Sei Lavoro-Dipendente? Scoprilo con un Semplice Test

lavorare troppe ore al giorno causa malattie
Ammalarsi di troppo lavoro, una patologia
sottovalutata
Quanti sanno che il lavoro per anni è stato considerato un'attività ignobile? Guadagnarsi da vivere lavorando era considerata attività da assegnare principalmente a schiavi e prigionieri, mentre solamente la coordinazione e la supervisione venivano esercitate dai ricchi rappresentanti delle classi sociali più elevate. Oggi nulla è cambiato, i burattinai appartengono alle fasce più abbienti, i burattini lavorano come schiavi tutta la vita, credendo di potersi affermare socialmente attraverso il proprio ruolo lavorativo, ma buttando via la propria vita.


Oggi intraprendiamo assieme un piccolo viaggio attraverso la malattia sociale che tra tutte sta avendo la crescita più preoccupante, la lavoro-dipendenza (o sindrome da stress lavorativo), il malessere con il quale le nuove generazione dovranno combattere.


Come si crea la dipendenza da lavoro?


Il ruolo che il lavoro ha assunto all'interno della società è talmente radicato da esserne considerato a tutti gli effetti parte integrante. Nell'immaginario comune le persone sono fermamente convinte che non vi sia vita senza lavoro, tanto che siamo tutti assolutamente certi che che necessario lavorare per vivere. Se da un lato quest'affermazione può essere condivisibile, dall'altro va sempre ben specificato “come” e “quanto” si lavora: C'è infatti un’enorme differenza tra passare l'intera vita lavorando (il concetto che tutti conosciamo) e il raggiungere l'indipendenza economica lavorando il necessario e vivendo con poco e in libertà, la propria vita.

E' proprio questo concetto malato che contribuisce a trasformare il lavoro in un virus che lentamente s’impossessa della nostra vita privata, passando da mezzo a fine. Nove/dieci ore al giorno a produrre, rubando tempo a tutte quelle nobili attività ricreative cui l'uomo dovrebbe dedicarsi, fanno si che sempre più individui rovinino irrimediabilmente la propria salute, ammalandosi di troppo lavoro.

La progressiva diminuzione di tempo libero assieme al costante aumento di responsabilità lavorative, proietta le persone in una dimensione mentale deviata, dove l'affermarsi come individuo e la propria condizione sociale, dipendono esclusivamente dal ruolo ricoperto all'interno dell'azienda. Secondo questa concezione, più è importante il ruolo, maggiore è il prestigio all'interno della società, tanto che le persone sono costantemente motivate a perseguire in modo ossessivo gli obiettivi aziendali, al fine di dimostrare il proprio valore.

La competizione e l'arrivismo che aleggiano negli ambienti lavorativi, causano senso di frustrazione e depressione in chi non riesce a sostenere i ritmi frenetici imposti dal mercato e da dirigenti assetati di denaro, spingendoli a produrre di più, con ritmi sempre più serrati, arrivando al totale annullamento di quei valori che non rientrano nella sfera della produttività e della competitività.

La lavoro-dipendenza nasce proprio da scenari di lavoro estremo, sempre più diffusi, soprattutto nelle grandi città, dove le possibilità di emancipazione dell’individuo sono ridotte al minimo, gli stili di vita frenetici e il senso di appartenenza alle fasce sociali, portato all’esasperazione. Un numero consistente di studi scientifici, dimostrano che la dipendenza da lavoro è causa prima d’insonnia, problemi di salute, burnout e stress, oltre che motivo di conflitto tra lavoro e vita familiare.

Perchè la dipendenza da lavoro è poco conosciuta


La dipendenza da lavoro è a tutti gli effetti catalogata tra quelle patologie che vengono definite "nuove dipendenze" o "dipendenze sociali", che scaturiscono da comportamenti i quali, pur producendo le stesse conseguenze delle tossico-dipendenze (l’escalation, la tolleranza, l’astinenza, l’evoluzione progressiva del quadro, ecc.), si sviluppano e si alimentano in assenza di sostanze psicoattive; un po’ come la dipendenza dal gioco d’azzardo o dalla TV.

Essere psicologicamente dipendenti dal lavoro, ha purtroppo a che fare con comportamenti e abitudini, ritenuti del tutto legittimi e socialmente incentivati, tanto che è di difficile riconoscimento e collocamento all’interno della dimensione della trasgressione e del divieto.

Questa patologia, nascendo e alimentandosi nella quotidianità di ognuno, cresce silenziosamente, cullata dallo stile di vita moderno, che basa i propri valori su obiettivi effimeri come il potere, il denaro e le mode. Se ognuno di noi risulta esposto alla potenziale trappola dell’ossessione lavorativa, è solo perché consideriamo l’impiego come un’attività d’importanza assoluta, contribuendo a nascondere la pericolosità di uno stile di vita completamente dedito alla produzione e al consumo.

