Come Cambiare Lavoro per Dare un Senso alla Propria Vita

Come Cambiare Lavoro per Dare un Senso alla Vita
Cambiare il proprio lavoro
scegliendone uno meno opprimente
Quando ci rendiamo conto che la nostra vita non sta andando nella dizione sperata, dovremmo valutare la possibilità di cambiare lavoro, intesa non tanto come ricerca di un nuovo posto fisso a tempo pieno, ma di un’alternativa all'impiego alienante ed opprimente che ogni giorno ci succhia via la vita dal corpo.

In questo articolo capiremo quali sono i passi fondamentali e le strategie vincenti per abbandonare il nostro lavoro e trovarne uno nuovo, adatto alle nostre esigenze, che ci permetta d'avere più tempo da dedicare alla vita vera, quella che si trova là fuori, ed aspetta solo di essere vissuta.



Cambiare mentalità sul mondo del lavoro




La stragrande maggioranza delle persone è talmente sopraffatta dal proprio lavoro, che vive in un perenne stato di simbiosi con l’impiego, ogni mattina, meccanicamente, milioni di individui si alzano ancora distrutti e trascorrono ore nel traffico al solo scopo di recarsi in un ufficio, dove, per tutto il giorno, tutta la settimana, tutta la vita, si dedicheranno ad attività che preferirebbero non svolgere, con persone con cui non hanno scelto di stare. Le differenze con la galera sono d’avvero sottili: anche in carcere non scegliamo i nostri compagni, ci sono le pause (l’ora d’aria) e, scappare (smettere di lavorare) per moltissimi è praticamente impossibile. Solitamente la mensa fa schifo uguale.

Una differenza c’è: in galera si paga per tornare liberi, al lavoro veniamo pagati per restare rinchiusi.

Cambiare lavoro quindi non deve essere simile ad un trasferimento da un carcere all'altro, dovrebbe assomigliare più ad un passaggio da una cella d'isolamento ad una detenzione ordinaria o, meglio ancora, dalla galera agli arresti domiciliari.

Quando ho scritto quel lungo trattato su come Smettere di Lavorare Entro il Quarantesimo Anno d’età un lettore particolarmente attento mi ha fatto notare che esiste un’alternativa ad una scelta così radicale, ovvero la possibilità di «cambiare lavoro», ricercandone uno che ci conceda maggiori spazi per noi stessi

L’dea non è certo nuova, l’intero concetto di Downshifting, termine che ancora non è totalmente diventato di moda in Italia, significa esattamente questo; “semplicità volontaria”, cioè rinunciare a stili di vita legati al superfluo per abbracciare un’esistenza più semplice e libera. Vien da sé che questa strada la si imbocca attraverso scelte che ci portano alla famosa catena “lavorare meno, guadagnare meno, spendere meno”.

Nulla di sconvolgente, migliaia di persone in Italia (compreso il sottoscritto) hanno attuato questo cambio di vita già da molto tempo, ognuno seguendo i proprio bisogni e le proprie passioni. Quasi tutti sono passati attraverso una decisione univoca: cambiare il proprio atteggiamento nei confronti del lavoro. 



Come cambiare lavoro


Quali sono le scelte che possiamo eseguire quanto decidiamo di cambiare lavoro ed avere più tempo per noi stessi, la nostra famiglia e le passioni? Le possibilità che abbiamo sono sostanzialmente tre:

  • Chiedere una riduzione d’orario
  • Trovare un nuovo lavoro part time
  • Inventarsi un lavoro

Andiamo dunque ad approfondire la strategia corretta da adottare per ognuna di queste possibilità di cambiamento.



