 |
Perchè ricercare il silenzio è importante |
C'è un posto dove vado quando il Sistema decide di sfoderare le sue armi migliori e tenta d'infilarmi la spada nel petto, approfittando delle mie debolezze. Ho battezzato questo luogo "la Piramide", un angolo di mondo lontano da tutti, dove è possibile ritrovare quello che l'uomo ha perso ormai da tantissimo tempo: il silenzio.
Oggi vorrei spiegare come sia possibile usare al meglio la mente, per trovare le soluzioni che stiamo cercando, riscoprendo l'importanza del silenzio, un bene così prezioso e raro che ormai si è quasi totalmente estinto, soffocato dal continuo rumore di fondo delle città e dei mezzi di comunicazione. Grazie al silenzio si può veramente cambiare vita e ritrovare la serenità perduta, a patto che lo si sappia ascoltare.
Come si raggiunge la piramide
Alla Piramide si arriva solo correndo. Sono necessari dieci chilometri di corsa in salita, per un dislivello totale di circa 500 metri, lungo una vecchia strada sterrata semi-abbandonata, dove non s'incontra anima viva, se non scoiattoli e caprioli. Si abbandona un piccolo centro abitato e si corre su per la montagna lungo una larga strada forestale che un tempo veniva utilizzata per portare a valle grossi tronchi ricavati da maestosi pini. Ci s'infila sempre più profondamente nel bosco, fino a raggiungere una piccola cascata, il confine tra la civiltà e il bosco.
Si corre lungo il dorso di una montagna alta 2000 metri; se si butta lo sguardo a valle ci si accorge di essere così lontani dal mondo civilizzato, che tra noi e il primo campanile di paese, ci sono almeno altri due rilevi minori.
Ci vogliono circa sette chilometri di meraviglioso sforzo perché la strada forestale si trasformi in un sentiero: è lì che solitamente inizio a pensare che una caviglia slogata mi farebbe impiegare almeno due ore per tornare a valle. Correndo sarei a casa in poco più di trenta minuti, ma un qualunque infortunio, anche il più banale, mi metterebbe in serio pericolo; d'altronde, alla Piramide, si va solo con le scarpe da corsa, niente orologi o telefoni cellulari, distruggerebbero lo scopo ultimo, ritrovare il silenzio.
Proprio quando la salita si fa più dura, ecco che s'intravede uno spiraglio di luce tra la fitta foresta e, pochi secondi dopo, ci si trova su un piccolo altipiano, circondato da rocce, da cui si domina la valle e i suoi numerosi laghi. Qualche passo più avanti una fonte naturale d'acqua fresca sgorga lenta dal sottosuolo, e si incanala lungo un troco cavo, perfetta per reidratarsi e detergere il sudore prodotto da dieci chilometri di corsa in salita. Sopra di noi la Piramide, centinaia di tonnellate di metallo arrugginito, collegate a valle da lunghissimi cavi sospesi nel vuoto, trionfo dell'ingegno umano.
L'osservo sempre per qualche secondo, penso a chi, molti anni fa, è stato lì a costruirla, con rumorosi camion pieni di cemento, frese, saldatrici elettriche. Forse le sue lunghe travi sono state appoggiate a terra da un elicottero, mi sembra di sentire il frastuono delle pale, lo spostamento d'aria che spazza via tutto, ma in realtà non c'è nulla, lì, ora, c'è solo il silenzio.
La Piramide è sul ciglio di un burrone che segna il confine tra il frastuono e la pace, credo sia la particolare conformazione delle rocce circostanti a fare di quel luogo il tempio del silenzio. Non si sente il sordo brusio della città, delle fabbriche, dei motori delle automobili che sfrecciano impazzite, dei cantieri dove si costruisce e si schiavizza l'uomo giorno e notte; nemmeno lo sgorgare dell'acqua della fonte vicina ci raggiunge, ci siamo solo noi e la pace, quella vera. Non si tratta perciò solo di silenzio, ma di assenza di tutti quei rumori a cui ormai non facciamo quasi più caso, e che ogni giorno ci martellano la testa.
E' in quel luogo che mi siedo a pensare, trovo le idee quando mancano, elaboro le soluzioni per vincere il sistema e partorisco gli articoli che qui vengono maggiormente apprezzati, è il silenzio a darmi nuova forza.
La mente potenziata dal silenzio
Alla piramide si arriva solo correndo perché, se camminassimo, la nostra mente avrebbe il tempo di abituarsi gradualmente al silenzio, ma correndo il distacco dalla civiltà è traumatico, rivelatorio, come un forte rumore che, di notte, coglie impreparati e ci fa saltare sul materasso.
