Non si Possono Prevedere i Terremoti

Essere felici ogni giorno, lontani dai soldi e dal lavoro
Il simbolo del tempo spezzato. Imparare ad usare
bene il tempo che abbiamo a disposizione per
essere felici

Il terremoto che in questi giorni ha colpito l’Emilia ci scuote gli animi, non si può restare indifferenti ad una disgrazia di tali proporzioni. Il dolore è ancora vivo e la rabbia tanta, soprattutto perché di fronte ad eventi questa portata ci si sente completamente impotenti. Le scosse sono arrivate anche da me, la prima qualche giorno fa di notte, alle quattro del mattino, le altre oggi, mentre ero anch'io al lavoro, quel lavoro che sto cercando di lasciare.

L'immagine dell'orologio spezzato a metà, simbolo di questa immane tragedia, mi ha lasciato senza fiato; sembra appositamente forgiato per mandarci un messaggio, un monito sull'importanza del tempo e dell'uso che ne facciamo. Dice: "Usa bene il tempo che ti è stato concesso, perché non puoi sapere quanto ancora te ne rimane".



Noi, che oggi siamo tornati a casa dalle nostre famiglie, che seguiamo in televisione le lunghissime dirette e stiamo leggendo queste righe, siamo solo stati fortunati. Gli operati che sono morti a San Felice sul Panaro o a Mirandola non torneranno più a casa; se adesso non siamo noi ad essere sepolti sotto una tonnellata di cemento armato è solo un caso, e questo ci deve far riflettere.


CON LA TERRA TREMANO ANCHE LE CERTEZZE


Cosa c’è di più solido del terreno? Ci fidiamo ciecamente della terra su cui poggiamo i piedi, tanto da costruirci sopra le case, quelle case che ci costano una vita di sacrifici. Il terreno è la superficie su cui ci muoviamo, il nostro principale punto di riferimento, siamo noi che ci muoviamo sopra di lui, non lui che ci oscilla sotto, e questo fin dalla notte dei tempi. Quando la terra trema ogni nostra certezza crolla,  tutto viene messo in discussione, perché se non ci possiamo più fidare delle fondamenta sui cui abbiamo costruito il castello, di cosa ci possiamo fidare? E’ inutile continuare a costruire se sotto tutto si sta sgretolando, così le nostre azioni quotidiane finiscono per perdere di significato.

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E’ di questo che parlano i terremotati quando pronunciano la parola “paura”, non hanno semplicemente il timore di perdere la casa o di morire, sono completamente terrorizzati dalla mancanza di certezze, disorientati e impauriti per la totale assenza di punti di riferimento. Quello che fino a ieri era il centro della loro vita, oggi è diventato strumento di morte.

In una situazione del genere cambiano le prospettive, il futuro assume un significato diverso e il rapporto con la vita muta drasticamente: vivere felici sembra impossibile Come è possibile ritrovare quelle motivazioni che fino ad oggi ci hanno mandato avanti, una volta che si ha imparato a proprie spese che tutto quello che stiamo costruendo può sparire improvvisamente?


IMPARARE DAL TERREMOTO E VIVERE FELICI


Cosa faresti se sapessi che domani ti crollerà la casa? Come agiresti se fossi certo di morire domani? Ignoriamo l’eventualità che ci capiti qualcosa che stravolga la nostra esistenza, anche di fronte a fatti come quelli accaduti in Emilia, ci rifiutiamo di pensare che i prossimi potremmo essere noi.
Ci sembra altamente improbabile che una catastrofe naturale ci distrugga la vita; purtroppo però le cose improbabili accadono... d’altronde se crediamo nella remota possibilità che un gratta e vinci ci possa cambiare la vita, perché non credere in quella che una scossa ce la distrugga?

In questo senso, da accadimenti così disastrosi e lontani dalla nostra realtà quotidiana, dobbiamo trarre un grande insegnamento: La vita va vissuta al massimo, ogni giorno sfruttato, ogni istante goduto appieno,  perché le certezze su cui basiamo la nostra esistenza non sono poi così solide, e possono crollare in un istante.

La notizia è che il giorno della nostra morte arriverà, è macabro dirlo, ma sappiamo bene che non vivremo per sempre, e quando saremo vecchi e incapaci di fare le cose più elementari, ci guarderemo indietro e il nostro passato sarà un giudice severo. Siamo stati felici? Abbiamo sfruttato appieno il tempo e sviluppato completamente le nostre passioni?


E ALLORA PERCHE’?


Ha senso in questo scenario inseguire traguardi futili come il denaro o la carriera? Ha senso accumulare cose che in un istante possono sparire, o forse è più saggio ricercare la vera fonte di ricchezza e felicità?

Il tempo è il bene più grande che abbiamo, l'orologio di Finale Emilia è lì per ricordarcelo e non ha valore, perché non può essere ne comperato ne venduto; il nostro tempo, quello che ci è stato concesso per vivere, non va sprecato, va usato per essere felici ogni giorno, non per vivere come schiavi del lavoro e del denaro.

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Oggi ognuno di noi deve farsi una semplice domanda: Se fossi io ad essere rimasto sepolto sotto le macerie, se fosse mia una di quelle vite brutalmente spezzate dal terremoto, sarei felice di quello che ho fatto fino ad oggi? Potrei dire di aver vissuto felicemente, aver realizzato almeno in parte le mie aspirazioni e i miei sogni? Dalle crepe che si sono formate nei campi dell’Emila emergono molto domande, domande scomode che ci obbligano a scontrarci con la realtà, ma che ci aiutano riflettere sul nostro stato e su cosa possiamo fare per cambiarlo.

Non so cosa succederà nei prossimi giorni, se ci saranno altre scosse, se lo sciame sismico si sposterà in altre zone e ci saranno nuove vittime o se tutto si placherà e anche questo disastro finirà nel dimenticatoio, come successo per la tragedia dell’Aquila; di una cosa però sono certo, se dovesse capitare a me, non rimpiangerei le scelte che sto facendo, perché ogni ora/minuto/giorno che rubo al lavoro per dedicarli alla vita, sono un distillato di purissima felicità.

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