Ridurre l’orario di lavoro


Chiedere di cambiare il proprio orario, cioè ridurlo in modo da avere più tempo per noi stessi, è assolutamente lecito e, se stiamo parlando di aziende serie, non comprometterà certo la nostra situazione lavorativa. Dobbiamo tuttavia chiarire fin da subito che non si tratta di un diritto del lavoratore, ed è facoltà del datore di lavoro accettarlo o meno. Il part-time può essere di tre tipologie (art. 1 del D. Lgs. 61/2000):

  • Orizzontale: ogni giorni si lavora qualche ora in meno (ad esempio 6 ore invece che 8)
  • Verticale: nell'arco di una settimana, un mese o un anno, si lavora solo per alcuni giorni a tempo pieno mentre per in altri si sta a casa (ed esempio non si lavora mai il venerdì, ma gli altri giorni si fanno 8 ore)
  • Misto: è banalmente una via di mezzo tra i due, quindi si può lavorare giornate intere, altre un numero di ore ridotto, altre zero. 

Quando intendiamo cambiare lavoro, riducendone l’orario, occorre essere consci che questa scelta va giustificata e che ci sono alcuni trucchetti che possono aumentare le nostre probabilità di riuscita.

Necessitiamo di una motivazione seria: una madre o un padre che hanno l’esigenza di accudire un figlio o il bisogno di dedicare tempo ad un genitore anziano, sono ottime motivazioni; avere più tempo per se stessi o fare qualche lavoretto extra, basato sulle proprie passioni, non lo sono. Nel dubbio è sempre meglio evitare di parlare di maggior libertà o di idealismi legati a condizioni di vita migliori, non tanto perché non siano nobili intenti, quando perché questi pensieri non sono per niente popolari; non solo rischiano di rendere vano ogni tentativo di cambiare lavoro, ma possono addirittura metterci in cattiva luce agli occhi dei dirigenti, con possibili spiacevoli conseguenze.
Mettiamoci nei panni del nostro datore di lavoro, cosa comporta per lui la perdita di un lavoratore a tempo pieno, trasformando il suo contratto in un part-time? Gli scenari sono vari e dipendono principalmente dal momento storico che stiamo vivendo; se l’azienda va a gonfie vele e c’è molto lavoro, il datore tenderà a non accondiscendere alla richiesta, questo perché, in quel particolare momento, è necessaria forza lavoro a pieno regime. In tempi di crisi invece le cose cambiano radicalmente, la flessibilità legata al risparmio diventa un fattore chiave; c’è meno lavoro, si fanno lavorare meno le persone, si pagano meno, e magari si evitano spiacevoli licenziamenti.

Nelle inevitabili fasi di crisi economica quindi, abbiamo maggiori possibilità di riuscita; un’ottima strategia per ottenere il fatidico “sì” dal nostro capo, è quella di sottolineare che, in caso di necessità, siamo disponibili a tornare a lavorare a tempo pieno, dimostrando di comprendere le esigenze dell’azienda. Per quanto riguarda lo stipendio, immaginando di lavorare la metà delle ore, il netto sarà un po' più' della metà della nostra retribuzione piena, perchè si va a pagare un'aliquota media più' bassa.




Cambiare lavoro e trovarne uno part-time


Nel caso in cui non vogliamo più fare il nostro attuale lavoro, oppure il nostro datore non ci conceda una riduzione d’orario, la scelta più indicata è certamente quella di cambiare impiego e trovarne uno che ci permetta d'avere più tempo libero.

La prima mossa da fare è naturalmente quella di aggiornare il curriculum vitae, passaporto indispensabile per la ricerca di un nuovo lavoro; ecco alcuni consigli su come scriverne uno vincente:

