte che dovrebbe occuparsi della conciliazione tra vita e lavoro, ma che finirà per essere un pupazzo appositamente piazzato per ottenere e giustificare incentivi e premi statali legati al miglioramento della vita in azienda, senza preoccuparsi realmente del benessere delle persone.

5 commenti:

  1. Riflettevo su alcuni aspetti legati (anche) al telelavoro ieri pomeriggio (mentre scrivevo un post che comparirà sul mio blog): sono moltissimi quelli che si lamentano dei contesti lavorativi in cui siano inseriti oppure, della mancanza di lavoro, ma pochissimi quelli che accettino di convertirsi in telelavoratori o di avviare, come nel mio caso, un'attività gestibile da casa e nemmeno soggetta alle restrizioni orarie di cui si parla nel post; sostanzialmente, sono d'accordo con quanto ho letto: ad esempio, è vero che quanti utilizzino il capitale intellettuale per lavorare non smettano mai del tutto di pensare alla propria attività, sia che lo facciano per migliorare le prestazioni, sia che ricerchino una soluzione ad eventuali problemi contingenti. Questo è anche il principale motivo per cui il telelavoro o, nel mio caso, il network marketing, non vengono apprezzati: si preferisce sottostare alla rigidità operativa imposta dai superiori (spesso, perfino alla loro arbitrarietà decisionale), ma potersi sempre riferire a qualcuno che dica esattamente cosa fare e come farlo (non necessariamente spiegarne la ragione). Lavorare in sede e, soprattutto, come dipendenti è deresponsabilizzante e mentalmente poco impegnativo, perciò, per molti, ancora preferibile all'espressione di creatività, ricerca di soluzioni in maniera autonoma ed all'autodisciplina necessaria per non far sovrapporre gli impegni lavorativi con quelli familiari e svolgere adeguatamente entrambi. Per quel che riguardi coloro che non abbiano un lavoro, ma ne rifiutino uno da casa od online, aggiungerei il fatto lavorare sia ancora associato, specie dagli incolti, all'idea di dover faticare fisicamente ed alcune attività non riescano ad essere considerate legali o proficue.

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  2. tutto giusto...l'unica cosa è lavorare non da casa....lavorare in un posto diverso da quello dell'ufficio.Uno dovrebbe poter lavorare da dove vuole. Se si sviluppassero bene i coworking...potremmo lavorare in un posto magari più vicini a casa e con gente che ci aggrada. Socializzare e uscire di casa è importante.

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  3. Sarebbe bellissimo riuscire a lavorare da casa con serenità senza trascurare né famiglia né lavoro, ma purtroppo la mia esperienza al riguardo non è molto felice. 1) La mia famiglia non capisce che sto lavorando e non sono seduta davanti al computer per diletto e di conseguenza 2) mi riesce difficile conciliare il lavoro con il rubinetto da riparare e la pentola sul fuoco e le varie richieste di interventi. Lo so, lo so: la colpa è mia perché non ho saputo educarli; o forse si conformano all'idea corrente, secondo la quale il lavoro vero è quello che si fa in ufficio. Consigli al riguardo?

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    1. Se ti può essere di aiuto ti porto la mia esperienza. Lavoro da casa da 20 anni. Mia figlia è cresciuta vedendo la sua mamma davanti ad un computer perché lavora. Nonostante tutto moltissime volte devo fare i salti mortali per rispondere a tutto e a tutti. Così un giorno dell'anno scorso sono entrata veramente in crisi. Il motivo chiaramente non era solo quello ma si affiancava anche mio padre che nel frattempo si è ammalato e dovevo gestire anche questa situazione. Morale, mi sono straincavolata e ho smesso semplicemente di lavorare. Questo per circa 3 mesi. Tempo piuttosto lungo per me. Nel frattempo ho finito quei pochi risparmi ed è diventata dura per tutti. Allora ho colto la palla al balzo. Ho rivendicato il diritto di lavorare in santa pace. Non dico che (ma deve comunque essere una scelta dettata dalle mie necessità) non faccio nient'altro mentre lavoro, ma sono io a crearmi delle pause studiate ad hoc anche per prendermi una pausa dal computer. Ho quindi affermato il mio diritto a lavorare in santa pace e adesso mentre lavoro ho molte meno interruzioni e riesco a gestirmi il tutto anche se molte giornate sono una vera e propria sfida. Se non riesco a fare tutto pazienza, c'è sempre il giorno successivo. Spero ti sia stato utile in qualche modo.

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    2. Cara Daniela, ti ringrazio: farò di tutto per conquistarmi le mie ore di lavoro. Ciao!

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