Quanto Vale il Nostro Lavoro all'Estero per Emigrare Felici

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Quanto valgono i proventi del nostro lavoro
in uno stato estero
Quando decidiamo di costruirci una nuova vita o un nuovo lavoro all'estero e smettere di lavorare in Italia, magari seguendo le nostre passioni, potrebbe essere interessante conoscere il valore del nostro lavoro e dello stipendio che percepiamo, proiettato fuori dai confini. Trasferirsi all'estero per lavorare è il sogno di molti, ma occorrono studio e pianificazione, perché i fallimenti sono più dei successi.

In questo articolo scopriremo un servizio utile al nostro scopo, che permette di valutare la nostra ricchezza in rapporto allo standard di vita degli altri Paesi e quindi trarne alcune considerazioni, tra le quali la scelta di una destinazione estera in cui vivere o lavorare.



Come scoprire quanto vale il nostro lavoro









Esiste un sito web molto interessante che si chiama Global Rich List (Lista Globale della Ricchezza) che permette di inserire l'ammontare dei nostri guadagni annui e scoprire quanto siamo ricchi, cioè come ci posizioniamo nella media nazionale di ogni Stato. Il funzionamento è molto semplice, ci si collega al sito, si sceglie il luogo in cui viviamo e il netto dei nostri introiti annui:


A questo punto il sito elabora i dati e ci restituisce la nostra “posizione” in quel contesto, cioè quanto siamo ricchi rispetto al resto della popolazione, e qual è la percentuale di persone che guadagna come noi dal proprio lavoro.

Per esempio, se prendiamo come spunto lo stipendio medio dei lavoratori italiani, che (secondo l'ISTAT) è di circa 1370 euro al mese, cioè 17550 euro per tredici mensilità, si scopre che facciamo parte del 3% dei ricchi del mondo e che su circa 7 miliardi di abitanti, ricopriamo circa la 200.000.000esima posizione.






Utilizzando poi il tastino KEEP SCROLLING, posizionato a piè di pagina, ci vengono mostrati alcuni confronti appositamente studiati per farci capire come il nostro benessere economico sia infinitamente superiore a quello di alcuni Paesi disagiati.



Per esempio viene confrontato il nostro stipendio con quello di un lavoratore dell'Indonesia, scoprendo che il nostro lavoro ci permette di guadagnare, in un anno, quello che loro accumulano in 27 anni, oppure che il nostro stipendio mensile pagherebbe il lavoro all'estero di 90 dottori dell'Azerbaijan. Lo scopo del portale è chiaramente quello di invogliarci a donare del denaro tramite il famoso servizio Belive.in, sito che permette di fare beneficenza, avendo la certezza che il 100% del nostro denaro viene devoluto a tale scopo.

Come può essere usato per il lavoro all'estero


A questo punto possiamo eseguire il confronto con uno qualunque dei Pesi esteri in cui intendiamo valutare il nostro lavoro, cioè capire quanto il nostro stipendio può valere.

Immaginiamo di voler pesare le entrate di un italiano medio rispetto al Venezuela, utilizziamo il convertitore di Yahoo Finanza per trasformare i nostri 17550 euro annui in Bolivar Fuerte (VEF): otterremo così 144861 Bolivar. 


A questo punto torniamo su Global Rich e inseriamo i dati per il Venezuela, cioè impostiamo come location Venezuela e come importo 144861 Bolivar.



Quello che appare è quanto saremmo ricchi in quel paese con lo stipendio che percepiamo in Italia: in questo caso apparteremmo allo 0.07% dei più ricchi e saremmo alla 4.400.000esima posizione. Abbiamo dunque fatto un notevole salto di qualità, scalando milioni di posizioni.

Lo stesso confronto lo eseguiamo con l'India, paese apparentemente povero: lo stipendio derivante dal nostro lavoro, convertito nella valuta estera dell'India, diventa di 1.238.509 Rupie, inseriamo i dati nel sito citato e scopriamo che saremmo alla posizione percentuale 0,21% e 14.300.000esimi, il che starebbe a significare che il nostro lavoro all'estero (cioè quello che guadagniamo da esso) varrebbe meno in India che in Venezuela.
Sorprende anche che, eseguendo il medesimo test, applicato al Canada (una delle mete più ambite per  lavorare all'estero) risultiamo sì “svalutati” rispetto all'Italia, ma nemmeno troppo, con una posizione percentuale del 4.36% e una discesa in classifica al 290.000.000esimo posto. Questi dati potrebbero quindi suggerirci che il denaro che accumuliamo in Italia in un anno di lavoro, ci permetterebbe di vivere all'estero per un determinato periodo:

  • Meno di un anno in Canada
  • Quasi trent'anni in Indonesia

...naturalmente adattandosi alle loro condizioni di vita.