  1. Dedichiamoci molto tempo, è il nostro biglietto da visita, va curato sotto ogni aspetto.
  2. Evitiamo di usare il Curriculum Europeo formato Europass, può essere interessante per un eventuale lavoro all’estero (perché standard), ma non fa certamente colpo. Ad un datore di lavoro arrivano decine di curriculum tutti uguali, abbiamo più probabilità di essere notati se ci dimostriamo originali, usando magari colori forti, che danno subito all’occhio. 
  3. Usiamo il grassetto e il sottolineato per rendere più fluida la lettura e per evidenziare le nostre peculiarità; i lettori poco attenti si fanno catturare facilmente da frasi sottolineate o colorate.
  4. Valutiamo sempre di cambiare i dati contenuti nel curriculum, adattandoli alle particolarità dell’azienda a cui intendiamo spedirlo e al tipo di figura lavorativa ricercata, ad esempio enfatizziamo le competenze richieste così da sembrare maggiormente adatti al ruolo.
  5. Facciamolo leggere a qualcuno e poi chiediamogli di elencarci quali sono le nostre  conoscenze e le peculiarità, alle volte diamo per scontati aspetti che riteniamo ovvi, ma che lo sono solo per noi. Lo scopo di un buon curriculum, adatto a cambiare lavoro, è trasmettere chi siamo all’altro.
  6. Deve essere molto sintetico, dobbiamo incuriosire chi lo legge entro le prime dieci righe, poi potremmo anche dilungarci in aspetti tecnici, ma va ricordato che lo scopo di un curriculum è ottenere un colloquio, avremo lì il tempo di dimostrare quanto valiamo.
  7. Alleghiamo sempre un fotografia, l’aspetto conta, e, anche se non è certamente corretto (e nemmeno bello da dire) in certi lavori vengono predilette persone di bell’aspetto, con tratti del volto carismatici.
  8. Evitiamo totalmente gli errori ortografici, rileggiamo il curriculum al contrario così da controllare parola per parola, senza farci trascinare dal significato del testo.
  9. Non raccontiamo bugie.
  10. Se possiamo consegniamolo di persona, recarsi sul posto non solo denota buona volontà, ma ogni azione rappresenta un’occasione, spesso si incontrano persone che si conoscono e che possono darci qualche dritta interessante. Inoltre può essere un'ottima scusa per visitare (anche solo in parte) l’azienda che ci interessa e farci un'idea più precisa dell’ambiente lavorativo.
Se, a fronte di un curriculum ben scritto, riusciamo ad ottenere un colloquio, ecco che siamo già più vicini al nostro traguardo (cambiare lavoro), pertanto occorre delineare alcune regole affinché l’orale risulti incisivo come lo scritto. Tralasciamo i consigli banali che si trovano in rete, come andare a dormire presto il giorno prima, non arrivare in ritardo, lavarsi e spegnere il telefonino, e vediamo di concentrarsi su trucchi realmente utili.

  1. Risultare simpatici e in armonia con chi ci sta valutando ci da una marea di possibilità in più. Ricordiamoci sempre che il giudizio è un concetto relativo e può essere influenzato. La PNL (programmazione neuro linguistica) è un’arte certamente discutibili, talvolta al limite del buon gusto, ma in queste situazioni risulta piuttosto utile. Alcune pratiche PNL sono ottime per instaurare un rapporto migliore con chi ci sta di fronte, le persone sono portate ad essere accondiscendenti con chi è simile a loro, imitarne la postura (posizione delle braccia, delle gambe, inclinazione della testa, gesti, tono della voce) aiuta molto a entrare nelle grazie del nostro “esaminatore” e ci da qualche chance in più di cambiare lavoro. Per lo stesso motivo annuiamo mentre gli altri parlano, li faranno sentire meglio, ringraziamo e facciamo velati apprezzamenti se si presenta l’occasione, ma in modo discreto, senza sembrare dei leccaculo.
  2. Ogni volta che non sappiamo rispondere ad una domanda, facciamo a nostra volta una domanda. Solitamente i colloqui vengono fatti in massa e viene loro dedicato un tempo prestabilito; se non sappiamo rispondere ad una domanda prendiamo tempo, rispondiamo con una domanda e poi cerchiamo di sviare il discorso su altri argomenti, qualcosa che ci metta in luce; spesso chi ci esamina dimentica quello che ci aveva chiesto e passa ad altro. Se proprio non riusciamo ad uscirne, diciamo chiaramente “non lo so”, l’onestà è un grande pregio, oggi sempre meno diffuso.
  3. Sorridiamo, le persone che sorridono molto danno l'impressione di essere prive di problemi e mentalmente serene, un datore di lavoro è più propenso ad assumere una persona felice, che ha un atteggiamento positivo, il lavoro non è solo portare a termine il proprio compito, ma anche sapersi relazionare con gli altri, contribuire ad un ambiente di lavoro sereno e affrontare i problemi con mente lucida e buoni propositi.
  4. Parliamo piano e poco. Moltissime persone affrontano i colloqui di lavoro in modo agitato e confusionario, ed è normale, la posta in gioco è piuttosto importante, ma dobbiamo ricordarci che non siamo lì per fare l’elemosina, ma per mettere le nostre competenze a disposizione dell’azienda. Loro servono a noi e noi serviamo a loro. Dobbiamo stare assolutamente calmi, prendiamoci il tempo per rispondere alle domande, parlando lentamente e dicendo solo lo stretto necessario, non sappiamo chi abbiamo di fronte, e il rischio di dire qualcosa "che non gli va a genio" è alto. Non giocherelliamo con matite, capelli, unghie ecc. sono segnali che fanno intuire ai nostri interlocutori che non siamo a nostro agio.
  5. Il colloquio serve a loro per esaminarti, ma anche a noi per capire con chi abbiamo a che fare, facciamo domande sull’attività dell’azienda, sulle mansioni che si spera andremo a ricoprire, partecipiamo cioè in modo attivo, un datore di lavoro si aspetta interesse.
Leggi anche: Cosa Fare Quando non si Trova Lavoro



