 |
Come essere felici comunicando con noi stessi |
Quante volte abbiamo sentito parlare di comunicazione e dell’importanza di saper comunicare bene con gli altri? Non molto spesso credo, visto che viviamo in una società individualista, nella quale tutti siamo convinti che per essere felici, l’unica cosa che conta è la felicità del singolo. Se poi vogliamo trovare un legame tra felicità e comunicazione, direi che entriamo in territori praticamente vergini.
In questo articolo capiremo come essere felici imparando a comunicare veramente, ma non attraverso i soliti banali consigli sull’uso del linguaggio, ma usando la comunicazione per analizzare le nostre reazioni quando ci rapportiamo con gli altri, individuare i difetti che non conosciamo, e capire come gli altri ci vedono.
Cosa pensano gli altri di noi
Le persone hanno il brutto vizio di sparlare. Siamo onesti, lo facciamo praticamente tutti i giorni: parliamo alle spalle degli assenti e li giudichiamo. In questo gioco siamo vittime e carnefici, commentiamo le vite e gli atteggiamenti altrui ma, allo stesso tempo, veniamo presi di mira quando non siamo presenti. Per fortuna “occhio non vede, cuore non duole”, per questo si può andare avanti all’infinito, tessendo una ragnatela di chiacchiere e giudizi, fondate esclusivamente su quello che a noi traspare dell’altro.
I nostri atteggiamenti, le opinioni che esprimiamo e le reazioni che quotidianamente abbiamo, sono il filtro attraverso il quale gli altri ci vedono. Ad esempio, possiamo avere un cuore d’oro ed essere le persone più buone del mondo, ma se siamo soliti rispondere in modo aggressivo, gli altri ci considereranno burberi e brutali, giudicandoci tali.
Se, attraverso la maschera che portiamo, non traspare quello che siamo realmente, non potremmo mai essere felici, perché gli altri continueranno a rapportarsi con l’immagine errata che hanno di noi, cioè la persona che non-siamo. Non ci sentiremo capiti e verremo trattati in modo diverso da quello che ci aspettiamo.
Questo è il non-noi, la maschera che ci identifica, ma non ci rappresenta.
In questo modo è molto probabile che tutto vada storto, che l’opinione diffusa sulla nostra persona sia errata e che viviamo in uno stato di confusione, nel quale vorremmo capire come essere felici e amati, senza riuscirci. Ci si sente in gabbia, perché accadono cose che non comprendiamo e che dipendono solo dal fatto che non siamo in grado di
comunicare agli altri quello che siamo veramente.
Esiste, per fortuna, la possibilità di cambiare il flusso degli eventi e incominciare ad essere felici: questa opportunità ci viene offerta dalla possibilità di adottare una comunicazione efficace, che ci permetta di cambiare il nostro atteggiamento, controllare le reazioni e far emergere la nostra vera personalità.
Analizzare le proprie reazioni
Tutto parte da qui, dal capire e controllare il modo nel quale reagiamo agli stimoli esterni. Qualche anno fa, quando seguii un corso di comunicazione, rimasi molto colpito dalla definizione che il docete diede di “comunicare”; disse: “Comunichiamo perché vogliamo manipolare gli altri”. “Manipolare” è un termine forte, che ha un’accezione negativa, ma aveva ragione. Nel momento stesso in cui scrivo queste righe, sto comunicando; il mio scopo è “manipolarvi”, cioè convincervi di quello che penso e del fatto che so «come essere felici». Per farlo scrivo nel modo più efficace ed incisivo che conosco.
Quando, su Facebook, scriviamo qualcosa, non so, ad esempio “oggi sono stanca”, lo facciamo perché il nostro scopo recondito è indurre gli amici e i conoscenti ad interessarsi a noi, cercando di attirare la loro attenzione; stiamo cercando di manipolarli, cioè spingerli a fare delle cose che altrimenti non farebbero, ma che desideriamo facciamo.
Questo processo di manipolazione è voluto quando “parliamo” o “scriviamo”, mentre è “incontrollato” quando reagiamo alle parole degli altri. Quando veniamo colpiti da parole o fatti che ci indispongono, possiamo essere bravi a non far trasparire il nostro stato d’animo, ma internamente dobbiamo fare i conti con noi stessi, cioè con il fatto che non stiamo bene e non siamo a nostro agio. Sono situazioni in cui non possiamo dire di essere felici, soprattutto se siamo costretti a fingere o se non siamo capaci di controllarci e facciamo/diciamo cose di cui poi ci pentiamo.
