Il Segreto per Essere Felici Come Bambini

Il Segreto per Essere Felici Come Bambini
Ritrovare la felicità dei bambini
La felicità di una persona dipende in larga parte dal mondo che ha di porsi nei confronti della società e delle persone che la circondano, se prendiamo esempio dai bambini, ci rendiamo conto che la loro spensieratezza nasce dalla semplicità con cui affrontano la vita e da una serie di atteggiamenti che assumono in modo naturale, proprio perché ancora lontani dai meccanismi e dai comportamenti deviati e controproducenti, che la società moderna ci obbliga ad assumere.

In questo articolo scopriremo come essere felici attraverso cinque modi di fare e di affrontare la vita, che abbiamo dimenticato da molto tempo, ma che dobbiamo tornare ad abbracciare, per riscoprire quella felicità genuina e semplice, che non dipende né dal denaro né dal successo.


La felicità dimenticata


Mi capita, anche se sempre più raramente, di osservare mia figlia mentre giochiamo insieme o quando ripeto qualche azione infinite volte perché la fa crepare dalle rasiate, di ricordarmi quello che provavo quando, alla sua età, ricevevo le medesime attenzioni. Per un brevissimo istante mi sembra di comprendere in modo lucido il suo stato di piena felicità e spensieratezza, di rivivere i momenti durante i quali ero io a sentirmi così, e provare nuovamente, per un millesimo di secondo, quella meravigliosa sensazione che nasce in mezzo al petto ed esplode dirompente in tutte le direzioni. I bambini molto piccoli sono completamente disinibiti, quando ridono, si divertono e giocano sono felici per d'avvero, non si contengono, hanno reazioni spontanee, sincere, si lasciano andare totalmente, abbracciano il momento nella sua pienezza, non hanno paura di mostrarsi completamente disarmati, non nascondono niente. Se tu gli dai le attenzioni che vogliono, li fai divertire, ridere, osservare, esplorare, scoprire, loro si lasciano catturare, trascinare e coinvolgere, perché non hanno alcun condizionamento o pre-concetto, non pensano a come le loro reazioni appaiano ai nostri occhi, non ci vedono come potenziali amici, nemici, utenti, clienti, non hanno ne maschere ne segreti, sono veri, se stessi in ogni istante.

La società in cui vivono gli adulti è invece l'esatto contrario, nessuno si lascia mai andare, tutti agiscono perché hanno un fine, uno scopo ben preciso; ogni azione viene eseguita nel tentativo di ottenere una reazione, anche quelle più semplici, come mangiare, parlare, vestirsi hanno fini mirati. Si sta attenti a cosa si mangia per restare magri, belli e in salute, si dicono cose per impressionare, condizione, vendere e ingannare, ci si veste in un certo modo per fare colpo, protestare, provocare. Un bambino, invece, mangia quando ha fame, parla per chiedere ciò di cui ha bisogno e si veste o sveste se ha freddo o caldo.

Pensando a questa differenza capiremo perché non riusciamo più a provare, ormai da moltissimo tempo, quella Sensazione di Felicità Sfrenata, che invece era semplice parte del nostro quotidiano, quando eravamo molto piccoli. Tutti i condizionamenti che, mentre crescevamo, la società moderna ci ha inculcato, oggi ci impediscono di lasciarci andare, pensare ed agire in modo genuino, sciolto, rilassato e quindi di essere veramente e pienamente felici. Anche quando accade di Sentirsi Felici, si tratta sempre di una sensazione che tendiamo a tenere chiusa in gabbia, che abbiamo grande difficoltà a lasciar correre libera. Nel nostro essere felici siamo ingessati, rigidi, perché disabituati ad esternare le emozioni in modo incondizionato. A forza di contenerci, controllarci e comportarci in modo consono alle situazioni, non siamo più capaci di lasciare che un'emozione corra dal cuore verso la gola, ed esca in quell'incontenibile urlo di felicità, che all'età di due anni, invece, avremmo prodotto senza alcuna vergogna ne ripensamento.

Le regole di oggi ci aiuteranno ad imparare nuovamente a lasciare libere le emozioni, così da riscoprirci capaci di abbracciare la felicità e viverla in modo pieno e profondo.

