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Imparare a seguire i propri bisogni
per capire come essere felici |
Ogni tanto nella vita bisogna fermarsi e chiedersi "sono felice?", la frenesia del vivere moderno non ci lascia ne spazio né tempo per riflettere sulla nostra condizione, siamo costantemente bombardati da input che arrivano da ogni direzione, così occupati a correre da una parte all'altra che ci dimentichiamo di uno degli aspetti fondamentali della vita di ogni essere umano: i bisogni.
Ogni persona, per essere felice, deve imparare a fare due semplici cose: capire quali sono i suoi reali bisogni e fare di tutto per soddisfarli; per raggiungere la felicità non serve altro, ma sembriamo esserci dimenticati di quanto questi siano importanti e del ruolo primario che ricoprono nella nostra vita.
Oggi scopriremo insieme l’importanza di saper individuare i propri bisogni, quando si percorre la strada che porta ad una nuova vita.
Cos'è il bisogno
E' importante definire bene il significato di questo termine, perché il consumismo ne ha tragicamente modificato il significato, allo scopo di spingerci a desiderare quelle cose che non ricoprono un ruolo di primaria importanza nella nostra esistenza, ma soprattutto ha dato valore a traguardi che non portano alla vera felicità, ma solo nella direzione di altri bisogni, tenendoci costantemente sotto scacco.
La definizione precisa di bisogno non lascia scampo "è la mancanza totale o parziale di uno o più elementi che costituiscono il benessere della persona", cioè l'assenza di quei fattori che determinano la nostra felicità.
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I bisogni che ogni individuo deve soddisfare per essere felice |
Già da questa semplice costatazione risulta chiaro che, per avere in pugno una persona, è sufficiente iniettare in lei dei bisogni, in modo tale che questa spenda energie, soldi e tempo per soddisfarli.
Siccome l’unico scopo reale della vita di tutti è quello di trovare la felicità, l’esistenza di finti bisogni è la principale causa dell'infelicità delle persone, poiché queste, credendo di agire per raggiungere per la propria soddisfazione, sprecano la loro esistenza perseguendo obiettivi inconsistenti, che non li renderanno mai contenti.
Per questo motivo, il primo passo verso l’appagamento personale, è indubbiamente quello di saper riconoscere i veri bisogni, ed ignorare quelli indotti dalla società dei consumi.
Come definire i propri bisogni, per trovare la felicità
Per
stabilire quali debbano essere le reali aspirazioni di una persona, facciamo un salto indietro nel tempo, e scomodiamo una delle più famose teorie sulla "realizzazione personale", formulata tra il 1943 e il 1954 dallo psicologo statunitense
Abraham Maslow, che determinò la gerarchia dei bisogni o necessità, e la divulgò nel suo famoso libro
Motivation and Personality.
Il concetto è molto semplice, partendo dalla base della piramide, a mano a mano che si risalgono i cinque livelli, si trovano nuovi bisogni che hanno necessità di essere soddisfatti, una volta risolti quelli a loro immediatamente sottostanti. Per esempio, la prima ingenza è appagare la propria fame o la necessità di bere; fino a quando questi "problemi" non saranno risolti, non ci sentiremo l’impellenza di soddisfare i bisogni appartenenti allo stadio successivo, come per esempio gli affetti.
S'incomincia già ad intravedere una pericolosa gerarchia, che suggerisce come l'esistenza di un'escalation naturale di bisogni da soddisfare, porti l'uomo alla ricerca di traguardi sempre più elevati: questo è il primo tassello del puzzle che stiamo componendo, cioè prendere coscienza dal fatto che è molto difficile fermarsi ad un determinato livello, proprio perché siamo geneticamente portati a ricercare costantemente nuove soddisfazioni.
Prima di proseguire però vediamo nel dettaglio i cinque livelli che Maslow propone, per garantire la felicità all'essere umano.
- I bisogni FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, caldo/freddo, sono quelli legati principalmente alla sopravvivenza dell'individuo, per questo motivo sono anche i primi a dover essere soddisfatti, proprio per via del naturale istinto di autoconservazione, che geneticamente ci tramandiamo da secoli.