Inventarsi un lavoro 


Abbiamo discusso molto in questo blog su quali siano le reali possibilità di cambiare lavoro inventandone uno totalmente nuovo e basato sulle nostre passioni, non mi dilungherò in una tematica che ho già trattato e che possiamo approfondire leggendo l’articolo Inventare Lavori Nuovi Basati sulle Passioni. In questa sede mi limiterò ad aggiungere alcune considerazioni sui rischi che si corrono quando si opera tale scelta.

Prima di tutto, chiunque decida di cambiare la propria condizione abbandonando il vecchio lavoro deve sapere che in una prima fase è molto più saggio continuare a lavorare ed avviare parallelamente la propria nuova attività, questo perché la creazione di un nuovo business sul quale basare la propria vita, richiede tempo. Inizialmente quindi si sortirà l’effetto contrario, invece di lavorare meno ci si darà da fare il doppio, perchè, dopo la normale giornata lavorativa dovremo dedicarci all’attività complementare che stiamo costruendo.

In secondo luogo, nel momento in cui chiuderemo i rapporti con i nostri vecchi datori di lavoro per dedicarci ad un guadagno indipendente, rischiamo ancora una volta di lavorare moltissimo, perché, incerti sull’andamento futuro della nostra attività, tenderemo a lavorare troppo, preoccupandoci di guadagnare il più possibile in vista di momenti difficili. Quando s'instaura questo meccanismo, è poi molto difficile fermarlo, e si finisce per  continuare a lavorare più di prima.

A tal proposito può essere utile elencare le buone pratiche per evitare di trasformare questo cambiamento in una corsa al denaro, inoltre, alcune di queste, ci aiuteranno ad avere meno problemi:

  1. Selezionare i clienti: Anche se all'inizio l’entusiasmo è tale per cui ogni cliente sembra un’opportunità, bisogna imparare a non dire di si a tutti. Se un lavoro non viene pagato il giusto, se il nostro impegno viene considerato solo un dispendio di denaro, e chi ci commissiona l’attività non si fida di noi, possiamo stare certi che avremo più problemi che soddisfazione. E’ vero che in un primo momento quello che conta è farsi un nome, ma un cliente che non ci apprezza non ci farà nemmeno una buona pubblicità.
  2. Spendere il giusto: Cambiare lavoro significa effettuare un investimento in denaro, ma questo deve essere ponderato. Analizziamo bene quello di cui abbiamo bisogno e tagliamo tutto il superfluo, acquistiamo solo ciò che ci serve realmente ed evitiamo spese che non danno un reale valore al nostro business. Investiamo in pubblicità, ma in modo moderato, non è facile attivare una campagna pubblicitaria vincente, meglio investire poco, valutare se sta funzionando ed eventualmente cambiare strategia.
  3. Prepariamoci a non essere pagati: Soprattutto in tempi di crisi è facile che i contratti non vengano rispettati e che i soldi che ci spettano non arrivino. Aprire un contenzioso per pagamenti pendenti ha costi e tempi scoraggianti, pertanto, la prima regola, quando possibile, è quella di cercare di farsi dare almeno un anticipo per il lavoro che andremo a svolgere. Ricordiamoci sempre che il contratto non è una garanzia assoluta, talvolta un buon rapporto con il cliente è più forte di qualsiasi altra cosa.
  4. Puntare tutto sulla qualità: Fare soldi velocemente proponendo materiali o realizzazioni di scarsa qualità a prezzi elevati può essere invogliante, ma alla lunga crea attorno a noi una cattiva fama e non c’è niente di peggio di un passaparola negativo. Cambiare lavoro significa anche cambiare il proprio atteggiamento nei confronti del business; non bisogna pensare ai soldi, quelli, se si punta all’eccellenza e si producono clienti felici, arrivano da soli.
  5. All'inizio sarà dura: I primi passi nel mondo dell’imprenditoria privata sono un’incognita, non abbiamo mai gestito una contabilità seria e non siamo nemmeno in grado di capire se stiamo guadagnando o perdendo (ci sono le tasse, le nuove aziende non le pagano per alcuni anni, poi arrivano le salassate). Non scoraggiamoci, tutti hanno avuto questi problemi, ma chi ha tenuto duro ce l’ha fatta.
Da non perdere: Come Inventarsi un Lavoro per Avere un'Entrata Supplementare


Regime fiscale agevolato per cambiare lavoro


Dal 1° gennaio 2012 i giovani imprenditori, i disoccupati e i lavoratori in mobilità che hanno intenzione di cambiare lavoro e iniziare una nuova attività, hanno la possibilità di accedere ad un regime fiscale vantaggioso, che prevede un’imposta sostitutiva dell’Irpef e di tutte le sue addizionali, pari al  5%.


Finanziamenti UE per le imprese


L'Unione europea (UE) sostiene gli imprenditori che creano lavoro, grazie ad prestiti, garanzie, capitali a rischio e varie forme di finanziamento azionario. Si tratta di una serie di strumenti finanziari principalmente gestiti dalle banche, che possono aiutare tutti coloro che hanno intenzione di cambiare, buttandosi nell'imprenditoria privata. A questo indirizzo la normativa completa:




Risorse per cambiare lavoro


Abbiamo esplorato una serie di alternative valide, strade che possiamo seguire quando siamo intenzionati a voltare pagina e dire addio al modo “classico” di lavorare; di seguito un form per ricercare alcune offerte di lavoro direttamente dai Careerjet, un motore di ricerca a tema, che può risultare utile in questa situazione:




Sperando di fare cosa gradita, inoltre, elenco alcuni dei portali più interessanti di annunci di lavoro:



Conclusioni


Cambiare lavoro non è certo semplice, ma in questa piccola guida spero di aver illustrato quelle che possono essere alcune possibilità concrete e come affrontarle al meglio. Qualunque sia la nostra scelta, ricordiamoci sempre che la vita non è fatta di lavoro, lo è solo nella mente delle persone, ma esiste un’alternativa, una strada già praticata da molti, che conduce ad un’esistenza dove la carriera non ha alcuna importanza, anzi, va evitata come la peste, perché, a fronte di stipendi più elevati spesso ci sono maggiori responsabilità, stress, preoccupazioni e week end trascorsi in un fetido ufficio. 

Esiste un modo di vivere dove le persone lavorano poco, vivono con poco e hanno il tempo di dedicarsi alla famiglia e alle proprie passioni, queste persone generalmente sono felici e, considerando che la felicità è l’unico vero scopo della nostra vita, direi che può essere un buon incentivo per scambiare il proprio lavoro con un meno opprimente.

2 commenti:

  1. Sei il mio idolo, continua così!

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  2. Blog molto interessante. Davvero efficace la descrizione del lavoro come prigione ma per fortuna ci sono tanti consigli utili per provare ad uscirne. Grazie!

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