Si può imparare a riconoscere ed analizzare queste situazioni, cioè a prendere coscienza di quello che ci capita internamente quando vengono toccati quei tasti speciali che ci fanno scattare. Quest’analisi è molto importante, perché le reazioni incontrollate sono lo specchio dei difetti; se le individuiamo, capiremo come essere felici, migliorando il nostro atteggiamento e facendo assomigliare il più possibile la maschera che portiamo, al nostro vero io.
Staccarsi dal corpo
Quotidianamente, le situazioni nelle quali veniamo messi alla prova, sono molteplici; in famiglia, al lavoro, con i figli o con gli amici, ovunque ci sia contatto con l’altro vi è possibilità di analizzarsi e pesare le nostre reazioni.
Può essere utile fare un esempio: durante una discussione con la nostra compagna/o ci vengono dette parole che ci fanno andare su tutte le furie. Quello è il momento preciso nel quale dobbiamo fermarci e riflettere su come ci sentiamo, sul perché quelle parole ci hanno colpito così tanto da farci arrabbiare. C’è stata detta una verità che ci sta scomoda? Siamo vittime di un fraintendimento? Veniamo accusati ingiustamente? Non viene dato risalto al nostro impegno o ai nostri sforzi? Non importa, importa solo capire bene, in totale sincerità con noi stessi, perché ci sentiamo colpiti. A questo punto, immaginiamo solamente la reazione che vorremmo avere, ma non lasciamoci andare. Cosa succederebbe se reagissimo in quel modo? Quali conseguenze ci sarebbero e quale immagini di noi trasmetteremmo al nostro partner? Positiva? Negativa? Ci conviene reagire così? Probabilmente no, perché quando veniamo colpiti su determinati argomenti, tiriamo sempre fuori il peggio di noi stessi, cioè i difetti.
Allora usciamo mentalmente dal nostro corpo e osserviamoci da fuori, traiamo piacere nel vederci alterati e nel constatare che invece stiamo governando alla grande un sentimento che ci avrebbe portato a dire/fare qualcosa di cui ci saremmo pentiti. Siamo compiaciuti e orgogliosi di aver capito cosa ci ha dato fastidio e di essere lì, in totale quiete, assolutamente vigili, pronti a reagire nel modo gusto. La maggior parte delle volte basta qualche istante per cambiare tutto.
Avremmo individuato un nostro difetto, che può essere il non accettare un'opinione diversa dalla nostra, il non veder riconosciute alcune doti, l’essere permalosi, l’invidia, l’incapacità di controllarsi, il sentirsi superiori/inferiori a chi ci sta di fronte… e chi più ne ha più ne metta. Allo stesso tempo avremmo capito qual è la reazione corretta e sperimentato un modo diverso di approcciarsi agli altri. Realizzeremo che in questo modo si vive in maggior armonia, si è più felici.
Siamo diventati trasparenti alle parole degli altri e abbiamo evitato di venir sopraffatti dalla nostra parte animale, cioè quell’impulsività che ci spingerebbe a fare scelte sbagliate, trasmettendo un'immagine altrettanto sbagliata di noi stessi.
Questo è il potere della comunicazione nella sua forma più efficace; essere capaci, ad ogni livello, di governare i sentimenti in modo da reagire nel modo più consono alla situazione, ed ottenere il risultato migliore. Capire ed attuare questa tecnica porta alla vera felicità, dove internamente ed esternamente siamo in pace, grazie ad un controllo completo sul nostro stato d’animo e ad una manifestazione vera della bella persona che vorremmo essere.
La fine dei problemi relazionali
Quando dicevo che la comunicazione è manipolazione, intendevo non solo il tentativo costante di manipolare gli altri, ma soprattutto quello di manipolare se stessi, aprendo un dialogo schietto e sincero con se stessi. Prima di preoccuparci di come ci rapportiamo con gli altri, costruiamo un rapporto sincero con noi stessi, perché, se non siamo nemmeno capaci di ammettere cosa ci fa scattare (e contenerlo), non saremo mai in grado di tessere rapporti veri, ed essere felici.