- I bisogni di SICUREZZA: tranquillità, protezione, prevedibilità degli eventi, preoccupazioni e ansie, garantiscono alle persone il controllo della propria vita e degli accadimenti, donando senso di sicurezza, dato dalla capacità di dominare l'ambiente in cui si vive.
- I bisogni di APPARTENENZA: essere amati, sentirsi ben voluti, amare qualcuno, appartenere ad un gruppo ben identificato, cooperare, partecipare alla vita sociale, subentrano quando l'individuo vive e s'identifica in un'aggregazione di altri individui, che rispondono a determinate regole, adottano particolari comportamenti, puntando alla necessità di essere riconosciuti come parte del gruppo.
- I bisogni di STIMA: godere del rispetto degli altri, vedere le proprie azioni e i propri pensieri approvati, essere riconosciuto nel ruolo ricoperto all'interno della società, rappresentano il penultimo stadio nell'evoluzione della personalità di un individuo, il quale sviluppa la tendenza a trovare e mantenere la propria posizione sociale.
- I bisogni di AUTOREALIZZAZIONE: raggiungere dei traguardi, dare sfogo alla propria creatività, costruire, realizzare, sono necessità psicologiche che subentrano solo quando tutti gli stadi sottostanti vengono superati, e s'incomincia a sentire il bisogno di dare seguito alle proprie aspirazioni, al fine di sentirsi intellettualmente appagati.
Essere felici significa quindi essere capaci di risalire l'intera piramide, dando sfogo a tutti i bisogni descritti, uno dopo l'altro, secondo un preciso ordine.
La trappola nella piramide
Possiamo suddividere la piramide in due grosse categorie: i bisogni primari e i bisogni psicologici; mentre le nostre necessità fondamentali, come nutrirsi e stare al caldo, una volta soddisfatti, tendono a non ripresentarsi, quelli sociali e relazionali invece, hanno la brutta abitudine di moltiplicarsi continuamente.
Sto parlando dell’ambizione, uno dei sentimenti più difficili sia da governare, e che oggi possiamo identificare come il motore che spinge costantemente avanti la società. Il progresso sembra andare di pari passo con l'ambizione umana, non c'è traguardo raggiunto che non provenga dal desiderio di successo di ogni singolo individuo.
Eccoci dunque arrivati al secondo tassello del nostro puzzle, cioè l’esistenza di bisogni che possono trovare una soddisfazione definitiva, e di altri che si ripresenteranno continuamente.
Siccome oggi, nella società dei consumi, i bisogni primari non rappresentano più un traguardo per l'uomo, la felicità dipende principalmente dall'essere in grado di soddisfare i bisogni psicologici, che tuttavia richiedono sempre nuovi stimoli, rendendo l'essere-felici, un inevitabile stato temporaneo.
L'insoddisfazione vince sull'appagamento
La prima conseguenza dell'impossibilità di realizzarsi continuamente è l'esistenza di uno stato d'insoddisfazione diffuso, proprio perché la maggior parte delle persone dedica quasi tutto il proprio tempo e le proprie energie al lavoro, che tuttavia non è concepito per dare all'uomo sempre nuovi traguardi, e spesso si risolve in una piatta e noiosa serie di azioni ripetitive e prive di stimoli.
Non restando poi molto tempo da dedicare alla vita privata, anche questa ne risente fortemente, rendendo, di fatto, molto difficile una realizzazione negli affetti o negli hobbies.
Sono sufficienti questi due concetti per capire che la struttura in cui la società moderna è organizzata, non facilita certamente la felicità delle persone, anzi, in molti settori esiste il chiaro intento di impedire che le persone riescano a vivere felicemente, proprio perché è l'insoddisfazione il miglior terreno in cui iniettare falsi bisogni, allo scopo di esercitare il controllo psicologico delle masse.
