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Le leggi che favoriscono il ritorno al lavoro
delle donne sono le leggi che vogliono le donne? |
Quando nasce un figlio la vita cambia, essere genitori è un impegno importante e bisogna tenere ben a mente che da quel momento in poi il primo pensiero del giorno e l'ultimo della sera saranno per nostro figlio/a. Proprio per questo motivo lo Stato permette ai genitori un periodo di congedo parentale, ovvero un certo numero di mesi nei quali si continua a percepire la retribuzione ordinaria, senza lavorare. Alcuni mesi vengono pagati al 100%, altri secondo una percentuale che dipende da numerosi fattori, e altri ancora senza retribuzione.
COSA DICE LA LEGGE
Numero mesi Congedo Parentale garantiti |
Madre | Padre | Madre | Padre | Totale |
Dipendente | Dipendente | 6 | 7 | 11 |
Casalinga | Dipendente | 0 | 7 | 7 |
Autonoma | Dipendente | 3 | 7 | 10 |
Dipendente | Autonomo | 6 | 0 | 6 |
La normativa vigente incentiva le madri a tornare prima al lavoro, permettendo ai padri di prendersi cura dei propri figli; i congedi parentali infatti non possono essere più lunghi di 10 mesi (complessivamente tra padre e madre) ma se il padre fruisce di almeno 3 mesi di congedo, gli viene regalato un mese in più.
STARE CON I PROPRI FIGLI
Come già accennato nel post
Perché i Nidi Fanno Male è molto importante per i nostri figli avere un figura di riferimento che gli stia accanto e li guidi, sopratutto
prima dei due anni di età. In questa fase infatti i bambini non sono in grado di avere un rapporto sereno con i loro coetanei, e gli studi dimostrano che la permanenza prolungata nei nidi può causare gravi problemi comportamentali.
Ben venga quindi il congedo parentale, ma siamo sicuri che favorire la possibilità di astensione dal lavoro per gli uomini sia la cosa giusta da fare?
DONNE, LAVORATE!
Nel Codice di Famiglia del 1865 le donne non avevano il diritto di tutela sui propri figli e non potevano nemmeno essere ammesse negli uffici pubblici. Una donna sposata non poteva gestire i soldi guadagnati con il proprio lavoro, perché questo compito era esclusivo diritto del marito. Bisognerà aspettare fino al 1975 perché il Codice di Famiglia venga rivisto e le donne acquisiscano la parità legale fra coniugi e la possibilità della comunione dei beni.
In quasi cent'anni di lotta le donne hanno ottenuto molto, e tutt'oggi si sta lavorando ancora per garantire loro parità di diritti, ma bisogna stare molto attenti, i ruoli nella famiglia sono importanti, sopratutto quando ci sono di mezzo i figli.
Perché lo Stato e il Parlamento italiano promuovono leggi che agevolano il rientro al lavoro della donna? E' questo l'obiettivo che le donne hanno perseguito in cent'anni di lotte? E' questo che vogliono le donne?
LA NUOVA STRUMENTALIZZAZIONE
Si sta imboccando una strada molto pericolosa, lontana da quella che le donne hanno cercato di intraprendere; la parità di diritti è sacrosanta, ma forse stiamo perdendo il controllo. Accecati dalla possibilità (anche per le donne) di fare carriera, ci stiamo dimenticando che i nostri figli, nei primi mesi di vita, hanno sopratutto bisogno della figura materna.
Leggi che spingono le donne a ricollocarsi il più presto possibile, non servono a garantire loro il posto di lavoro, ma solo a spronarle a produrre di più, e produrre di più significa dover parcheggiare i figli in asili nido che tra l'altro sosteniamo con le tasse sui nostri stipendi. Il risultato è che un genitore finisce per fare l'esatto contrario di quello che dovrebbe fare, cioè stare con i propri figli.
Non sarebbe meglio permettere alle donne di lavorare poco, preservare il posto di lavoro e fare allo stesso tempo le madri?
Se si volesse veramente cancellare le discriminazioni che le donne devono sopportare, basterebbe varare una legge che perseguita pesantemente chi minaccia il licenziamento per una maternità, invece di prendere in giro le donne, spaccandogli per emancipazione la "possibilità" di lavorare.
IL CASO DEL TRENTINO
In Trentino si sa, in quanto regione autonoma, fanno un po quello che vogliono; solo per questa regione infatti esiste una legge particolare che invoglia ancora di più il padre ad usufruire del congedo parentale. A differenza della madre infatti, qualora il padre decidesse di non lavorare, percepirebbe il 60% dello stipendio contro il 30% che invece verrebbe dato alla madre, inoltre per quei mesi nei quali la madre non riceverebbe lo stipendio, il padre riceverebbe comunque il 30%.