Passiamo la vita nella più totale distrazione. Al mattino, la prima cosa che facciamo è accendere la TV per seguire il notiziario, poi ci gettiamo nel traffico tra il frastuono della città e l'autoradio, al lavoro siamo obbligati ad interloquire con persone che non abbiamo scelto, tra telefonate e ordini, e poi via tutti schiacciati in un bar a stordirci trangugiando aperitivi. La sera sfuma tra televisione, tablet, e smartphone, così non abbiamo dedicato un solo istante all'ascolto dei nostri pensieri, all'elaborazione critica delle informazioni che ci sono pervenute, alla riflessione personale.
Abbiamo perso il silenzio, l'unico stato nel quale la mente potrebbe liberarsi, diventare lucida, non continuamente distratta da chiacchiere, suonerie e clacson, libera di ascoltare i pensieri, quelli che provengono dall'interno, prima coperti e confusi dal rumore estero che irrompe nella testa e copre tutto, sempre, come fosse una fitta coltre di nebbia.
Ritrovare il silenzio, cioè restare per qualche tempo immersi in un ambiente privo di stimoli, è il contesto perfetto per lasciare che le domande emergano. Quando siamo in vacanza, in un luogo perlopiù isolato e pacifico e ci sdraiamo ad osservare il cielo o sediamo a prendere il fresco serale, le particolari condizioni di assenza di stimoli, ci aiutano a pensare in modo critico alla nostra vita. Non di rado, infatti, emergono pensieri di ribellione dalla società dei consumi; tutti, almeno una volta ci siamo detti: "Ma chi me lo fa fare, mollo tutto e mi trasferisco qui” ma poi, tornanti nella confusione della grande metropoli, dopo un paio di giorni, ogni iniziativa scema come gelato al sole.
E' colpa del rumore di fondo in cui siamo immersi, che ci riempie la testa e non lascia spazio al pensiero, che oscura i desideri; siamo talmente abituati a sopportare continui input, uno a brevissima distanza dall'altro e a restituire output veloci, perlopiù poco ragionati e meccanici, che abbiamo perso l'uso della ragione, cioè del ragionamento, del riflettere su cosa sia migliore e giusto.
Quando siamo immersi nel silenzio, invece, l'assenza di distrazioni rende il pensiero molto più potente e profondo del normale, ci rendiamo conto che fino a quel momento la nostra mente era incatenata, e incominciamo a formulare pensieri profondi, completi; se iniziamo a ragionare sulla nostra vita e sul comportamento delle persone, notiamo aspetti che prima avevamo trascurato, ci sentiamo potenti, come se avessimo acquisito una capacità nuova, di vedere oltre, di osservare il tutto dall'alto, in una visione globale che si estende per chilometri, quando prima invece era limitata a pochi metri.
Dove trovare il silenzio?
In musica il silenzio è una "nota” come tutte le altre, è priva di tono, timbro e intensità, ma ha un simbolo proprio, una durata e quindi grande importanza. Nella vita il silenzio ha assunto connotazioni perlopiù negative, se si rimane in silenzio, non si è reattivi, svegli e non si è in grado di rispondere immediatamente, si è considerati meno scaltri di chi invece ha queste caratteristiche. Se, alla radio, per un qualche motivo le trasmissioni s'interrompono anche solo per una manciata di secondi, pensiamo subito ad un problema, un guasto tecnico. Se, durante un telegiornale, il cronista smette di parlare anche solo per un istante, finisce su Blob per direttissima.
Il silenzio invece è importantissimo, pertanto va ricercato quotidianamente, ma come possiamo trovarlo nei luoghi che comunemente frequentiamo?
Una buona idea è quella di andare a letto presto ed imparare a svegliarsi prima, quando il sole è appena sorto e tutti stanno ancora dormendo; possiamo osservare il cielo che schiarisce, dalla finestra della nostra stanza da letto o da quella del salotto, seduti sul divano o sul tappeto. Usiamo quelle ore di pace per riflettere, fare qualche esercizio fisico, scrivere, dipingere, creare o semplicemente osservare, senza pensare alla giornata che ci attende, resteremo piacevolmente stupiti dal senso di serenità che ci pervade e dalla profondità dei pensieri che riusciremo a formulare. In assenza di stimoli anche una semplice mezzora diverrà tempo prezioso, sfruttato appieno, utilissimo per lavorare ad un progetto di cambio di vita, inventarsi un lavoro, pianificare un trasferimento all'estero o dedicarsi alle proprie passioni.
In macchina, quando ci rechiamo al lavoro, evitiamo di accendere la radio; mentre guidiamo osserviamo il paesaggio, il cielo o il buffo comportamento degli altri automobilisti; scopriremo dettagli dell'ambiente o atteggiamenti che prima ignoravamo. La mente, libera dal continuo opprimente rumore di fondo, lavorerà meglio, formulando pensieri anticonformisti e mostrandoci il mondo da un punto di vista che quasi tutti ignorano.