Siamo dunque arrivati a delineare il terzo e l’ultimo tassello che compone il quadro generale che stiamo cercando, ovvero l'estrema difficoltà che oggi le persone trovano, nel dare sfogo ai propri bisogni psicologici, proprio perché cercano inconsciamente di soddisfarli all'interno di un contesto sociale che fa di tutto per impedirne la realizzazione.
Come essere felici
E' giunto il momento di svelare la soluzione al quesito iniziale: "Come faccio a vivere felice e contento?". Se mettiamo insieme i tasselli che, strada facendo, abbiamo raccolto, capiamo che:
- L’essere umano ha sempre bisogno di nuovi stimoli
- I bisogni psicologici sono quelli che oggi dobbiamo soddisfare, per essere felici
- Il contesto sociale in cui viviamo non è fatto per dar sfogo ai nostri bisogni
A questo punto risulta chiaro che la felicità dipende esclusivamente dalla capacità di trovare sempre nuovi stimoli e realizzarli, cioè, in parole povere "avere sempre nuovi progetti". Ognuno di noi deve lavorare principalmente sui livelli dell’Appartenenza, della Stima e dell'Autorealizzazione, arrivando a soddisfarli il più possibile.
Nessuno dei bisogni oggi importanti possono essere perseguiti all'interno del contesto lavorativo e dei canoni classici del consumismo, proprio perché entrambi, in quanto indissolubilmente legati, portano solo al perseguire falsi bisogni, che non rientrano in nessuno dei tre livelli citati. L'accumulo di denaro allo scopo di acquistare oggetti inutili non ha nulla a che vedere con i reali bisogni dell’individuo (non è presente nella piramide), pertanto non può portare ad essere felici, anche se inconsciamente pensiamo sia così.
Al contrario, chi progetta e realizza traguardi personali che esulano dal contesto lavorativo e dai soldi, si ritrova facilmente pago nelle sue azioni e, sviluppando sicurezza nelle proprie capacità, accresce l'autostima e allo stesso tempo le doti necessarie per raggiungere nuovi traguardi. Trova più facilmente l'indipendenza perché accumula esperienza, allarga i propri confini e impara a trarre soddisfazione dal "fare", avendo controllo e riscontro diretto del suo operato.
Infine, capendo che la felicità risiede nella realizzazione dei propri sogni, abbandona in modo naturale i falsi valori, propri del consumismo, riscoprendo l’importanza del rapporto con gli altri e l'appagamento che deriva dal coltivare le amicizie.
La vera felicità risiede nelle virtù (Seneca).
Ho riflettuto spesso sull'argomento e anch'io sono arrivata a pensare ad una struttura simile alla piramide. Nella mia idea, alla base c'è la salute (tutto ciò che attiene alla sfera dell'autoconservazione, quindi sia il primo che il secondo gradino della piramide), poi sullo stesso piano metto l'affetto verso se stessi (autostima) e verso gli altri (famiglia, amore, amici). In terzo luogo viene la propria considerazione nella società: il sentirsi utile al mondo e appartenente ad un complesso umano (i cui confini dipendono dalla predisposizione di ciascuno).
RispondiEliminaIn realtà tutti i livelli riguardano in qualche misura l'istinto di conservazione della specie, perchè:
1) salute = sopravvivenza, ma anche possibilità di riprodursi (e come donna so bene quanto lo stress possa ripercuotersi sulla fertilità...)
2) la coppia e il nucleo di affetti servono per concepire e allevare la nuova generazione
3) sentirsi parte di un insieme e tutelare la salute dell'ambiente servono per non soccombere come specie.
Quindi questi bisogni hanno una radice istintuale e sono sani, mentre quelli indotti no... infatti come sottolinei non generano felicità!
Chiara
"Quindi questi bisogni hanno una radice istintuale e sono sani, mentre quelli indotti no... infatti come sottolinei non generano felicità! "
EliminaAggiungerei un'altro punto che non è stato ricordato ma che per me rientra proprio in quella sfera di bisogni psicologici. Il contatto con la natura! Forse lo si può inserire nel terzo gradino della piramide alla voce "appartenenza". Appartenenza al tutto! Non ricordo in quale post Francesco,ma sono sicuro che almeno una volta hai ricordato di quanto sia utile passare del tempo immersi nella natura magari in montagna,in un bosco perfino a volte in assoluto silenzio! A riflettere! Una virtù che sono riusciti fin troppo bene a farci ignorare.
