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Si nasce diversi e poi si spendono soldi
ed energie per comprarci le stesse cose e
diventare tutti tristemente uguali |
Sto guidando in tangenziale, piano, così piano che tutti mi odiano, andare ai 50 (cinquanta) all'ora su una superstrada è un esercizio psicologico non da poco, provare per credere. Mi sorpassano e mi vedono assorto, con lo sguardo quasi perso, non possono immaginare a cosa io stia pensando, probabilmente sono arrabbiati con me, e forse il fatto che io non li degni di attenzione li fa ancora più arrabbiare. Dovrebbero leggere
Come Risparmiare sulla Benzina per capire.
Eppure io
sto pensando a loro: dove stanno andando? al lavoro, a casa, in vacanza, a prendere il figlio, a vedere un concerto a portare i fiori su una tomba, al Mc Donald's, a fare una rapina? Come trascorrono le giornate, quali esperienze fantastiche o terribili hanno vissuto e cosa gli capiterà tra un anno, un mese, un minuto?
Impossibile saperlo, se penso alla mia esistenza dovrei scrivere un libro per trasmetterne le esperienze, e finirei per raccontare solo i fatti, ma le emozioni, gli stati d'animo, le sensazioni? Impossibile narrarne l'essenza a qualcuno che non sia io. Penso a tutti quelli che conosco, poi a tutti gli abitanti della mia città, regione, stato... del mondo. Quante vite, quante esperienze, tutte diverse tutte speciali. Le immagino come dei binari, riposti in uno spazio piatto che si intrecciano l'uno con l'altro nella complessità delle relazioni, tutti diretti verso la medesima stazione.
Non saprò mai cosa significa nascere in Giappone, in Germania, in Russia, essere uno scienziato, un minatore, un prete, vincere una gara motociclistica, scalare l'Everest, pilotare un aereo. Sono talmente tante le vite che avrei potuto incarnare, che ho quasi difficoltà ad elencarle.
Eppure sembriamo non renderci conto dell'importanza di queste splendide diversità, tanto che sprechiamo tempo ed energie per cercare di rassomigliarci tutti.
Se penso a quello che faccio ogni giorno, mi sembra tutto così scontato, ripetitivo e sicuro. Ogni giorno lavoro - casa - dormire, lavoro - casa - dormire; riesco a ritagliarmi il tempo per seguire i miei hobbies (ai quali dedicherei giornate intere) facendo praticamente i salti mortali, andato a dormire tardi e alle volte alzandomi vergognosamente presto. La normalità, così si chiama il binario al quale siamo legati, una strada segnata da atti ripetuti, sempre uguali, ogni giorno, quasi immutabili. Una routine ossessiva, che eseguiamo diligentemente e a testa bassa. E' il copione, quello che va seguito, quello giusto, che ci tiene al riparo dai giudizi e ci da quel senso di sicurezza e integrazione che inconsciamente andiamo cercando. Un meccanismo che si alimenta (o viene alimentato) attraverso il consumismo: Consumo come tutti, quindi sono normale. E' normale spendere 250 euro per un paio di jeans solo perché vengono pubblicizzati in TV dal modello X. E' normale sentirsi bene, migliori, più sicuri di se, indossandoli. E' normale deridere chi non lo fa.
Cosa ne è di quell'unicità meravigliosa che la vita ci ha donato? Siamo tutti impazziti? Le persone dovrebbero dedicare le loro energie a coltivare la propria unicità invece che passare una vita a lavorare per comperarsi quei jeans, sperando di essere il più possibile uguali ad un modello di essere umano che non esiste, creato ad hoc per vendere. Siamo patetici, ci manipolano a loro piacimento e noi zitti, come cavalli a cui basta uno zuccherino per dimenticare di aver trainato un aratro per tutta la giornata.
Quando verrà l'estate, indosserò quel paio di pantaloni corti comprati sei anni fa in svendita, sono di due taglie più larghi, ma non importa; prenderò mia moglie e mia figlia e andremo tutti insieme al lago a divertirci. Per ora purtroppo lo dovrò fare nel week end o chiedendo un giornata di permesso... chiedere il permesso di divertirsi... incredibile, non trovate?.
bei pensieri, semplici e incredibili...
RispondiEliminaGrazie, sei molto gentile :)
EliminaTi stimo;la pensiamo allo stesso modo,continua cosi :-)
RispondiEliminaDario.
Ciao Dario, ogni persona in più che fa questi pensieri è un tassello verso la libertà di tutti. Sono io che stimo te per essere così, complimenti :)
EliminaSai il tuo mondo non è pura utopia. Se solo lo condividessimo tutti , ci ritroveremmo in un Eden... Un bel mondo!
RispondiEliminaGrazie, le tue parole mi danno coraggio, sono contento che ci siano persone che la pensano in questo modo! Benvenuto/a sul blog!
Eliminanon ti sembra francesco che privandoti di tutto per arrivare ad un obbiettivo futuro è altrattando sprecare tempo privandosi di piaceri quotidiani?
RispondiEliminadipende cos'è questo tutto, se sono gli aperitivi al bar o i vestiti costosi ben venga, non mi privo di una cena preparata per i miei amici o di una corsa in montagna, perchè sono queste per me le cose che danno felicità :)
Eliminafanculo ai creatori di questo sistema del cazzo.
RispondiEliminaUna capanna e un pezzo di terra basterebbero x garantirci la sopravvivenza.
RispondiEliminaTi dico la verità... fosse per me vivrei come Goku su una casetta di qualche montagna sperduta vivendo di caccia e pesce :D
RispondiEliminasono d'accordo con voi in linea generale; il consumismo produce ansia , fa leva sulla nostra ansia, e su un meccanismo psicologico semplice e perverso che ci fa sentire appagati quando compriamo un oggetto o effettuiamo una spesa che in realtà potremmo evitare. Proprio come le pecore che una si getta nel fosso e le altre seguono. Anche noi uomini siamo animali sociali e sino da bambini, con le feste e i pacchi sotto l'albero di natale o simili , ci hanno lavato il cervello con questi riti, che ci sono stati rifilati come connaturati alla nostra esistenza, Insomma : compro, consumo , dunque esisto dunque sono felice. Ma è tutto falso.
RispondiEliminain linea generale sono d' accordo con voi. Siamo stati abituati da piccini con riti sociali tipo l'albero coi pacchi regalo da aprire alla vigilia di natale e simili a spendere a sentirci soddisfatti e realizzati in quei contesti. Ci è stata inculcata una forma mentale imperniata su uno stile di vita consumistico fatto di riti di spesa , per lo più collettivi ( con famiglie amici ecc). Tutto ciò sottintendee un concetto pseudofilosofico che ci dice spendo dunque esisto, spndo dunque sono felice. Trattasi di un meccanismo psicologico semplice e perverso che ci fa sentire realizzati nella società se possiamo effettuare una certa spesa e soprattutto esibire una certa spesa , ecco io vi vorrei segnalar l'aspetto relativo all'esibizione della spesa: siamo cresciuti così, sentendoci soddisfatti e affermati sugli altri, quando possiamo esibire una spesa . vorrei che si soffermassimo su questo che per me è l'aspetto più perverso del meccanismo che ho cercato di illustrare: cioè il legame fra consumismo e esibizionismo.
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