IMPARARE DALLA SVEZIA
In Svezia, ma anche in Germania, lo stato ha stabilito che mantenere attivi gli asili nido pubblici ha un costo spropositato, per questo motivo questi stati preferiscono retribuire le madri che stanno a casa, piuttosto che incentivare l'utilizzo dei nidi. La Svezia è il paese che riconosce maggiori diritti in tema di congedi, con un congedo parentale per le madri di ben 390 giorni, retribuiti all’80% e due mesi attribuiti esclusivamente al padre.
IN BREVE
Agevolare il rientro al lavoro delle donne non è, e non sarà mai, la strada giusta per il raggiungimento di pari diritti ed opportunità, non è permettendo alle donne di essere schiave del lavoro, che garantiremo loro la felicità. Una donna che decide di essere una madre ha fatto una scelta di vita ben precisa e deve avere il diritto di passare molto tempo con i propri figli.
Leggi che garantiscono alle donne di poter lavorare par-time, di preservare il posto di lavoro anche con prolungate assenze sono le armi con le quali portare avanti questa lotta. Incentivarle a stare lontane dai figli, riportandole il prima possibile alla catena di montaggio e costringendole ad abbandonarli negli asili nido, non solo è sbagliato, ma contribuisce a creare una società di lavoratori folli, che hanno perso di vista quei valori su cui da secoli la nostra società si basa, la famiglia.
Ciao, leggendo questo articolo mi è sembrato di vedere i miei pensieri sul tuo blog. E' pazzesco tutto questo, sono approdata qui proprio perchè sono una neo mamma che vuole lottare per poter crescere dignitosamente il proprio figlio, senza nidi nè nonne.
RispondiEliminaLeggere che un uomo si è posto il problema è quasi commovente, nessuno mi capisce. Sul mio blog ho scritto come mi sento proprio pochi giorni fa. (http://mamitanicky.blogspot.it/2012/07/il-mio-desiderio-e.html )
Non è giusto.
Continuerò a leggerti, a presto
Ciao Nicky, benvenuta sul blog. Il sistema cerca in tutti i modi di fregarci, l'importante è fare informazione e diffondere questo tipo di pensiero il più possibile. Io, te, tutti quelli che si sentono oppressi da questo meccanismo che ha l'unico scopo di schiavizzarci, dobbiamo opporci, informando e continuando a scrivere.
Eliminagrazie per la tua testimonianza, penso sia preziosa per tutti!
Grazie molte per il tuo blog e per le tue parole, sono una mamma di una bimba di 4 anni che purtroppo andando all'asilo è spesso a casa per raffreddori e influenze varie! Come potrai ben immaginare ho rinunciato per il momento a cercarmi un lavoro visto che sicuramente non offrirei continuità, soprattutto perchè nei colloqui fatti la prima domanda che mi viene posta è se ho bambini piccoli!!! Se parlo con altre donne che la pensano come me mi confermano che hanno aspettato che i figli fossero più grandi per iniziare a lavorare... quando dovrebbe una donna/mamma cominciare a lavorare a 40 anni?? Grazie ancora per il tipo di Informazione che trasmetti. Continuerò a seguirti Pamela
RispondiEliminaSono appena capitata per caso su questo blog. Concordo in parte, ma non su tutto e mi permetto di correggere il dato su asili nidi in Svezia. La Svezia (paese natale di mio marito) promuove molto molto attivamente la parita' tra uomo e donna. Il massimo congedo parentale e' infatti concesso se entrambi i genitori ne beneficiano, dopo di che e' comunissimo mandare i bimbi al nido (tipicamente dai 12 ai 18 mesi). La discriminazione sul lavoro e' poca perche' gli uomini condividono le responsabilita' genitoriali con le donne. Sono d'accordo sul garantire part time e flexi time, ma non torniamo indietro. Le famiglie devono essere libere di decidere come meglio gestire i figli. Per fare un esempio, per mio marito (svedese per l'appunto) sarebbe impossibile concepire una moglie casalinga, per me sarebbe inconcepibile da mamma lavorare full time (lavoro all'80% e un giorno da casa). Stessa cosa per mio marito, lavora da casa 2 giornia settimana (siamo in Svizzera, la cosa e' comune). Allo stesso tempo non mi vedrei mai a casa tutto il tempo, passato ovviamente il periodo di maternita'. Per me 10 mesi e 2 per mio marito. Insomma c'e' gia' poca parita' tra i sessi cosi' com'e', non peggioriamo!
RispondiEliminaCiao da mamma di una bimba di due anni e mezzo, che si è dovuta appunto licenziare sono d'accordo su molti punti. Si al parttime!! Per quanto riguarda la figura di riferimento può benissimo essere anche il padre. Dovrebbero poter essere i genitori in base alle loro attitudini e tipologia di lavoro a decidere chi stare a casa di più e anche chi dei due fare il parttime.
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