Cambiare mentalità sul mondo del lavoro
La stragrande maggioranza delle persone è talmente sopraffatta dal proprio lavoro, che vive in un perenne stato di simbiosi con l’impiego, ogni mattina, meccanicamente, milioni di individui si alzano ancora distrutti e trascorrono ore nel traffico al solo scopo di recarsi in un ufficio, dove, per tutto il giorno, tutta la settimana, tutta la vita, si dedicheranno ad attività che preferirebbero non svolgere, con persone con cui non hanno scelto di stare. Le differenze con la galera sono d’avvero sottili: anche in carcere non scegliamo i nostri compagni, ci sono le pause (l’ora d’aria) e, scappare (smettere di lavorare) per moltissimi è praticamente impossibile. Solitamente la mensa fa schifo uguale.
Come cambiare lavoro
- Chiedere una riduzione d’orario
- Trovare un nuovo lavoro part time
- Inventarsi un lavoro
Ridurre l’orario di lavoro
- Orizzontale: ogni giorni si lavora qualche ora in meno (ad esempio 6 ore invece che 8)
- Verticale: nell'arco di una settimana, un mese o un anno, si lavora solo per alcuni giorni a tempo pieno mentre per in altri si sta a casa (ed esempio non si lavora mai il venerdì, ma gli altri giorni si fanno 8 ore)
- Misto: è banalmente una via di mezzo tra i due, quindi si può lavorare giornate intere, altre un numero di ore ridotto, altre zero.
Necessitiamo di una motivazione seria: una madre o un padre che hanno l’esigenza di accudire un figlio o il bisogno di dedicare tempo ad un genitore anziano, sono ottime motivazioni; avere più tempo per se stessi o fare qualche lavoretto extra, basato sulle proprie passioni, non lo sono. Nel dubbio è sempre meglio evitare di parlare di maggior libertà o di idealismi legati a condizioni di vita migliori, non tanto perché non siano nobili intenti, quando perché questi pensieri non sono per niente popolari; non solo rischiano di rendere vano ogni tentativo di cambiare lavoro, ma possono addirittura metterci in cattiva luce agli occhi dei dirigenti, con possibili spiacevoli conseguenze.
Cambiare lavoro e trovarne uno part-time
- Dedichiamoci molto tempo, è il nostro biglietto da visita, va curato sotto ogni aspetto.
- Evitiamo di usare il Curriculum Europeo formato Europass, può essere interessante per un eventuale lavoro all’estero (perché standard), ma non fa certamente colpo. Ad un datore di lavoro arrivano decine di curriculum tutti uguali, abbiamo più probabilità di essere notati se ci dimostriamo originali, usando magari colori forti, che danno subito all’occhio.
- Usiamo il grassetto e il sottolineato per rendere più fluida la lettura e per evidenziare le nostre peculiarità; i lettori poco attenti si fanno catturare facilmente da frasi sottolineate o colorate.
- Valutiamo sempre di cambiare i dati contenuti nel curriculum, adattandoli alle particolarità dell’azienda a cui intendiamo spedirlo e al tipo di figura lavorativa ricercata, ad esempio enfatizziamo le competenze richieste così da sembrare maggiormente adatti al ruolo.
- Facciamolo leggere a qualcuno e poi chiediamogli di elencarci quali sono le nostre conoscenze e le peculiarità, alle volte diamo per scontati aspetti che riteniamo ovvi, ma che lo sono solo per noi. Lo scopo di un buon curriculum, adatto a cambiare lavoro, è trasmettere chi siamo all’altro.
- Deve essere molto sintetico, dobbiamo incuriosire chi lo legge entro le prime dieci righe, poi potremmo anche dilungarci in aspetti tecnici, ma va ricordato che lo scopo di un curriculum è ottenere un colloquio, avremo lì il tempo di dimostrare quanto valiamo.
- Alleghiamo sempre un fotografia, l’aspetto conta, e, anche se non è certamente corretto (e nemmeno bello da dire) in certi lavori vengono predilette persone di bell’aspetto, con tratti del volto carismatici.
- Evitiamo totalmente gli errori ortografici, rileggiamo il curriculum al contrario così da controllare parola per parola, senza farci trascinare dal significato del testo.
- Non raccontiamo bugie.
- Se possiamo consegniamolo di persona, recarsi sul posto non solo denota buona volontà, ma ogni azione rappresenta un’occasione, spesso si incontrano persone che si conoscono e che possono darci qualche dritta interessante. Inoltre può essere un'ottima scusa per visitare (anche solo in parte) l’azienda che ci interessa e farci un'idea più precisa dell’ambiente lavorativo.
- Risultare simpatici e in armonia con chi ci sta valutando ci da una marea di possibilità in più. Ricordiamoci sempre che il giudizio è un concetto relativo e può essere influenzato. La PNL (programmazione neuro linguistica) è un’arte certamente discutibili, talvolta al limite del buon gusto, ma in queste situazioni risulta piuttosto utile. Alcune pratiche PNL sono ottime per instaurare un rapporto migliore con chi ci sta di fronte, le persone sono portate ad essere accondiscendenti con chi è simile a loro, imitarne la postura (posizione delle braccia, delle gambe, inclinazione della testa, gesti, tono della voce) aiuta molto a entrare nelle grazie del nostro “esaminatore” e ci da qualche chance in più di cambiare lavoro. Per lo stesso motivo annuiamo mentre gli altri parlano, li faranno sentire meglio, ringraziamo e facciamo velati apprezzamenti se si presenta l’occasione, ma in modo discreto, senza sembrare dei leccaculo.