Se ci pensate chi ci insegna a farci delle domande? Anche su noi stessi!
Quando ci si fà delle domande si ha già metà della risposta in tasca. Ci stiamo allontanando da certe cose e rischiamo di perderci!
Ho fatto un viaggio in Kenya un paio d'anni fà. Un safari nella savana a guardare come vivono gli animali,come soddisfano i loro bisogni. Prima o poi,in una vacanza cosi,è inevitabile chiedersi se noi esseri umani siamo davvero cosi Intelligenti . .
Paolo, i tuoi commenti sono sempre molto utili, grazie per il tuo contributo, hai ragione, rendersi conto che si appartiene al tutto è importantissimo. In questi giorni sto leggendo "Come vivere felici in un mondo imperfetto" del Dalai Lama, parla proprio di questo, veramente bello!
EliminaBellissimo articolo. hai proprio ragione, purtroppo è proprio l'incapacità di capire i propri reali bisogni a far di noi delle vittime del consumismo.
Eliminail desiderio di autorealizzarsi, senza aver prima soddisfatto i livelli più bassi della piramide (affetto, amore, amicizia, sopravvivenza), porta le persone a credere che creando la punta della piramide, per magia si otterrà la base. dopotutto tutte le persone quando buttano soldi, non li buttano per l'oggetto in sè, ma per un secondo fine subconscio legato alla sfera emotiva e non materiale. nel nostro subconscio: Oggetti costosi = amore dei familiari o momenti sereni della famiglia, vestiti firmati e cellulare nuovo = stima di amici o possibilità di attrarre persone dell'altro sesso, e così via. (quindi in realtà si spera di ottenere la base)
e le pubblicità ci marciano. mostrando per restare collegato agli esempi di su la famiglia felice del mulino bianco, o modelle e modelli che usano o bramano chi possiede il prodotto dello spot.
come dici bisogna costruire ogni gradino della piramide, solo una volta che si è consolidato bene quello sottostante. partendo dalle base.
non nego che in linea teorica realizzarsi nella società possa portare ad ottenere come conseguenza la base della piramide (non posso essere ipocrita, soldi e status sociale aumentano statisticamente le possibilità di passare momenti belli con amici, famiglia, partner, avendo un trasfert delle belle esperienze condivise sulla visione che gli altri hanno di noi). ma rimane appunto IN LINEA TEORICA. nei fatti, trovo quasi impossibile realizzarsi nella società, se non si hanno affetti, amore, amici, salute etc. perchè diventa quasi inevitabile cadere in depressione o essere demotivati. e si finirà per lavorare sempre più come schiavi sotto qualcun altro, e per spendere i propri soldi nei prodotti inutili sperando di colmare le nostre carenze emotive.
Articolo interessante, a volte però l'ho trovato ripetitivo.
RispondiEliminaSarei, comunque, curiosa di sapere quali, secondo l'autore, sarebbero da considerare falsi bisogni nel concreto e in che modo lo sarebbero.
Grazie
Fro
Non capisco quando dici:
RispondiEliminaNessuno dei bisogni oggi importanti possono essere perseguiti all'interno del contesto lavorativo e dei canoni classici del consumismo, proprio perché entrambi, in quanto indissolubilmente legati, portano solo al perseguire falsi bisogni, che non rientrano in nessuno dei tre livelli citati.
faccio un sacco di nuovi progetti al lavoro ed effettivamente sono triste ed insoddisfatto nella parte di vita al di fuori delle 8 ore. Soprattutto problemi relazionali con amici e moglie.
Mi trovo istintivamente in linea con quanto dici, ma non riesco nemmeno ad immaginare dei progetti che potrei fare fuori dal lavoro.
Puoi farmi qualche esempio?