In Giappone, dove l’abuso di lavoro è un male ben conosciuto, esiste un termine ben preciso per identificare il fenomeno: Per Karoshi infatti s’intende la tendenza di milioni di persone a sviluppare malattie ischemiche, a seguito di sessanta o settanta ore settimanali trascorse lavorando.


Come la disoccupazione aggrava la malattia


La malattia dei soldi e del lavoro
La disoccupazione aggrava la condizione dei lavoro-dipendenti
Il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto livelli a dir poco preoccupanti, riporto il seguente grafico ISTAT, che mostra come la curva della disoccupazione abbia subito un’impennata catastrofica.

Se da un lato si è essere portati a credere che la disoccupazione sia una sorta di cura “non voluta” alle malattie derivanti dal troppo lavoro, dall’altra è invece dimostrato come il senso di frustrazione che deriva dall’essere esclusi dal sistema, causa aggravamenti delle condizioni psicologiche di coloro che perdono il lavoro.

Di fatto il sistema, prima ci richiede massima dedizione e impegno, tanto da occupare tutta la nostra giornata, impedendoci qualunque altra attività e promettendoci un futuro sicuro, poi, da un momento all'altro, ci scarica senza pietà, lasciando in noi un vuoto incolmabile

Lavorare per anni, dedicando tutto se stessi alla causa, costruendosi una posizione che, per quanto effimera ed inutile è fonte di orgoglio, e poi ritrovarsi improvvisamente Mr. Nessuno, è un colpo che pochi hanno la forza di sopportare. Tuttavia non serve arrivare fino a perdere il lavoro; la semplice esistenza di una crisi economica, spinge gli individui ad eccedere nell'attività produttiva, arrivando a sostenere ritmi frenetici e a competere per paura di perdere il proprio ruolo.

L’ingiustizia che questo meccanismo alimenta è talmente schiacciante che spesso, nei periodi grandi crisi economiche, si registra una forte crescita dei sucidi, proprio a causa dell’aumentare dei tassi di licenziamento. Un’indagine compiuta dalla Eures, ha portato alla luce come la crisi mondiale, innescata dal crac Lehman Brothers, ha causato un aumento del 5,6% nei suicidi, rispetto all’anno precedente.


Un test per capire se sei un lavoro-dipendente


L’Università di Berge, Norvegia, ha realizzato uno studio al fine di creare una scala in grado di misurare il livello di dipendenza dal lavoro. Nella seguente tabella sono presenti sette domande alle quali rispondere con sincerità; in seguito riporto il metro di misura per stabilire se si soffre della sindrome da lavoro-dipendenza o meno:

Domandamaiqualche voltaspessosempre
Pensi mai a come ritagliarti più tempo per lavorare?
Dedichi spesso al lavoro più tempo del richiesto?
Lavori per ridurre il senso di colpa, ansia o depressione?
Le persone ti dicono mai che lavori troppo, ma tu non le ascolti?
Ti senti male o a disagio quanto non puoi lavorare?
Trascuri i tuoi hobby a causa del lavoro
Il tuo lavoro ha mai avuto ripercussioni sulla tua salute?

Se hai risposto “spesso” o “sempre” a quattro o più di queste domane, sei con tutta probabilità un lavoro-dipendente.


Concludendo


Come per qualunque malattia, esistono forme gravi e meno gravi e di conseguenza vengono curate in modo differente. A fronte di una percentuale non allarmante di lavoro-dipendenti cronici, esiste tutta una schiera di malati che vivono in uno stato di totale inconsapevolezza, e conducono una vita piegati al volere della società, lavorando senza sosta e senza senso per anni, senza mai chiedersi se esista una via d’uscita, dalla condizione di schiavitù a cui sono sottoposti.

Come accennavo, è talmente radicata in noi la nozione che la società moderna (come la conosciamo) non potrebbe esiste senza il lavoro, che riteniamo la patologia in cui viviamo, la normalità. Se la "Scala di Berge" serve a riconoscersi malati cronici, il semplice rispondere affermativamente ad un paio di quelle domande, è già sufficiente per rendersi conto di come siamo da sempre stati abituati a considerare il lavoro, il centro della nostra vita.

E pensare che, se tutti lavorassimo meno e consumassimo meno, la vita sarebbe un percorso meno impegnativo, nel quale il tempo dedicato al divertimento, servirebbe a migliorare la nostra condizione di salute, regalandoci un esistenza felice e duratura.

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