Nel weekend evitiamo di incanalarci nel torrente di automobili che porta al centro commerciale, lasciamo perdere le "cose”, non ci serve un nuovo paio di scarpe, puntiamo invece alla serenità, lasciamo la città e raggiungiamo un luogo isolato, dove il rumore diventi solo un ricordo lontano. Evitiamo i centri turistici più accreditati, basta un sentiero nella campagna, un rilevo montuoso anche di modeste dimensioni o un pezzo di costa dove il rumore del mare sia più forte di quello della civiltà. Cerchiamo di costruire una giornata dove il silenzio sia il protagonista, ci aiuterà a trovare le soluzioni che stiamo cercando e a prendere le decisioni giuste, quelle di cui difficilmente ci si pente.
Tutti zitti
Un tempo la vita era fatta di silenzio, nell'era cenozoica i primi uomini appartenenti alla nostra specie (homo sapiens), trascorrevano una vita immersa nella pace, le loro menti primitive, sgombre dal delirante rumore di fondo che oggi ci tappa le orecchie, furono libere fare scoperte assolutamente eccezionali per le loro reali capacità. Paralizzati davanti agli schermi dei tablet, annichiliti dal rumore violento e penetrante che la società genera mentre produce e consuma a ritmi spaventosi, abbiamo smesso di pensare. Le nostre menti atrofizzate, non sono in grado nemmeno di concepire un'esistenza diversa da quella che è considerata il modo "normale” di vivere. Fa ridere solo chiamarla "mente”, nell'uso dantesco del termine "la somma delle capacità più alte dell'uomo", oggi al servizio di stupidi giochini su Facebook, discussioni su partite di calcio, inutili dibattiti politici e schiavizzante lavoro.
Il silenzio è la cura necessaria a ritrovare la mente, cerchiamo il silenzio, perché solo nel silenzio può nascere il pensiero critico, quello che ci serve per mettere in discussione i dogmi del consumismo e ragionare in modo differente da tutti. Se vogliamo cambiare la nostra vita, tornare ad essere unici, individui pensanti, che agiscono nel loro interesse e in quello della propria felicità, dobbiamo allontanarci dal frastuono ed immergerci nel silenzio.
Ognuno dovrebbe cercare la propria Piramide, e recarvicisi periodicamente, per ricaricare le batterie, tornare a riflettere sulla frenesia e l'insensatezza dei giorni che trascorrono senza un significato, piegati al dovere, senza che si alzi un solo dito per cambiare, per vivere davvero. Vi lascio con un bel video del tempio di Mimuroto-ji a Kyoto (Giappone) e del suo meraviglioso giardino, da sempre luogo di silenzio, pace e meditazione, sperando che ci sia d'ispirazione e ci invogli a ricercare la nostra personale Piramide.
Un articolo meraviglioso
RispondiEliminaTroppo gentile, è stata la piramide ad ispirarmi, l'ultima volta che ci sono stato ;)
EliminaBello il silenzio e nel silenzio del mio studio medito.
EliminaMi domando quale sia lo stile di vita che preferisco. Innanzitutto voglio spendere il meno possibile, quindi consumare il meno possibile, pur senza rinunciare anche a quei piaceri che danno sapore alla vita, ad esempio una bella fumata (fumare la pipa costa molto meno del sigaro...). Mi da profondamente fastidio sentire alla radio o alla televisione l'espressione "i consumatori...", io non voglio essere un consumatore, semmai un acquirente intelligente.
Ogni volta che spendiamo un Euro buona parte di quell'Euro va nelle tasche dello stato sottoforma di tasse, la parte rimanente in quelle di chi ci ha venduto il bene e o servizio (che poi ci paga le tasse). Spendere il meno possibile significa, per chi svolge un lavoro autonomo come me, aver bisogno di meno denaro e quindi di pagare meno tasse.
Tasse, tasse, tasse, poi il dentista lo devo pagare, l'asilo di mio figlio pure e la visita specialistica la devo pagare per non farla fra sei mesi... Che cosa ricevo in cambio di tutte queste tasse?
Mi piacerebbe che un esperto di economia mi calcolasse quanti soldi vanno allo stato per ogni Euro che spendo. Considerando sia quelle che ci pago quando lo guadagno e quelle che ci pagano quelli che lo incassano... Come si fa a saperlo?
Mi piace l'Evasione Fiscale Onesta, basata sul non guadagnare e non spendere, secondo me cambierebbe il mondo e ci farebbe rendere conto che per vivere bene abbiamo bisogno di molto meno di quanto immagiamo. Forse sarebbe una vera rivoluzione!
P64
Ma che commento è questo? Ma hai letto quello che c'è scritto, ma soprattutto lo hai capito...? Mi sa che hai sbagliato articolo; tu ti stai chiedendo come spendere meno... Stai parlando di moneta, quella scritta sopra è altra storia.
EliminaProvi anche ad infilarsi un sacchetto di plastica in testa e a smettere di respirare!
RispondiElimina