1. Agire per la nostra felicità


I nostri comportamenti sono il risultato di un complicato equilibrio tra ciò che vorremmo fare e come invece “ci si comporta” in determinate situazioni. Quando siamo al cinema, per esempio, ci tratteniamo dal compiere alcune azioni che, invece, guardando un film sul divano di casa, faremmo; ad esempio stiamo attenti a non fare troppo rumore mentre rovistiamo nel barattolo dei popcorn, per non disturbare evitiamo di commentare scene del film con chi sta accanto e, se dobbiamo andare in bagno, attendiamo l'intervallo, così da non scomodare un'intera fila di persone. Questi atteggiamenti sono ovviamente corretti e vanno mantenuti, mi interessa solamente evidenziare come il nostro modo di fare si adatti alle situazioni in cui ci troviamo.

Un bambino si comporterebbe allo stesso modo in entrambe le situazioni, mangerebbe i popcorn senza curarsi dei vicini e romperebbe le scatole fino a quando non lo si porta a fare i bisogni. Lui non ha condizionamenti sociali, l'unica cosa che gli importa è essere felice e a proprio agio in ogni momento.

Nella società del consumo sono infinite le situazioni in cui siamo abituati ad agire come se avessimo indossato una camicia di forza, pensiamo anche semplicemente alle parole che usiamo quando ci rivolgiamo a persone che occupano gradini differenti sulla scala sociale; un conoscente, un amico, un collega e il nostro capo, vedono quattro differenti versioni di noi. Dobbiamo tornare a comportarci in modo più naturale e sciolto, fregandocene del giudizio degli altri e di questa assurda volontà di restare seduti composti, nel posticino che la società ci ha riservato, senza disturbare ne sporcare. Solo così torneremo a fare le cose nell'ottica di essere felici, e non di apparire felici. Siamo una persona sola, non tre o quattro diverse personalità rinchiuse nel medesimo corpo, comportiamoci per quello che siamo, sempre.

2. Non giudicare mai


Quando vuoi veramente bene ad una persona, non c'è spazio per il giudizio; non si tratta di limitarsi o trattenersi dal giudicare, semplicemente si accetta tutto dell'altro, in modo naturale, perché l'amore che si prova nei sui confronti è più forte di ogni altra cosa. Nella vita siamo però costretti a relazionarci con persone con cui non abbiamo scelto di stare, con le quali spesso non andiamo (e non ci interessa andare) d'accordo. Ancora una volta il lavoro è un ottimo esempio; individui che devono relazionarsi quotidianamente, anche se non vogliono, anche se nella vita vera mai e poi mai si frequenterebbero.

E' inevitabile quindi che s'inneschi quel meccanismo per il quale s'inizia a giudicare e parlare male delle persone in loro assenza; in condizioni normali eviteremmo semplicemente di frequentarle ma, essendo obbligati, non abbiamo altra valvola di sfogo che il giudizio.

Un bambino, invece di continuare ad agire come se nulla fosse, allo scopo di salvare le apparenze, esternerebbe subito il proprio disagio risolvendo il problema alla radice. Questa è la strada che dobbiamo seguire per essere felici, smettiamo di circondarci di persone con cui non ci interessa stare e siamo sinceri nei confronti di chi siamo obbligati a frequentare per circostanze, facendo loro capire che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Inutile lasciare che dentro di noi cresca l'odio e il rancore, questa pratica non ci poterà mai alla felicità, ma solo verso altro odio.

Uno degli insegnamenti buddisti più semplici ed efficaci dice: “Con la mancanza di collera si vinca la collera; con la bontà si vinca la cattiveria. Con la generosità si vinca l'avarizia, con la verità si vinca il la menzogna”.

3. Fare le cose gratis


In un mondo dove tutto è pesato attraverso il denaro, chi agisce più gratuitamente? Da quando ho smesso di pensare in termini monetari compio molte azioni gratuite e do aiuto senza chiedere in cambio nulla. Noto chiaramente lo stupore e la diffidenza sui volti delle persone, come se stessero aspettando il conto o cercassero di capire dove sta la fregatura. Quasi nessuno si rende conto che dare è molto meglio che ricevere, usare il tempo per stare con gli altri, condividere esperienze, fatiche e traguardi è di gran lunga più appagante che ricevere in cambio del denaro e poi dimenticarsi uno dell'altro fino al prossimo bisogno.