Quasi tutti i problemi relazionali derivano dal non essere capaci di accettare il prossimo per come egli è; non sono infatti le diversità a creare i contrasti, ma la nostra innata tentazione nel classificarle come giuste o sbagliate. Se mi irritano le persone disordinate, è perchè credo che il disordine sia sbagliato e l’ordine giusto, ma non è così, tanto che chi è disordinato penserà di me che sono un fastidioso manico dell’ordine. Non sono gli atteggiamenti degli altri ad essere sbagliati, non è per questo che ci irritiamo, ma perché non siamo capaci di accettarli.
Se capiamo questo, abbiamo capito come essere felici, perché diventare trasparenti agli stimoli che ci irritano, equivale a vivere in un perenne stato di serenità, dove nulla ci può infastidire, ponendo le basei per dare il meglio di noi stessi. Questo traguardo lo si raggiunge prendendo piena coscienza del fatto che è proprio la nostra spiccata tendenza a giudicare (ricordate il parlare alle spalle di cui accennavo prima) che ci fa reagire male ad atteggiamenti e frasi che ci irritano. Se non giudichiamo, se le parole o i comportamenti degli altri ci passano attraverso senza urtarci, potremmo decidere sul da farsi in modo perfettamente lucido, senza venir governati dalla voglia di controbattere malamente.
Come possiamo essere felici in un modo dove ogni individuo è di verso dall’altro, e queste diversità sono fonte stessa d’odio? La risposta è semplice: non possiamo, quindi, per essere felici, serve accettare le diversità, che esse ci pervengano sotto forma di dialogo, modi di fare, usanze culturali o linee di pensiero.
La felicità è sempre stata lì
Analizzando le sfaccettature della società in cui viviamo, mi capita sempre più spesso di arrivare alle medesime conclusioni; in un mondo dove tutti cercano di venderci la felicità, quasi nessuno si accorge di avere già tutti gli strumenti per raggiungerla, solo che non si riesce a realizzare che il posto in cui va cercata non è là fuori, ma qui dentro.
Con la tecnica descritta oggi, possiamo veramente cambiare tutto; se diventiamo intoccabili, non solo saremmo felici perchè niente ci disturba, ma faremo sempre le scelte giuste e la maschera che indossiamo ogni mattina, diventerà via via sempre più simile al nostro vero essere. Il primo passo per essere felici è fare di tutto per essere capiti, cioè fare in modo che gli altri ci trattino e considerino per quello che siamo realmente.
Saremmo in grado di limitare al massimo quelle incomprensioni che nascono dal reagire d’impulso, dall’aver detto qualcosa che non pensiamo e che poi non vogliamo/possiamo più cancellare, innescando eventi che non desideriamo e che non rispecchiamo ciò che siamo. Questo percorso può portarci solo all’essere felici, attraverso un miglioramento continuo a cui possiamo dare inizio oggi stesso.
Oh, grazie dei consigli! Ricambio con il mio!
RispondiEliminahttp://www.emporioecologico.it/tisana-felicita-di-erbe-e-spezie-ayurvediche-yogi-tea.html
Scherzi a a parte, dissento. Ci sono cose che ti devono fare infuriare, altrimenti sei uno zombie in stato vegetativo.
Dissento anche sulla tesi della comunicazione vista come manipolazione, però ho dovuto pensarci su, considerando la veridicità dell'ipotesi. A prescindere dal fatto che sarebbe uno sfinimento fare tremila ragionamenti ogni volta che si apre bocca e si esprime una sensazione, ammetto che può avere una logica quando la comunicazione riguarda le interazioni lavorative. Idem dicasi per quanto riguarda i rapporti interessati di qualsiasi genere, compresi quelli affettivi, per molti, in cui si instaura una sorta di potere gerarchico da mantenere. Ma ritenere che ogni volta che parlo con qualcuno ci sia dietro un tentativo di manipolazione mi sembra veramente triste e persino squallido. Manipolare per ottenere che, poi? Prima o poi ci si dovrebbe scoprire per forza. Invece penso che l'integrazione abbia molto più a che fare con il nascondersi. Quindi la manipolazione, se c'è, è eventualmente rivolta a se stessi, non agli altri. Gli altri ne subiscono solo gli effetti indiretti.
RispondiElimina