Per eseguire un confronto preciso di tutti i salari dei lavoratori di differenti categorie, si può utilizzare la tabella ISTAT più aggiornata, che qui riporto per comodità:

SettoreStipendio lordo
Agricoltura€ 16.738
Industria€ 25.304
Edilizia€ 24.222
Commercio€ 25.364
Trasporti€ 25.554
Alberghiero€ 20.149
Informazione€ 33.938
Assicurazioni€ 36.605
Studi professionali€ 20.192
Vigilanza privata€ 19.112
Pulizie€ 17.272
Servizio sanitario€ 27.045
Istruzione€ 27.474
Forze dell'ordine€ 31.373

Da dove prendono i dati


Per quanto riguarda la ricerca tramite il parametro di ricchezza, i dati si basano sull'ultimo aggiornamento completo della Banca Mondiale (che risale al 2008) ed in particolare sulla più recente indagine concernente lo stato economico delle famiglie nel mondo.

Per la traccia della salute (il sito offre anche questo confronto) le stime di basano sui dati del Credit Suisse, ed in particolare sul loro Global Wealth Databook del 2012.

Le valutazioni effettuate dall'algoritmo tengono conto della differenza del costo della vita nei diversi Stati, basandosi sulle stime della World Health Organization 

Farsi un'idea del lavoro all'estero


Anche questo servizio, come molti altri che ho recensito negli articoli passati, può essere utilizzato come strategia per definire il valore del nostro lavoro all'estero, cioè può (per esempio) suggerirci quanti anni dovremmo lavorare in Italia per poi vivere all'estero con i soldi accumulati, oppure capire quanto possiamo essere ricchi in un Paese diverso dal nostro, grazie ad una rendita che qui invece non ci garantirebbe nemmeno la minima sopravvivenza.
Naturalmente si tratta di dati che vanno presi con le pinze e che devono servici solo per suggerirci una determinata direzione, quando si decide di vivere e lavorare all'estero bisogna tenere sotto controllo numerosi fattori, ma ogni informazione in più può essere d'aiuto e vale sempre la pena considerare tutte le possibili strade.

In questo caso, per chi come me sta progettando di trascorrere i prossimi anni un po' in Italia  e un po'  in un altro Paese, conoscere il valore dei proventi del proprio lavoro all'estero può essere un primo passo per capire per quanti anni dovrà svolgere la sua attività in Italia, a fronte del desiderato periodo all'estero. Un mio conoscente, ad esempio, era solito lavorare come bagnino per alcuni mesi e poi trasferirsi in India per il restante periodo, vivendo all'estero del lavoro svolto; tale servizio potrebbe agevolare la scelta del luogo di destinazione, perché permette di valutare il proprio grado di ricchezza fuori dall'Italia.

3 commenti:

  1. Molto interessante, ma da dove ti vengono tutte queste idee? Magari i dati non saranno affidabili al 100% ma è sicuramente un bello spunto di riflessione.
    Attilio

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    1. Non so, finché dura bene, poi arriverà un momento che finirò le idee, e lì saranno cazzi :)

      Elimina
  2. Fai bene a dire "adattandosi alle condizioni di vita di quei paesi."
    Infatti si può vivere con meno soldi altrove ma bisogna anche valutare in quali condizioni (igieniche, sanitarie, di sicurezza...).
    Quanti sarebbero disposti ad adattarsi?
    E in caso di malattie?
    Come è l'assistenza agli anziani in quei paesi?
    Certo mi posso rivolgere a cliniche moderne ma allora non mi adatto più ed i costi non sono più quelli da paese povero.
    Adattarsi a vivere in un modesto bungalow, senza tv, senza auto, etc è un conto, adattarsi a ospedali privi delle minime condizioni igieniche, a medici factotum è diverso.
    Preferireste farvi curare in un ospedale occidentale o afghano?
    Vi sentireste sicuri a passeggiare per le strade di una città malfamata?
    Insomma è giusto dire che bisogna considerare le condizioni complessive.
    E, poi, v'è da dire che molte persone si lamentano (soprattutto in questo momento di crisi) ma hanno cellulari ipermoderni, tv lcd con canali a pagamento, minimo due auto per famiglia, fanno vacanze invernali e estive ogni anno...
    Quanti rinuncerebbero a queste condizioni di vita (per quanto futili)?

    RispondiElimina

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