Non si può pretendere che tutti ci siano riconoscenti, le logiche del profitto sono talmente radicate che spesso si da molto e non si riceve nemmeno un grazie, ma questo non ha alcuna importanza, dare è un' azione che facciamo per noi stessi, non per gli altri. Banalizzando, anche fare la carità o volontariato, sono gesti che solo apparentemente vengono fatti per aiutare, chi li compie lo fa perché nel profondo del suo cuore si sente felice nel condividere i propri averi e le proprie capacità con gli altri. Non vedrete mai queste persone mettere su Facebook le loro foto mentre si danno da fare allo stand della tal associazione umanitaria, perché non lo fanno per apparire, ma per sentire dentro di loro la felicità.

Mia figlia, quando è felice, corre da me e mi da un grande abbraccio; non si aspetta nulla in cambio, lo fa solo perché abbracciare il suo papà la fa sentire bene. Per essere felici impariamo dunque ad agire senza chiedere nulla in cambio, lasciando che sia il semplice “dare” a farci stare bene.

4. Quello che accade dipende dalle nostre scelte


La vita difficilmente ci propone di scegliere, in un preciso momento, tra due strade che vanno in direzioni divergenti; nell'arco della vita di una persona si contano sulle dita di una mano le volte che ci siamo trovati di fronte ad un bivio e abbiamo scelto la direzione da intraprendere, eppure la nostra esistenza ha un carattere preciso ed è radicalmente diversa da quella di moltissimi altri. Quando abbiamo scelto quello che siamo?

Lo abbiamo fatto lentamente e, spesso, inconsapevolmente, perché le piccole decisioni che prendiamo ogni giorno, non hanno un effetto immediato, cioè non cambiano la nostra vita dall'oggi al domani, ma si sommano e producono un lento cambiamento. Questo concetto ci insegna due cose: la prima è che se si vuole cambiare lo si può fare con poco sforzo, facendo un piccolo passo ogni giorno, la seconda è che dobbiamo stare molto attenti anche alle più piccole scelte e azioni quotidiane, perché queste potrebbero portarci ad un lento e involontario cambiamento che, tra qualche anno, potrebbe non piacerci.

E' il motivo per il quale, molti, in un giorno a caso delle propria vita, scossi da un particolare evento o situazione, si risvegliano e si riscoprono infelici, senza riuscire a focalizzare bene le cause che li hanno portati in quella particolare condizione. Per anni hanno compiuto piccole azioni che li hanno profondamente cambiati e, senza accorgersene, sono diventati persone meno felici.

Un bambino, operando in ogni istante solo scelte che in quel determinato momento lo rendono felice, finisce per essere inevitabilmente sempre felice; il segreto quindi sta nel fare sempre quello che ci rende felici in quel determinato momento, senza riflettere troppo sulle conseguenze, che affronteremo con il medesimo approccio, quando si verificheranno.

5. Imparare a chiedere scusa


“Scusa mi sono sbagliato”, quanto è stata l'ultima volta che abbiamo pronunciato questa frase? Intendo dire proprio questa frase, non suoi surrogati che hanno come unico scopo il discolparsi o lo scaricare le proprie responsabilità ad altri, dicendo “Scusa, ma qui non si riesce a…” oppure “Scusa, ma quello lì aveva detto che…”. Quando è stata l'ultima volta che abbiamo ammesso veramente di aver sbagliato, senza cercare scappatoie o attenuanti?

Conosco persone che non ammetterebbero mai di aver sbagliato, anzi, molte di queste le ho sentite personalmente negare l'evidenza pur di non scoprirsi in fallo; altre (quasi tutte) non chiedono scusa in modo genuino, cercando sempre una scappatoia, un capro espiatorio, come se sbagliare fosse peccato mortale. L'errore è normale, ovvio, scontato, non conosco nessuno che abbia sempre fatto tutto giusto, mentre ne conosco moltissimi che fanno di tutto per mostrare come le loro scelte siano state sempre le più azzeccate, arrivando fino a mentire a se stessi.