- Ogni volta che non sappiamo rispondere ad una domanda, facciamo a nostra volta una domanda. Solitamente i colloqui vengono fatti in massa e viene loro dedicato un tempo prestabilito; se non sappiamo rispondere ad una domanda prendiamo tempo, rispondiamo con una domanda e poi cerchiamo di sviare il discorso su altri argomenti, qualcosa che ci metta in luce; spesso chi ci esamina dimentica quello che ci aveva chiesto e passa ad altro. Se proprio non riusciamo ad uscirne, diciamo chiaramente “non lo so”, l’onestà è un grande pregio, oggi sempre meno diffuso.
- Sorridiamo, le persone che sorridono molto danno l'impressione di essere prive di problemi e mentalmente serene, un datore di lavoro è più propenso ad assumere una persona felice, che ha un atteggiamento positivo, il lavoro non è solo portare a termine il proprio compito, ma anche sapersi relazionare con gli altri, contribuire ad un ambiente di lavoro sereno e affrontare i problemi con mente lucida e buoni propositi.
- Parliamo piano e poco. Moltissime persone affrontano i colloqui di lavoro in modo agitato e confusionario, ed è normale, la posta in gioco è piuttosto importante, ma dobbiamo ricordarci che non siamo lì per fare l’elemosina, ma per mettere le nostre competenze a disposizione dell’azienda. Loro servono a noi e noi serviamo a loro. Dobbiamo stare assolutamente calmi, prendiamoci il tempo per rispondere alle domande, parlando lentamente e dicendo solo lo stretto necessario, non sappiamo chi abbiamo di fronte, e il rischio di dire qualcosa "che non gli va a genio" è alto. Non giocherelliamo con matite, capelli, unghie ecc. sono segnali che fanno intuire ai nostri interlocutori che non siamo a nostro agio.
- Il colloquio serve a loro per esaminarti, ma anche a noi per capire con chi abbiamo a che fare, facciamo domande sull’attività dell’azienda, sulle mansioni che si spera andremo a ricoprire, partecipiamo cioè in modo attivo, un datore di lavoro si aspetta interesse.
Inventarsi un lavoro
- Selezionare i clienti: Anche se all'inizio l’entusiasmo è tale per cui ogni cliente sembra un’opportunità, bisogna imparare a non dire di si a tutti. Se un lavoro non viene pagato il giusto, se il nostro impegno viene considerato solo un dispendio di denaro, e chi ci commissiona l’attività non si fida di noi, possiamo stare certi che avremo più problemi che soddisfazione. E’ vero che in un primo momento quello che conta è farsi un nome, ma un cliente che non ci apprezza non ci farà nemmeno una buona pubblicità.
- Spendere il giusto: Cambiare lavoro significa effettuare un investimento in denaro, ma questo deve essere ponderato. Analizziamo bene quello di cui abbiamo bisogno e tagliamo tutto il superfluo, acquistiamo solo ciò che ci serve realmente ed evitiamo spese che non danno un reale valore al nostro business. Investiamo in pubblicità, ma in modo moderato, non è facile attivare una campagna pubblicitaria vincente, meglio investire poco, valutare se sta funzionando ed eventualmente cambiare strategia.
- Prepariamoci a non essere pagati: Soprattutto in tempi di crisi è facile che i contratti non vengano rispettati e che i soldi che ci spettano non arrivino. Aprire un contenzioso per pagamenti pendenti ha costi e tempi scoraggianti, pertanto, la prima regola, quando possibile, è quella di cercare di farsi dare almeno un anticipo per il lavoro che andremo a svolgere. Ricordiamoci sempre che il contratto non è una garanzia assoluta, talvolta un buon rapporto con il cliente è più forte di qualsiasi altra cosa.
- Puntare tutto sulla qualità: Fare soldi velocemente proponendo materiali o realizzazioni di scarsa qualità a prezzi elevati può essere invogliante, ma alla lunga crea attorno a noi una cattiva fama e non c’è niente di peggio di un passaparola negativo. Cambiare lavoro significa anche cambiare il proprio atteggiamento nei confronti del business; non bisogna pensare ai soldi, quelli, se si punta all’eccellenza e si producono clienti felici, arrivano da soli.
- All'inizio sarà dura: I primi passi nel mondo dell’imprenditoria privata sono un’incognita, non abbiamo mai gestito una contabilità seria e non siamo nemmeno in grado di capire se stiamo guadagnando o perdendo (ci sono le tasse, le nuove aziende non le pagano per alcuni anni, poi arrivano le salassate). Non scoraggiamoci, tutti hanno avuto questi problemi, ma chi ha tenuto duro ce l’ha fatta.
Sei il mio idolo, continua così!
RispondiEliminaBlog molto interessante. Davvero efficace la descrizione del lavoro come prigione ma per fortuna ci sono tanti consigli utili per provare ad uscirne. Grazie!
RispondiElimina