C'è grande differenza tra il cercare di fare sempre del proprio meglio e il voler apparire infallibili, nel primo caso si è persone virtuose, nel secondo degli sciocchi che pensano che tutti siano meno furbi, che le persone non si rendano conto di quando qualcuno cerca di nascondere le proprie colpe. Un paio di scarpe troppo strette ci faranno sempre male ai piedi, anche se fingiamo di non soffrire, esattamente come il volersi mostrare infallibili non ci aiuterà ad essere realmente bravi e capaci.

Un bambino che chiede scusa ammette pienamente le sue colpe, lo fa perché sa che un genitore comprende la sua condizione di “apprendista”, individuo che ogni giorno impara qualcosa. Anche gli adulti sono apprendisti della vita, ogni giorno imparano e commettono errori; l'umiltà è un ingrediente base nella ricetta per "essere felici".



Conclusioni


Nasciamo liberi e lentamente diveniamo schiavi, la società ci prendere da piccoli, ci introduce inesorabilmente nei suo grande ingranaggio, prima attraverso il nido, poi l'asilo, la scuola, l'università e infine il lavoro. Ci afferra per il braccio, stringe forte e non ci lascia più andare; fin dai primi mesi di vita ci viene insegnato come comportarci, quali sono gli atteggiamenti più consoni alle situazioni, ci vengono forniti modelli d'eccellenza, infallibilità, e ci viene spiegato come tutto venga fatto in cambio di qualcosa.

Eppure guardate, quando siamo ancora molto piccoli, il nostro cuore è talmente puro che ci permette di essere felici anche solo ascoltando la voce di nostra madre che ci canta una bella canzone.


Poi la società ci trasforma e ci obbliga a trascorrere la vita in una gabbia emozionale, lontani anni luce dalla felicità vera, disabituati a lasciarci andare, a fare per il piacere di fare, incapaci di accogliere e trasmettere liberamente le sensazioni che proviamo. La felicità stessa ne risente in modo drammatico: quando siamo felici non riusciamo a vivere veramente questa sentimento, che rimane chiuso dentro di noi, destinato a spegnersi rapidamente, come una fiamma senza ossigeno.

Le cinque regole di oggi possono aiutarci ad essere felici ritrovando quei modi di fare che abbiamo perso crescendo, ma che sono gli ingredienti di quella spensieratezza tipica dei bambini, ancora liberi dai dogmi comportamentali che tutti consideriamo “normali”, ma che hanno conseguenze inaspettate sulla nostra felicità e rischiano di tenerci la guinzaglio.

2 commenti:

  1. Bellissima e istruttiva questa pagina sulla felicità che condivido in pieno... tantissimi complimenti!!

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  2. Bellissimo post, mi ha veramente colpito.
    Ho capito il concetto che esponi, però può essere un consiglio pericoloso per alcuni.
    I bambini sono caratterizzati dalla spontaneità, come dici anche tu, sono spinti a fare solo quello che li rende felici. Ma proprio perchè sono bambini (...come molti di noi adulti...) non possiedono il discernimento per definire con certezza se una cosa possa realmente fargli bene e renderli felici.
    Mio figlio di sette anni è innamorato dei videogiochi, se potesse starebbe attaccato al joypad 24 ore su 24. Per lui la felicità sarebbe che io e mia moglie gli permettessimo di giocare a oltranza. Così devo renderlo "infelice" concedendogli poche ore alla settimana. Ma in realtà lo faccio per il suo bene, perchè lui un domani sia felice, veramente. Così lo coinvolgo a mettere a posto il legname per la stufa assieme a me, lo accompagno a fare sport, stiamo assieme quando si cucina...
    E' pericoloso incoraggiare a fare solo quello che si pensa renda felici perchè oggi pochi hanno la maturità di conoscere cosa sia realmente la scelta giusta per se stessi.
    Molti pensano spesso in maniera distorta, cercando di soddisfare desideri egoistici o il proprio io, e lo fanno basandosi su conoscenze ed esperienze limitate.
    Grazie ancora per i post,
    buona notte
    Massimiliano

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